Mi pare davvero idiota che PD, IdV, Rifondazione, Sinistre varie si facciano cogliere impreparate anche su questo terreno, come se fosse un tema spuntato da chissà dove ieri mattina. E (timorose di offendere le donne o di turbare le minoranze etniche e religiose) si mettano a balbettare senza saper bene cosa dire, cosa pensare nè quali pesci pigliare, col risultato di lasciar campo libero solo alle idee chiare e precise della destra.
Allora provo a dirlo da cittadino laico e valdese: le presunte radici nazionali, il diritto delle donne, i valori cristiani e fumo simile non c'entrano nulla di nulla.
Intanto sul concetto di "velo".
Non voglio fare il pignolo, però è importante sapere la differenza tra Al Amira, Shayla, Chador, Niqab, Hijab e Burqa: tutti e sei coprono i capelli ma sono assai diversi.
Se no, si riduce tutto a "velo" o peggio a "burqa" e festa finita. Però facendo così non si capisce niente e si rischia di dir delle fesserie.
Vediamoli uno alla volta.
Al Amira è una specie di velo in due pezzi, che lascia il viso completamente scoperto.
Shayla è una specie di sciarpa che lascia il volto totalmente scoperto.
Chador è tipicamente iraniano, arriva fino ai piedi ma lascia il viso scoperto.
Niqab copre il viso e lascia scoperti soltanto gli occhi
Hijab è una specie di foulard che scopre completamente il volto.
Burqa è una sorta di mantello leggero che copre dalla testa ai piedi, compreso il volto. La donna può vedere perchè, davanti agli occhi, ha una specie di fitta retina.
Ecco allora che parlare genericamente di "velo islamico" come se fosse un tutt'unico significa parlare a vanvera.
Il problema qual'è?
Che non dobbiamo farci incastrare in dibattiti ideologici o religiosi. Dovremmo invece restare rigorosamente su un altro piano.
E dire semplicemente così: in uno stato laico, esiste la responsabilità personale delle proprie azioni e dunque ognuno dev'essere riconoscibile. Dunque è vietato nascondere il proprio volto in luoghi pubblici.
Punto e basta.
La religione, la fede, la dignità della donna, la libertà individuale eccetera non c'entrano nulla di nulla di nulla.
Non facciamoci incastrare dai leghisti. Per l'amordidio!
Non continuiamo a tentennare, a non dare risposte chiare, a balbettare.
Proviamo (anche da laici) ad ascoltare Gesù Cristo e il suo invito: "il vostro parlar sia sì sì, no no"
Ho usato la citazione di Matteo 5,37 ("il vostro parlare sia sì sì, no no") perchè mi piace molto: spiazza sempre gli azzeccagarbugli che ricorrono a mille contorsionismi per non essere mai chiari.
Intendiamoci: non voglio certo dire che tutto sia sempre semplice e tagliabile con l'accetta, che ogni cosa si possa ridurre a un netto sì o a un altrettanto netto no.
E' evidente che spesso esistono tantissime sfumature. Però a volte non è acosì, a volte l'alternativa è secca, chiara: o o.
E voglio una risposta chiara.
O con i partigiani o con i nazifascisti.
O pari o dispari.
O promossi o bocciati.
O vivo o morto.
O con Falcone e Borsellino o con Cuffaro.
O sì o no.
E se la risposta del politico tergiversa, è solo per fregarci.
Scritto da: luciano / idefix | 27/01/2010 a 18:28
Trovo il dibattito sul "velo" islamico davvero assurdo, per certi versi. Assurdo perché anche su questo destra e sinistra "se la menano", come si suol dire, senza arrivare a nessuna conclusione, mentre la soluzione, per quanto mi riguarda sarebbe, semplice davvero e coincide con quanto dice Luciano. In uno stato laico, dove ogni soggetto adulto è responsabile di se stesso e delle sue azioni, deve essere riconoscibile, senza se e ma religiosi che fungono solo da pretesto.
