L'idea per questo post mi è venuta leggendo un articolo di Vittorio Zucconi.
Che ringrazio.
Il mio pezzo è, alla fin fine, un remake del suo.
Per creare una catastrofe sociale servono tre ingredienti:
1) mancanza di denaro e di risorse per sopravvivere,
2) mancanza di qualcuno che ti rappresenti e non ti faccia sentire solo e abbandonato,
3) mancanza di speranza nel futuro.
Nell'Italia del 2010, questi ingredienti sono sempre più presenti:
a Rosarno tra i poveracci dalla pelle scura che sono stati prima sfruttati come schiavi, poi braccati come sopravvissuti a un linciaggio del Ku Klux Klan e infine deportati,
tra gli sventurati dei call center che passano da un padrone all’altro e restano senza stipendio,
tra gli operai delle cento e cento aziende che finiscono in cassa integrazione perché i proprietari dislocano all’estero la produzione,
tra chi viene lasciato solo a fronteggiare la criminalità organizzata,
tra i giovani che non possono metter su casa perché hanno solo lavori precari,
tra chi…………………………………………………………………………………………………………….
tra chi…………………………………………………………………………………………………………….
tra chi..........................................
Qualche decennio fa non era così.
Certo: molti dovevano arrabattarsi con debiti e cambiali, lavori in nero, stipendi troppo stretti e affitti troppo larghi. Ma quasi tutti (operai e tecnici, studenti e professionisti, insegnanti e meccanici, autisti e baristi) si svegliavano e andavano a dormire con una speranza: che il loro futuro, individuale e collettivo, sarebbe stato migliore.
Mentre oggi siamo tutti assediati dall’ansia e dalla frustrazione, se non addirittura dalla disperazione. Non sentiamo più di far parte di una collettività che progetta un futuro di progresso.
Anzi: molti di noi sono alla ricerca di qualcuno con cui prendersela, il ba-bau su cui sfogare paure e rancori: qualche anno fa i drogati, poi i marocchini, dopo i rumeni, adesso i negri.
Ma questa soluzione (fomentata da partiti irresponsabili e xenofobi oltre che dalla mollezza di una sinistra imbelle e afasica) serve solo ad avvicinare il disastro.
Trenta e quaranta anni fa, tra il 1968 e il 1980, l’Italia corse il rischio di gettar via due generazioni intossicate dalle lusinghe della rivoluzione: ci vollero centinaia di morti e migliaia di feriti in stragi, aggressioni, agguati, attentati, omicidi rossi e neri e di Stato, per capire che era una strada fallimentare.
Ma oggi il rischio è ancora più grave: gettar via altre generazioni. Derubate della speranza nel futuro.
Credo anch'io che questa mancanza di futuro sia la più importante novità di questi anni. E' come se si fosse inceppata la ruota del progresso. Non quello tecnologico naturalmente, ma quello della società, che si credeva dovesse procedere naturalmente di pari passo con l'altro.
Oggi appare evidente che non è necessariamente così.
Quello che alcuni anni fa veniva descritto solo dalla più cupa fantascienza (o dai catastrofisti)rischia di diventare presto realtà.
Scritto da: carloesse | 11/01/2010 a 23:03
Come ho scritto su un altro blog, a me sembra che nel nostro paese si preferisca affrontare le persone piuttosto che i problemi. Se non invertiremo questo ordine dei fattori credo che andremo poco lontano.
Scritto da: po | 11/01/2010 a 23:31
Come ho scritto su un altro blog, a me sembra che nel nostro paese si preferisca affrontare le persone piuttosto che i problemi. Se non invertiremo questo ordine dei fattori credo che andremo poco lontano.
Scritto da: paolo_from_roma | 11/01/2010 a 23:32
Non è un rischio. Purtroppo sono state già buttate
Scritto da: Eeka | 12/01/2010 a 12:04
un mio cliente e' il direttore del customer service, che include un call center con quasi 1,000 agenti. dieci anni fa era un agente, poi ha fatto la sua carriera. In verita' un call center sarebbe un ottimo posto per iniziare a lavorare, contatto con i clienti, possibilita' di emergere risolvendo i problemi di chi chiama ... lo so che in italia sono un luogo infernale, ma e' un peccato perche' sono un'ottima palestra per il talento...
Scritto da: Giorgio Tedeschi | 12/01/2010 a 13:10
Mah, Luciano, non lo so... qualche decennio fa il prodotto interno lordo pro capite era decisamente inferiore, nessuno aveva il telefonino e vari elettrodomestici che sicuramente rendono la vita piu' comoda... secondo me ci siamo abituati troppo bene e con la panza pienina abbiamo iniziato a ronfare alla grossa... poi sono arrivati milioni di persone con la panza vuota che con la loro volonta' di emergere ci hanno dato filo da torcere... Bisognerebbe cambiare l'idea da 'diritto al lavoro' a 'diritto a creare valore' ... ma forse ci servira' avere la panza un pelo piu' vuota
Scritto da: Giorgio Tedeschi | 12/01/2010 a 13:15
potremmo suggerire alla gelmini di trasformare la scuola italiana in un grande call center e così avremmo risolto tutti i problemi della formazione e dell'istruzione.
Scritto da: marcob | 12/01/2010 a 15:32
Be' calcolando quante bracchia vengono tolte all'agricoltura ogni anno non sarebbe una pessima idea ;)
Scritto da: Giorgio Tedeschi | 12/01/2010 a 15:45
Perfetto: è proprio quello che sento anch'io e mi girano sempre di più.
Scritto da: Artemisia | 12/01/2010 a 22:50
Forse più braccia si darebbero all'agricoltura, se questa venisse fatta oggetto di una riforma. L'attuale regime, che aveva un senso qualche anno fa, attualmente non fa altro che favorire il caporalato e il fenomeno delle finte assunzioni e delle "giornate di scambio". C'è poi una profonda differenza di valore del prodotto alla pianta e prodotto al banco, intervenendo in questo senso si potrebbe ritrovare qualche speranza.
Poi penso che bisognerebbe puntare sulla ricerca e sulle nuove tecnologie, ed anche in questo il nostro bel paese è il leggera controtendenza...
Scritto da: Jubal | 13/01/2010 a 12:10
completamente vero il "NO FUTURE".
l' italia è a pezzi e si avvia a diventare come una di quelle pseudo repubbliche dell' africa.
con tutto quello che stanno facendo la gente dovrebbe assediarli nelle loro case...
Scritto da: Giordano | 14/01/2010 a 16:07
Litalia derubata del futuro.. Nice :)
Scritto da: lucianoidefix.typepad.com | 27/03/2011 a 18:48