Ieri sera ho cominciato a leggere Tom Jones di Henry Fielding, scritto nel 1749, più di mille pagine.
Pur conoscendolo di fama, lo rinviavo da tanto tempo.
E dopo qualche capitolo, ero conquistato: tutta la solidità del romanzo inglese classico tipica dei mobili che durano per secoli, il ritmo ampio e caldo, personaggi che prendono subito vita, un umorismo pungente, ambienti sociali vari, satira sociale e realismo, il narratore onnisciente che interviene con sottile ironia, il multiforme tentativo di mettere in scena un intero mondo.
Che peccato che nell'Italia contemporanea non vi siano (eccezion fatta per i tre veneziani:Storia della mia vita di Giacomo Casanova, le oscene poesie di Giorgio Baffo e le commedie di Carlo Goldoni) opere paragonabili alla grande letteratura europea del Settecento.
purtroppo la letteratura non solo non si fa più ... ma spesso si ignora anche quella che già cera e da cui si potrebbe imparare ... ho letto da poco Fahrenheit 451 ... e mi sembrava di leggere un saggio sociologico sulla nostra Italia
Scritto da: cinzia | 28/02/2010 a 12:57
purtroppo la letteratura non solo non si fa più ... ma spesso si ignora anche quella che già cera e da cui si potrebbe imparare ... ho letto da poco Fahrenheit 451 ... e mi sembrava di leggere un saggio sociologico sulla nostra Italia
ps ...ho fatto confusione con i tasti dei commenti, scusa
Scritto da: cinzia | 28/02/2010 a 12:58
Io non sono così pessimista sull'attuale narrativa. Se mi guardo in giro, vedo in piena attività romanzieri di grande valore mondiale. Ne cito solo cinque: Philip Roth, Vargas Llosa, Yehoshua, Marìas, Murakami.
Condivido però (e sempre più) una certa nausea nei confronti della frenesia modaiola che ci porta a correre in libreria a cercare LA NOVITA' APPENA USCITA (che spesso non vale niente), quando basterebbe guardare nei decenni e nei secoli passati per trovare tesori e tesori.
Scritto da: luciano / idefix | 28/02/2010 a 17:56
Mi piacerebbe poter scannerizzare il tuo cervello quando leggi. Chissà quale agglomerato di neuroni si accende ?
Scritto da: P@ola | 01/03/2010 a 06:21
Se la lettura è di un testo narrativo, soprattutto questi:
- immedesimazione con i personaggi,
- attesa degli eventi,
- domanda su "come lo scriverei io" e di conseguenza i casi sono solo tre:
A) DISINTERESSE PER IL TESTO CHE ABBANDONO DOPO POCHISSIME PAGINE,
B) INVIDIA PER LA (PER ME) INARRIVABILE BRAVURA DELL'AUTORE DI CUI GODO IL TESTO,
C) DISPREZZO PER LA SUA INCAPACITA' E DUNQUE ABBANDONO DEL TESTO.
Scritto da: luciano / idefix | 01/03/2010 a 15:32
"immedesimazione con i personaggi"
allora è vero,
i neuroni specchio esistono !!
Scritto da: P@ola | 01/03/2010 a 17:32
Quando leggo un romanzo o guardo un film, io sospendo l'incredulità e (per il tempo che passo IN QUELLA SITUAZIONE NARRATIVA) io vivo le esperienze di quei personaggi.
In pratica, uno dei giochi di quando ero bambino e adolescente: faccio finta di essere qualcun altro.
(Poi è evidente che leggere un libro o guardare un film è anche altro: gustarmi lo stile dello scrittore o del regista, l'architettura della trama e delle sottotrame, la caratterizzazione dei protagonisti e dei comprimari e delle comparse, i risvolti morali, gli interrogativi etici, il quadro storico-sociale, le invenzioni fantastiche, l'originalità delle idee, i rapporti con altri libri e altri film e altri autori...
Ma entrare in empatia con i personaggi è, per me, fondamentale)
Scritto da: luciano / idefix | 01/03/2010 a 17:56