Però, in quanto donna, mi sento di aggiungere che alla questione della laicità bisogna associare anche la parità di diritti e doveri tra uomini e donne sancita dalla Costituzione italiana. Lungi da me appoggiare la Lega nelle sue battaglie contro l'Islam, vorrei sottolineare che il velo rappresenta comunque una forma di sottomissione della donna all'uomo nella cultura islamica e per me è inaccettabile. E' ovvio dire che non posso comprendere perché sono nata e cresciuta in una culura diversa, ma dalle nostre parti le donne per secoli hanno portato altri tipi di "veli" invisibili da cui si sono emancipate, in un modo o nell'altro. Dunque mi riesce davvero difficile capire in che modo sia realizzabile una vera integrazione tra italiani ed immigrati di religione islamica se non sono le donne per prime a rifiutarsi di indossare il velo, sia esso un burqua, o un nijab, o altro.
Come si può far capire ai seguaci dell'Islam che l'Italia è un paese laico (sulla carta) e che le sue leggi vanno rispettate a prescindere dalla religione di appartenenza?
Scritto da: Alessandra | 27/01/2010 a 23:02
A mio parere è lo stato che deve dirlo chiaro, sopratutto nel momento di concedere il Visto.
Quando negli anni '70 andai in Iran, Pakistan, Afganistan era possibile vestirsi come ci pareva in quei paesi.Noi europei ed altri asiatici, come pure i latino-americani e gli australiani, convivemmo felicemente con donne "burqate" e non ...
Poi quei paesi cambiarono le leggi e all'atto della rihiesta del Visto lo esplicitano chiaramente.
Pochissimi di noi accettiamo di ritornarci, sebbene io conosca qualche donna occidentale che vi si sottomette ...perchè tiene molto alla remunerazione del suo contratto di lavoro.
Lo fa di sua sponte, no problem.
Io e milioni di altre donne, (nel mio caso stra-invitata ogni mese sia da privati che da una Università) dico: "No, grazie"
E non ci vado più, anche se pagano non solo bene ma benissimo...
Scritto da: P@ola ancora ammalata | 28/01/2010 a 14:01
io non riesco ad essere cosi' chiara con me stessa, col no/no o si/si. Capisco tutto cio' che dite, capisco la questione stato laico, capisco anche la questione femminile. Ma mi rendo anche conto che l'emancipazione non puo' succedere dalla sera alla mattina, e diciamo che le donne di questa generazione probabilmente non la vedranno. Quindi parlando terra terra, parlando dell'ora e adesso, per queste donne, ora e adesso, togliere il velo diventa una questione enorme, non un dettaglio, e costerebbe tantissima pena. Molta (ma mooolta) di piu' di quel senso di "fastidio" che proveremmo noi a dovercelo mettere se dovessimo andare in Pakistan etc come diceva Paola. Molto di piu'. Incommensurabilmente di piu'. Quindi, di fatto, queste donne, ora e adesso, se sono in Italia, di fatto non uscirebbero per strada MAI, per non dover togliersi il burqa. Prigioniere in casa. Se fuori dall'Italia, non potrebbero entrarci MAI, per non dover togliersi il burqa. Indesiderabili. E' su questa cosa che non riesco a decidere, con me stessa, da che parte sto, perche' e' come se per difendere un valore ne stessimo calpestando un altro, negando un diritto di base a persone che non hanno fatto nulla di male. Non so. Non so proprio.
