Marcello Dell'Utri (amico e braccio destro di Silvio Berlusconi, ideatore di Forza Italia, senatore della Repubblica) è stato condannato in appello a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
I giudici lo riconoscono colpevole fino al 1992 e dunque lasciano fuori il periodo della creazione di FI e delle stragi del '93.
Ma resta un fatto pesante come un pianeta: la sentenza conferma che Dell'Utri fu il collegamento tra i boss di Cosa Nostra e Berlusconi negli anni in cui a Milano nascevano il suo impero immobiliare e le sue televisioni.
E Berlusconi (quando venne chiamato a testimoniare sull'accaduto) si avvalse della facoltà di non rispondere.
Un simile individuo può continuare a fare il presidente del Consiglio dei ministri
nello stesso paese inzuppato del sangue di centinaia di persone che hanno dato la vita per difenderci dalla mafia?
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino,
Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980), presidente della Regione Siciliana.
Emanuele Basile (4 maggio 1980), capitano dei Carabinieri.
Giovanni Losardo, militante comunista, già sindaco di Cetraro e segretario capo presso la procura della Repubblica del Tribunale di Paola assassinato il 21 giugno 1980.
Gaetano Costa (6 agosto 1980), procuratore capo di Palermo.
Vito Lipari (12 agosto 1980), sindaco DC di Castelvetrano (TP).
Vito Jevolella (10 ottobre 1981), maresciallo dei carabinieri di Palermo
Sebastiano Bosio (6 novembre 1981), medico, docente universitario.
Pio La Torre (30 aprile 1982), segretario del PC siciliano.
Rosario Di Salvo (30 aprile 1982), autista e uomo di fiducia di Pio La Torre.
Gennaro Musella (3 maggio 1982), imprenditore.
le vittime della strage della circonvallazione (16 giugno 1982): Salvatore Raiti, Silvano Franzolin, Luigi Di Barca e Giuseppe Di Lavore, carabinieri, e Alfio Ferlito, boss di Catania, uccisi a colpi di fucile AK-47 dai killer del boss Nitto Santapaola, che mirava a prendere il posto di Ferlito.
Paolo Giaccone (11 agosto 1982), medico legale.
Strage di via Carini (3 settembre 1982): Carlo Alberto Dalla Chiesa, generale dei Carabinieri e prefetto del capoluogo siciliano, Emanuela Setti Carraro, moglie di Carlo Alberto Dalla Chiesa, e Domenico Russo, agente di polizia,
Calogero Zucchetto (14 novembre 1982), agente di polizia della squadra mobile di Palermo.
Giangiacomo Ciaccio Montalto (26 gennaio 1983), magistrato di punta di Trapani.
Mario D'Aleo (13 giugno 1983), capitano dei carabinieri.
Pietro Morici (13 giugno 1983), carabiniere.
Giuseppe Bommarito (13 giugno 1983), carabiniere.
Bruno Caccia (26 giugno 1983), giudice.
Strage di via Pipitone Federico (29 luglio 1983): Rocco Chinnici, capo dell'ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, Mario Trapassi, maresciallo dei carabinieri; Salvatore Bartolotta, carabiniere; Stefano Li Sacchi, portinaio di casa Chinnici, uccisi dallo scoppio di un'autobomba,
Pippo Fava.Salvatore Zangara (8 ottobre 1983), analista.
Giuseppe Fava, (5 gennaio 1984), giornalista.
Roberto Parisi (23 febbraio 1985), imprenditore e presidente del Palermo calcio, assieme al suo autista Giuseppe Mangano.
Piero Patti (28 febbraio 1985), imprenditore. Rimase ferita anche la figlia Gaia di nove anni.
Giuseppe Spada (14 giugno 1985), imprenditore.
Strage di Pizzolungo (2 aprile 1985): Barbara Asta, morta nell'attentato con autobomba contro il sostituto procuratore Carlo Palermo, salvatosi miracolosamente; morti anche i due figli gemelli di Barbara Asta.
Giuseppe Montana (28 luglio 1985), funzionario della squadra mobile, dirigente della sezione contro i latitanti mafiosi.
Ninni Cassarà (6 agosto 1985), dirigente della squadra mobile di Palermo, e il suo collega Roberto Antiochia, agente di polizia.
Graziella Campagna (12 dicembre 1985), diciassettenne di Saponara (ME) che aveva riconosciuto due latitanti.
Claudio Domino (7 ottobre 1986), bambino di 11 anni che stava passeggiando davanti il negozio dei suoi genitori in via Fattori, nel quartiere di San Lorenzo a Palermo,
Giuseppe Insalaco (12 gennaio 1988), ex sindaco di Palermo.
Natale Mondo, (14 gennaio 1988), agente di polizia scampato all'attentato in cui persero la vita Ninni Cassarà e Roberto Antiochia, venne ucciso perché si era infiltrato nelle cosche mafiose.
Alberto Giacomelli (14 settembre 1988), ex magistrato in pensione.
Antonino Saetta (25 settembre 1988), giudice ucciso con il figlio disabile Stefano Saetta.
Mauro Rostagno (26 settembre 1988), leader della comunità Saman per il recupero dei tossicodipendenti, dai microfoni di una televisione locale faceva i nomi di capi mafia e di politici corrotti. Venne assassinato a Valderice (TP).
