Dopo averne sentito parlare a lungo, con toni e giudizi opposti (antipartigiano o di sinistra, retorico o neo-neorealista, caldo o freddo, magnifico o deludente) l'ho visto ieri sera.
E non esito a dire ciò che penso io: un film bellissimo.
L'uomo che verrà è diretto da Giorgio Diritti.
Tra gli attori (uno più bravo/a dell'altro/a): Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Claudio Casadio, Stefano Bicocchi (in arte Vito...lo ricordate il comico bolognese? Qui in una parte patetica e drammatica), Eleonora Mazzoni, Orfeo Orlando, Diego Pagotto, Tom Sommerlatte, Raffaele Zabban.
Ma su tutto il cast svetta la bambina Greta Zuccheri Montanari, una presenza cinematografica indimenticabile, personaggio magnetico e interpretazione superlativa, diretta alla grande da Diritti.
Poche parole sulla trama: campagna emiliana nel '43-'44, i contadini si arrabattano tra partigiani e tedeschi. Martina ha nove anni e anni prima, dopo la morte del fratellino appena nato, è rimasta muta e ora attende come il Messia l'imminente nascita del nuovo fratello.
Attorno a lei, la vita collettiva del paese e soprattutto di un piccolo gruppo di personaggi.
Ma su di loro sta precipitando la tragedia della guerra con le orrende rappresaglie nazifasciste.
Per raccontare tutto ciò, Giorgio Diritti prende il punto di vista di Martina.
In più, compie altre scelte commercialmente suicide (però gli incassi gli stanno dando ragione) ma artisticamente vincenti: i contadini parlano in dialetto stretto (e sono sottotitolati), i tedeschi parlano tedesco (e non sono sottotitolati) mentre altri personaggi parlano italiano. Inoltre, la logica degli eventi bellici sfugge completamente.
L'effetto è duplice: da un lato la comunità e le persone sono sballottate da avvenimenti che non capiscono, spesso in preda all'arbitrio del caso che può salvare o dannare senza nessun motivo.
Dall'altro lato, Diritti evita sia il rischio di ogni deriva "revisionista" sia la melassa della retorica "resistenziale" o "memorialista" (che era pericolosamente in agguato) sia il patetismo lacrimoso (non oso nemmeno pensare cosa avrebbe fatto, con la stessa vicenda, un regista trombonesco ed esibizionista come Giuseppe Tornatore).
Dal punto di vista tecnico, una fotografia magnifica che immerge i personaggi nel paesaggio fatto di sfumature (la neve, i colori autunnali, le nebbie, le albe, i bui della notte, gli interni illuminati con candele e torce), una musica efficace, volti autentici, luoghi reali, abiti che odorano di realtà.
Insomma, un film che fa onore al cinema italiano.
Un film (posso dirlo?) di sinistra.
Di sinistra del Duemila.
E poi (anche se non vi racconto gli sviluppi della trama) anticipo una cosa: il finale lascia negli occhi, in bocca e nel cuore un sapore di speranza.
Di Giorgio Diritti raccomando caldamente anche il suo primo film: "Il vento fa il suo giro". Girato con due soldi, nelle valli occitane in provincia di Cuneo, e diventato un cult grazie al semplice passaparola tra chi lo ha visto.
Scritto da: Dario Predonzan | 30/01/2010 a 14:13
Grazie, Dario. E infatti da ieri ho deciso di procurarmelo, dato che questo Diritti (da me scoperto solo adesso) mi ha conquistato.
Tra l'altro io per il Piemonte ho un debole, ancor più per il cuneese, le valli occitane e i Lou Dalfin (che hanno fatto la colonna sonora del film... sono pure valdesi, di sinistra e tifosi del Toro).
Scritto da: luciano / idefix | 30/01/2010 a 15:51
E' anche da aggiungere che la scelta di far vedere la storia con gli occhi della bambina accentua il senso disorientante di trovarsi di fronte a qualcosa di incomprensibile. Giorni fa, conversando col poeta triestino Claudio Grigancich, nato nel 1939, gli ho chiesto cosa ricordasse delle sua infanzia e mi ha risposto, com'era un po' scontato, di ricordare soprattutto la guerra e, della guerra, soprattutto di come essa risultasse ai suoi occhi qualcosa di incomprensibile. Forse perché hanno ragione loro, i bambini: è davvero qualcosa che, oltre al resto, confonde per il suo sfuggire al senso comune.
Scritto da: Walter | 30/01/2010 a 17:31
Si vede che il 54 è una buona annata...
Scritto da: Battista Gardoncini | 30/01/2010 a 23:31