E se la catastrofe della Nazionale valesse più di 600 libri socio-politici, 8000 articoli, 300 talk-show, 16.000 discorsi di Bersani &, analisi su analisi?
Se insomma la narrazione di questa sconfitta (di cui parlano tutti, dagli intellettualoni giù giù fino a Borghezio e Gasparri) fosse la Grande Metafora?
Capace di far capire a tutti gli italiani, per davvero e in modo semplice, la drammatica crisi strutturale del nostro paese?
La fine del peso politico dell’Italia e dall'Europa, decretata dai catastrofici mondiali di calcio in Sud Africa, è stata sancita ANCHE dal G20 di Toronto, in Canada.Obama stesso snobba Berlusconi, la Merkel e Sarkozy. Incontra solo Cameron poi Corea, Cina, India, Giappone, Indonesia e filtra la visione con il colore della sua pelle ...
I tempi SONO cambiati.
Adapt or Die.
Scritto da: P@ola | 26/06/2010 a 23:02
Il punto è che, se fermi per strada cento persone, novantatre non hanno la più pallida idea di che cavolo sia 'sto G20 di Toronto. Mentre, sulla disfatta sudafricana, settantadue sono in grado di imbastirti un discorso.
Scritto da: luciano / idefix | 27/06/2010 a 07:51
Io penso che questa disfatta sudafricana racconti a tutti (con una narrazione forte e comprensibile come il calcio sa fare) anche le profonde difficolt... Mostra tuttoà dell'intero paese. Perchè la crisi della Nazionale è il bonsai di quella dell'Italia: istituzioni occupate da irresponsabili (Abete), capi megalomani e privi di senso della realtà che promettevano trionfi inesistenti (Lippi), delocalizzazione produttiva (le industrie portano via le fabbriche, le squadre portano calciatori stranieri ma il principio è uguale), mancati investimenti sulla ricerca (e sui vivai calcistici), infrastrutturestrutture obsolete (stadi pessimi), regioni in mano alla criminalità organizzata e stadi in mano alla tifoseria teppistica, i vecchi non si schiodano manco col napalm (nè nei partiti nè in Nazionale), talenti giovani inutilizzati, abbandono delle risorse forti e strutturali (il territorio depredato dalla cementificazione e in Nazionale la difesa che un tempo era fortissima ora diventata una barzelletta), preparazione quotidiana nulla (i giocatori boccheggiavano dopo pochi minuti e gli avversari correvano come Speedy Gonzales ma anche in Italia la vita quotidiana amministrativa è un delirio)...
Scritto da: luciano / idefix | 27/06/2010 a 08:03
"Il punto è che, se fermi per strada cento persone, novantatre non hanno la più pallida idea di che cavolo sia 'sto G20 di Toronto ...". 93 su 100 Luciano? Magariiiiiii
Scritto da: paolo | 27/06/2010 a 08:46
per me la metafora è che uno che qualcuno pensava essere un dio sulla terra (lippi) invece era solo uno che aveva avuto un enorme culone!
Scritto da: Giordano | 27/06/2010 a 09:24
Sì, lo penso anche io. Lo Stato e la nazionale sono entrambi allo sfascio. Governati o diretti da stolti (quando non malandrini) privi di senso della realtà e da capacità di programmazione a medio-lungo termine, culi di pietra inamovibili ovunque e comunque (quelle di Lippi non sono dimissioni: il suo era un contratto a termine già annunciato, come il precedente, indipendentemente dal risultato). E i pochi che si fanno il culo non vedono alcun risultato: solo sconfitte. L'italia è lo specchio dell'italia.
Scritto da: carloesse | 27/06/2010 a 10:44
Anche Ilvo Diamanti ha pensato di farci un articolo su questo argomento:
http://www.repubblica.it/speciali/mondiali/sudafrica2010/squadre/italia/2010/06/27/news/diamanti_27_giugno-5186999/?ref=HRER3-1
Mi sembra un punto di vista interessante e condivisibile.
Scritto da: Alessandra | 27/06/2010 a 11:23
Sì, un bel pezzo.
Come sempre, Diamanti scrive cose su cui riflettere. Anche se stavolta condivido solo in parte il suo approccio: mi pare che lui abbia un po' travisato le analisi comparse in questi giorni su qualcuni quotidiani (e su questo blog). Analisi che si possono così riassumere: la crisi della Nazionale è strutturale ed è parallela alla crisi dell'intero paese, di cui diventa metafora.
Diamanti si riferisce di più a un aspetto diverso: alla Nazionale come passeggero fattore unificante quando vince.
