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11/12/2009

Commenti

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Ogni grande successo politico duraturo implica come necessità logica l'autobiografia della nazione.
(Mo' però nun te buttà daa finestra ce lo sapevamo. sig.)

Non posso esprimere un'opinione, perchè la definizione, avulsa da ogni contesto, risulta sibillina.
Di per sè,a mio avviso, non è condivisibile neppure se attribuita al fascismo.

Trovato il contesto (parziale):"né Mussolini né Vittorio Emanuele hanno virtù da padroni, ma gli italiani hanno bene animo di schiavi ". Boh?
Non è lusinghiero.

Non è lusinghiero ma è vero

Si, temo sia in parte vero.

Anzi ad essere precisi è bene che si incominci a inquadrare il fenomeno del berlusconismo nella sua reale e augusta cifra di accidente epifenomenico di un disastro civico che era già in moto da tempo, cercando solo una scintilla per esplodere in tutta la sua virulenza.

Insomma se passava il signor piffero che aveva in mano le televisioni e gliele aveva date craxi. E che il signor piffero temeva molti processi e molto impoverimento a seguito della stagione mani pulite, seguita all'epoca della malversazione 'controllata' dalla guerra fredda. Allora questo signor piffero, membro et studioso di una simpatica bocciofila eversiva che ragionava da tempo su piani di rinascita, avrebbe probabilmente colto l'occasione al volo ed oggi staremmo a parlare di "Pifferismo" e tramonto del Pifferismo, come autobiografia della nazione.
Magari gli accidenti stilistici sarebbero diversi (mettiamo che il sig. piffero ama la musica da camera e le feste popolari) e dunque ad occhio alcune cose che vediamo più becere e viete del berluschismo verrebbero a mancare ad essere sostituite da altre.

Ma ciò non cambia il mio giudizio sul Pifferismo, come distorsione della democrazia di massa ed occupazione oligarchica di tutti i settori nevralgici di istituzioni, comunicazione ed economia.

La storia esce dalla canna del tubo catodico.
Sintonizzarne uno, per vederli tutti!
I rapporti di forza si determinano sulla base della struttura e assetto della proprietà e controllo dei mezzi di produzione del consenso di massa.

Sì.

Sì.
Sempre a proposito di Gobetti:
" la sua figura di ottimista sicuro di sé, le astuzie oratorie, l'amore per il successo e per le solennità domenicali, la virtù della mistificazione dell'enfasi…..L'ordinaria amministrazione con la sua monotonia è un altro fiero nemico del presidente; se egli non avesse un piacevole divertimento nelle trovate sportive che gli riconciliano la popolarità, il compito quotidiano sarebbe snervante e senza risorse "

Se non parlasse di Mussolini, non verrebbe il dubbio di trovarsi di fronte al ritratto del signor SB?

Cara Ilva,
straordinario questo ritratto.
E' quasi impossibile distinguere le due figure a questo punto.

Le componenti personali dei due leader appaiono molto vicine.
Ma il fascismo berlusconico mi pare a questo punto più pericoloso, perchè culturalmente più pervasivo, perchè porta nel suo grembo interessi oligarchici più diffusi e soprattutto perchè ha oppositori sempre meno coesi e strutturati.

El_Nino: le analogie sono tali e tante (pelata a parte, che per altro c'è sebbene mascherata con capelli, com'è noto, fasulli) che, quando ho visto il Nostro nelle ripetute visite in Abbruzzo, ho semplicente esclamato:
"A quando la campagna del grano?".
Abbiamo dimenticato il portamento marziale,il culto della personalità e altre cosucce...

Il facismo berlusconiano ti sembra più pericoloso?
Dici che dobbiamo preparare gli elmetti per
la Terza guerra mondiale?

...carissima,
non so che forma può assumere una guerra mondiale post disarmo nucleare,
ma il pericolo che vedo è quello di una tensione interna sempre più montante con sfoghi occasionali di aspetto simile alla guerra o guerriglia civile,
quando l'accesso alle risorse diventa sempre più difficile per alcune categorie sociali, mentre in parallelo l'acceso e la disponibilità di corpi intermedi e istituzioni è di fatto congelato da un corpo unico fatto di sovrastrutture mediatiche, cariche politiche e potentati economici.

Il fronte di questa guerra è interno e trasversale a molti paesi, un tempo benedetti dal benessere diffuso - e garantito dall'adesione al patto atlantico - e che adesso stanno scivolando verso un declino difficilmente evitabile, aggravato da diseguaglianze crescenti tra le classi e le generazioni.

Gli 'eserciti industriali di riserva' si ingrossano a dismisura, l'accesso a beni primari come energia, istruzione, sanità, welfare, acqua, opportunità, si complica in molti casi.

Sarebbe il momento di riprogettare, di proporre soluzioni nuove, creative e più inclusive.
Invece grandi paesi democratici si ritrovano delle classi dirigenti e delle elite impreparate e inadeguate che preferiscono puntare sul controllo, sulla paura, sulla conservazione nostalgica degli assetti 'tradizionali'.

Lo scenario che si prepara non mi pare tranquillo, soprattutto se l'obamesimo fallirà sul piano economico.

Insomma Genova è dietro l'angolo e nel frattempo diventano più frequenti i manganelli in testa a studenti pacifici e lavoratori che protestano.

E alle frontiere si ammassa un sempre più inarrestabile esercito industriale alternativo, a fronte di capitali che vanno fisiologicamente dove meglio gli aggrada.
Il tutto condito da un 'massaggio culturale' egotico, individualistico, anti-istituzionale', con toni ricorrenti da guerra civile e che soprattutto ha la sua cifra più pericolosa nella nevrosi da negazione.

Dicono che questa crisi economica è ormai passata e che presto ci scorderemo tutto e torneremo a battere moneta alla grande.
Ma intanto questa volta è stata peggio della precedente e l'impressione e che non si siano sviluppati gli anticorpi.

Cosa succederà alla prossima?
...le pagine più cupe di questa biografia devono ancora essere scritte e non trovo che siamo particolarmente preparati, nè che abbiamo sviluppato degli antidoti (realizzabili a breve).

Beh... anche in questo caso, " per non saper nè leggere, nè scriver" (come si dice dalle mie parti) io un "elmetto" me lo procuro comunque...

La mia risposta è si.

Ciao Luciano!
Hai letto il libro di Guido Crainz "Autobiografia di una repubblica"? Ovviamente si ispira a Gobetti. Ne ho parlato in un post di qualche tempo fa:
http://artemisia-blog.blogspot.com/2009/11/autobiografia-di-una-repubblica.html

Off topic ma neanche tanto: ho letto la tua lettera pubblicata su L'Unità di oggi. Del tutto condivisibile.

Crainz lo seguo sempre: ti consiglio pure il suo ottimo libr (pure Donzelli) sulle vicende del confine orientale.

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