Marcello Dell'Utri (amico e braccio destro di Silvio Berlusconi, ideatore di Forza Italia, senatore della Repubblica) è stato condannato in appello a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
I giudici lo riconoscono colpevole fino al 1992 e dunque lasciano fuori il periodo della creazione di FI e delle stragi del '93.
Ma resta un fatto pesante come un pianeta: la sentenza conferma che Dell'Utri fu il collegamento tra i boss di Cosa Nostra e Berlusconi negli anni in cui a Milano nascevano il suo impero immobiliare e le sue televisioni.
E Berlusconi (quando venne chiamato a testimoniare sull'accaduto) si avvalse della facoltà di non rispondere.
Un simile individuo può continuare a fare il presidente del Consiglio dei ministri
nello stesso paese inzuppato del sangue di centinaia di persone che hanno dato la vita per difenderci dalla mafia?
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino,
Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980), presidente della Regione Siciliana.
Emanuele Basile (4 maggio 1980), capitano dei Carabinieri.
Giovanni Losardo, militante comunista, già sindaco di Cetraro e segretario capo presso la procura della Repubblica del Tribunale di Paola assassinato il 21 giugno 1980.
Gaetano Costa (6 agosto 1980), procuratore capo di Palermo.
Vito Lipari (12 agosto 1980), sindaco DC di Castelvetrano (TP).
Vito Jevolella (10 ottobre 1981), maresciallo dei carabinieri di Palermo
Sebastiano Bosio (6 novembre 1981), medico, docente universitario.
Pio La Torre (30 aprile 1982), segretario del PC siciliano.
Rosario Di Salvo (30 aprile 1982), autista e uomo di fiducia di Pio La Torre.
Gennaro Musella (3 maggio 1982), imprenditore.
le vittime della strage della circonvallazione (16 giugno 1982): Salvatore Raiti, Silvano Franzolin, Luigi Di Barca e Giuseppe Di Lavore, carabinieri, e Alfio Ferlito, boss di Catania, uccisi a colpi di fucile AK-47 dai killer del boss Nitto Santapaola, che mirava a prendere il posto di Ferlito.
Paolo Giaccone (11 agosto 1982), medico legale.
Strage di via Carini (3 settembre 1982): Carlo Alberto Dalla Chiesa, generale dei Carabinieri e prefetto del capoluogo siciliano, Emanuela Setti Carraro, moglie di Carlo Alberto Dalla Chiesa, e Domenico Russo, agente di polizia,
Calogero Zucchetto (14 novembre 1982), agente di polizia della squadra mobile di Palermo.
Giangiacomo Ciaccio Montalto (26 gennaio 1983), magistrato di punta di Trapani.
Mario D'Aleo (13 giugno 1983), capitano dei carabinieri.
Pietro Morici (13 giugno 1983), carabiniere.
Giuseppe Bommarito (13 giugno 1983), carabiniere.
Bruno Caccia (26 giugno 1983), giudice.
Strage di via Pipitone Federico (29 luglio 1983): Rocco Chinnici, capo dell'ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, Mario Trapassi, maresciallo dei carabinieri; Salvatore Bartolotta, carabiniere; Stefano Li Sacchi, portinaio di casa Chinnici, uccisi dallo scoppio di un'autobomba,
Pippo Fava.Salvatore Zangara (8 ottobre 1983), analista.
Giuseppe Fava, (5 gennaio 1984), giornalista.
Roberto Parisi (23 febbraio 1985), imprenditore e presidente del Palermo calcio, assieme al suo autista Giuseppe Mangano.
Piero Patti (28 febbraio 1985), imprenditore. Rimase ferita anche la figlia Gaia di nove anni.
Giuseppe Spada (14 giugno 1985), imprenditore.
Strage di Pizzolungo (2 aprile 1985): Barbara Asta, morta nell'attentato con autobomba contro il sostituto procuratore Carlo Palermo, salvatosi miracolosamente; morti anche i due figli gemelli di Barbara Asta.
