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24/10/2010

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Sarà un inferno molto affollato purtroppo

Un'ipotesi....infernale, ma plausible se ci pensiamo mentre leggiamo le pagine di "nera" dei giornali. Credo che molta gente abbia l'inferno dentro e lo proietta fuori violentemente.

Non so. Non so se sono sempre sicura della facilità di discriminare chi fallisce e chi no, chi ama e chi no. Forse hai ragione, è l'applicazione che in realtà è difficile.
Voglio dire, ci sono persone che si realizzano cagando il cazzo. Si amano cagando il cazzo. Pensano davvero di amare cagando il cazzo - per esempio stabilendo loro cosa è bene per me.
Quelli li, nonostante siano stati indirizzati varie volte - all'inferno non ci vanno. Ossia: non è facile far combaciare psicologia con etica. Anche io tendo sempre a farle sovrapporre poi però da vicino è più complicato.

sì...è tutto terribilmente complicato...io dubito del "libero arbitrio", per esempio, proprio per l'infinità dei condizionamenti genetici, ambientali ecc. che incidono sul nostro "scegliere". E se non c'è libero arbitrio, il cosiddetto "inferno" di cui parla Luciano sarebbe solo un'iniquità in più...

Beh, è ovvio:
SE nell'universo ci fosse solo condizionamento genetico e ambientale,
SE la libertà non esistesse nemmeno come possibilità,
SE dunque noi non potessimo scegliere,
tutti questi miei discorsi (e tanti altri) cadrebbero come burattini.

luciano, è la domanda che ho postato su fb e che ripropongo a voi: siamo sicuri che esista il libero arbitrio?

Rispondo così:
mi interessa poco o nulla che ci sia. Io cerco di regolare la mia vita come se ci fosse.

Luciano, io cerco di regolare la mia vita secondo quanto mi detta la mia coscienza. Sono anche consapevole che la maggior parte delle mie manchevolezze dipendono dalla pigrizia su cui potrei lavorare, ma anche da "paure" (leggi:ansie) che fatico a combattere...Di quest'ultime sono "colpevole"?

Nessuno pretende la nostra perfezione, nemmeno Dio (anche se ci incoraggia a fare almeno qualche sforzo in quella direzione). Il nostro impegno dev'essere un altro. Ed è (più o meno) quello da te sintetizzato nel tuo commento: seguire la voce della nostra coscienza, amando il prossimo (e noi stessi), aprendoci alla fratellanza/sorellanza e all'accoglienza.

Sono d'accordo con Luciano sul libero arbitrio. Anche ammettendo che non ci sia e che in realtà ciascuno di noi è condizionato da mille maccanismi psicologici o di altra natura che conducono a comportarsi nel modo in cui effettivamente ci si comporta, resta il fatto che a noi sembra di essere in qualche misura liberi.
È forse un'illusione. Ma noi viviamo (siamo fatti in modo da vivere) secondo tale illusione. Così come viviamo nell'illusione del tempo. Ne consegue che nella pratica dobbiamo regolarci come se il libero arbitrio ci fosse - per lo stesso motivo per cui regoliamo gli orologi e ci diamo appuntamenti e ci lamentiamo dei ritardi dei treni...

Che poi sia difficile superare certi condizionamenti di cui siamo coscienti (la paura, soprattutto e per esempio) e da quelli che lavorano sotterraneamente e dei quali siamo meno coscienti, è certamente vero.
Ma questo, se può, o in certi casi deve, indurci a non essere giudicanti in maniera rigida e spietata verso il nostro prossimo, non ci libera dal dovere di cercare di comportarci eticamente nel momento delle decisioni. Una tensione etica fa parte del nostro essere umani - cioè non solo animali gregari che vivono in gruppi e dunque cercano di mantenere in vita il proprio gruppo, ma animali che riescono a riflettere su se stessi e la società che li aggrega e che sono in grado di considerare le conseguenze delle loro azioni anche al di là del proprio gruppo ristretto (famiglia e piccola cerchia di vicini) e persino tra le altre specie viventi.
La cosa naturalmente è molto più complessa di come la sto mettendo io, ma ho cercato di sintetizzare.

"geme chi non ha saputo rispondere al proprio compito sulla terra (imparare ad amare se stesso e il prossimo)."

Chi ha deciso che questo è il nostro compito sulla terra? Mi sono perso qualche decreto legge?

Non c'è nessun "decreto legge".
Semplòicemente: se le nostre vite possono avere un senso, troviamone uno migliore. Se invece non possono averlo, inutile discutere.

Personalmente credo che l'inferno sia la condanna a vivere entro i limiti della dimensione spazio-temporale. Il paradiso si conquista invece raggiungendo l'Infinito e l'Eterno (come? anche attraverso i non-decreti-legge di Luciano). Ma qui si sconfina nella metafisica (e probabilmente nel pensiero orientale).

Volevo segnalarti sul mio blog il post dedicato alla vertenza degli allevatori della Sardegna. Ho realizzato anche una video intervista ad alcuni esponenti del Movimento dei Pastori Sardi. Un abbraccio, Fabio

Grazie e un salutone alla mia (almeno per un quarto...nonno Francesco Comida era di Ozieri) Sardegna.

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