Scritto da: supermambanana | 28/01/2010 a 15:00
credo anch'io che sia come dice super.
nella chiesa del mio paese dove andavo da bambino c'era un avviso: le donne debbono avere il capo coperto, la gonna sotto il ginocchio e le maniche lunghe.
poi ho smesso di andarci e non so se sia cambiato qualcosa.
adesso si vorrebbe discutere delle islamiche col capo coperto. si vorrebbe, dico, perchè la discussione in italia non esiste proprio. la lega, vabbè, ma la propaganda non è discussione.
poi ci sono le leggi dello stato. bisogna essere riconoscibili? allora niente burka. niente burka quando si deve essere riconosciuti. in un ufficio pubblico, quando si costituisce pericolo per la sicurezza altrui.
ma non sempre.
a quella giornalista di repubblica che crede di aver fatto uno scoop girando per milano col niqab è successo solo quello che deve succedere.
per strada niente, nel negozio pure, in tribunale le hanno chiesto di scoprirsi il volto.
tutto molto semplice: andare in mutande in tribunale non si può, ma in spiaggia si.
e non c'è bisogno che la sinistra apra un dibattiro su questo.
non c'è proprio bisogno di dividersi anche sulle mutande o sul capo coperto.
Scritto da: marcob | 28/01/2010 a 15:34
Supermambanana, a grandi linee concordo con te, ma anche con Paola. La questione è spinosa, ma vorrei obiettare che anche noi, normalissime e comunissime persone, non facciamo nulla di male, eppure se desideriamo visitare i paesi islamici dobbiamo attenerci alle loro rigidissime regole, e in alcuni casi, se volessimo non potremmo professare il nostro credo religioso.
Io la metterei su un altro piano ancora: gli immigrati dai paesi islamici vengono in Italia soprattutto per cercare un lavoro, per non patire la fame nel proprio paese, dunque sanno già in partenza che inevitabilmente dovranno rinunciare a qualcosa, che poi col tempo potranno magari recuperare (parlo di tradizioni appartenenti alla cultura specifica). A questo punto è meglio rinunciare ad indossare un velo (opprimente ed umiliante per una donna), o morire di fame ma tenersi attaccate alle proprie tradizioni nel proprio paese?
Se la mia cultura mi impone di portare il velo ed io scelgo di attenermi a questi dettami, posso farlo anche in Italia, ma a casa mia, tra le mie quattro mura, perché il paese che mi ospita ha le sue regole che io devo rispettare.
Per le ragioni che esprimeva Paola prima, io ho scelto di non visitare i paesi dove il velo è obbligatorio. So che mi perdo molte cose che mi hanno sempre appassionata fin da bambina, ma è più forte di me, io in quei paesi non ci vado. Diversamente sarebbe se fossi costretta ad emigrare per fame. Personalmente mi atterrei alle leggi del paese che mi ospita.
Il punto critico di tutta questa storia è, a mio avviso, il fatto che in Italia non esiste una vera e propria regolamentazione sull'immigrazione, ma solo una discriminazione sempre più dilagante, da un lato, ed una paura enorme di essere tacciati di razzismo dall'altra.
Scusa, ma non ti sembra una cretinata andare a chiedere, che so, una carta di identità al comune dove risiedi ed andarci completamente coperta dalla testa ai piedi e pretendere di non scoprirti perché così dice la "tua legge"? A me si. Un'enorme cretinata. E' questo che si dovrebbe far capire alle donne islamiche e ai loro mariti, fatelli, padri. Nei luoghi pubblici bisogna essere riconoscibili, perché ognuno di noi è responsabile di se stesso e delle proprie azioni. Qui non si tratta di togliere abusivamente un diritto alle donne che portano il velo, ma di far capire loro che in uno Stato laico e democratico le leggi sono diverse e vanno rispettate esattamente come si rispettano quelle del paese di provenienza.
Scritto da: Alessandra | 28/01/2010 a 15:48
Ricordiamoci che noi possiamo aiutare una persona SOLO a patto che questa persona accetti di essere aiutata.
Altrimenti devi lasciarla stare.
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Sembra che noi Occidentali abbiamo il vizietto di voler far approvare le nostre consduetudini e ragioni... ma almeno lo facciamo DECENTEMENTE e APERTAMENTE.