Giuseppe Montana (28 luglio 1985), funzionario della squadra mobile, dirigente della sezione contro i latitanti mafiosi.
Ninni Cassarà (6 agosto 1985), dirigente della squadra mobile di Palermo, e il suo collega Roberto Antiochia, agente di polizia.
Graziella Campagna (12 dicembre 1985), diciassettenne di Saponara (ME) che aveva riconosciuto due latitanti.
Claudio Domino (7 ottobre 1986), bambino di 11 anni che stava passeggiando davanti il negozio dei suoi genitori in via Fattori, nel quartiere di San Lorenzo a Palermo,
Giuseppe Insalaco (12 gennaio 1988), ex sindaco di Palermo.
Natale Mondo, (14 gennaio 1988), agente di polizia scampato all'attentato in cui persero la vita Ninni Cassarà e Roberto Antiochia, venne ucciso perché si era infiltrato nelle cosche mafiose.
Alberto Giacomelli (14 settembre 1988), ex magistrato in pensione.
Antonino Saetta (25 settembre 1988), giudice ucciso con il figlio disabile Stefano Saetta.
Mauro Rostagno (26 settembre 1988), leader della comunità Saman per il recupero dei tossicodipendenti, dai microfoni di una televisione locale faceva i nomi di capi mafia e di politici corrotti. Venne assassinato a Valderice (TP).
Antonino Agostino (5 agosto 1989), agente di polizia, e la moglie Ida Castelluccio, incinta di cinque mesi.
Giovanni Trecroci (7 febbraio 1990), vice-sindaco di Villa San Giovanni.
Emanuele Piazza (16 marzo 1990), agente di polizia.
Giuseppe Miano (18 marzo 1990), mafioso pentito.
Gioitta Nicola (21 marzo 1990), gioielliere.
Giovanni Bonsignore, (9 maggio 1990), funzionario della Regione Siciliana.
Rosario Livatino (21 settembre 1990), giudice di Canicattì (AG).
Nicolò Di Marco (21 febbraio 1991), geometra del comune di Misterbianco (CT).
Sergio Compagnini (5 marzo 1991), imprenditore.
Antonino Scopelliti (9 agosto 1991), giudice.
Libero Grassi (29 agosto 1991), imprenditore attivo nella lotta contro le tangenti alle cosche e il racket.
Tobia Andreozzi (30 agosto 1990), ragioniere.
Paolo Arena (27 settembre 1991), segretario DC di Misterbianco (CT).
Serafino Ogliastro (12 ottobre 1991), ex agente della polizia di Stato,
Giuliano Guazzelli (14 aprile 1992), maresciallo dei carabinieri.
Paolo Borsellino (21 aprile 1992), imprenditore omonimo del giudice Paolo Borsellino.
Strage di Capaci (23 maggio 1992): Giovanni Falcone, magistrato; Francesca Morvillo, magistrato, moglie di Giovanni Falcone; Antonio Montinaro, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; Rocco Dicillo, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; Vito Schifani, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone.
Vincenzo Napolitano (23 maggio 1992), uomo politico democristiano, sindaco di Riesi.
Strage di via d'Amelio (19 luglio 1992): Paolo Borsellino, magistrato; Emanuela Loi, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Walter Cusina, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Vincenzo Li Muli, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Claudio Traina, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Agostino Catalano, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino.
Rita Atria (27 luglio 1992), figlia di un mafioso, muore suicida dopo la morte di Paolo Borsellino, con cui aveva iniziato a collaborare.
Giovanni Lizzio (27 luglio 1992), ispettore della squadra mobile.
Paolo Ficalora (28 settembre 1992), proprietario di un villaggio turistico.
Gaetano Giordano (10 dicembre 1992), commerciante.
Giuseppe Borsellino (17 dicembre 1992), imprenditore, padre dell'imprenditore Paolo Borsellino ucciso otto mesi prima,
Beppe Alfano (8 gennaio 1993), giornalista.
