Scritto alle 22:07 nella attualità, domande, letture, Musica, persone, politica, scuola e università, Viagg | Permalink | Commenti (89) | TrackBack (0)
Contagiare il prossimo? Credo sia una delle esperienze più belle al mondo. Contagiarci a vicenda con l'allegria, l'umorismo, la giustizia, la curiosità, la scoperta, la fiducia, i libri film musiche cibi luoghi che amiamo, le idee nuove, le culture e i punti di vista diversi...
Contaminarsi e scambiarsi...
Contagiarsi è meraviglioso.
L'alternativa è essere "leghisti o talibani dentro".
Scritto alle 18:38 nella attualità, auguri, Auto-lezioni, bellezze, cinema, coppia, cucina e cibarie, domande, Film, letture, Libri, Musica, persone, Viagg | Permalink | Commenti (73) | TrackBack (0)
Silvio Berlusconi ha dichiarato: "Un gravissimo danno per l'Italia se lascio"
Mai come se resti.
Scritto alle 15:28 nella attualità, auguri, persone, politica, Viagg | Permalink | Commenti (95) | TrackBack (0)
Scritto alle 22:06 nella attualità, domande, persone, Sistema mediatico, Televisione, Viagg | Permalink | Commenti (24) | TrackBack (0)
La Lega presenta una legge contro le moschee, i negozi cinesi e i kebab che
(stando ai padani) “snaturano i centri cittadini col rischio di una perdita di
identità culturale nelle aree urbane del Friui-Venezia Giulia”. In realtà,
basta fare un giro nel centro di Trieste e dare un’occhiata ai locali gestiti
da italiani: a parte qualche rarissimo resistente che si ostina con
intelligenza, coraggio e lungimiranza a mantenere gli splendidi arredamenti di
un tempo, cosa si vede? Bar e ristoranti, trattorie e caffè, gelaterie e
pizzerie della nostra città non hanno più nessuna storia o identità, cambiano
aspetto ogni paio d’anni, inseguendo le mode più sciatte, brutte, volatili e anonime.
Andate a Londra, guardatevi in giro per venti secondi e osservate un negozietto di kebab: capirete subito due cose, che siete in una città multietnica e che siete a
Londra.
Mentre da noi il risultato è molto semplice e molto triste: fatte salve
alcune eccezioni, invece che in un locale di Trieste potremmo essere a
Cessalto, a Peracotta di Sotto o a Hong Kong.
Scritto alle 17:27 nella attualità, auguri, cucina e cibarie, persone, politica, storia, Viagg | Permalink | Commenti (5) | TrackBack (0)
"E chi è?" vi domanderete quasi tutti.
Uno di quelli a cui nessun giornale "serio" dedica una riga.
Nè in vita nè in morte.
Uno di quelli a cui i lettori si affezionano perchè hanno ricevuto in regalo ore e ore di felicità narrativa.
Nato a Londra il 15 ottobre 1919, Edwin Charles Tubb scrisse (col proprio nome e con vari pseudonimi) un numero incalcolabile di racconti e romanzi di fantascienza.
Il più noto è forse "La corsa del manichino" che in Italia è stato pubblicato e ripubblicato su Urania e negli Oscar.
Ma nel 1967 iniziò il suo capolavoro: la sterminata saga di Earl Dumarest della Terra, terminata nel 2008, con Child Of Earth, trentatreesimo e conclusivo libro della serie.
Dopo che in Italia era apparsa disordinatamente e alla spicciolata (Longanesi, Mondadori, Dall'Oglio), da due anni la sta pubblicando in edizione integrale e cronologica la Elara (ottima casa editrice che vende solo per corrispondenza). In tutto saranno otto volumi con quattro romanzi ognuno.
In sintesi la trama portante: siamo nel futuro remotissimo e della Terra si è perso quasi il ricordo. Earl Dumarest (una specie di Clint Eastwood giovane) è un avventuriero di origine terrestre che vagabonda tra un pianeta e l'altro (ognuno raccontato con gusto, originalità e senso del meraviglioso, tra satira, dramma, misteri e avventura). Come nell'Odissea, vorrebbe tornare a casa, sulla Terra.
In questo lunghissimo e picaresco viaggio sarà ostacolato (perchè?) dal Cyclan, una oscura rete di superuomini cyborg che obbediscono solo al Potere. Ma sarà anche aiutato (perchè?) dalla Fratellanza Universale, un'organizzazione dedita al soccorso dei poveri e dei reietti.
Ogni romanzo della saga è una tappa di questo epico viaggio da un pianeta all'altro, con Dumarest che incontra donne e banditi, artisti e mascalzoni, prostitute e psicopatici, profeti e re, schiavi e ladri, pirati e inventori, drogati e monache da una società all'altra, in uno strabiliante caleidoscopio inventivo.
Ognuno dei trentatre libri si può leggere indipendentemente perchè racconta una storia che si regge da sola ma, presi nell'insieme, danno vita a un intero universo.
Forse il ciclo di space opera, di fantascienza avventurosa più bello, divertente e spettacolare che sia mai stato scritto.
Al cospetto di Dumarest, robetta innocua alla Avatar può nascondersi.
Il dieci settembre, Edwin Charles Tubb è morto novantunenne nella sua Londra.
Non mi risulta che nessun giornale italiano gli abbia dedicato mezza riga.
Io (in attesa del quarto volumone di Dumarest, il cui pacco mi arriverà a giorni) lo ricordo rileggendomi la fascinosa e pericolosa "Citta senza ritorno".
Scritto alle 11:38 nella letture, Libri, persone, Viagg | Permalink | Commenti (5) | TrackBack (0)
Sono stato due giorni al Festival di Mantova.
Come gli anni scorsi, si entra in una dimensione tutta speciale.
Già la città è magnifica: si arriva in auto e la vista degli edifici color rossiccio che si elevano sul fiume sembra uscita da un film fantasy di quelli fatti bene.
Poi ti infili in un porticato e sbuchi in una stradina che non ti aspettavi, volti in un vicolo ed ecco la cattedrale, giri di qua e giungi in una piazzetta che ricorda una uguale vista a Torino zona Vanchiglia. E dappertutto persone con libri.
Forse (per qualche giorno) la più alta concentrazione di lettori e lettrici d'Italia.
Io avevo due incontri.
L'evento numero uno, il primo, del Festival: un'intervista ad Alberto Ongaro. Purtroppo Alberto non stava bene (un'influenza con un po' di febbre) e l'incontro è saltato. Sono stato una mezz'oretta davanti al Liceo Virgilio (sede dell'intervista) per parlare con le persone che, ignare dell'annullamento, erano venute lo stesso.
Poi, davanti ad almeno quattrocento persone, con lo psichiatra Peppe dell'Acqua (direttore del Dipartimento di salute mentale di Trieste), abbiamo discusso di disturbi mentali e schizofrenia, partendo da Fuori come va? (appena riedito da Feltrinelli), scritto a quattro mani (anche se la firma è del solo Peppe e io risulto come "in collaborazione con". D'altra parte, lui senza di me l'avrebbe fatto comunque, mentre io senza di lui non ci avrei nemmeno pensato). La t-shirt che indosso ha una grande scritta: "DA VICINO NESSUNO E' NORMALE"
E prima e dopo:
un'intervista televisiva volante (con che televisione? boh) sulla donna che legge, un'altra sul Festival (anche qua: che tv? Boh),
dichiarazioni a qualche radio,
accordi per interviste su email,
un mini-dibattito organizzato da Radio 180 tra me e alcune persone con disturbo mentale incentrato sulle "voci" e gli amici immaginari,
a tarda serata una chiacchierata (grazie agli amici Guido Affini e Andrea Valente) col bravissimo scrittore inglese di fantasy Jonathan Stroud,
una bellissima sorpresa che ha stuzzicato la mia vanità (http://rizzoli.rcslibri.corriere.it/libro/4221_facce_da_leggere_alessi.html) con la
la conferma ufficiale che sono più grande e più bello di Moccia ma anche
le risate di mia moglie Tatjana ("se ti monti la testa, te la smonterò io").
Scritto alle 09:36 nella attualità, diritti, domande, Libri, Musica, persone, Viagg | Permalink | Commenti (5) | TrackBack (0)
Certo che tra le braccia di Silvio Berlusconi passa il fior fiore del mondo: il russo Putin, il condannato per mafia Dell'Utri, il defunto boss mafioso Mangano, il condannato per corruzione di giudici Previti, il tunisino Ben Ammar, il bielorusso Lukashenko, il piduista Cicchitto, il pluricondannato Bossi...
E così un orrendo figuro come il dittatore libico Gheddafi torna in Italia da sanguinario smargiasso per far affari e affaroni, contornato da ragazzotte figuranti, codazzo di servi e palafrenieri, cavalli al seguito e lezioni sull'islamismo integralista che deve dominare l'Europa, diritti umani buttati nella fogna.
Ma Berlusconi lo accoglie a braccia aperte perchè non è un problema: pecunia non olet, gli schei non spussano.
Scritto alle 18:06 nella attualità, coppia, diritti, persone, politica, Religione, Sistema mediatico, Viagg | Permalink | Commenti (30) | TrackBack (0)
Tra le persone più insopportabili, c'è chi in autostrada (quando c'è fila) sorpassa tutti correndo nella corsia di emergenza.
Scritto alle 22:04 nella persone, Viagg | Permalink | Commenti (46) | TrackBack (0)
Quanto mi piace, Trieste nella settimana di Ferragosto.
Meno gente, meno traffico, meno rumori, meno inquinamento, meno fretta, meno pedoni, meno auto, meno moto, meno telefonate, meno email, meno file...
Scritto alle 10:34 nella attualità, banalità, bellezze, persone, salute, Viagg | Permalink | Commenti (19) | TrackBack (0)
Oggi ho riletto il racconto di Michele "Otto scrittori" che sta in "Tu, sanguinosa infanzia".
L'adolescente Michele Mari legge e ama otto scrittori d'avventura e di mare che è come se fossero uno solo: Conrad, Stevenson, Melville, Salgari, Verne, Poe, Defoe e London.
Sandokan, Robinson Crusoe, l'Isola del tesoro, Lord Jim, Moby Dick, Capitano Nemo, Jack e Gordon Pym si mescolano gli uni agli altri, fra tempeste e arrembaggi, bompressi e bonacce, remi e fulmini, pirati e uragani. Ma Michele cresce e pian piano abbandonerà con malinconia uno scrittore alla volta. Fino alla scelta finale.
E alla straordinaria conclusione che ancora una volta ribalta tutto.
Non so se nell'intera narrativa italiana del Novecento vi sia un testo breve (trenta pagine) così bello: colto e raffinato ma leggibilissimo, perfetta sintesi di contenuto e forma, novella d'avventura ma anche riflessione sulla letteratura, incalzante e inesorabile tragedia con un lieto fine a sopresa, tristissimo e ilare, arioso e profumato di spuma di mare ma anche odoroso di ragnatelose soffitte e biblioteche dalla fragili ingiallite pagine. Un capolavoro piccolo (e l'aggettivo è usato solo per la quantità).
Assieme al grande venesiàn Alberto Ongaro del 1925, nessuno in Italia scrive avventura come Michele Mari. Se per "avventura" intendiamo non solo suspense misteri viaggi delitti ma anche e soprattutto una letteratura davvero libera alla ricerca dei passaggi segreti che collegano tutte le nostre vite.
Scritto alle 23:36 nella adolescenti, letture, Libri, Viagg | Permalink | Commenti (4) | TrackBack (0)
Ho chiamato Atene, voci ferite, Vassiliki (detta Vasso) Nika che mi fa da traduttrice, Vangelis Iliopoulos con cui scrivo libri a quattro mani, le ragazze della casa editrice Patakis che pubblica i miei libri in greco, i localini con orari surreali (pranzo alle 16, cena alle 22), le strade dell'Acropolis e di Monastiraki, contrattare i prezzi (perfino io ho imparato), penso ai tre morti ammazzati dalle dementi molotov dei Visi Coperti che non c'entrano con la libertà e la giustizia sociale.
Scritto alle 21:57 nella Viagg | Permalink | Commenti (7) | TrackBack (0)
Io e mia moglie Tatjana siamo tornati poco fa dopo una settimana alle terme di Dobrna in Slovenia.
Un posto assai bello, verde, silenzio, quattro alberghi dell'Ottocento (noi stavamo in uno di questi) e uno recente, prezzi abbordabilissimi, personale gentile, buffet con cibo ottimo e vario (ogni giorno un menu diverso con ampia scelta), quattro postazioni di computer con Internet free.
Abbiamo fatto passeggiate, piscina, massaggi, mia moglie fanghi per le mani, io agopuntura per l'emicrania, una capatina a Maribor, un paio di volte a Celje e al suo castello, letture, riposo, distacco dall'Italia e dalle sue nefandezze.