Loro barano alla grande. Colleghi di lavoro che hanno assistito ad una lapidazione e la hanno filmata ne hanno poi passate delle belle, pur ringraziando l'Ambasciata Italiana.
Noi, in Italia, nel caso di un incidente stradale chiamano le autorità per i rilievi.
Loro incarcerano subito ed automaticamente il conducente straniero
Ecco: quando si parla di "toglier il velo" in realtà poi però si intendono casi e situazioni quali quelle che ho citato.
Scritto da: P@ola ancora ammalata | 28/01/2010 a 16:06
Ripeto che in discussione sono solo il Hijab e il Burqa (che coprono completamente il volto e dunque nascondono l'identità delle persone).
Tra l'altro non è affatto vero che il Corano prescriva l'uso del "velo integrale". Il Corano consiglia alle donne di indossare un fazzoletto da testa e di coprire il corpo, ma non obbliga affatto a nascondersi dalla testa ai piedi. Anche durante il pellegrinaggio alla Mecca, donne provenienti da vari paesi del mondo vanno a pregare e quasi nessuna copre il proprio volto.
Scritto da: luciano / idefix | 28/01/2010 a 16:44
a parte saudi arabia, dove una donna occidentale va solo se invitata dal governo,
dovete spiegarmi qual'è il paese islamico che imponga ad una donna occidentale di indossare burka, niqab o robe del genere.
iran. iraq, emirati, siria, giordania, pakistan, libano, egitto sicuramente no.
non sono nemmeno sicuro che costringere una persona a vestirsi in modo diverso da come la sua cultura e le sue tradizioni le hanno insegnato sia un gran aiuto.
regolamentare l'immigrazione. mi spiace ma non sono d'accordo. uno stato deve saper far rispettare le proprie leggi dopo aver stabilito che le proprie leggi sono le migliori possibili per la convivenza civile.
poi chiunque può arrivare.
se c'è lavoro si ferma, se non ce n'è se torna da dove è venuto, perchè altra strada per sopravvivere lo stato non la deve consentire.
vale per tutti però, anche per noi.
troppo facile chiudere la porta e criminalizzare chi arriva. molto più difficile dare alle forze dell'ordine gli strmenti adatti per svolgere il proprio compito.
solo così un burka non farebbe paura a nessuno.
poi se per fare la carta d'identità devi far vedere la faccia, o la fai vedere o non fai il documento.
ma se per strada incontro una donna col niqab non debbo neanche provare a pensare di aver incrociato una selvaggia.
Scritto da: marcob | 28/01/2010 a 16:46
Paola le lapidazioni e le carcerazioni ingiustificate sono un discorso del tutto differente. Si farebbe un favore molto piu' grande alla causa femminile in islam se si tenessero separate il piu' possibile.
Alessandra, lo so a che noi italiani il solo pensiero di dover far salti mortali per non contravvenire alla legge ci e' estraneo :-D (e' un joke eh? prima che mi ammazziate), pero' qui la cosa e' un tantino piu' forte, da cio' che mi pare di capire, togliere il velo non e' come passare col rosso, e' come, che ne so, doversi adattare ad un jus primae noctis, per dire, un tantinello piu' forte ecco.
Scritto da: supermambanana | 28/01/2010 a 16:52
Marco, stavo proprio per citare anch'io l'articolo di stamattina. La giornalista non ha dimostrato un bel nulla, anch'io ne sono convinta. Un articolo inutile, secondo me.
E' ovvio che nei luoghi in cui è necessario un riconoscimento non si può pretendere di tenere il volto coperto. Per strada, o nei negozi, il discorso è diverso.