Strage di via dei Georgofili (27 maggio 1993): Caterina Nencioni, bambina di 50 giorni; Nadia Nencioni, bambina di 9 anni; Angela Fiume, custode dell'Accademia dei Georgofili, 36 anni; Fabrizio Nencioni, 39 anni; Dario Capolicchio, studente di architettura, 22 anni.
Pino Puglisi (15 settembre 1993), sacerdote impegnato nel recupero dei giovani reclutati da Cosa Nostra a Brancaccio.
Cosimo Fabio Mazzola (marzo 1994), ucciso perché ex fidanzato della moglie del mafioso Giuseppe Monticciolo, collaboratore di giustizia,
Liliana Caruso (10 luglio 1994), moglie di Riccardo Messina, pentito.
Agata Zucchero (10 luglio 1994), suocera di Riccardo Messina, pentito.
Domenico Buscetta (6 marzo 1995), nipote del pentito Tommaso Buscetta.
Carmela Minniti (1 settembre 1995), moglie di Benedetto Santapaola, detto Nitto, boss catanese.
Serafino Famà (9 novembre 1995),avvocato penalista catanese,
Giuseppe Montalto (23 dicembre 1995), agente di custodia del carcere dell’Ucciardone.
Giuseppe Di Matteo (11 gennaio 1996), figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, ucciso e disciolto in una vasca di acido nitrico.
Antonio Barbera (7 settembre 1996), giovane di Biancavilla (CT), massacrato a diciotto anni,
Antonino Polifroni (30 settembre 1996), imprenditore di Varapodio (RC), assassinato perché non aveva ceduto ai ricatti e alle estorsioni mafiose.
Gaspare Stellino (12 settembre 1997), commerciante, morto suicida per non deporre contro i suoi estortori.
Domenico Geraci (8 ottobre 1998), sindacalista.
Filippo Basile (5 luglio 1999), funzionario della Regione Siciliana.
Vincenzo Vaccaro Notte[1] (3 dicembre 1999), imprenditore di Sant'Angelo Muxaro (AG), assassinato perché non accettava i condizionamenti mafiosi,
Giuseppe Montalbano (18 novembre 1998) medico, Camporeale,
Salvatore Vaccaro Notte (5 febbraio 2000), caposquadra forestale e fratello di Vincenzo, ucciso per non essersi piegato ai condizionamenti di una cosca locale meglio conosciuta come "Cosca dei Pidocchi".
Giuseppe D'Angelo (22 agosto 2006), pensionato, ucciso davanti a un fruttivendolo del quartiere Sferracavallo di Palermo perché scambiato per il boss Bartolomeo Spatola.
Luciano la sentenza parla davvero di Berlusconi?
Davvero la sentenza conferma che Dell'Utri fu il collegamento tra i boss di Cosa Nostra e Berlusconi negli anni in cui a Milano nascevano il suo impero immobiliare e le sue televisioni ?
Scritto da: Giorgio Tedeschi | 29/06/2010 a 17:41
L'elenco dei caduti nella lotta contro la mafia è impressionante.
In quegli stessi anni Dell'Utri intratteneva rapporti con la mafia e con l'amico fraterno Berlusconi, piazzandogli fra l'altro in casa Mangano, che non era un poveraccio qualsiasi, ma un mafioso a pieno titolo.
Il dispositivo di questa sentenza conferma quanto aveva stabilito il tribunale in primo grado per gli anni precedenti il 92.
E che diceva in primo grado la sentenza?
Eccone un pezzo significativo:
"La pluralita' dell'attivita' posta in essere da Marcello Dell'Utri, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di cosa nostra, alla quale e' stata, tra l'altro offerta l'opportunita', sempre con la mediazione di Marcello Dell'Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti della economia e della finanza, cosi' agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici".