Una mattina, mentre stavo a riposare una mezzoretta sul lettino con gli aghi già puntati su tempie fronte nuca polsi mani e piedi, mi si è formato (anche grazie all'ambiente delle terme) il finale del racconto che sto scrivendo su Phil Spector e Charles Manson. Devo consegnarlo entro gioverdì e mi mancava una conclusione efficace: spero di averla trovata.
Un piccolo episodio che spero vi farà ridere o almeno sorridere.
Ve lo presento nella versione spedita giovedì per email ad alcuni amici.
AGENZIA SLOVENSKA PRIMORJE SKUPINJEVA
Giovedi' 1.4.2010
Ore 13.50
Poco fa a pranzo un episodio spiacevolissimo ha turbato le vacanze dei coniugi Comida-Ciuk nella localita' di Dobrna in Slovenia.
Agenzie locali comunicano le prime frammentarie notizie.
Dalle sommarie ricostruzioni, pare sia avvenuto quanto segue:
dopo un pasto ampiamente soddisfacente, la coppia ingolosita si e' avvicinata pure al banco dei dolci.
Dove erano presenti un gelato alla nocciola, una torta alla cioccolata, una torta alla fragola (che notoriamente il Comida aborre, trattandosi generalmente di merde fatte con aromi sintetici) e un'altro dolce con cioccolata e panna. Oltre a frutta fresca di vari tipi.
Mentre il Comida era incerto tra i due dolci al cioccolato, la signora Ciuk ha rotto gli indugi e (dopo aver provveduto a procacciarse il dolce per se: quello con panna e cioccolata) ha preso un piattino pure per il coniuge.
Ed e' qui che si e' consumato (stando ai numerosi testimoni) il dramma.
Tatjana Ciuk, munita di cucchiaione, ha sollevato per il marito una fetta di torta ciocco/pannosa per adagiarla sul piattino ma la suddetta fetta le e' scivolata nel vassoio del dolce alla fragola sintetica prodotta nei laboratori petrolchimici della Jagoda-Kupnic vicino alla centrale nucleare di Krsko.
Di modo che, un angolo della torta destinata al Comida, e' stato irreversibilmente imbrattato dallo pseudo-fragolismo al sapore di ciuning-gum.
Ognuno dei presenti ha raccontato nel proprio idioma (sloveno, croato, tedesco, italiano oppure inglese) l'espressione di orrore comparsa nel volto del Comida.
Che per non addolorare la moglie ha dovuto mangiare la torta di ciocco/panna smerdata dalla fragola chimica.
Ecco come rovinare una bella vacanza.
AGENZIA SLOVENSKA PRIMORJE SKUPINJEVA
Giovedi' 1.4.2010
Ore 13.50
Scritto alle 22:46 nella coppia, cucina e cibarie, salute, Viagg | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Venerdì 5 marzo. Sera.
Trecento volontari più quattordici funzionari della Regione Friuli-Venezia Giulia riempiono i sei pullmann che da Palmanova stanno partendo per Roma.
Arrivo previsto: ore 7.30.
In mattinata li raggiungeranno anche l'assessore regionale alla Protezione Civile Riccardo Riccardi e il direttore della Protezione Civile Guglielmo Berlasso (che si presume abbiano viaggiato più comodi, senza mescolarsi alla plebe).
Per pagare il tutto, vista la grande importanza e la pressante urgenza dell’evento romano, la Giunta regionale ha deliberato all’unanimita una “spesa complessiva presunta di euro 15.000.,00. Iva inclusa, a carico del Fondo regionale per la protezione civile, di cui all'articolo 33 della L.R. n. 64/86”.
In periodo di ristrettezze economiche, quindicimila euro non sono scorze di mandarini: cosa va a fare a Roma tutta questa gente? Fronteggiare un’emergenza? Aiutare una popolazione in difficoltà? Proteggere civili?
Non proprio: vanno a incontrare il papa in una mega-udienza (circa novemila persone) concessa da Benedetto XVI alla Protezione Civile.
Il Pontefice ha anche indossato il giubbotto dell'organizzazione, donato per l’occasione.
L’Emetico
Scritto alle 07:03 nella attualità, domande, persone, politica, Religione, Viagg | Permalink | Commenti (14) | TrackBack (0)
Berlusconi, la prego, facciamo così: diciamo che mancavo solo io e non se ne parli più.
Scritto alle 12:06 nella attualità, banalità, domande, Giochi, persone, politica, Sistema mediatico, Televisione, Viagg | Permalink | Commenti (15) | TrackBack (0)
Oggi è il 1° marzo 2010, sciopero degli immigrati.
E io spero di farvi sorridere con un racconto che ho scritto un paio d'anni fa per l'Unicef.
L’UOMO NERO DEI BRACCIALETTI
Questa è la storia della guerra che noi ci combattemmo per due mesi, dei disastri che facemmo e di come l’uomo dei braccialetti li fece finire.
Ma per prima cosa le presentazioni: il mio nome è Michele Crismani e abito a Trieste con mio papà, mia mamma, il gatto Groucho e il cane Orsobimbo. Adesso ho tredici anni, ma quando successe tutto quell’ambaradan ne avevo nove. E vi devo confessare che io non sono mai stato un p.n. (premio Nobel), perché nemmeno in quel tempo mi piaceva andare a scuola nè studiare. Così, invece delle mattine chiuso in classe, preferivo i pomeriggi che passavo con i miei amici a giocare nel parco vicino casa. Se c’era bel tempo, dopo aver fatto i compiti (fatti…diciamo pure fatti…ma in realtà li buttavo giù alla come viene viene), andavo ai giardinetti di Gretta (il mio quartiere in collina) con mamma che mi accompagnava. Una vergogna abissale…sì, perché alcuni dei miei amici venivano da soli. Invece le mamme presenti facevano a turno: una restava a fare la guardia e le altre se ne andavano ma restavano in collegamento di telefonino, a osservare noi piccoletti che giocavamo a pallone, a correrci dietro, a nascondino, ai numeri, a universo saltato o ci scambiavamo le figurine dei Pokemon. Ci divertivammo una cifra, anche perché al parco c’eravamo praticamente solo noi, un gruppo di gatti randagi che abitavano là e qualche pensionato che veniva a tirarsi un pisolotto sulla panchina.
Ogni giorno alle tre e dieci spaccate, diretto al centro della città, passava giù per strada del Friuli un nero, uno di quelli che vendono giornali e coloratissime bandane, accendini e libri di cucina africana. Noi lo salutavamo, lui sorrideva, ogni tanto ci regalava un braccialetto, si chiamava Andrè.
Cos’ho scritto poco fa? Che al parco c’eravamo solo io e i miei amici? Sbagliato, perché un bel giorno (anzi: un brutto giorno) arrivarono quelli del quartiere di Barcola, che sta in riva al mare, sotto a Gretta.
Avevano circa la nostra età ed erano prepotenti e antipatici. Litigammo dal primo momento. Ma lo facevamo di nascosto dalla mamma-guardiana di turno. Ci davamo calci dietro i cespugli, ci sputavamo nascosti da un albero, ci pizzicavamo oltre l’angolo della villa abbandonata, ci mollavamo pugni e spintoni quando la mamma-poliziotta guardava dall’altra parte. Un pomeriggio i barcolani ci rubarono il pallone e lo ritrovammo tagliato in due come un’anguria. Il giorno dopo (o il giorno prima) noi spaccamo i pedali della bicicletta di uno di loro. Un’altra volta Matteo si prese una pietra in testa e gli venne fuori sangue come da una fontanella aperta. Insomma, dopo un mese le cose andavano sempre peggio e ci facevamo sempre più male, tutti quanti, noi di Gretta e loro di Barcola. Ma non potevamo mica dargliela vinta. No?
Però i gatti se ne erano andati via, le ore passate al parco non erano più divertenti, appena pranzato a me veniva mal di stomaco e di sera spesso vomitavo mezza cena e l’altra metà mi andava su e giù come in un ascensore che non funziona bene.
Ma il pomeriggio seguente ero là, con i miei amici, a combattere contro gli schifosissimi barcolani.
Un giorno, appena arrivo, il più odioso di loro, Fabio, mi strappa via dal polso il braccialetto di cotone che mi aveva regalato Andrè e lo butta, tutto rotto, sul marciapiede davanti ai giardinetti. Io non lo raccolgo di certo! Infettato com’era dalle manazze luride del barcolano…
Poi, come sempre alle tre e dieci precise, guardo fuori dal cancello del parco per veder passare Andrè, con il suo zaino strapieno di riviste e di oggettini.
“Ciao, Michele” mi dice, poi vede due cose, una che manca e una che c’è. Quella che manca è il vuoto sul mio polso sinistro, l’altra sono i brandelli del braccialetto sparsi per terra. Così Andrè si ferma e mi domanda: “Non piaceva più?”
“No. E’ che…”
“Si è romputo?”
“E’ stato Fabio”
“Rabbiato con tu?”
E allora gli racconto tutta quanta la storia.
Alla fine, Andrè si gratta la testa piena di capelli ricci: “Oggi non posso. Domani arrivo più prima e vengo in parco”
“Così ai barcolani li fai tutti neri” Poi accorgo della cavolata che ho sparato e gli chiedo scusa. Ma lui se la ride: “Tutti neri, ha detto” e dirigendosi verso il centro si ripete la frase da solo e ogni volta sento la sua risata.
Potete immaginare come mi sento gasato, in attesa di domani, quando il mio amico Andrè farà uno sterminio dei barcolani, rincorrendoli per le stradine e poi appendendoli agli alberi come pelli di coniglio. Non lo anticipo nemmeno ai miei amici più fidati, voglio essere solo io a pregustare questa mitica vittoria, questo leggendario trionfo, questa tremenda vendetta. E allora oggi guardo i barcolani con un po’ di pietà. E penso: domani Andrè vi fa neri.
E infatti eccolo qua, alle tre meno dieci. Entra nel parco senza zaino, si siede su una panchina libera, molla un fischio che lo sentono oltre tutto il golfo di Trieste fino in Slovenia, due pensionati che russavano come motorini in salita aprono gli occhi, tutti guardiamo Andrè, la mamma-guardiana i barcolani e noi di Gretta. Poi lui batte le mani nere con uno schiocco che arriva fino in Croazia e dice: “Qua!”
Gli ubbidiamo e ci raduniamo davanti a lui, tutti mescolati fianco a fianco, amici e nemici. Adesso se li mangia vivi, penso io.
E invece non va esattamente così.
Con il suo italiano che fa un po’ ridere, Andrè ci racconta la storia della sua vita, che è nato in Ruanda, che lui è un hutu, che hutu e tutsi non andavano d’accordo, che nel suo paese c’è stata una guerra, che in tre mesi sono morte ottocentomila persone, che la sua famiglia di nome Habyarimana era hutu ma non voleva ammazzare i tutsi e così tutti i suoi parenti sono stati uccisi e lui è scappato in Italia.
Poi dalle tasche tira fuori braccialettini colorati e li distribuisce. Se li mettono anche i due pensionati.
Da quel giorno, noi di Gretta e quelli di Barcola giocammo insieme.
Però ogni tanto qualche calcione ce lo davamo lo stesso.
Luciano Comida
da "Costruire la pace"
edito La Libreria dei Ragazzi-Unicef, 2005
Scritto alle 16:04 nella adolescenti, attualità, auguri, diritti, letture, persone, politica, Viagg | Permalink | Commenti (4) | TrackBack (0)
NON E' UNA BARZELLETTA.
E' una notizia tratta da: http://www.corriere.it/politica/10_gennaio_19/berlusconi-aquila-bambini-scuola-dita-mano_fcbbbf3e-0527-11df-aece-00144f02aabe.shtml
"Quante dita ha una mano?"
E' la domanda che il presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi ha fatto ai bambini della scuola elementare Mariele Ventre a L'Aquila, dove oggi si è recato in visita.
Come con gli anziani che non ci stanno tanto con la testa, i ragazzini sono stati al gioco e hanno risposto correttamente: cinque.
Al che, Berlusconi ha insistito: "E quante dita hanno due mani?"
Ancora una volta i bambini hanno risposto giusto: dieci.
E allora il nonnetto: "Adesso passiamo a una domanda più difficile. Quante dita hanno dieci mani?"
I bambini in coro hanno risposto: cento.
E il presidente del Consiglio dei ministri di uno dei più importanti paesi al mondo, il presidente della Arnoldo Mondadori (il più grande gruppo editoriale italiano), il dottor Silvio Berlusconi ha detto: "Bravi, rispondono tutti cinquanta, voi invece avete dato subito la risposta giusta".
E per completare questo spettacolo che neanche nella Romania di Ceasescu, ha domandato:
"Pensate che Silvio Berlusconi sia un buon presidente del Consiglio?"
