SONO TUTTI UGUALI? TU NON VOTI?
Ecco cosa scriveva Luciano nell'aprile 2008 su Konrad:
Tra pochi giorni si vota.
Son molto contento.
Non andrai al seggio?
Dubito fortemente.
E perché?
Insomma: abbiamo votato solo due anni fa…E adesso? Di nuovo?
A parte che si vota anche per le Regionali e non solo per le Politiche... Sarà…
Non “sarà”…E’ proprio così.
Sarà…Però scusa…E perché dovrei andarci? Dammi un motivo.
Uno?! Te ne dico dieci, dodici.
Addirittura.
Scommettiamo?
Va ben.
E se arrivo a venti motivi?
Mi metto in fila alle sette di mattina di domenica.
Comincio. Motivo numero uno: ci sono delle eccezioni, però la gran parte delle persone migliori non si occupa di politica a tempo pieno ma fa altro. Non solo in Italia ma nel mondo intero. Ecco allora che spesso in politica troviamo persone pessime. E dunque non dovremmo mai stupirci quando tocchiamo con mano che tantissimi politici sono incapaci o in malafede.
Guarda che finora stai dando ragione a me che non voglio andar a votare.
Aspetta.
Son qua…
Non credo che vogliamo buttar via il sistema di governo che abbiamo scelto e prenderne un altro. Giusto? Anche perché, o di riffa o di raffa, l’unica alternativa vera alle democrazie rappresentative è una dittatura. Ti starebbe bene viver nella Russia di Stalin o nell’Italia di Mussolini, nell’Iran di Ahmadinejad o nel Tibet oppresso dalla Cina?
Non scherziamo.
E allora, coccolo mio, abbiamo bisogno dei politici affinchè la democrazia funzioni.
Sì, coccolo, ma non di questi politici qua.
E io qua ti volevo! Perché, malgrado a volte ci diano ai nervi e ci sembrino tutti uguali, dobbiamo essere sinceri con noi stessi: non esistono due politici completamente equivalenti. Forse uno non sarà migliore dell’altro. Però sicuramente uno sarà peggiore di quell’altro. Sei d’accordo?
Abbastanza. Perché se chiudo gli occhi me li vedo davanti.
E cosa succede se molti cittadini non vanno a votare?
Che aumenta la fascia di astensionismo.
Non metterti proprio tu a parlar in politichese! Dimmi: in pratica cosa succede se in tanti non vanno a votare?
Che i politici si interrogheranno sulla crisi di rappresentanza e…
Ma dai! Cosa vuoi che gliene freghi, alla cosiddetta casta, se calano i votanti…Qualche dibattito in televisione i primi giorni. E poi festa finita e tutto continua come prima. Sai che dramma per la classe politica, se aumentano gli astenuti! Tanto…vengono eletti anche se a votare ci va il dieci per cento degli aventi diritto.
E allora, secondo te cosa succederebbe?
Una cosa molto semplice. Perché chi non va a votare trascura un particolare.
Quale?
Che ci sarà chi va a votare sempre e comunque. E dunque astenersi vuol dire solo una cosa: lasciare nelle mani di chi vota sempre e comunque la scelta tra il politico peggiore e quello un po’ meno peggiore.
Se però mi astengo non mi sporco le mani con i compromessi.
Però fai la cosa più suicida che tu possa fare: lasci il terreno completamente libero.
A chi?
Se non voti non puoi né saperlo né deciderlo né controllarlo. E neppure lamentarti con qualcuno se le cose andranno peggio.
Mah…
Posso farti tre citazioni su cui riflettere?
Falle.
Come vedrai, due criticano gli indifferenti, chi insomma si astiene. Però arrivano da epoche diversissime e...Beh, te lo dico dopo. Prima citazione: “L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera…Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti”
Bella. Di chi è?
Te lo dico dopo. Intanto vado con la seconda citazione: “Io conosco le tue opere, che tu non sei né freddo né caldo. Oh, fossi tu freddo o caldo! Così, poiché sei tiepido e non sei né freddo né caldo, io sto per vomitarti dalla mia bocca”.
Accidenti, uno incazzato forte. Ma che roba è?
La prima citazione era di Antonio Gramsci nel 1917, la seconda dell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse. La terza citazione invece è del filosofo liberale Karl Popper che nel 1943 scriveva: “penso che, in politica, sia ragionevole adottare il principio di essere pronti al peggio, anche se, naturalmente, dobbiamo nello stesso tempo cercare di ottenere il meglio. Mi sembra stolto basare tutti i nostri sforzi politici sull’incerta speranza che avremo la fortuna di disporre di governanti eccellenti o anche competenti”
Però tu non mi hai dato tutti i venti motivi che mi avevi promesso.
Li hai contati?
Veramente no.
Nemmeno io. Forse erano più di venti.
Non mi pare.
Comunque hai perso la scommessa.
Ma neanche per idea!
Hai ragione: erano solo diciannove. Ma adesso ti do la ventesima ragione per andare a votare. Ti ricordi le elezioni presidenziali americane del 2000? Quelle tra George Bush e Al Gore?
Sì.
E ti ricordi che secondo alcuni non ci sarebbe stata nessuna differenza se avesse vinto l’uno oppure l’altro? E poi ti ricordi che…
Tredici aprile. Giusto?
Giusto. Anche il quattordici.
Quanto mi mancano gli spunti di riflessione di Luciano!
Grazie per aver postato questo suo scritto, sempre attuale.
Scritto da: Artemisia | 30/10/2012 a 21:47
ricordo le discussioni su questo argomento. la mia opinione era per l'appunto che non andare a votare voleva dire regalare il voto ai peggiori (cioè alla maggioranza). andrò sempre a votare, anche solo per votare scheda bianca.
però confesso che da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e per la prima volta in vita mia non sono affatto sicuro di sapere già per chi votare... ho molti dubbi. troppi. non so se e quanto sia il caso di turarsi il naso... e questo è un pessimo segnale.
Scritto da: Giordano | 08/11/2012 a 08:53