Vi si sottolineava "la funzione di garanzia svolta da Dell'Utri nei confronti di Berlusconi, il quale temeva che si suoi familiari fossero oggetto di sequestri di persona, adoperandosi per l'assunzione di Vittorio Mangano ad Arcore, quale 'responsabile' e non come 'mero stalliere'". (siamo nel 73)
Il dispositivo della sentenza di appello dice:
"....assolve Dell'Utri Marcello dal reato ascrittogli limitatamente alle condotte contestate come commesse in epoca successiva al 1992, perché il fatto non sussiste(...) Conferma nel resto l'appellata sentenza;"
Si può leggere per intero il dispositivo qui:
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2010/06/29/news/dell_utri_il_testo_della_sentenza-5250076/?ref=HRER1-1
Scritto da: anna s. | 29/06/2010 a 18:05
Tra tre mesi, quando sarà stata scritta, leggeremo la sentenza per intero e capiremo meglio.
Però non è certo cosa di poco conto che il cofondatore di Forza Italia e amico fraterno di B. per circa un ventennio fosse in stretti contatti con la mafia.
Non è nemmeno di poco conto che B., chiamato a testimoniare nel processo di primo grado, abbia taciuto. Se tutto era chiaro, se non c'era niente da nascondere, se il suo impero economico non aveva la minima connessione con faccende o uomini della mafia, perché non rispondere?
Scritto da: anna s. | 29/06/2010 a 18:13
Secondo la sentenza, i rapporti con la mafia ci sono stati ma il "patto" basato sullo scambio politico no. I giudici della corte d’appello hanno tirato una linea di confine assai netta (per me assai discutibile) tra "prima" e "dopo" il 1992.
Il "prima" significa tutta l'epoca dagli anni ’70 al '92: quando Dell’Utri ha avuto rapporti con boss mafiosi (Bontate, Teresi e in particolare il suo eroe Vittorio Mangano, poi factotum ad Arcore). Questi rapporti servirono a beccarsi la "protezione" mafiosa nelle operazioni finanziarie e imprenditoriali gestite da Dell'Utri, per sè e nell’interesse delle società di Berlusconi. I boss lo facevano gtatis e per simpatia? Ovviamente no? In cambio trovarono autostrade spalancate verso i salotti buoni della finanza milanese e nazionale.
Insomma, nella sentenza c'è pieno riscontro alle ricostruzioni basate su montagne di documenti e sulle testimonianze dei primi pentiti (Di Carlo, Mannoia).
Però, per il dopo-1992, questa corte si distacca dall'impianto accusatorio.
Resta il fatto gravissimo e accertato per l'ennesima volta da una sentenza:
in Senato c'è un mafioso e il presidente del Consiglio fu aiutato dalla mafia.
Scritto da: luciano / idefix | 29/06/2010 a 18:22
dell'utri (lo scrivo minuscolo perché non merita le maiuscole) ha osato dire che si tratta di una "banale" condanna per concorso esterno. Banale, capite??? Quest'essere considera essere contiguo alla mafia una cosa trascurabile, come prendere una multa per divieto di sosta? Io non riesco a capacitarmi, non riesco nemmeno più a indignarmi... mi resta solo l'incredulità di fronte a un simile pervertimento delle regole del vivere civile. Non è accettabile che un delinquente del genere sieda in parlamento: sta a rappresentare chi??? Il sodalizio criminale a cui è contiguo???
PS: i ragazzi di Farefuturo sono inorriditi. Che ci sia un barlume di speranza?
Scritto da: Eeka | 29/06/2010 a 19:39
Ma sarebbe solo pensabile che negli Stati Uniti il principale collaboratore e amico di Obama venga condannato per mafia e non succeda nulla?
L'opposizione dei repubblicani americani se ne starebbe zittina come stanno facendo gli pseudo-oppositori nostrani? Oppure farebbe un putiferio immenso? E i giornali statunitensi? Cosa griderebbero? Sarebbe pensabile una fuffa come il Corrierino del Crepuscolo con i suoi editoriali al brodino di dado allungato?
Scritto da: luciano / idefix | 29/06/2010 a 22:57
Eeka: il problema non è tanto che "banale" lo dica Dell'Utri; trovo molto più disgustoso che lo pensino milioni di italiani.