I bambini in coro hanno risposto: "sììììììììì".
E lui: "Allora daremo il voto anche ai bambini sopra i cinque anni...".
Scritto alle 20:22 nella attualità, banalità, domande, Giochi, persone, politica, Scienza, scuola e università, Viagg | Permalink | Commenti (12) | TrackBack (0)
Tre domande:
1) E' accettabile che l'Enac (Ente Nazionale per l'Aviazione Civile) unica Autorità di regolazione tecnica, certificazione, vigilanza e controllo nel settore dell'aviazione civile in Italia, istituito il 25 luglio 1997 con Decreto Legislativo n. 250/97,
si sia messo (con argomenti arzigogolatissimi) a far la guerra alle compagnie low-cost (Ryan Air, Easy Jet...) che fanno viaggiare in tutto il mondo, a prezzi umani, milioni di italiani?
2) Lo scopo è reggere il moccolo all'Alitalia?
3) Ma chi se ne frega di avere una compagnia di bandiera?
Scritto alle 14:19 nella attualità, diritti, domande, persone, Viagg | Permalink | Commenti (5) | TrackBack (0)
Leggo su Repubblica una notizia che mi fa incazzare fuori modo.
Shulim Vogelmann (che si autodefinisce editore e scrittore) racconta in lungo e in largo la vicenda a cui ha assistito:
un disabile privo di braccia e di biglietto perché impossibilitato a farlo in stazione vuol pagare alla controllora, non ha i 50 euro per pagare la "sovrattassa" di chi fa il biglietto a bordo e così (tra l'indignazione dei passeggeri) viene costretto a scendere dalla Polizia Ferroviaria.
Raggelante la controllora, ab/ominevole il capotreno, umani quelli della Polizia Ferroviaria che (chiamati dai due addetti di Trenitalia) almeno lo hanno trattato con un minimo di gentilezza.
Ma tutti i passeggeri non potevano far una colletta per scucire i 50 euro e pagar loro la "multa"?
Shilim Vogelmann, invece di scrivere questa sbrodolata autopubblicitaria su Repubblica, non faceva meglio a far PRIMA un gesto di solidarietà concreta avviando la colletta?
E solo POI denunciare all'opinione pubblica l'inqualificabile comportamento della controllora e del capotreno?
Chi non ha cacciato fuori i soldi non si è, di fatto, reso complice?
Aggiornamento del 31 dicembre 2009
Beh: oggi (il giorno dopo) dalla home page di Repubblica la storia è già sparita.
E i commenti sono stati bloccati alle di ieri sera, quando erano arrivati a quasi tremila.
Mi sa tanto che (fatte le verifiche) a Repubblica si sono accorti che il racconto di Shulim Vogelmann traballava.
Allora domando:
ma perchè mai queste indispensabili verifiche non le hanno fatte prima?
Ma perchè mai pubblicare in prima pagina 'sto tizio?
Che (gira e volta) si è fatto una gigantesca e gratuita pubblicità per il suo libro?
Leggo adesso che, sul proprio sito, Trenitalia comunica:
Vicenda disabile Bari: ricostruiti i fatti
Il viaggiatore non è mai stato fatto scendere dal treno. Il biglietto gli è stato acquistato a Foggia dal personale di bordo. Il Gruppo FS è da sempre attento e sensibile ai diritti dei diversamente abili
Roma, 30 dicembre 2009
Il Gruppo Ferrovie dello Stato, in base ai primi rilievi della propria indagine interna e sulla scorta di una nota pervenuta dalla Polizia di Stato sulla vicenda, ha ricostruito il viaggio in treno di un cliente disabile raccontato oggi dal quotidiano Repubblica.
La capotreno in servizio sull’Eurostar 9354 Bari – Roma di domenica 27 dicembre, durante le operazioni di controllo dei biglietti, tra le stazioni di Bari e Foggia, ha riscontrato che un viaggiatore, privo del braccio sinistro, e tuttavia in grado di comunicare verbalmente in modo corretto, risultava sprovvisto di biglietto, occupando il posto di un altro cliente con regolare prenotazione.
La capotreno ha quindi informato il viaggiatore delle regole di ammissione sul convoglio.
Considerata la particolare condizione del passeggero, risulterebbe che la Capotreno si sia ulteriormente attivata per consentire al cliente di proseguire il viaggio sullo stesso treno e senza alcuna sanzione.
Per questo la Capotreno è scesa durante la sosta a Foggia provvedendo a recarsi in biglietteria e acquistando il biglietto per conto del passeggero.
Ciò è confermato anche dalla nota della Polizia di Stato che riferisce: “il personale ... agendo con tatto ed umanità, ... ha convenuto di adoperarsi in prima persona per regolarizzare il viaggiatore stesso per il medesimo treno”.
La relazione della Polizia si chiude precisando che “il disabile ha proseguito il suo viaggio a bordo dello stesso treno Eurostar 9354, in quanto la soluzione trovata dal personale di Trenitalia ha garantito, con indubbio buon senso, sia il diritto di assistenza e quello di mobilità del disabile, che la doverosa applicazione dei regolamenti ferroviari.”
Il cliente ha viaggiato così da Bari a Roma sullo stesso treno e senza alcun sovrapprezzo.
Questa ricostruzione dei fatti è confermata anche da alcuni viaggiatori presenti alla scena, che hanno inviato le loro testimonianze sul sito di www.repubblica.it
FS proseguirà nell’approfondimento dei fatti fino al chiarimento definitivo della vicenda.
Scritto alle 13:36 nella attualità, diritti, domande, persone, Viagg | Permalink | Commenti (42) | TrackBack (0)
Mi scrive il mio amico ex-ferroviere Gianni Ursini:
Tanti e tanti anni fa quando le Ferrovie Italiane erano ancora statali, se arrivava un'ondata di gelo e tutte le strade erano bloccate dal ghiaccio, il mezzo più sicuro per viaggiare era il treno. Adesso, quando c'è ghiaccio, i treni si bloccano per primi. Domenica mattina dovevo recarmi a Gorizia per ragioni personali, ma ho trovato la stazione di Trieste Centrale in pieno caos.
Treni in arrivo e in partenza annunciati con parecchie ore di ritardo, soprattutto gli Eurostar e i Frecciarossa. Convogli dei pendolari bloccati in linea. Altoparlanti con voci angosciate di impiegati piangenti che a nome della società Trenitalia si scusavano con i "clienti" annunciando a raffica soppressioni di treni. Vi lascio immaginare le reazioni della gente. Soprattutto quelli che aspettavano amici, parenti e conoscenti in arrivo da molto lontano. Il motivo? Secondo un comunicato di Trenitalia si tratta di un “singolare“ fenomeno che ha interessato le porte dei treni rimaste bloccate a causa del ghiaccio formato sulle guarnizioni per la bassa temperatura, per la neve e per il freddo vento di bora che ha impedito ai meccanismi di apertura di scattare.
Una cosa mai avvenuta (è stato riferito dalla direzione della stazione di Trieste Centrale) che ha impedito la circolazione in Friuli Venezia Giulia di 22 treni sui 59 circolanti ogni giorno. I treni, infatti, non possono partire se le porte non sono efficienti. Le cose non sono migliorate lunedì mattina. Un’altra valanga di treni in ritardo e soppressi. Una situazione che ha penalizzato soprattutto i pendolari.
Ma non ci avevano detto che le ferrovie privatizzate avrebbero dovuto funzionare meglio?
Certo che ai tempi dell'Austria di Cecco Beppe, quando le carrozze avevano le chiusure manuali queste cose non succedevano mai.
Il nonno diceva al nipotino: "Nini, tira la kluka kè se verzi la vrata" ("Ninetto, gira la maniglia per aprire la porta": libera traduzione dal dialetto triestino-carsolino antico) e tutto andava bene, anche con venti gradi sotto zero.
Da notare che le attuali carrozze con le porte bloccate sono quasi tutte di recente e recentissima fabbricazione, con le nuovissime porte che si chiudono da sole grazie a servomeccanismi automatici. Forse i progettisti hanno fatto qualche piccolo errore di calcolo e di valutazione, magari per risparmiare un po' sulla spesa e alla prima ondata di freddo più rigido del solito, è scoppiata la magagna.
E adesso chi pagherà? Nessuno, come al solito.
Certamente non il Ministro dei Trasporti.
E nemmeno il Super Direttore Mega-Galattico ing. Moretti.
Quelli là sono degli intoccabili. E non sarà nemmeno il caso di prendersela con i lavoratori della manutenzione, quasi tutti precari, immigrati migrati dipendenti da ditte private in sub-appalto. Tranquilli, non succederà niente. I viaggiatori se la prenderano in quel posto come al solito, e tutto continuerà come prima.
Intanto (come ha raccomandato il Capo di Trenitalia, Amministratore Delegato Mauro Moretti), se viaggiate in treno, ricordatevi di portarvi una coperta, due panini e una bottiglia di acqua minerale.
Gianni Ursini
Scritto alle 22:28 nella attualità, auguri, domande, persone, Viagg | Permalink | Commenti (36) | TrackBack (0)
Sono stato tre giorni a Londra.
Col mio amico Stefano Tuvo (medico fisiatra e ottimo, anche se poco prolifico, scrittore di fantascienza...ma tra qualche mese uscirà il suo nuovo ottimo romanzo breve) siamo volati a vedere mister Ray Davies.
Dribblando con sfacciata fortuna neve, ghiaccio, aerei annullati, ritardi di treni, temperature polari e aereoporti chiusi.
Nato nel 1944, Ray è uno dei cinque rocker che amo di più: delizioso songwriter, cantante particolare e inconfondibile, uomo colto e spiritoso, bravo scrittore (X-Ray è un romanzo sorprendente), arrangiatore brillante, leader dei geniali Kinks.
Soprattutto negli anni Sessanta e inizio Settanta, nell'Inghilterra di Beatles, Who, Rolling Stones, Animals, Small Faces, Zombies, Free e Pretty Things, i Kinks
dei due fratelli Davies mantennero una qualità altissima e restano in assoluto la mia band preferita (perfino più di Ramones, Creedence, Allman Brothers, Beach Boys, Wilco, Clash).
Intanto il sessantacinquenne Ray continua a fare un'ottima carriera solista: testi colti, ironici e graffianti. Canzoni che come sempre fondono fulminanti riff, melodie strappacuore, vaudeville, folk inglese, rock'n roll, sguaiato pub, echi elisabettiani.
Dal concerto alla Hammersmith Apollo biglietti prenotati in luglio) mi attendevo molto, ma non potevo aspettarmi così tanto.
Due ore e mezza divise in tre parti.
Inizio con Ray in smagliante forma vocale e fisica
e Bill Shanley alle chitarre acustiche.
Tre quarti d'ora mozzafiato, dopo i quali io e Stefano potevamo alzarci e andar via: il viaggio era già abbondantemente ripagato.
Poi sul palco arriva la band: Ray e Bill che stavano suonando Dead end street acustica imbracciano le chitarre elettriche e cambiano marcia: il pezzo deflagra in una versione esplosiva sorretta dal tastierista e dai giovanissimi bassista e batterista che anagraficamente sembrano i nipotini di Davies.
E via avanti con l'ottima parte elettrica del concerto.
Altri tre quarti d'ora.
Io sono in visibilio: come altri rockettari ventenni e ultracinquentenni presenti al concerto canto in coro, batto le mani, applaudo, mi sgolo, in una pausa di silenzio tra un pezzo e l'altro urlo a pieni polmoni verso il palco: "We are from Italy!!!", Stefano un po' si vergogna ma pazienza, mi conosce, intanto la mia t-shirt dei Ramones sorride.
Però le due sessantenni sciurette british alla mia sinistra, vestite in lamè e guanti, sono scandalizzate e mi fanno cenno di star composto. Io rispondo: "Its rock!"
Poi arriva la terza parte del concerto:
un'ora con la band e il Crouch End Festival Chorus, quarantatre coristi.
In genere, la commistione tra rock e classica è sempre stata deludente se non nauseabonda.
Ma Ray Davies è uno che ha testa. E usa questo enorme coro con intelligenza:
basta sentire cosa combina con un pezzo come You really got me, un super classico seminale dell'hard-rock, un riff del Kinks che è stato imitato da cani e porchi. L'utilizzo del coro è sensazionale.
Oppure la delicatissima See my friends: nessuno strumento, solo la voce di Ray contrapposta al coro, da brividi.
Il finale è un tripudio, Davies si toglie la giacca e resta in camicia, gli anni gli scivolano via di dosso, le chitarre lisciano le righe a chi ha più di quarant'anni, tutti sono in piedi (meno le due sciurette) a saltare con Lola e All day and all night, Ray sprizza energia e felicità.
Rock'n roll never die.