Scritto da: luciano / idefix | 27/06/2010 a 11:39
Anche il Ghana che sconfigge gli USA è metafora di qualcosa? Non so, sarà che tra cowboys e indiani scelgo sempre gli indiani, ma ieri sera ho gioito.
Scritto da: gcanc | 27/06/2010 a 11:51
Ieri sera meritavano tutte e due di passare il turno: una bella partita, giocata a viso aperto, senza nessun isterismo nè proteste con l'arbitro o pose da prima donna e tantomeno da ex-prima donna decaduta (con "prima donna" mi riferisco a entrambi i sessi).
Degli Stati Uniti mi piaceva la faccia sofferta da film eastwoodiano dell'allenatore Bradley e la mescolanza etnica della squadra: italiani, neri, ispanici, tedeschi, una bellissima macedonia da Ventunesimo secolo.
Del Ghana la sfrontatezza atletica.
Se è metafora di qualcosa? Forse sì: che il calcio comincia a divertire anche gli yankees (in tribuna c'era Bill Clinton con Mick Jagger) che pian piano tirano fuori squadre decenti. Che l'Africa o di riffa o di raffa non va mai troppo avanti ai Mondiali (nemmeno giocando nel proprio continente): agli ottavi il Ghana è l'unica superstite.
E che in un paese non eccezionale dal punto di vista della legalità il fattore arbitrale non ha finora inciso molto: tanto più che il sudafrica ("padrone" di casa) è uscito subito.
Scritto da: luciano / idefix | 27/06/2010 a 12:34
Luciano, sia il tuo punto di vista che quello di Diamanti sono condivisibili, secondo me.
Non possiamo negare l'evidenza: la nazionale di calcio è un fattore unificante anche in tempo di crisi, salvo poi riportarci alla realtà quando viene sconfitta per cedimenti strutturali.
In ogni caso, anch'io ieri sera ho tifato per il Ghana.
Bella partita, gli statunitensi hanno fatto una bella gara anche loro.
Scritto da: Alessandra | 27/06/2010 a 14:33
Infatti: Diamanti estende il discorso a un altro aspetto. Però ho avuto l'impressione che non avesse ben afferrato il senso delle analisi fatte da tanti giornalisti e commentatori.
Scritto da: luciano / idefix | 27/06/2010 a 14:39
Solitamente le vittorie sportive nascondono magagne politiche. Il malvagio credo panem et circenses largamente usato da Berlusconi e' un po' la firma della politica nostro paese. Abbiam giocato ai mondiali ben peggio che le qualificazioni, con la medesima squadra. Per via degli ultimi scandali politici (tipo legge intercettazioni) ? Bulgaria e Irlanda valevano ben di piu' di Slovacchia e Nuova Zelanda ! Suvvia non scherziamo ...
Scritto da: Giorgio Tedeschi | 27/06/2010 a 15:20
Giorgio: io non ho detto le cose che mi metti in bocca tu.
Intanto, non mi pare di aver mai nominato il governo Berlusconi (se non per dire che lui ha usato moltissimo il calcio nella sua parabola politico-imprenditoriale) ma di aver parlato della crisi del nostro paese nel suo complesso.
Comunque non nascondo che penso con orrore a cosa sarebbe avvenuto se alle ore 22.20 del prossimo 21 luglio l'Italia avesse vinto la finale e riconquistato il titolo di campione del mondo. Non oso nemmeno immaginare l'uso sconcio che Silvio Berlusconi avrebbe fatto di quel successo. Roba da far impallidire la corsa sulle sedie di Benigni la notte degli Oscar o la corsa di Tardelli dopo aver rifilato il due a zero ai tedeschi a Madrid nel 1982. Se la Nazionale avesse rivinto il Mondiale, Berlusconi ci avrebbe martellati per mesi e mesi raccontandoci che la formazione l'aveva scelta lui, che la tattica di gioco era frutto del suo genio, che i gol li aveva segnati lui sospingendoli in porta col suo divino alito, che le parate dei portieri erano frutto suo e della sua mente paranormale, che il trionfo calcistico andava di pari passo con i destini che attendevano l'intera nazione italica guidata da un simpatico e modesto genio come lui invidiato da tutto il mondo e amato da ogni italiano meno i comunistacci cattivi che gli fanno la spia ai magistrati proprio come quando era alla scuola elementare e i compagni di classe primina gli facevano la spia alla maestra, che poi lui ci restava male e per colpa di ciò gli si è bloccato l'ormone della crescita, corporea ed emotiva.
Scritto da: luciano / idefix | 27/06/2010 a 15:40
Secondo me, la sconfitta della nazionale non è metafora dello stato della nostra nazione.