Scritto da: Lorenzo | 30/06/2010 a 00:35
D'altra parte il mafioso prescritto Andreotti è senatore a vita e pluri-ex presidente del consiglio, venerato come un padrino della repubblica.
Scritto da: gcanc | 30/06/2010 a 08:15
@Lorenzo: sì il problema è proprio questo: che alla fine per la maggior parte degli italiani non c'è nulla di strano
Scritto da: Eeka | 30/06/2010 a 09:06
A conferma del fatto che gli onesti sono sempre meno (inclusi i frequentatori di questo blog), c'è da rilevare solo l'indifferenza di una nazione intera nei confronti di fatti gravissimi come la condanna di un "politico" mafioso, o meglio, di un mafiso prestato alla politica.
Ribadisco quanto già detto in un'altra occasione: l'italia non è altro che un foruncolo pustoloso sul culo del mondo.
Scritto da: Alessandra | 30/06/2010 a 11:52
Cito Luttazzi:
Se per strada di notte incotro un uomo, sudato e tutto sporco di sangue, la prima cosa che mi viene in mente non è: Tò un macellaio...
Scritto da: Jubal | 30/06/2010 a 12:58
Mica l'ho capita la citazione...
Scritto da: Eeka | 30/06/2010 a 13:40
E questo bel tomo ha ribadito ieri che mangano fu un vero eroe! mangano! Mica quelli che cita Luciano nel suo elenco, e che hanno pagato con la vita!
Scritto da: carloesse | 30/06/2010 a 17:03
In un paese civile, enormi folle di cittadini pacifici nel comportamento ma moralmente inferociti metterebbero l'assedio a Palazzo Chigi e al Parlamento, pretendendo le dimissioni di Berlusconi, dell'intero governo e del dis/onorevole senatore Dell'Utri.
Scritto da: luciano / idefix | 30/06/2010 a 17:15
Eeka, che magari non si è certi che Berlusconi è un mafioso, ma ci sono tanti e tali indizi che sarebbe più eclatante se non lo fosse...
Scritto da: Jubal | 30/06/2010 a 17:39
Io la citazione di Joubal l'ho capita e la trovo fantastica:) con tutto che Luttazzi mi sta sonoramente sulli zebedei.
Detto questo quoto eeka. Poi aggiungo anche che, lo so che è brutto, lo so che ci ho torto, lo so che sono er segno dei tempi, menateme.
Ma Andreotti in confronto... Andreotti cazzo Andreotti io LO RIMPIANGO.
Me l'aveva detto mia nonna, a due passi dalla morte. Vecchia comunista, ex partigiana, che aveva passato la vita a infangare la DC.
Li rimpiangeremo. Lei sta roba non l'ha vista ma temo che avesse ragione.
Scritto da: zauberei | 30/06/2010 a 17:46
No, non rimpiango Andreotti. Quel lungo potere democristiano non è affatto innocente dello stato di cose attuale. Lunga diseducazione alla democrazia. Costituzione messa nel dimenticatoio, perbenismo di facciata, intrallazzi e rapporti con la mafia dietro.
l'altra domenica sul supplemento del Sole24 c'era questo brano di Calamandrei che risale al 1955. Mi sembra significativo (rispetto al rimpianto per i democristiani):
«Può darsi che questo stato di perplessità costituzionale sia soltanto transitorio. La democrazia italiana è dinanzi a un bivio; ma la scelta è ancora aperta. Più che la carenza delle leggi sembra pericolosa la carenza delle coscienze, la insensibilità democratica della classe dirigente, che rimpiange lo spirito autoritario del fascismo... Fatto più grave, si è accentuato il discredito per la legge. Si è avvezzato il popolo italiano a considerare questa, anche nella forma costituzionale, cosa di poco momento, a cui si può passare sopra e che comunque deve cedere il passo di fronte ad altre esigenze considerate più importanti...Che cosa sia la Costituzione per molti di coloro che siedono in Italia ai posti di comando è stato espresso in frasi che meritano di passare alla storia: una "faccenduola", una "trappola". Quello che conta, per certa gente, è rimanere al governo, è conservare i loro privilegi...".