Set list (del tutto parziale, affidata solo alla memoria):
You really got me (in doppia versione, acustica e con coro),
All day and all night
Set me free
I need you
See my friends
A well respected man
Apache (cover degli Shadows)
Till the end of the day
Where have all the good times gone?
Dedicated follower of fashion
Sunny afternoon
I'm not like everybody else
Dead end street
Village green
Autumn almanac
Big Sky
Do You Remember Walter?
Johnny Thunder
Waterloo sunset
Picture book
Days
The morphine song
The village green preservation society
Victoria
Postcard from London
Shangri-la
Lola
Apeman
20th century man
Celluloid heroes
Working man's cafè
Cowboys in Vietnam
Ecco il Set list ufficiale:
Ray Davies (chitarra acustica), Bill Shanley (chitarra acustica)
You Really Got Me/I Need You
I'm Not Like Everybody Else
Apeman
Rosy wont'you please come home
In a Moment
Hymn for a New Age
Strange Effect
Dedicated Follower of Fashion
Autumn Almanac
Sunny Afternoon
(*) Dead End Street
Durante Dead End Street arriva la band elettrica:
(Ray Davies alla chitarra acustica ed elettrica, Bill Shanley alla elettrica, Ian Gibbons alle tastiere, Dick Nolan al basso e Damon Wilson alla batteria)
After The Fall
Cowboys in Vietnam/Apache
Well Respected Man
Mister pleasant
Set me free
Morphine Song
'Till The End of The Day
Where Have All The Good Times Gone
20th Century Man
Alla band si aggiunge il Crouch End Festival Chorus:
Shangri-La
Victoria
Working Man's Cafe
See My Friends
You Really Got Me
Village Green
Picture Book
Big Sky
Do You Remember Walter
Johnny Thunder
The Village Green Preservation Society
Postcard From London
Celluloid Heroes
Waterloo Sunset
Days
All Day And All Of The Night
Lola
Scritto alle 09:49 nella Musica, persone, Viagg | Permalink | Commenti (4) | TrackBack (0)
Mia moglie Tatjana lo detesta e (se non fosse un gesto antiecologico) darebbe fuoco ai suoi film.
Io (dopo averlo detestato per anni) ho cambiato radicalmente idea dopo aver visto INLAND EMPIRE, ho rivisto tutta la sua opera, mi sono convertito e trovo affascinante il suo cinema.
Ecco, con questa abissale disparità di vedute e di stati d’animo, tre sere fa ci siamo seduti in poltrona per vedere Una storia vera (The Straight Story, 1999) di David Lynch.
Alla fine, il nostro giudizio era unanime: uno di quei film che riconciliano col mondo.
La trama è presto detta: Alvin Straight ha 73 anni , la salute scassatissima e una figlia che sembra mezza ritardata (ma capiremo che non è così). Gli arriva una telefonata: al fratello Lyle (che non vede da tanti anni perché hanno litigato di brutto) è venuto un colpo. Decide di andare a trovarlo per riconciliarsi con lui. Problema: Alvin è mezzo cieco e non ha la patente. In più è testardo come un mulo sardo e vuol far tutto da solo, di testa sua. Così parte per il lungo tragitto Iowa-Wisconsin su una lentissima motofalciatrice e uno scassato rimorchietto.
Durante il viaggio incontrerà una giovane autostoppista incinta, un’ambientalista che senza volerlo investe cervi, una famiglia ospitale, due gemelli che riparano motori, un reduce della seconda Guerra mondiale.
E al termine suo fratello, in una sequenza che non vi racconto ma che avrebbe mandato in visibilio John Ford.
Tutto qua.
Un film pazzamente fuori moda, in cui in fondo non succede quasi nulla, lento, con lampi di bizzarro humour, commovente senza mai indulgere nello strappalacrimismo, tanto semplice che lo capirebbe anche un bambino di cinque anni ma nello stesso tempo complesso, una micidiale colonna sonora country-blues di Angelo Badalamenti (quelle musiche assassine che ti dici: “beh, so farle anch’io…cosa ci vuole…”. Sì, provaci, però), un grandioso protagonista Richard Farnsworth a cui indegnamente non diedero l’Oscar (lo prese Kevin Spacey per American Beauty).
Se (come me) amate David Lynch, l’ennesima conferma.
Se (come Tatjana) lo detestate, un terremoto alle vostre convinzioni.
(Anche se mia moglie ci tiene a precisare che Una storia vera è solo l’eccezione che conferma la regola)
Scritto alle 08:51 nella cinema, Film, salute, Viagg | Permalink | Commenti (37) | TrackBack (0)
Appunti di viaggio.
Partire da Trieste in pullman alle 5 di sabato e tornare alle 6 di domenica è una massacrata.
E i cinquantacinque anni si sentono.
D'altra parte, erano a pezzettini anche i/le ventenni che hanno fatto lo stesso viaggio con me e Walter.
Al concerto di Bruce Springsteen di luglio a Udine (in fila dalle 7.30 per arrivare sotto il palco), m'ero stancato di meno.
Abitare a Trieste insegna a vestirsi a cipolla.
Alla partenza, bora, freddo, nuvole, cappotto e felpa.
A Roma, caldo, sole,
(cappotto in pullman e felpa attorno ai fianchi).
Mai visti a una manifestazione tanti giovani e giovanissimi, solo ai cortei studenteschi.
Tutto colorato, allegro, creativo, civile.
Una bella Italia.
Se io fossi stato Bersani (segretario...ma è segretario?...o lo è Dalemassimo?...del PD) avrei detto:
"Il Partito Democratico non partecipa ufficialmente perchè questa manifestazione è stata inventata dalla Rete e dai cittadini. E non vogliamo occuparla in nessun modo. dato però che la condividiamo, vi daremo una mano a organizzarla e saremo con voi in piazza. Io sarò nel corteo. Senza bandiera, ma come Pierlugi Bersani. Invito tutti i democratici a far altrettanto. Per liberarci il prima possibile di questo nefasto governo")
Ma dato che non sono Bersani, distribuivo il mio volantino di Critica Liberale (il testo l'ho pubblicato sul blog un paio di giorni fa).
Ne ho data una copia anche a Dario Franceschini, incontrato per caso.
A cui ho detto: "Ho votato per Marino. Ma fra te e Bersani avrei scelto te senza esitazione, perchè lo sapevo come finivamo"
Mi sono trovato con El Nino & famigliola.
Eccoli qua.
Per me, l'ennesima dimostrazione che i blogger (almeno quelli che ho conosciuto io) dal vivo e on line sono tali e quali. A dimostrazione che la Rete non è necessariamente il regno della finzione e della doppia, tripla multipla personalità.
Il dato della Questura (90.000 partecipanti) è una barzelletta.
Purtroppo per Emilio fede, Augusto Minzolini, Cicchitto, Bondi, Gasparri, Feltri, Bondi, Bonaiuti, Vespa & C, nessuno di noi ha dato fuoco a bandiere americane e/o israeliane, aggredito passanti in giacca e cravatta azzurra, incendiato cassonetti, spaccato vetrine oppure rovesciato auto.
Si segnalano comunque tre gesti di gravissimo teppismo:
il signor Lamberto di Firenze ha sputato per terra,
Gianna di Sciacca ha lasciato cadere sul selciato un biglietto della metropolitana
e
un giovinastro rimasto anonimo distribuiva volantini privi della regolare scritta "stampato in proprio" seguita dalla relativa data.
Domani o dopodomani, faccio un altro post su un fatto che mi ha irritato a fondo:
i rifondaroli e la loro patologica ossessione di marciare a coorte con le proprie bandiere.
Scritto alle 09:43 nella attualità, auguri, persone, politica, Viagg | Permalink | Commenti (29) | TrackBack (0)
Sabato vado a Roma col mio amico Walter.
E (immagino) alcune altre centinaia di migliaia di persone.
Partiamo alle 5 in pullman.
Tatjana, Milos e Petra hanno alcuni lavori da fare a casa (tra l'altro verrà il tecnico Telecom per l'ennesimo guasto sulla linea) e non riescono a venire.
Peccato.
Comunque, porterò i loro saluti a Silvio.
La fondazione Critica Liberale (a cui collaboro) aderisce alla manifestazione del 5 dicembre.
Il testo della nostra adesione è questo:
Il sovvertimento sistematico e senza argini di tutte le regole della democrazia liberale,
il fastidio per tutti i freni, contrappesi, garanzie e controlli che della democrazia liberale costituiscono l’essenza,
l’utilizzo sempre più inverecondo, a scopi di propaganda politica e di falsificazione sistematica della realtà, del monopolio della televisione commerciale e di quasi tutti gli spazi che davvero contano in quella che dovrebbe essere la televisione “pubblica”,
il condizionamento dell’intero sistema dei media che deriva dalla posizione dominante di Berlusconi nel mercato pubblicitario,
la teorizzazione di un modello di democrazia plebiscitaria in cui il favore elettorale nei confronti dei governanti si traduce in una illimitata autorizzazione loro accordata a delinquere impunemente,
la subordinazione sistematica di ogni interesse generale a quelli della consorteria al potere e del suo “capo”,
il disprezzo esibito per ogni regola di decenza civile,
il clericalismo estremista che contraddistingue l’azione del governo in ogni questione che incide sui diritti civili di chi non intende conformarsi nella propria vita alle prescrizioni della gerarchia cattolica,
la xenofobia propagandata da ministri in carica e tollerata dal governo, senza paragoni nel resto d’Europa,
l’omofobia anch’essa tollerata e vezzeggiata e che ha già provocato crimini efferati e molte vittime,
l’azzeramento della memoria storica e la rivalutazione strisciante del fascismo storico,
il ripudio della stessa vicenda risorgimentale e dell’intera tradizione illuministica e moderna del nostro paese,
il progressivo, crescente distacco culturale, sociale, economico, politico dell’Italia di questi disgraziati anni dalle istituzioni europee e dalla civiltà europea,
il rapporto privilegiato instaurato con alcune fra le peggiori dittature del continente e del Mediterraneo,
il contagio, ormai ampiamente realizzato, dell’intera cultura diffusa, della politica, di quel che resta della classe dirigente del paese e dello stesso centrosinistra o di quel che ne resta ad opera di questo berlusconismo.
Tutto ciò basta e avanza per considerare Berlusconi non solo il peggiore, il più pericoloso e più infausto politicante dell’Italia repubblicana, ma dell’intera Europa occidentale degli ultimi sessant’anni.
Scritto alle 08:36 nella attualità, persone, politica, Viagg | Permalink | Commenti (24) | TrackBack (0)
Io sono scettico e dunque non credo al paranormale, alla parapsicologia, con tutto il codazzo di maghi, fattucchieri, lettori del pensiero e delle carte o dei fondi di caffè, indovini, astrologi, Elvis e Marylin e Jim Morrison ancora vivi, reincarnazioni, Ufologia, poltergeist eccetera eccetera.
Da molti anni però sospetto fortemente dell'esistenza dei Folletti delle Sparizioni.
Si tratta di piccoli esserini, che vivono nelle case e che sono responsabili della inspiegabile scomparsa di svariati oggetti, in particolare (ma non solo) libri.
Vi racconto un episodio accaduto direttamemte a me e a mia moglie Tatjana.
Da circa trent'anni, possiedo la serie (trentacinque volumetti Mondadori con le splendide copertine di Karel Thole) di Fantomas, scritto attorno al 1910 dai francesi Marcel Allain e Pierre Souvestre. Un ciclo amato dai surrealisti e da Cortazar e da tanti altri, tra giallo e naturalismo, delirio e avventura, grottesco e mistero, una lettura pazza e avvincente come poche.
Introvabile se non nelle librerie dell'usato a prezzi altri, la conservo gelosamente (letta e riletta, ne ho tratto un quaderno di appunti fitto di annotazioni da cui forse scriverò un saggio) ed è sempre sopravvissuta integra a più traslochi.
Finchè, un giorno, intervennero i Folletti delle Sparizioni.
Circa otto anni fa, in una ristrutturazione della casa, io e Tatjana trasferimmo da un piano all'altro moltissimi libri.
Tra cui i 35 Fantomas.
Io personalmente li chiusi dentro una scatola, tutti e trentacinque, dal primo (Fantomas) all'ultimo (La fine di Fantomas).
Giorni dopo, al momento di mettere le migliaia di volumi nella nuova libreria, quando aprii la scatola contenente la serie di Allain-Souvestre, non potevo credere ai miei occhi: l'episodio conclusivo, La fine di Fantomas, era scomparso.
"Tatjana, hai forse visto...?"
Ovviamente no.
Beh (pensa) salterà fuori: non può mica essere sparito tra un piano e l'altro della stessa casa!
Invece sì: messi a posto tutti i libri, riempiti gli scaffali, vuotati tutti gli scatoloni, La fine di Fantomas non si trovò.
E mai più ricomparve.
Ma la storia non finisce qui.