Non sono ipocrita e non mi nascondo dietro un dito: una regolamentazione dell'immigrazione deve esserci, a mio avviso, ma certo non come sta facendo l'attuale governo. L'Italia non può ospitare tutti gli immigrati del mondo perché, sia per estensione di area, sia per regioni economiche, non è in grado di offrire una vita dignitosa agli immigrati provenienti da paesi poveri. Non siamo gli Stati Uniti, dove pure l'immigrazione è tanta ed il controllo è durissimo, ma dove c'è un'opportunità per molti immigrati, forse non la totalità, ma una gran parte si. A me fa rabbia sentire certi personaggi politici gridare allo scandalo o al razzismo quando qualcuno dice che non è possibile accogliere indiscriminatamente. Se l'Italia fosse nelle condizioni di poter accogliere chiunque, sarei la prima a dire "ma che problema c'è?".
Supermambanana, se in un ufficio pubblico è necessario un riconoscimento, non stai violando la dignità di nessuno. Non è difficile, secondo me accettare questo principio. Per strada cammini come ti pare e ti metti tutti i veli che vuoi.
Scritto da: Alessandra | 28/01/2010 a 17:22
Aggiungo una cosa al commento precedente:
fin qui abbiamo parlato del velo delle donne islamiche di nazionalità straniera. Che ne diciamo di quelle che sposano uomini di fede musulmana e si coprono completamente da capo a piedi?
Ne ho appena vista una in TV, su RAI 1. Come lei ce ne sono tante in Italia.
Supemambanana, togliere il velo a donne che lo hanno sempre portato potrà sembrare un abuso, ma come la mettiamo con le italiane convertite?
Scritto da: Alessandra | 28/01/2010 a 18:45
mhm, credo di aver capito che la proposta di divieto riguardi amministrazioni e trasporti pubblici. Comunque vi racconto un'episodio visto da me e da mia moglie a Dubai. Ero in coda per fare delle fototessere e davanti a me c'era una ragazza locale. Per la fototessera che le serviva doveva scoprire le orecchie. La (povera) ragazza ha fatto mille rimostranze e poi, tutta imbarazzata si è scoperta, facendo una faccia come se avesse mostrato un capezzolo... Detto questo, caro Luciano, se una donna non ha mai mostrato il volto in pubblico da 30 anni, non le sarà facile farlo e ne avrà i suoi mille motivi, 550 imposti, 450 personali ('imposti' ad esempio da padri cretini che promettono dannazione eterna alle figlie che mostrano il viso in pubblico).Quindi secondo me politici di destra e di sinistra fanno bene a non parlare di cose che non sanno...
Scritto da: Giorgio Tedeschi | 28/01/2010 a 18:50
Voglio dire, per me coprirsi il volto è da bandire se nuocesse alla quiete pubblica. Prova ad entrare in una banca con un casco addosso !!! Però non ho avuto notizia di mini bande criminali che compiono rapine indossando un burqa, e di conseguenza non vedo l'urgenza di legislare su un argomento abbastanza delicato...
Credo che alla Mecca sia vietato coprirsi il volto, e tutti i pellegrini debbano vestirsi in un modo specifico, da un punto esatto in poi. Se siete in aereo verso Jeddah, c'è un momento che invece di dire di allacciarsi le cinture, il comandante dice ai pellegrini di cambiare l'abito (non è una battuta, visto con i miei occhi!) Però mi dicono che il momento è così sacro che per le donne non è difficile mostrare i loro nasi...
Scritto da: Giorgio Tedeschi | 28/01/2010 a 18:57
No, Giorgio: il divieto previsto in Francia non riguarda amministrazioni e trasporti pubblici ma OGNI luogo pubblico. Per il semplicissimo motivo che in Francia è vietato andare in giro col volto coperto. E (ripeto) la religione non c'entra nulla.
Analogamente bisognerebbe fare in Italia. E non serve una nuova legge ad hoc, perchè la legge esiste già. Ed è quella che vieta di circolare col volto coperto.