Scritto da: anna s. | 30/06/2010 a 19:25
ho letto un po' di cose sul processo a dell'utri e mi sembra che:
- dell'utri è un mafioso. non esterno, ma proprio mafioso. ha anche la faccia da mafioso. e siccome non è cretino, il ribadire che mangano è un eroe quando non ce n'era nessun bisogno, credo che qualche significato ce l'abbia. se non altro confermare agli amici da che parte sta. tra l'altro mangano sarebbe un eroe perchè non ha parlato. ma se parlava? se dell'utri (e berlusconi ovviamente) fosse innocente mangano non avrebbe avuto niente da dire, per cui tacendo non è stato un eroe ma un idiota reticente.
- dopo il 92.
qui la storia è diversa, perchè dopo il 92 ci sono le stragi e le indagini sono ancora in corso presso varie procure.
secondo me il procuratore qui è arrivato lungo, portando in processo testimonianze non ancora riscontrate.
avesse mantenuto il processo sui fatti concreti e provati, nonostante i due anni di riduzione della pena, oggi i parlamentari del pdl riderebbero meno. anche se non capisco cosa ci sia da ridere con una condanna a 7 anni.
al tempo di andreotti ero un bimbetto e per fortuna avevo altro cui pensare, però, fino a mani pulite, un parlamentare condannato o si dimetteva, o veniva sospeso dal partito. e a volte anche prima della condanna.
oggi sembra che senza una condanna in politica non ci si possa nemmeno entrare.
gli eroi sono quelli che trafficano in droga e ammazzano.
sentendo il tg1 sembra che dell'utri sia stato assolto.
berlusconi invita allo sciopero i lettori di giornali.
e ho tralasciato un mucchio di altre belle cose.
qui la questione non è: "se fossimo in un paese civile o normale..."
l'italia e moltissimi italiani non sono nè civili nè normali, se no farebbero quello che dice sopra luciano.
Scritto da: marcob | 30/06/2010 a 23:11
Zau: capisco quello che intendi, ma lo condivido meno di niente, perché confrontare i mafiosi come Andreotti e Dell'Utri preferendo il primo per raffinatezza e cultura politica è come preferire Josef Mengele a Jack Lo Squartatore.
Scritto da: gcanc | 01/07/2010 a 12:29
Riporto da marcob: "sentendo il tg1 sembra che dell'utri sia stato assolto.
berlusconi invita allo sciopero i lettori di giornali."
A quando un invito (da parte di chicchessia) allo sciopero dai TG ed all'invito a comprare il doppio dei giornali?
A quando l'invito a non comprare i prodotti che fanno pubblicità sulle reti mediaset ed ingrassano publitalia?
Scritto da: carloesse | 01/07/2010 a 13:53
Jubal: grazie della spiegazione. Ora ho capito, anche se non penso che Berlusconi sia mafioso, nel senso di affiliato all'organizzazione criminale. Mi pare più il referente politico di quell'organizzazione. Berlusconi sta lì dove sta perché è utile alla mafia. Quando non lo sarà più, credo che ci metteranno meno di niente a sostituirlo
Scritto da: Eeka | 01/07/2010 a 16:50
Io credo che lo slogan "Berlusconi mafioso" sia molto rozzo.
Il problema è un altro: penso che Eeka ci vada vicino con ammirevole sintesi.
Scritto da: luciano / idefix | 01/07/2010 a 21:32
"Io credo che lo slogan "Berlusconi mafioso" sia molto rozzo."
Infatti lo ha detto a suo tempo anche un certo Bossi, notoriamente rozzo come persona.
Peccato che ora è suo alleato.
Scritto da: marino | 02/07/2010 a 10:04
"Berlusconi mafioso" è uno slogan rozzo, in effetti, ma nel senso che è rozzo l'italiano usato per scriverlo. Sarebbe più corretto dire "berlusconi è un mafioso".