Certo, può essere usata come tale, ma questo uso ha lo stesso valore dell'uso che se ne sarebbe fatto nel caso di una sua vittoria (tanto più se "miracolosa").
Mi sento molto concorde con Diamanti e la sua analisi, insomma.
Scritto da: anna s. | 27/06/2010 a 18:26
Aggiungo che non mi pare che la sconfitta abbia portato a nessunissima riflessione da parte dei più (quelli che ignorano i G8 e i G20) sullo stato del nostro paese.
Già ci si è consolati, a me pare, e comunque se ne discute solo in termini relativi al calcio (sono tutti espertissimi in questo: tutti sanno cosa avrebbe dovuto fare Lippi, in cosa hanno mancato i calciatori e via dicendo).
Il fatto che sui giornali i vari intellettualoni, come tu dici, ne scrivano e che gli uomini politici dicano la loro, dipende dal fatto che di altro scrivono e parlano poco delle questioni più drammatiche e importanti - e poco vogliono che se ne parli.
Anche del festival di San Remo ogni anno si scrive consumando inutilmente la carta, e così pure del Grande Fratello e di tutti gli argomenti mediatici etichettati come "popolari" - tutti usati per distogliere l'attenzione dal resto, per non discutere di altri problemi.
Scritto da: anna s. | 27/06/2010 a 18:41
Io l'ho proposta, a me pare abbastanza convincente. Però è ovvio che possa sembrare una esagerazione o una scemenza.
Scritto da: luciano / idefix | 27/06/2010 a 23:13
secondo me invece questa volta diamanti sbaglia tutto.
innanzitutto non capisce che il solo motivo per cui berlusconi sembra lontano dal calcio è perchè il milan non vince. tanto più che dal calcio berlusconi ha già avuto quello che gli serviva e oggi potrebbe farne anche a meno.
sulla nazionale il ragionamento di diamanti è:
la nazionale unisce solo quando vince, per cui non è lo specchio della nazione.
errore che da diamanti proprio non mi aspettavo: stare sul carro del vincitore è proprio uno dei tanti aspetti che rispecchiano l'italia.
debbo dire, in più, che secondo me l'articolo di diamanti col post di luciano non ha niente a che fare.
luciano parla di metafora.
la nazionale ed il modo in cui la sua avventura è precipitata non può essere la grande metafora del modo in cui il paese si sta sempre più affossando?
secondo me si.
e non c'entra niente che, proprio perchè ha perso, in pochi se ne rendano conto.
Scritto da: marcob | 27/06/2010 a 23:31
No, Luciano, non è una scemenza (definirla così sarebbe certo questa un'esagerazione e una scemenza:-))
È, secondo me, una metafora che funziona solo per chi già vede per proprio conto lo sfacelo in cui sta cadendo il nostro Paese. Non aiuta, penso, a far sì che ne prenda maggiore coscienza chi non se ne accorge o non vuole accorgersene e segue il calcio per evasione e sfogo e basta.
Mi piacerebbe sbagliarmi, dopotutto.
Scritto da: anna s. | 27/06/2010 a 23:37
Mi dispiace, caro e saggio Luciano, che anche tu sia stato contagiato da questa mania di collegare la sconfitta della nazionale ai destini del nostro paese.
A me piace il calcio e piace anche la buona letteratura, ispirata al calcio (da soriano a Galeano) che davvero sa connettere la pelota alle cose della vita.
Ma quello di questi giorni mi sembra un facile esercismo di qualunquismo: la nazionale da schifo è uno specchio del paese che fa schifo.
A me sembra che sto' paese, non se la passasse molto meglio quattro anni fa, quando scendemmo a frotte per le strade a a celebrare i nostri campioni.
E non se la pasava tanto meglio nel 1982.
Il paese fa schifo "a prescindere" dal calcio che è un'attività dove peraltro, ce la caviamo bene, tutto sommato.
Non confondiamo i piani, per dirla con il grande allenatore Luis Cesar Menotti: si gioca al calcio cme si vive, non il contrario.
Scritto da: Marco D | 28/06/2010 a 01:28
ehm ... una a tale idea non poteva che essere "italiana" ;-) ... splendida settimana Luciano & Co!
Scritto da: Yubi | 28/06/2010 a 10:03
Marco D, quattro anni fa non era uguale: intanto, il presidente del Consiglio era Romano Prodi, dunque governava il centrosinistra e non questa gang.