Scritto da: luciano / idefix | 28/01/2010 a 19:00
la così detta regolamentazione dell'immigrazione ha creato ovunque un vero e proprio crimine contro l'umanità.
esempio: rosarno
i due o tremila immigrati di rosarno sono persone che per arrivare qui, oltre ad aver rischiato la vita nei campi libici e nella traversata su barche indegne, hanno speso cifre dieci volte superiori a quelle di un biglietto aereo in business class.
per gonfiare le tasche di veri e prorpi criminali.
poi una volta a rosarno hanno dovuto accettare di lavorare in nero a 3 euro l'ora, per gonfiare le tasche di altri criminali.
evidentemente facciamo finta di non sapere che la totalità degli immigrati "regolari" sono arrivati in italia da clandestini nel modo sopra descritto e si sono regolarizzati pian piano trovando un lavoro vero dopo aver passato mesi o anni come quelli di rosarno.
sfido chiunque a trovarmi un solo caso di un immigrato chiamato da un'azienda al suo paese d'origine. eppure se regolarizzi una badante lo stato vuole che formalmente tu la chiami dalla georgia o dalla moldova. per cui si assiste alla farsa di vedere queste povere donne costrette a comprarsi il biglietto per tornare a casa per poi venire in italia come se non ci fossero mai state.
poi, per spendere qualche euro in meno, fanno tutte il biglietto di andata e ritorno, che dovrebbe dimostrare che in italia già c'erano, ma a questo punto non frega più niente a nessuno. nemmeno al controllo di polizia aeroportuale che le fa uscire con passaporti senza il visto d'ingresso in italia.
se questa è una regolamentazione dell'immigrazione e non una comica....
Scritto da: marcob | 28/01/2010 a 19:15
ah Luciano, siamo nel 2010, ci sono giornali, internet, televisione ...non fare il maestrino senza aver letto bene le notissie :)
Jallah
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2010/01/divieto-burqa-luoghi-pubblici-francia.shtml?uuid=1e563812-0a6f-11df-af7a-5cada262c44e&DocRulesView=Libero
Scritto da: Giorgio Tedeschi | 28/01/2010 a 19:39
Marco, niente da eccepire su quanto dici, infatti ho scritto che l' "esempio" di regolamentazione che sta dando l'attuale governo non è certamente da seguire.
No, non credo che esista un immigrato da paesi poveri che sia arrivato qui perché chiamato a lavorare e in possesso di regolare visto prima ancora di arrivare.
Tempo fa, non ricordo cosa stavo commentando, scrissi dell'atrocità dei clandstini respinti e portati dai libici nel deserto e lasciati morire lì. So cos'è l'immigrazione in Italia, Marco, ma questo non mi può impedire di pensare che ci vorrebbero delle regole serie e non un'accoglienza (per modo di dire) totale e senza alcuna assistenza concreta. Proprio perché Rosarno è stato un vero e proprio scandalo (e prima ancora quello di altri poveri immigrati in provincia di Caserta)dico che non si può andare avanti così in Italia. Il problema c'è, non si risolve coprendosi gli occhi e nemmeno con i respingimenti.
Scritto da: Alessandra | 28/01/2010 a 20:28
Giorgio: grazie per la precisazione e il link. Avevo letto solo le anticipazioni dei giorni precedenti e dunque ho detto una cosa sbagliata.
Stando così le cose (però mi baso solo su quelle poche righe) mi pare che la strada scelta in Francia sia un pastrocchio. Per vari motivi.
Intanto perchè stigmatizza burqa e niqab trattandoli da indumenti religiosi e non da semplici indumenti che nascondono il volto.
Poi perchè limita il divieto ad alcuni luoghi e non ad altri: perchè in posta non posso portarlo mentre al parco sì?
Insomma: da un lato scaraventa il divieto in mezzo al vespaio delle fedi e dall'altro traccia arbitrariamente dei confini di luogo in cui esercitare il diritto.
Scritto da: luciano / idefix | 28/01/2010 a 20:59
Luciano, io bevvi troppo vino stasera perciò sono stato un po' acido prima... perdonami... domani ne riparliam un po'...