Perchè i Folletti delle Sparizioni sono dispettosi ma non cattivi. E (in un loro contorto modo) sanno ricompensare i danni che ci procurano.
A volte.
Cosa accadde infatti?
Bisogna sapere che, negli anni Dieci del Novecento, la casa editrice Salani tradusse subito i Fantomas (in trentadue integrali volumi, che nel mercato dell'antiquariato hanno un costo proibitivo e sono rarissimi).
Qualche mese dopo la mia malinconia per la perdita del libro Mondadori, in una libreria dell'usato a Trieste trovai e comprari (nella introvabile edizione Salani) proprio "La fine di Fantomas".
Non mi sono fatto vivo sul blog per un paio di giorni perchè ero ad Asola, a un Festival di libri per ragazzi, organizzato dalla scuola e da alcune bravissime insegnanti (in particolare Silvia Ziliani e il preside Umberto Parolini).
Tra l'altro, alcuni pezzi del mio intervento li hanno filmati e finiranno su You Tube.
Ovviamente vi avviserò.
Scritto alle 09:42 nella adolescenti, attualità, banalità, domande, Scienza, scuola e università, Viagg | Permalink | Commenti (31) | TrackBack (0)
Provate a indovinare chi è l'RG
che (riferendosi alla manifestazione del 5 dicembre a Roma, il NO-B Day) ha detto: "Queste piazze lo fanno risalire nei sondaggi e gli fanno vincere le elezioni"
Sabato, io e la mia amica Antonella siamo stati a Milano per gli Wilco, la band di questi anni che amo di più.
E il concerto è andato al di là delle nostre già molto grandi aspettative: due ore e venti di grandissimo rock, sul palco solo sei uomini, i loro strumenti e le loro voci, qualche luce e nessun effetto speciale, niente fumo e tutta polpa.
Le bizzarre e dolcissime ballate di Jeff Tweedy (il leader degli Wilco), dai risvolti che spiazzano.
Due esempi su tutti (tratti però dal concerto belga del 7 novembre):
Via Chicago Scarica YouTube - Wilco - Via Chicago bellissima canzone "tradizionale" con delle esplosioni che la rendono sorprendente.
Impossible Germany Scarica YouTube - Wilco - Impossible Germany con un assolo di elettrica che trovo eccezionale (e Nels Cline è un chitarrista geniale e imprevedibile, uno dei più originali in circolazione).
Sfuriate energiche e tempestose galoppate alternate, e a volte fuse, con le melodie (tra John Lennon, Ray Davies, Neil Young, Woody Guthrie) di Jeff Tweedy.
Un concerto splendido, dove abbiamo anche conosciuto un po' di bella gente (Camillo, Sandro il farmacista di Rovigo...)
Altri due pezzi (registrati ieri a Milano):
Shot in the arm Scarica YouTube - A shot in the arms wilco live@conservatorio milano 14 novembre 2009
Heavy metal drummer: Scarica YouTube - Wilco - Heavy Metal Drummer, Live in Milan, 14-11-2009
In treno, ho letto (non tutto, ovviamente) il Meridiano con le opere etiche e politiche di Norberto Bobbio. In quest'Italia che fa schifo, riaccostarmi agli scritti di un filosofo laico e intransigente, liberal-socialista, che fu del Partito d'Azione, è una boccata d'aria che fa un gran bene.
Ad esempio, l'Elogio della mitezza e la conferenza su Piero Gobetti. Dove molte riflessioni di Gobetti degli anni Venti sul fascismo "autobiografia della nazione", possono venir applicate agli anni Novanta-Duemila e al berlusconismo, anch'esso "autobiografia della nazione".
Venerdì sera, sono stato alla biblioteca (molto molto bella) di Codroipo per un incontro su lettura e scrittura, organizzato dalla brava bibliotecaria e presentato dalla spigliatissima Alice Della Puppa.
Che alle 20.30 siano venute ad ascoltarmi e a parlare con me circa trentacinque persone, lo trovo stupefacente.
E siamo rimasti fin quasi alle undici a discutere di libri, adolescenti, pubblicità, Moccia, Twilight, vampiri, scrittura cosiddetta creativa, insegnanti, consigli di romanzi da dare ai ragazzi, alternando qualche lettura dai miei libri con Michele Crismani tredicenne.
Se a qualcuno interessa, ecco la set list del concerto degli Wilco:
Setlist
01. Ashes Of American Flags
02. Remember The Mountain Bed
03. Company In My Back
04. Bull Black Nova
05. You Are My Face
06. I Am Trying to Break Your Heart
07 One Wing
08. A Shot in the Arm
09. Side With The Seeds
10. Deeper Down
11. Misunderstood
12. Impossible Germany
13. Via Chicago
14. California Stars
15. Handshake Drugs
16. Sonny Feeling
17. Jesus, Etc.
18. Hate It Here
19. I'm the Man Who Loves You
20. Hummingbird
BIS
21. The Late Greats
22. Heavy Metal Drummer
23. Poor Places
24. Reservations
25. Spiders (Kidsmoke)
SECONDO BIS
26. I'm a Wheel
Scritto alle 16:44 nella Viagg | Permalink | Commenti (21) | TrackBack (0)
L'arte di correre l'ho comprato ieri sera.
E dunque non l'ho ancora letto.
Solo le prime righe:
"Prefazione
Una sofferenza opzionale
La regola vuole che un vero gentiluomo non parli delle sue ex-fidanzate, nè delle tasse che paga. No, tutto falso. Scusatemi, me lo sono inventato in questo momento. ma se questa regola esistesse, forse imporrebbe anche di non parlare di ciò che si fa per mantenersi in buona salute. Perchè un vero gentiluomo difficilmente in una conversazione si dilungherebbe su un argomento del genere. Per lo meno a mio parere. Io però, come tutti sanno, non sono un gentiluomo, quindi del galateo me ne infischio. Tuttavia- perdonate se ho l'aria di giustificarmi - provo un leggero imbarazzo a scrivere questo libro."
Degli scrittori di questi anni, il sessantenne Murakami Haruki (i giapponesi mettono prima il cognome e dopo il nome) è tra quelli che preferisco.
In particolare il suo "Kafka sulla spiaggia" ha affascinato non solo me, ma anche mia moglie Tatjana e la nostra amica Patrizia (due donne che quando sentono nominare gli autori made in Japan preferiscono rileggersi per la decima volta un qualsiasi Maigret conosciuto a memoria).
Le storie di Murakami vivono e pulsano sempre al confine: tra realtà e sogno, Oriente e Occidente, tradizione e modernità, dolore e gioia, rassegnazione e impegno, realismo e fantastico, erotismo e candore, Ombra e Luce.
Chi legge le sue opere narrative entra in luoghi strani e nello stesso tempo familiari, percorrendo storie avvincenti.
Però Murakami si è dedicato anche alla scrittura di "saggistica": il poderoso Underground, splendida inchiesta sullo spaventoso attentato col gas alla metropolitana di Tokio.
E adesso questa Arte di correre: il suo rapporto con la maratona, la salute, il corpo, gli anni che passano, i luoghi delle gare sportive.
Non vedo l'ora di leggerlo.
In attesa del romanzone sulle mille pagine 1Q84.
Uscito nel mondo qualche mese fa: se ne dice un gran bene e in Italia dovrebbe uscire il prossimo anno.
Scritto alle 09:53 nella letture, Libri, persone, salute, Sport, Viagg | Permalink | Commenti (10) | TrackBack (0)
Ieri ultima giornata di vacanza.
Giro in Alta Langa con Tatjana, Lalla, Roberto, Ilva, Giorgio.
Il piccolo paesino di San Benedetto Belbo, un luogo dove ci si aspetta di incontrare Beppe Fenoglio o uno dei suoi personaggi, contadini o partigiani.
Scorci di paesaggio mozzafiato, silenzio in cui leggere i suoni della natura, la collina, gli alberi mossi dal vento, i colori di poco prima del tramonto, una meraviglia.
E uno di questi giorni dedicherò un post a Fenoglio, uomo e scrittore che ammiro come pochi altri, nell'Italia del Novecento.
Poi, guidati dalla langarola Ilva, siamo andati a Bossolasco, all'Azienda agricola Giordano, a comprare formaggi. Eccellenti formaggi veri (bruss, tume, nostrale...), dal sapore formidabile e a un prezzo da non credere.
A cena, a Roddino, al'Osteria da Gemma, segnalata dal Gambero Rosso anche per l'eccelente rapporto qualità/prezzo.
Per me, che sono vegetariano, è stata un'ottina cena: gli altri cinque (che mangiano carne) erano entusiasti.
Poi vi dico il costo.
L'ambiente è assai suggestivo, sale spaziose, travi di legno, clienti con facce da langaroli, ampia vista sulla collina, servizio cordiale, menù e costo fisso.
Questo:
pane appena sfornato,
grissini del forno.
ottimo salame crudo e cotto a volontà (nel senso che ti portano in tavola il tagliere e tu ti tagli quello e quanto ti pare che ti pare),
carne cruda all'albese,
eccellente (ma proprio eccellente) insalata russa,
vitello tonnato,
tajerin fatti in casa al ragù (a me, con olio e formaggio),
ravioli al plìn,
arrosto di vitello,
coniglio in umido,
fagiolini saltati in padella,
come dessert (a volontà) il bonnet (squisito), un dolce al cucchiaio a base di panna e ananas, un altro con meringhe e nocciole, una specie di strudel di mele in versione Langhe.
Oltre all'acqua minerale, abbiamo bevuto un buon Dolcetto.
Amaro di Genzianella a fine pasto.
E mi sa che ho dimenticato qualche portata.
Conto finale: 26 euro a testa.
Due anni fa, a Trieste, in viale XX settembre, proprio con Lalla e Roberto, rimase indimenticabile una pizza e una birra per venti euro a testa.
Scritto alle 09:09 nella cucina e cibarie, Viagg | Permalink | Commenti (8) | TrackBack (0)
Io e Tatjana siamo in Piemonte da Lalla e Roberto.
La casa di Trieste, i cani Charlie e Nick, i gatti Eolo, Nikki e Murr sono affidati a mia figlia Francesca e il suo ragazzo Mauro che si sono trasferiti qualche giorno da noi: a badare agli animali, curar piante e orto, starsene un po' in pace anche loro.
E pure noi passiamo qualche giorno di vacanza.
Ieri sera siamo andati a Monforte d'Alba.
E a cena c'era pure Ilva.
Che io conosco dal 1974 e che, come sempre, ho rivisto con grande piacere.
Il locale dove abbiamo mangiato (e bevuto: Barbera e Dolcetto) è lo splendido Saracca, incastonato nelle antiche mura di tufo, un mix di vecchie pietre e acciaio, legno e cristallo, scale strette e suggestive che portano a piccolissime sale con uno o due tavolini soltanto.
Un posto davvero magnifico.
E quando siamo entrati ci ha accolti la musica di Tom Petty: Rebel rebel.
Ma sopratutto il piacere di stare tra amici: io, Tatjana, Lalla e Roberto, uno dei loro quattro figli (il violoncellista Luca), Ilva.
Che rivedremo la prossima settimana.
La cosa forse più bella delle vacanze è quando i luoghi si incontrano con le persone.
Scritto alle 13:56 nella persone, Viagg | Permalink | Commenti (15) | TrackBack (0)
Stanotte ho fatto un sogno.
Ero tra i sei finalisti per un libretto d'opera.
La proclamazione del vincitore ci sarebbe stata quella sera, all'Arena di Verona stracolma di gente, durante l'esecuzione di un concerto di musica classsica diretto da Muti.
Io stavo aspettando fuori, assieme a vari amici.
Speravo molto di essere io, a vincere il premio. Il motivo principale non era il denaro, la fama o chissà cos'altro ma un gesto che volevo fare. Infatti, al momento dell'annuncio del vincitore, quando sarei salito sul palco e le autorità mi avrebbero premiato sotto i flash dei fotografi e gli obiettivi delle telecamere, mi sarei tolto la felpa (faceva abbastanza fresco) e avrei mostrato a tutti quanti la t-shirt che indosso, quella dei Ramones.
Il mio amico Walter, che ama la lirica e la classica e a cui avevo confidato il mio intento, mi diceva: "Ma cossa te sono mona?! Te farà una figurazza. E po'...no te se gà accorto che la Ra e la s dei Ramones se gà staccà e se leggi solo mone?"
Invece a me continuava a sembrare un gesto assai bello.
Comunque sia, entriamo tutti all'Arena.
Concerto diretto da Muti.
Poi proclamazione dei vincitori a partire dal terzo classificato.
Vinco io.
Salgo sul palco, mi tolgo la felpa, ecco la maglietta con i Ramones.
Ma all'Arena non c'è più nessuno.
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Ma ditemi voi se sono notizie da dare.