Antonino Agostino (5 agosto 1989), agente di polizia, e la moglie Ida Castelluccio, incinta di cinque mesi.
Giovanni Trecroci (7 febbraio 1990), vice-sindaco di Villa San Giovanni.
Emanuele Piazza (16 marzo 1990), agente di polizia.
Giuseppe Miano (18 marzo 1990), mafioso pentito.
Gioitta Nicola (21 marzo 1990), gioielliere.
Giovanni Bonsignore, (9 maggio 1990), funzionario della Regione Siciliana.
Rosario Livatino (21 settembre 1990), giudice di Canicattì (AG).
Nicolò Di Marco (21 febbraio 1991), geometra del comune di Misterbianco (CT).
Sergio Compagnini (5 marzo 1991), imprenditore.
Antonino Scopelliti (9 agosto 1991), giudice.
Libero Grassi (29 agosto 1991), imprenditore attivo nella lotta contro le tangenti alle cosche e il racket.
Tobia Andreozzi (30 agosto 1990), ragioniere.
Paolo Arena (27 settembre 1991), segretario DC di Misterbianco (CT).
Serafino Ogliastro (12 ottobre 1991), ex agente della polizia di Stato,
Giuliano Guazzelli (14 aprile 1992), maresciallo dei carabinieri.
Paolo Borsellino (21 aprile 1992), imprenditore omonimo del giudice Paolo Borsellino.
Strage di Capaci (23 maggio 1992): Giovanni Falcone, magistrato; Francesca Morvillo, magistrato, moglie di Giovanni Falcone; Antonio Montinaro, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; Rocco Dicillo, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; Vito Schifani, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone.
Vincenzo Napolitano (23 maggio 1992), uomo politico democristiano, sindaco di Riesi.
Strage di via d'Amelio (19 luglio 1992): Paolo Borsellino, magistrato; Emanuela Loi, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Walter Cusina, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Vincenzo Li Muli, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Claudio Traina, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Agostino Catalano, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino.
Rita Atria (27 luglio 1992), figlia di un mafioso, muore suicida dopo la morte di Paolo Borsellino, con cui aveva iniziato a collaborare.
Giovanni Lizzio (27 luglio 1992), ispettore della squadra mobile.
Paolo Ficalora (28 settembre 1992), proprietario di un villaggio turistico.
Gaetano Giordano (10 dicembre 1992), commerciante.
Giuseppe Borsellino (17 dicembre 1992), imprenditore, padre dell'imprenditore Paolo Borsellino ucciso otto mesi prima,
Beppe Alfano (8 gennaio 1993), giornalista.
Strage di via dei Georgofili (27 maggio 1993): Caterina Nencioni, bambina di 50 giorni; Nadia Nencioni, bambina di 9 anni; Angela Fiume, custode dell'Accademia dei Georgofili, 36 anni; Fabrizio Nencioni, 39 anni; Dario Capolicchio, studente di architettura, 22 anni.
Pino Puglisi (15 settembre 1993), sacerdote impegnato nel recupero dei giovani reclutati da Cosa Nostra a Brancaccio.
Cosimo Fabio Mazzola (marzo 1994), ucciso perché ex fidanzato della moglie del mafioso Giuseppe Monticciolo, collaboratore di giustizia,
Liliana Caruso (10 luglio 1994), moglie di Riccardo Messina, pentito.
Agata Zucchero (10 luglio 1994), suocera di Riccardo Messina, pentito.
Domenico Buscetta (6 marzo 1995), nipote del pentito Tommaso Buscetta.
Carmela Minniti (1 settembre 1995), moglie di Benedetto Santapaola, detto Nitto, boss catanese.
Serafino Famà (9 novembre 1995),avvocato penalista catanese,
Giuseppe Montalto (23 dicembre 1995), agente di custodia del carcere dell’Ucciardone.
Giuseppe Di Matteo (11 gennaio 1996), figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, ucciso e disciolto in una vasca di acido nitrico.
Antonio Barbera (7 settembre 1996), giovane di Biancavilla (CT), massacrato a diciotto anni,
Antonino Polifroni (30 settembre 1996), imprenditore di Varapodio (RC), assassinato perché non aveva ceduto ai ricatti e alle estorsioni mafiose.
Gaspare Stellino (12 settembre 1997), commerciante, morto suicida per non deporre contro i suoi estortori.
Domenico Geraci (8 ottobre 1998), sindacalista.
Filippo Basile (5 luglio 1999), funzionario della Regione Siciliana.
Vincenzo Vaccaro Notte[1] (3 dicembre 1999), imprenditore di Sant'Angelo Muxaro (AG), assassinato perché non accettava i condizionamenti mafiosi,
Giuseppe Montalbano (18 novembre 1998) medico, Camporeale,
Salvatore Vaccaro Notte (5 febbraio 2000), caposquadra forestale e fratello di Vincenzo, ucciso per non essersi piegato ai condizionamenti di una cosca locale meglio conosciuta come "Cosca dei Pidocchi".
Giuseppe D'Angelo (22 agosto 2006), pensionato, ucciso davanti a un fruttivendolo del quartiere Sferracavallo di Palermo perché scambiato per il boss Bartolomeo Spatola.
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