Scritto da: Giorgio Tedeschi | 28/01/2010 a 21:05
In Italia ci sono due leggi sostanzialmente in contrasto tra loro: la norma antiterrorismo, che risale agli anni 70 e vieta di andare in giro col volto coperto, e la legge costituzionale che sancisce la libertà di culto. Se il culto prevede un certo abbigliamento che coper parte del volto, ecco che il legislatore si trova a far prevalere una norma piuttosto che un'altra. Io credo che l'uso del velo, in qualunque foggia, sia un problema personale di ogni musulmana, nel senso che se non vuole metterlo, lo Stato deve difendere il suo diritto a rifiutarlo, ma se vuole indossarlo, nessuno glielo può impedire. In Italia succede sempre più spesso che giovani donne e ragazzine si ribellino alla tradizione religiosa familiare. Lo Stato deve darsi da fare per loro e non rompere le balle a tutti, musulmani e no con queste cazzate.
Scritto da: gcanc | 28/01/2010 a 21:47
Gcanc, non condivido la tesi secondo cui si tratterebbe di "cazzate" fatte per rompere le balle.
E la libertà di culto o di espressione non c'entra niente di niente. E' solo che, in un paese nel quale vige la responsabilità individuale, non si gira a volto coperto. Eccettuati dei casi molto limitati e ben delineati dalla legge (ad esempio quelli di chi guida una moto e indossa il casco ma è chiaramente identificabile tramite la targa del veicolo, registrata alla Motorizzazione Civile).
Scritto da: luciano / idefix | 28/01/2010 a 22:50
Io sarei per la libertà di indossare burqa e niqab con l'obbligo, però, da parte donna di farsi riconoscere in situazioni definite (e mostrando il volto ad un'altra donna) Diversamente può essere accompagnata in un commissariato di p.s. o in questura.
Scritto da: libera | 29/01/2010 a 02:10
potremmo anche mettere la targa a chi indossa il burka.
Scritto da: marcob | 29/01/2010 a 08:10
Carina, marcob.
Scritto da: luciano / idefix | 29/01/2010 a 08:52
avevo scritto una cosa ieri ma poi mi si e' incasinato il tutto e non e' comparsa. Comunque il succo era che la storia del "non si puo' circolare a volto coperto" e' anche piu' accademica che altro, che vuol dire esattamente? Non e' che non si vedano mai persone col passamontagna in inverno, o con la sciarpa tirata fin sopra il naso, o ne vogliamo parlare degli occhiali da sole che per molti ormai possono solo esser rimossi chirurgicamente? O anche la tua bellissima barba, luciano, se te la tagli credi che ti si riconosca a primo impatto? Insomma e' una 'legge' impossibile da applicare 100%, impossibile da verificare 100%, quindi e' una legge di fatto contraria a qualsiasi giurisprudenza. Diverso sarebbe il dire se un funzionario che ne ha autorita' ti chiede ti scoprirti il volto (o tagliarti la barba!) allora sei tenuto a farlo. Questa e' gia' piu' controllabile.