Dalla Homepage di Repubblica:
Il Segretario di Stato del Vaticano Cardinale Tarcisio Bertone, in questi giorni in vacanza tra il Piemonte e la Valle d'Aosta, ha visitato ieri il Forte di Bard, (Aosta) dove ha visto la mostra "Verso l'Alto". Ad accompagnarlo, il Presidente del Consiglio Regionale della Valle d'Aosta, Albert Cerise, il Consigliere dell'Associazione Forte di Bard Gabriele Accornero e lo staff del Forte. Bertone visitata la mostra "Verso l'Alto" dove l'ascesa è interpretata come "esperienza del sacro" ha scritto sul libro dei visitatori: "Con ammirazione per la stupenda realizzazione, traccia del divino Creatore". Com/Vai 121158 AGO 09
Scritto alle 14:07 nella attualità, banalità, domande, persone, Sistema mediatico, Viagg | Permalink | Commenti (16) | TrackBack (0)
Scritto alle 09:31 nella attualità, persone, politica, Viagg | Permalink | Commenti (7) | TrackBack (0)
Anche se il rock non vi interessa, provate a leggere: forse riderete.
Ma se il rock è la vostra musica, forse vi commuoverete.
Ieri io, mia figlia Francesca, Robi, Patty e Fulvio partiamo da Trieste per andare a Piazzola sul Brenta (provincia di Padova): suona John Fogerty. Il nome lo conoscono quattro gatti, le canzoni dei vecchi e gloriosi Creedence Clearwater Revival (grande band americana che dominò cuori e classifiche a cavallo del 1970) le hanno sentite tutti, anche le orecchie più distratte.
Arriviamo: il posto è magnifico (comprensorio, parco e piazzale di una splendida villa veneta) ma clamorosamente inadatto a un concerto rock. Tanto più che gli organizzatori hanno piazzato i posti in un modo insensato: 1500 sedie in una specie di recinto abbastanza vicino al palco, altri 1500 posti in una lontana gradinata costruita sui tubi Innocenti.
Sul Web noi (sperando di avere posti vicini al palco) avevamo preso i biglietti generici (quelli, scopriamo adesso, della gradinata).
"Nessun problema" dico a Francesca: "Vedrai che appena Fogerty attacca a suonare, tutti e tremila schizziamo in piedi e voliamo in platea"
(Non sono un grande profeta)
Il concerto inizia con mezz'ora di ritardo perchè quelli della security devono far ob-bli-ga-to-ria-men-te sedere i 1500 del recinto.
Intanto, noi cinque ce ne siamo andati via dalle stupide sedie della gradinata per piazzarci un po' più vicini al palco, sulle transenne che delimitano il recinto.
Finalmente, alle dieci, arrivano John e la sua band (lui alla voce, chitarra elettrica Gibson, armonica, più gli altri sei: basso, batteria, tastiere, violino, due chitarre).
Partono con una tostissima e rombante Hey tonight che sveglierebbe anche Tutankamen.
Noi cinque e pochi altri cominciamo a batter le mani, cantare, saltare, travolti dall'energia che arriva giù dal palco e da questo sessantaquattrenne John Cameron Fogerty che canta, suona e corre.
Mi guardo in giro e non credo ai miei occhi: mummie imbalsamate, pubblico immobile e catatonico, come al cinema durante un film di Andrej Tarkovski in lingua originale sottotitolato in giapponese.
Mai vista un'apatia simile in 39 anni di concerti.
E il concerto continua così, con la band e Fogerty che si dannano l'anima per accendere almeno un barlume di vita in questi defunti.
Duecento o trecento di noi che fanno di tutto per replicare alla forza e alla gioia che ci arriva dai musicisti.
Ramble tamble elettricissima con quel micidiale assolo centrale, Who'll stop the rain da far scoppiare il cuore, Keep on chooghin' esplosiva, Fogerty che tira fuori esaltanti duetti chitarra/violino, il poderoso batterista che manda tamburi e piatti in orbita, una band eccellente...
E' un'esibizione straordinaria quando molti altri (davanti a un pubblico così inerte) avrebbero timbrato il cartellino della "prestazione minima" (un'oretta e venti di concerto, prendi i soldi e scappa e chi s'è visto s'è visto) oppure avrebbero (ad esempio Dylan) mandato gli spettatori a cagare.
Invece questi qua fanno il possibile e l'impossibile per costringere la gente ad alzare il culo dalle sedie, a battere le manine sante, ad aprire le boccucce per un coro che sia uno.
E almeno i duecento/trecento rockettari esistono e danno segni che esiste vita nella notte.
Io vado davanti alla gradinata a saltar su e giù e a batter le mani alte sopra la testa incitando le mummie a mandar segnali di elettroencefalogramma attivo, qualcuno timidamente reagisce.
Poi (nelle pause tra un pezzo e l'altro) urlo a squarciagola rivolto ai 1500 del recinto: "muovetevi!! E' rock!! Move on!! Up up up up up up!!! E' Rock! Muovetevi!"
Salto, urlo, canto, applaudo, la t-shirt di Young & Crazy Horse 2001 è zuppa di sudore, grondo come una fontanella.
Dopo un'ora e mezza qualcuno nelle prime file non resiste più, si alza malgrado le proteste delle mummie e va sotto il palco.
In un secondo, Robi salta oltre la transenna.
Io faccio come Mosè col passaggio del Maro Rosso: sgancio due transenne e apro il varco.
Dentro.
Francesca, Patty, Fulvio, altri rocker corriamo verso il palco, nei corridoi tra le file delle sedie dove gli imbalsamati restano immobili, agghiacciati a guardare spaventati l'invasione degli scalmanati, con l'espressione sbigottita che potevano avere i patrizi romani quando nell'Urbe irruppero i barbari.
Ma finalmente Fogerty e i suoi si trovano agli occhi davanti un pubblico come Dio comanda.
Risultato: il tripudio. Se fin lì dal palco era arrivata energia, la mezz'ora finale è stratosferica.
I Heard It Through The Gravepine è possente, un blues nerissimo e gigantesco. Fortunate son è rabbiosa come il suo testo (attacco ai raccomandati figli di papà che sfuggirono il Viet-nam) merita, Rockin' all over the world è la felicissima fine del mondo che te lo fa riassaporare.
Tramutare quella serata mummiesca in un trionfo rock di due ore e dieci è roba che sanno fare solo i giganti.
Scritto alle 09:01 nella Auto-lezioni, bellezze, Musica, persone, salute, storia, Viagg | Permalink | Commenti (17) | TrackBack (0)
Martedì 14 luglio, alle 19,
nell´atrio della Stazione di Campo Marzio (via Giulio Cesare 1) a Trieste,
Paolo Rumiz presenterà il suo ultimo libro, "L´Italia in seconda classe".
Si tratta del racconto - apparso a puntate su "Repubblica" e ristampato da Feltrinelli - di un viaggio nello Stivale, Sardegna e Sicilia, fatto da Rumiz in compagnia di un amico misterioso (in realtà assai noto, che tenta - invano - di viaggiare in incognito), utilizzando quasi esclusivamente ferrovie "secondarie". Quasi 8.000 chilometri, attraverso un´Italia "minore", i suoi personaggi, la sua storia e la sua realtà attuale, cogliendo i segnali inquietanti del futuro che ci attende. Il volume è arricchito dalle tavole a fumetti di Altan.
Rumiz a Campo Marzio dialogherà col pubblico su TAV, decrescita e viaggiatori diventati "clienti", in un sistema ferroviario che un tempo era servizio pubblico e principale tessuto connettivo del Paese, mentre oggi sembra un´azienda come tante altre (anche mal gestita dai suoi dirigenti e da tanti Governi): condannata alla marginalità rispetto alla dittatura del trasporto su gomma e su asfalto.
L´iniziativa è promossa dal mensile "Konrad", in collaborazione con l´Associazione Dopolavoro Ferroviario, il Museo Ferroviario di Campo Marzio e la Libreria Minerva.
Scritto alle 09:06 nella attualità, domande, letture, Libri, persone, politica, Viagg | Permalink | Commenti (21) | TrackBack (0)
Da circa due anni, non c'erano più controlli al confine tra Italia e Slovenia.
Una cosa bellissima.
Da ieri, il governo italiano ha deciso di sospendere gli accordi di Schengen e di ripristinare i controlli.
Il motivo?
Sicurezza, in vista del G8 all'Aquila, per impedire l'arrivo in Italia di manifestanti violenti.
Effetto: lunghissime code e turisti (italiani e stranieri) alquanto incazzosi, polizia (in grave carenza di organico) distolta da compiti più utili.
Intanto, a parte l'assurdità della revoca (anche se provvisoria) del Trattato di Schengen, ogni persona normale si fa una semplice domanda:
perchè mai fare i controlli anti-facinorosi anche a chi esce dall'Italia?
Se qualcuno avesse una risposta, gliene sarei grato.
Scritto alle 08:30 nella attualità, banalità, domande, persone, politica, Viagg | Permalink | Commenti (30) | TrackBack (0)
Stamattina ho preso l'autobus di una linea in cui non vado quasi mai e in cui, nelle ore di punta, la gente devono spingercela dentro con i bulldozer.
Quindici minuti pessimi.
Non tanto per colpa dell'affollamento, quanto per il mostruoso inquinamento acustico: decine di cuffie infilate nelle ventine di orecchie di decine di persone (in gran parte, ma non solo, under 20).
Già nei canali uditivi degli utenti, la qualità sonora riprodotta dai vari Ipod & C è atroce, ma ciò che ne tracima per inondare a volumi demenziali l'ambiente è ancor peggiore.
Inoltre, da quelle decine di cuffie uscivano decine di musicazze dissonanti. A formare una cacofonia bruttissima, molesta e maleducata.
Scritto alle 08:06 nella attualità, banalità, Musica, persone, Viagg, Web/Tecnologia | Permalink | Commenti (44) | TrackBack (0)
Ieri io e Tatjana siamo tornati dal nostro viaggio (quattro giorni a Londra e sette in Irlanda).
In più, al ritorno, l'amico Walter ci ha fatto trovare riparato il pc che era guasto e così io e Idefix siamo di nuovo on line sul blog.
Impressioni alla rinfusa (poi, con calma, ci scriverò su un articolo per Konrad:
la multi-etnicissima e super-coloratissima Londra è l'incubo dei Borghezio e dei Bin Laden,
il futuro della Terra sarà questo (una vasta macedonia di culture, cibi, suoni, odori, abiti, fedi, lingue...). Oppure ci attende il disastro di qualche orrenda dittatura religiosa e politica,
in Inghilterra e in Irlanda non fuma quasi nessuno (anche perchè le sigarette costano un'enormità...8 euro e 50 nell'Eire),
non c'è lo squillio ossessivo dei telefonini, nè la gente passa ore a urlare dentro i cellulari,
niente panze nude: in quasi due settimane io e Tatjana abbiamo visto solo due ombelichi esposti (invece stanno tornando di moda le gonne corte, con calze nere),
niente cappellini da baseball con la visiera alla rovescia come nella provinciale Italy,
gli adolescenti indossano abiti colorati e non la lugubre divisa d'ordinanza (pantaloni neri col cavallotto all'altezza delle ginocchia, maglie nere, giubbini neri, espressioni nere) degli italian teen-ager,
abituati all'affolllamento bancario italiota e in particolare triestino, trovare un bancomat a Londra è un'impresa,
a Dublino si possono fare ottimi affari musical-cinematografici (ho trovato per 5 euro una t-shirt dei miei amati Kinks e dei Television, per meno di settanta euro un gigantesco cofanetto con 21 dvd di Stanlio e Ollio e oltre 78 ore di filmati, due dischi di Phil Spector, il nuovo Neil Young a metà prezzo...),
inglesi e irlandesi non sembrano molto fantasiosi in cucina,
il pane irish è buono ma onestamente in Italia si mangia molto ma molto molto meglio,
alcuni prezzi sono demenzialmente alti (2 euro e 50 per una pallina di gelato, che infatti non abbiamo preso),
la gente è gentile,
alcune donne (in particolare nere) sono di una bellezza sconvolgente,
le strade sono più pulite che in Italia e nessuno scrive sui muri,
dai negozi e dai locali non esce musicaccia sparata come da noi,
in Irlanda il tempo cambia ogni sette minuti e ventotto secondi,
bella vacanza.
Poi, tornati in Italia, ci siamo subito risintonizzati sul nostro squallidissimo scenario antropologico-politico. E abbiamo scoperto (tra l'altro) la vicenda di Silvio-papi.
Scritto alle 14:48 nella attualità, persone, Viagg | Permalink | Commenti (23) | TrackBack (0)
Sabato e domenica ero a Calimera (provincia di Lecce) per ritirare il premio assegnato da un giuria di ragazzi a "Non fare il furbo, Michele Crismani".