Poi lo stato del calcio italiano non era lo stesso: nelle squadre di calcio di serie A e B, la percentuale di giocatori arrivati dai "vivai" giovanili era del 17%, mentre adesso (dopo soli quattro anni) è precipitata all'8%. E infatti la nazionale under 21 (che era stata campione d'Europa a lungo negli anni Novanta, e di recente aveva vinto nel 2000 e nel 2004, arrivando in semifinale nel 2002) è in crisi profonda.
Dal 2006, il numero di giocatori stranieri in serie A è aumentato del 65%.
Anche per questi motivi strutturali (ma ce ne sono tantissimi altri sulla gestione tecnica della squadra portata in Sudafrica) la situazione del calcio italiano NON è la stessa del 2006.
Scritto da: luciano / idefix | 28/06/2010 a 13:30
Secondo me no.
POsso dire una cosa?
Per forza di cose, i calciatori italiani hanno lavorato più sodo di molti a questo attuale governo. Più in buona fede ecco. Sono anche, alcuni almeno, davvero degli ottimi giocatori. Io adoro Buffon, un grandissimo portiere, e la sciatica non se l'è procurata per corruzione o per pigrizia. Credo che Ringhio, o Camoranesi o che so Quagliarella siano degli ottimi elementi. Credo anche che Lippi abbia fatto degli errori, anche gravi, ma non gli imputo una malafede. Di più Lippi ha fatto vincere i mondiali la volta scorsa.
Invece l'Italia è in caduta verticale da decenni. Inutile nasconderselo: non è che i governanti siano demotivati, siano stanchi o abbiano l'acciacchi: so proprio stronzi. La congiuntura economica che vive l'Italia è diametralmente opposta alle floride vicende del calcio mercato. Non basta la parola perdita per creare un parallelismo. Deve funzionare anche il come si perde.
No c'è un abisso.
Scritto da: zauberei | 28/06/2010 a 14:37
Luciano, i dati sul calcio italiano che citi in effetti parlano da soli. Ma proprio per quello, mi sembra che tutto sommato, la nostra nazionale con la sua figura barbina, ci abbia ricordato che siamo in declino.
In parte è un fatto generazionale: siamo in un momento di passaggio tra la generazione di Totti e Del Piero a quella successiva, che è più scarsa.
E' già capitato nell'86' ad esempio. Quello che contesto è l'equazione il calcio è specchio del paese.
No ribadisco, negli ultimi trent'anni l'Italia è sta peggiore del suo calcio, che pure con tutti i suoi scandali e le sue vergogne, ci ha regalato soddisfazioni sportive e fatturati industriali di tutto rispetto. Insomma, la penso come proprio Zauberei nel commento precedente.
Scritto da: Marco D | 28/06/2010 a 22:06
Non pretendo mica di aver Ragione con la Erre maiuscola.
Ho solo proposto un'ipotesi di lettura. Che a me pare abbastanza azzeccata.
Però (ovviamente) padronissimi di non condividerla.
Scritto da: luciano / idefix | 28/06/2010 a 22:09
e invece hai ragione. io le maiuscole non le uso per cui la erre mettila come vuoi.
c'è una affinità perfetta tra questa squadra che non si rende conto di essere mediocre, con la politica che nega la crisi e non si rende conto di essere sul ciglio del baratro.
tra una slovakia che ci rifila tre gol e ci manda a casa e un'altra parmalat o un'altra cirio che potrebbero stenderci a livello grecia.
tra un leader che continua a dire che tutto va bene e un ct che fino all'ultimo predicava di aver fiducia che saremmo arrivati fino alla fine.
dopodichè tu, luciano, parlavi di metafora, e chi non è d'accordo tira fuori buffon, quagliarella, totti e del piero.
ma che c'entrano? mica si sta parlando di calcio.
Scritto da: marcob | 28/06/2010 a 23:04
Un'unica precisazione: in genere, metto le maiuscole solo per sbeffeggiare certe parole.
Scritto da: luciano / idefix | 29/06/2010 a 08:58
Trovo interessante questo articolo
:
"Ces multinationales du Sud qui jouent dans la cour des grands au Mondial 2010"
di Ram Etwareea
pubblicato su
Le Temps di oggi
Scritto da: P@ola | 09/07/2010 a 08:20
Non ho idea di cosa ci sia nell'articolo, se analizzi le proprietà societarie o gli interessi economici attorno al calcio.
So però che la squadra finora più forte (la Spagna) è tutto meno che una "multinazionale": i giocatori giocano tutti in Spagna e nessuno all'estero, quasi tutti provengono da due sole squadre (Barcellona e Real Madrid) e sono frutto dei vivai giovanili e dunque degli investimenti sulle risorse "interne" e non di Super-acquisti di Mega-Star all'estero.
Scritto da: luciano / idefix | 09/07/2010 a 09:44