Credo che ci siano ancora troppe persone propense a credere che "il mafioso" per eccellenza sia un personaggio con la coppola e la lupara.
Eeka, ci sono molti modi diversi, oggi, di essere "affiliati" ad un clan mafioso. Dell'Utri, berlusconi e altri come loro, a mio avviso sono la versione pubblica e visibile di quei "picciotti" che vanno in giro ad estorcere denaro alla gente onesta e a piazzare bombe quando quella stessa gente non si piega alla volontà del boss.
Vista così, per me berlusconi e dell'utri SONO mafiosi.
Scritto da: Alessandra | 02/07/2010 a 11:48
proprio così ale,
noi non siamo giudici e non possono bastarci le verità processuali.
quello che dice spatuzza può non bastare in un processo, ed è giusto che sia così, però nella coscienza pubblica dovrebbe restare come un macigno, tale da imporre a chi viene tirato in ballo di farsi avanti e raccontare tutto, invece di avvalersi della facoltà di non rispondere.
io, tra l'altro, credo che la facoltà di non rispondere dovrebbe essere limitata, come in america ad esempio, all'interrogatorio in cui le tue risposte potrebbero incriminarti, e non quando si parla di altri soggetti.
mangano che non parla di berlusconi e dell'utri per me è un teste reticente.
Scritto da: marcob | 02/07/2010 a 13:04
Concordo Marco.
In ogni caso, sull'attendibilità delle dichiarazioni dei pentiti ci sarebbe da fare un discorso a parte. Nel caso di dell'utri, a parte le intercettazioni che dimostrano molte cose, i giudici hanno potuto accertare l'attendibilità di spatuzza ed altri. Se non ci fidiamo della gente che lavora in prima linea e che rischia la propria pelle tutti i giorni, di chi dobbiamo fidarci? E ciò che sappiamo è solo la millesima parte di ciò che realmente è nelle mani dei giudici ed è, ovviamente, coperto da segreto istruttorio.
Il "diritto di restare in silenzio" (detto all'americana) non dovrebbe valere per i terroristi ed i mafiosi innanzitutto. E anche per i preti pedofili, secondo me.
Scritto da: Alessandra | 02/07/2010 a 13:35
Appunto: nel giudizio etico e politico sulle persone e sui politici, la "verità" accertata dalle sentenze processuali non è tutto.
Esempio: anche se ora i'imputato Cuffaro venisse assolto dal suo ennesimo processo per mafia, resterebbe il fatto che l'uomo e il politico Cuffaro puzzano di brutto.
Uguale per Dell'Utri, Berlusconi e centinaia di altri politici che a volte se la cavicchiano con sentenze che li lasciano liberi di riffa o di raffa. Pur in presenza di montagne di fatti, non sufficienti però a farli condannare.
Scritto da: luciano / idefix | 03/07/2010 a 16:55
NON HO BISOGNO CHE DELLE SENTENZE MI DICANO GIà QUELLO CHE SO. IO I MAFIOSI LI VOLGIO VEDERE TUTTI DENTRO E SONO PER LEGGI NON DURE PER LORO, MA DURISSIME. FORSE QUALCUNO SI DIMENTICA CHE LA MAFIA è UN'ASSOCIAZIONE DI LADRI - ASSASSINI. PER QUESTO VANNO TRATTATI COL MASSIMO DELLA SEVERITà, ED ANCHE CONCEDERE UN FAVORE ALLA MAFIA VA TRATTATO QUASI ALLA STESSA STREGUA...
Scritto da: Giordano | 04/07/2010 a 09:19
Per giudicare un politico come Cuffaro o dell'Utri o Berlusconi o Scoppelliti o Fitto o Scajola o Bassolino o Brancher e centinaia e centinaia di altri, occorre aspettare la sentenza di un processo?
Scritto da: luciano / idefix | 04/07/2010 a 10:34