Ho dedicato il premio a Roberto Saviano e a Rosaria Capacchione (giornalista del Mattino di Napoli) che da anni deve girare con la scorta. "Questi" ho detto "sono i libri e gli articoli davvero importanti. Non i miei"
Due incontri, in cui abbiamo parlato di libri, legalità, camorra, rock, sghignazzare di se stessi, consumismo, fantasia, Salvo D'Acquisto e la Resistenza, importanza della cultura e dei diritti, fumetti...
Tutto bello ed emozionante (ma tra la levataccia di sabato, i viaggi in aereo, lo sbalzo di temperatura da Trieste alla Puglia, lo scirocco e chissà cos'altro...un mal di testa orribile, come non mi capitava da almeno un anno, iniziato sabato pomeriggio e ancora non risolto)
Al ritorno, mi attendo alcune notizie che mi fanno arrabbiare.
La prima è una frase detta, la seconda è una frase non detta.
La prima:
Antonello Soro (capogruppo alla Camera del PD, già segnalato su questo blog per un'altra bizzarra uscita) attacca Di Pietro e l'Italia dei valori. Il motivo? "Ha fatto di tutto per rendere difficili i rapporti tra maggioranza e opposizione"
La seconda: ieri Papa era in Campania e ha parlato. Non una parola contro la camorra e la criminalità organizzata. Non una parola di sostegno a chi le combatte.
Capite perchè il mal di testa stenta a passare?
Scritto alle 10:42 nella attualità, letture, Libri, politica, salute, Viagg | Permalink | Commenti (25) | TrackBack (0)
Per non so quali motivi, la Puglia sta diventando la mia seconda regione (alla pari col Piemonte): i miei libri vendono meglio che altrove, mi chiamano per fare incontri nelle scuole e nelle biblioteche, mi premiano.
E così sabato vado a Calimera (provincia di Lecce) per ritirare un premio assegnato a NON FARE IL FURBO, MICHELE CRISMANI
da una giuria composta esclusivamente da bambini e adolescenti.
E poi, a fine novembre, starò quattro o cinque giorni a Bari per il progetto di una casa editrice del Sud: farmi scrivere (assieme ad alcune classi) un romanzo breve.
E mi sto facendo anche amici, in Puglia: Romano, Annapia, Mino, Stefania, Arturo, Leo...tutte persone squisite, calde e accoglienti come molto spesso accade in Meridione.
E ogni volta che torno al Sud mi ripeto per l'ennesima volta:
"voi padani che parlate male dei terroni, ma quanto siete scemi."
Scritto alle 07:40 nella Viagg | Permalink | Commenti (14) | TrackBack (0)
La posta in partenza da Trieste fa un giro demente: viene mandata a Venezia e colà smistata.
Anche SE il destinatario trovasi in località Trieste.
Può capitare allora quanto accaduto ieri a me.
Che una lettera abbastanza importante (la richiesta di far parte di una giuria letteraria), datata 8 settembre 2008, recante sulla busta il timbro tondo "VENEZIA CMP Poste Italiane 11.09.08 - 17" mi venga consegnata in data 13 ottobre 2008.
Il dirigente-genio che ha ideato questo sistema (Trieste-Venezia e ritorno) andrebbe destituito con effetto immediato (retroattivo dal punto di vista stipendiale e pensionistico).
Scritto alle 09:17 nella attualità, diritti, Sistema mediatico, Viagg | Permalink | Commenti (14) | TrackBack (0)
Ieri sera mia figlia ha insistito affinchè io pubblicassi sul blog altre due foto (a mio avviso abbastanza indecorose) che mi ha scattato.
Una sul ponte di Verona, la mattina dopo il concerto di Neil Young.
Una sotto un sole cocentissimo, in fila fuori da san Siro a Milano, in attesa di Bruce Springsteen & the E Street Band.
Eccole.
Ridete pure.
E' un'attività benefica.
Scritto alle 08:15 nella banalità, bellezze, Musica, persone, Viagg | Permalink | Commenti (21) | TrackBack (0)
Scritto alle 12:26 nella donne, Musica, persone, Viagg | Permalink | Commenti (12) | TrackBack (0)
Scritto alle 09:11 nella attualità, domande, donne, Musica, persone, Viagg | Permalink | Commenti (8) | TrackBack (0)
Un paio di giorni di vacanza con mia figlia, io e lei da soli.
Mia moglie Tatjana resta a casa con suo figlio e la di lui ragazza, con tanto di cani e gatti.
Io e Francesca partiamo oggi: stasera Neil Young all'Arena di Verona, mercoledì Bruce Springsteen in stadio a Milano.
Insieme abbiamo già sentito qualche concerto minore e (tre volte) Ligabue ma lei i grandissimi non li ha mai visti.
E l'idea del padre cinquantaquattrenne che porta la figlia ventiquattrenne ai concerti rock mi pare un po' buffa, un po' tenera, un po' demodè.
E poi non ci capiteranno tante occasioni, nella vita, di star insieme così tanto tempo tutto in una volta.
Scritto alle 11:00 nella Musica, persone, Viagg | Permalink | Commenti (21) | TrackBack (0)
Riporto l’intervista che ho fatto per Konrad www.konradnews.it a Paolo Rumiz,
giornalista di Repubblica, inviato speciale, autore di vari libri (un paio anche con Altan). Parliamo di viaggi, politica, memoria storica, tv, Paperino, Trieste, i pessimi gruppi dirigenti della sinistra, ‘68, fascismo, decrescita, ebraismo, insomma tanta roba.
Konrad: Che aria felice, Rumiz!
Rumiz: Certo: gò appena becà in edicola l’ultima copia. (E ci mostra il sedicesimo volume dell’opera omnia dei fumetti con i Paperi scritti e disegnati da Carl Barks).
K: Era un genio. Ma queste storie ti piacevano anche da piccolo?
R: Altrochè! Qualcuna la so ancora a memoria, come Paperino in Valmitraglia,
dove lui cattura il cattivo Blacksnake, interpretato da un formidabile Gambadilegno.
K: E tutte le esplorazioni che i Paperi fanno in quei racconti? Cibola, il fiume d’oro, Eldorado, i pigmei, il polo nord… Comincia lì la tua passione per i viaggi?
R: Quando la incrociai nei fumetti, era già accesa.
K: Ricordi il primo viaggio?
R: Alle cinque di una mattina, papà m’ha caricato sulla vecchia giardinetta mezza di legno e siamo partiti per le Dolomiti, Forno di Zoldo. Da quella volta, il metro di misura di ogni mio viaggio è rimasto lo stesso: i dieci chilometri da Agordo a Cencenighe.
K: Di tutti i viaggi?
R: Sì.
K: Per esempio?
R: Semplice: Trieste-Monaco è quaranta volte Agordo-Cencenighe. Ma il vero godimento cominciava in settimana. Quando con papà e mamma aprivamo le tavole del Touring Club e quei posti uscivano dalla carta per entrare direttamente in cucina. E intanto, sempre più, ero curioso dell’Oriente.
K: Come mai?
R: Anche se non ci capivo niente, ascoltavo le radio d’oltrecortina: la sigla di Radio Praga, l’inno ceco… Come cultura cominciavo a sentirmi mitteleuropeo.
K: Il primo viaggio da solo?
R: A undici anni, un trasferimento in corriera verso Sappada. Con mia mamma che me zigava “lavite le man!”, tuto el pullman che rideva. La gò odiada. Invece un vero viaggio solitario, di piacere, l’ho fatto tardi. In questo senso non sono un figlio on the road del ’68. Ho imparato a star solo negli ultimi cinque, sei anni. È una grande conquista, la goduta solitudine.
K: Nel Sessantotto andavi all’Università?
R: E dato che ero contrario al diciotto politico per tutti, mi consideravano di destra. Su un manifesto avevo letto perfino “Rumiz fascista”… E adesso sto più a sinistra de tutti.
K: Una decina d’anni fa, hai scritto un bellissimo libro sulla guerra civile in Jugoslavia, Maschere per un massacro, purtroppo introvabile.
R: Per inciso: ne ho una sola copia, mezza scassata.
K: E allora facciamo un appello: se qualcuno ha una copia in più, Rumiz gliene sarà grato. Ma la domanda è questa: perché alcuni paesi affrontano terribili tragedie e poi maturano… pensiamo a Francia o Germania… e altri no?
R: Dipende dalla politica. Se viene usata per il bene comune, allora si ottengono grandi risultati, pensiamo ai rapporti franco-tedeschi. Ma se la politica viene usata per scopi osceni, le ferite non guariscono mai.
K: Ad esempio…
R: …tutta la questione istriana.
K: Entriamo nel dettaglio?
R: Ci vorrebbe molto tempo, ma stringendo il punto sta qui: i fascisti hanno fottuto gli istriani con una politica sciagurata e una guerra criminale, poi i veri responsabili sono scappati quasi tutti lasciando gli altri al massacro. Nel dopoguerra gli esuli sono stati munti come fossero vacche per ottenere voti e la ferita è stata tenuta volutamente aperta. Anche per nascondere i delitti dei propri padri. E intanto la sinistra se ne stava zitta perché doveva tener celati i propri crimini. Fu in questo clima di reciproca omertà che nacque il patto Violante-Fini, quando proprio a Trieste parlarono dei “ragazzi di Salò”.
K: Un paio di giorni fa, sul Piccolo, hai accennato a un regime che si starebbe affermando in Italia.
R: Confermo, ma non servirà mica il manganello come negli anni Venti! La televisione è molto meglio. E se il fascismo è dominio delle menti, distruzione delle diversità e subalternità a chi detiene i mezzi di propaganda… anche a sinistra c’è una gran dose di fascismo. Perché il vero dramma non è mica il nuovo fascismo: il disastro è la mancanza di reazione, di Resistenza… me raccomando: scrivelo con la erre maiuscola.
K: I giovani…
R: Mi appaiono catatonici, i degni figli di una generazione tirata su con valori solo materiali. Gli italiani stanno diventando sempre peggio: incolti, meno attenti al bene comune, meno ricchi, perfino più brutti. Anni fa vedevo personaggi illustri… se fa per dir… della sinistra passare a Berlusconi. Mi chiedevo perché.
K: S’è dato una risposta?
R: Non era solo per interesse pecuniario. Loro pensavano così: se questa sinistra è sempre più cinica, ladra, ignorante e burocratica, io che sono furbo se mi metto con Berlusconi almeno guadagno. Lo facevano per soldi? Anche, ma la prima crepa era di ordine morale.
K: E’ messa tanto male, la sinistra italiana?
R: Malissimo. Gli italiani sono delusi da questa, e sottolineo questa, sinistra: arrogante, spocchiosa, piena di sufficienza. Cerco d’esser chiaro: io non voterò mai per Tondo (Nota: il neopresidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, di Forza Italia), nemmeno sotto tortura. Ma con lui avrò un rapporto umano. Invece di là, nella sinistra regionale, lo zero. Aggravato dall’appiattimento opportunistico dietro Illy.
K: Per inciso, com’è stata, la presidenza Illy?
R: Lui era un imprenditore e tale è rimasto, ma ha creato un’immagine internazionale alla Regione. Anche se la legge sul friulano era delirante e renderà la destra ancora più di destra. Così come la storia della Ferriera è stata inqualificabile, gli esperti minacciati e i dati scientifici secretati. Ma il problema della sinistra locale non era e non è Illy.
K: E qual è?
R: Il gruppo dirigente che vilipende sistematicamente ogni esercizio democratico. Basta vedere adesso: come hanno lasciato allo sbando gli elettori del centrosinistra dopo la batosta elettorale. Eppure la forza di un uomo o di un capo si vede quando perde. Se Tondo ne approfittasse e avesse l’intelligenza di chiamare qualche bravo collaboratore di sinistra… alle prossime elezioni stravince.
K: Facciamo un gioco?
R: Femolo.
K: Se tu diventassi il capo della sinistra italiana, quali sarebbero le cose urgentissime che faresti?
R: Approfitterei della sconfitta per cambiar tutto. Primo: a casa le cariatidi. Uno come Rutelli? Via. Al suo posto persone come Laura Puppato, sindaco di Montebelluna: bravi amministratori locali, facce nuove e belle. Non scelte con criteri telegenici belusconiani, ma per le loro competenze.
K: Secondo?
R: Ignorare la tivù.
K: Quanto male ha fatto agli italiani?
R: Sei anni fa a casa mia abbiamo fatto una festa, chiusa la televisione in un sacco riempito di materiale ignifugo, buttata nel cortile dalla finestra del quarto piano e rottamata una volta per tutte.
K: Ma se la sinistra di cui tu sei il leader non va in televisione, come comunicate?
R: Copiamo la Lega. Facciamo feste popolari, apriamo sedi, parliamo con le persone, andiamo nei paesi, rioccupiamo il territorio. Riappropriamoci dell’Italia vera, delle sue strade, osterie, piazze, panchine.