Scritto da: supermambanana | 29/01/2010 a 09:40
Quoto Supermambanana e gcanc. Ho anche il sospetto che qui la questione abbia un altro destinatario: a Sarkò delle donne je frega sto cazzo. Sarkò è fascio e fa scelte in direzione fascia: pare illuminismo ma è solo il velo per coprire e legittimare una scelta di discriminazione culturale. Per non parlare del fatto che la donna non è un cane che le leggi decidano se può andare con o senza museruola. La donna è un soggetto che agisce i contesti in cui vive. Dunque se si vuole andrebbero fatte delle politiche di difesa e di sostegno alle donne mussulmane e delle politiche di dibattito interculturale, come fa il comune di Parigi, e come hanno fatto altre precedenti amministrazioni. Questo qui è uno stronzo razzista. Meglio del nostro de stronzo eh, ma da qui alla cioccolata ce corre
Scritto da: zauberei | 29/01/2010 a 10:49
Luciano, anche prima delle leggi antiterrorismo vigeva la responsabilità individuale, eppure, se giravi col passamontagna, eri uno che aveva freddo, non un assassino integralista. Sono "cazzate" perché hanno esclusivamente valenza elettoralistica e non politica in senso stretto. Perché Berlusconi se ne esce con la storia che meno immigrati significa meno criminalità? Perché siamo sotto elezioni. Aveva detto qualcosa di simile in piazza duomo a Milano nel 2008, prima delle politiche. Gli serve la Lega e dice stronzate. Se gli servisse l'UDC direbbe dell'altro. Ribadisco che le scelte individuali di indossare il velo non devono passare attraverso la legge. E se domani un pirla qualsiasi con la carica di ministro dicesse che le donne non devono portare la minigonna perché lede la sua dignità? È plausibile. Si potrebbe anche dargli ragione se si segue un certo tipo di mentalità. Approveresti? Perché non si va in giro con le gambe scoperte?
E se qualcun altro dicesse che gli uomini devono radersi tutti perché devono essere riconoscibili e non spargere in giro peli e forfora? È plausibile: in un certo tipo di società, quella talebana ad esempio, gli uomini erano obbligati a portare la barba. Qualsiasi imposizione, che metta o tolga, è intollerabile. Con mio padre mi sono accapigliato perché avevo i capelli lunghi da ragazzino. Anche la società non gradiva, ma me ne sono fregato. Così devono fare le giovani musulmane se vogliono liberarsi del velo. Avrebbero anche una buona parte della società dalla loro. Ma se vogliono tenerselo, nessuno glielo deve togliere.
Scritto da: gcanc | 29/01/2010 a 11:20
La dignità della donna non c'entra niente. Tant'è che nemmeno il Corano prescrive l'uso del "velo integrale" a nascondere il volto.
E poi dimenticate una cosa: sotto il burka o il niqab può starci chiunque. Anche un maschio.
Scritto da: luciano / idefix | 29/01/2010 a 12:02
Forse sul Corano e la sua interpretazione l'ultima parola dovrebbero averla i musulmani. E anche sotto un vestito da donna ci può essere un uomo. Anche sotto un vestito da suora ci può essere mio cugino, e allora? Anche i frati vanno in giro senza pantaloni, ma nessuno eccepisce.
Scritto da: gcanc | 29/01/2010 a 12:17
Gcanc, lo ripeto: con il burqa e il niqab non è questione di abbigliamento eccentrico, la religione non c'entra niente e comunque frati e suore hanno il volto scoperto.
Scritto da: luciano / idefix | 29/01/2010 a 12:47
Ok, non voglio insistere, abbiamo due opinioni diverse, tuttavia mi pare che in nome della sicurezza si stia delirando
http://www.corriere.it/esteri/10_gennaio_21/fbi-allarme-bomba_7cc7c0e2-069a-11df-a8ce-00144f02aabe.shtml
Scritto da: gcanc | 29/01/2010 a 13:55
Sul delirio, condivido.
Scritto da: luciano / idefix | 29/01/2010 a 14:48
basta vedere la foto linkata da gcanc per decidere che o tutti in pantaloni e casacca uguale come nella cina di mao oppure ciascuno faccia un po' come preferisce.
filatteri, pensavo fossero parassiti di una qualche pianta.
Scritto da: marcob | 29/01/2010 a 15:28
Ho saputo che l'anno scorso sono stati fermati, durante il mese di febbraio, diverse persone col volto coperto: prima di esibire i documenti, alla richiesta del proprio nominativo, molte di queste persone sembra che abbiano risposto: Arlecchino.
E da notizie non ufficiali (e a mio parere false) sembra che molte altre persone fermate, durante un periodo dell'anno più lungo del precedente, in Brasile abbiano risposto: Arlecao.
Scritto da: Subhaga Gaetano Failla | 29/01/2010 a 19:31