K: E poi? Come capo della sinistra, cosa fai?
R: Nel condominio democratico, grande spazio alle diverse anime che devono potersi esprimere tutte quante. Se no, il partito è una pappa senza sapore, nessuno si sente a casa propria e tutti sono scontenti.
K: E i temi su cui puntare?
R: Intanto tre. La cultura: all’Italia serve un nuovo senso della res publica, responsabilità verso questa terra che la sorte ci ha affidato. E solo con la cultura si può ricostruire un tessuto sociale, morale, anche estetico. Poi la decrescita: bisogna spiegare ben chiaro alla gente che così non si può andare avanti. E allora i casi sono due: o l’aereo su cui stiamo volando precipiterà a vite con un botto alla Willy Coyote. Oppure riusciamo a programmare un atterraggio morbido che si chiama decrescita. E infine la convivialità: ormai siamo sempre più soli, serai come mone in casa davanti al televisore o al computer.
K: Ma tu hai speranze per il futuro del nostro paese? R: La speranza è un obbligo. Specialmente qua a Trieste.
K: Perché questo “specialmente”?
R: Dentro l’inutile gioiello costituito da questa città e dal suo territorio, a Trieste abbiamo la peggior destra e forse la peggior sinistra d’Italia. Guardate Udine: bombardata di cultura, vota in controtendenza, sa eleggere un sindaco di qualità come il rettore Furio Honsell e sta diventando la capitale culturale della regione. Mentre noi facciamo la sagra del sardòn. Col più grande rispetto per el sardòn. Specie se impanà.
K: Saltiamo di palo in frasca.
R: Come un Tarzan de osmiza (Nota: l'osmiza è una specie di osteria stagionale a carattere casalingo).
K: Come sono i tuoi rapporti con gli sloveni italiani?
R: Intanto, ho il complesso di non conoscere la lingua. E sento disagio nell’obbligarli a parlare in italiano, una lingua che no è la loro: me scatta come una specie de sindrome de sopraffazion. E dunque finisso per aver solo contatti sporadici.
K: Come ti sembrano, gli sloveni?
R: Come tutti i popoli numericamente piccoli… non dimentichiamo che la Slovenia è grande come un condominio di Pechino… il tasso nazionalistico è mediamente alto, superiore a quello italiano, e li induce a gonfiare il pelo come agli animali piccoli. Ho l’impressione che temano una doppia assimilazione, di conseguenza si sentano molto vulnerabili e siano forse più chiusi di qualche anno fa.
Sui tavolini vicini saltella un colombo. Rumiz agita il braccio per cacciarlo, poi ci guarda: Ve par che gò dito monade?
Passa una donna sulla quarantina.Trieste xe una benediziòn. Aria, profumi, luce, colori, putele… In primavera, con quella pioggia e tutti che si lamentavano…io godevo. L’acqua che cadeva a catinelle, i fiumi che si gonfiava e davano de bere alla terra assetata, avvelenata e corrosa dalle fabbriche e dagli scarichi… io ringraziavo.
Ci alziamo per incamminarci verso via Carducci.
R: Il rabbino Goldstein mi raccontava una storiella. Un triestino siede sul molo a contemplare il tramonto sul mare,
un fiasco di vino accanto. Da lassù Dio lo guarda e grattandosi la barba gli fa: “ancora una volta te me gà ciavà” Ecco, Dio che invidia le sue creature che godono per ciò che Lui stesso ha creato… lo trovo bellissimo. Ed è la filosofia del grande ebraismo: benedire quotidianamente Dio in ogni cosa. Come ghe manca, a Trieste, una filosofia così!
K: Arrivederci, Rumiz.
R: ‘dio, fioi.
Per Konrad: Luciano Comida e Walter Chiereghin
Scritto alle 11:20 nella attualità, domande, letture, persone, politica, Televisione, Viagg | Permalink | Commenti (19) | TrackBack (0)
Stamattina ero sull'autobus. Stavo in piedi. La ragazza davanti a me, grande grossa e bionda, non si reggeva bene (al contrario di come suggerisce il cartello) agli appositi sostegni . Di colpo, una frenata. Lei mi frana addosso e con il tacco dello stivale,
un tacco largo e quadrato, massiccio e fatto (suppongo) in pluto-neuronio rinforzato alla lega di xalonato di Halwarenaz XIV°, mi centra in pieno il ditone del piede destro.
Se il tacco fosse stato a spillo, mi avrebbe trapassato oltre per oltre, conficcandomi al pavimento dell'autobus. Così invece è andata un po' meglio.
"Mi scusi tanto...spero di non averle rotto il piede..."
"Spero anch'io"
Adesso mi sono messo dei cubetti di ghiaccio e mi fa un male boia.
Mi sa che mi toccherà andare in pronto soccorso.
Scritto alle 09:42 nella attualità, banalità, donne, salute, Viagg | Permalink | Commenti (25) | TrackBack (0)
Da domani a domenica sarò ospite al Festival dei piccoli lettori a Calimera nel Salento in Puglia.
Se qualcuno di voi riesce a passare...
Tanto più che il Salento è bellissimo e la libreria Il Giardino delle Nuvole di Stefania è deliziosa.
Mi porterò dietro il mio personaggio tredicenne Michele Crismani che (essendo mezzo inventato) non paga il biglietto dell'
aereo.
Ecco il comunicato stampa degli organizzatori.
Il Salento dei libri ‘torna’ con quattro intensissimi giorni di festa! La lettura ti fa grande.
Questo il motto dell’ottava edizione del Festival dei Piccoli Lettori che si terrà a Calimera dal 14 al 17 dicembre, con un programma denso di occasioni d’ascolto e di confronto sui libri, la promozione della lettura e l’esperienza autoriale.
Piccoli lettori: bambini, ragazzi, giovani…ma anche chi, nell’esperienza del leggere continuamente cresce il suo desiderio di comprensione e di conoscenza.
Nutrito il parterre degli autori: Loredana Frescura, Luciano Comida, Angela Nanetti, Antonella Ossorio, Emanuela Nava, Bruno Tognolini, Irina Hale, Tommy di Bari e Fabio di Credico e Pino Campagna.
Ma il festival non si ferma solo alle presentazioni, intenso l’aspetto dello scambio d’esperienze e di laboratorio. Come quello di scrittura “Stappiamo la creatività” che Luciano Comida rivolge ai bambini di terza e quarta elementare e quello condotto da Chiara Restio sulle diverse interpretazioni che gli illustratori danno di una storia declinandola nei libri e nei cartoon.
Spazio alle testimonianze di pratiche di promozione della lettura con il Presìdio del Libro Germinazioni, che fa un report dell’esperienza della combriccola di lettori del Centro di Salute Mentale della Asl di Lecce e il Presidio Fondo Verri che con “Dalla lettura alle scritture” mostra le esperienze dell’Istituto Comprensivo “G. Pascoli” di San Donato.
Rivolto agli insegnanti e agli animatori l’incontro “La scuola creativa” con Gianfranco Zavalloni direttore didattico romagnolo, mentre Matteo Majorano professore dell’Università di Bari con “Chi premia chi?” racconta la storia e le vicende del Premio Murat. Un confronto importante visto che il Festival dei Piccoli lettori mette a concorso i libri di cinque autori ospiti che saranno letti, valutati e premiati dalle classi delle scuole elementari e medie di Calimera.
Dopo il successo riscosso nello scorso settembre con la Festa dei lettori non poteva mancare la maratona di lettura “Pagina 58” nella Sala Consiliare che sarà preludio e contenitore di un importante appuntamento istituzionale tra la città e i suoi “diciottenni” a cui sarà consegnata la Carta della Costituzione. Tutti sono invitati a portare il libro che stanno leggendo per aprirlo alla pagina 58.
In chiusura lunedì 17 dicembre dalle ore 16,30, un incontro “Abbracci di parole” ovvero “Alberi d’Apribocca”: l’adulto che legge al bambino, a scuola e in casa. Insegnati e genitori saranno protagonisti di una tavola rotonda in due tempi a cui intervengono: Rita Valentino Merletti, la Dirigente Scolastica Vincenza Ingrosso, l’ Assessore Leo Palumbo, e la bibliotecaria Paola Congedo (del Presidio del libro di Noha). Momenti di attività pratica saranno a cura dell’Associazione Il Dado coordinati da Maria Pellegrino e Marco Tommasi.
Alle ore 19,00 l’appuntamento è presso il Nuovo CineTeatro Elio per l’ incontro con Pino Campagna dello Zelig Circus.
Nella Sala Polifunzionale della Scuola Elementare saranno ospitati i banchi della mostra mercato dei libri e con “Tra braccia lunghe e gatti giramondo” i bellissimi lavori dell’illustratrice Simonetta Palamà.
Info:
Bibliomediateca Comunale: tel. 0832 872304 | email: [email protected]
Libreria Il Giardino delle Nuvole: tel. 0832 872413
Scritto alle 10:11 nella adolescenti, attualità, letture, Libri, persone, Viagg | Permalink | Commenti (9) | TrackBack (0)
La mia amica Myriam mi ha girato l'email di una sua cara amica. Eccola.
Un muso devastato, due occhi attoniti è ciò che resta di questo cane che come tanti altri è stato aggredito dai compagni affamati. Sono le immagini del mio ultimo viaggio in Romania dello scorso ottobre.
Mi spiace: la foto non é venuta.
Due rifugi:
Leyla Shelter, 600 cani da evacuare nell´immediato; dopo il decesso della proprietaria il terreno dove si trovano ora sarà venduto e quindi è prioritario il loro trasferimento. C'è emergenza di cibo; hanno estremo bisogno di cure veterinarie; occorre sterilizzare e vaccinare oltre 450 cani in quanto 150 sono già stati sterilizzati presso la clinica Ortovet. Cosi in tutto sono 1000!!
Zdreanta Shelter, 400 cani in un campo in mezzo al nulla, a circa 70 km da Bucarest. Ci stiamo attivando per trasferire i cuccioli, curarli, vaccinarli, sterilizzarli per poi provvedere alla loro adozione. Obiettivo prioritario è estendere il programma di vaccinazione e sterilizzazione a tutti i cani. Ho bisogno di aiuto. Le emergenze sono talmente tante e gravose che ho estrema necessità della vostra solidarietà. Prego tutte le associazioni, i volontari, i gruppi di attivisti di dare la loro disponibilità ad organizzare attività, tavoli, cene di beneficenza, soprattutto in occasione del periodo natalizio a supporto di queste due realtà. Prego tutti i singoli sostenitori di sottoscrivere un´adozione a distanza, di donare una sterilizzazione o una cuccia. Poichè quest´anno abbiamo rinunciato al calendario in quanto abbiamo preferito destinare i fondi disponibili all´acquisto del cibo e al proseguimento del programma con la clinica Ortovet, vi prego di considerare come vostro regalo di Natale, la donazione per un´adozione, una sterilizzazione o una cuccia. Nel form da compilare potrete indicare i riferimenti della persona a cui far pervenire il vostro regalo di Natale: sarà mia cura spedire il materiale informativo e fotografico al destinatario. Qualsiasi forma di aiuto è di estrema importanza; occorrono ciotole, antiparassitari, materiale veterinario. Potete dare il vostro contributo facendo girare via mail questa richiesta di aiuto. Chi è interessato a recarsi sul posto con me il prossimo dicembre, può contattarmi al seguente indirizzo: [email protected].
Grazie per tutto ciò che potrete fare.
Laura Pontini
www.lamentorumeno.org
Scritto alle 13:21 nella animali, diritti, donne, persone, Viagg | Permalink | Commenti (8) | TrackBack (0)
In città stanno diventando sempre più pericolosi e indisciplinati: vanno contromano, circolano sui marciapiedi, sfrecciano tra i pedoni, non rispettano il rosso del semaforo, della precedenza se ne fregano, nelle aree chiuse al traffico zigzagano in mezzo ai passanti.
Capisco che pedalare fa bene alla salute, che le bici non inquinano e che possono rendere il traffico più scorrevole e simpatico. Però mai nessuno che gli dia mai una multa?
Due giorni fa, a Trieste, nella centralissima via Roma, una coppia di deficienti in bici stava per investirmi perchè a tutta velocità correva contromano.
Ieri, un cretinetto volteggiava sulle due ruote nel marciapiede divertendosi a schivare i passanti e io ero tentato di dargli una spallata.
E non dimentichiamo nemmeno i ciclisti vittime di incidenti stradali.
Morti: 329 (nel 2003), 300 (2004), 317 (2005). E i feriti in costante aumento: dagli 11.249 del 2003 ai 12.476 del 2005.
Scritto alle 09:53 nella attualità, diritti, domande, persone, salute, Sport, Viagg | Permalink | Commenti (27) | TrackBack (0)
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