Sul Corriere della Sera compare una lettera del Ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi.
Ve la riporto di seguito, con la breve replica del critico cinematografico Paolo Mereghetti.
Visto il faticosissimo italiano e la traballante sintassi utilizzata dal ministro (che tra l'altro, dimostrando di non sapere nemmeno di cos'è ministro, si firma "della cultura" e non "per i Beni e le Attività Culturali") la domanda è:
queste lettere le partorisce da solo oppure se le fa scrivere da qualche funzionario?
Comunque, ecco il testo:
Gentile Direttore,
nei giorni prima di Natale il Corriere della Sera ha concentrato l’attenzione su una questione, quella riguardante il cosiddetto cinepanettone, su cui vale la pena soffermarsi. Anche perché Galli della Loggia ha opportunamente sottolineato il paradosso che un film del genere, «pieno di volgarità», possa ottenere benefici economici dal Ministero per i Beni e le Attività culturali.
Sgomberato il campo dall’erronea notizia della concessione a tale genere di film del riconoscimento di film di interesse culturale, tuttavia una questione esiste e non intendo ignorarla. Anzi, il pungolo di un quotidiano come il Corriere della Sera e l’analisi di Galli della Loggia mi induce ad annunciare alcuni provvedimenti che intendo assumere.
Il cinema è uno snodo cruciale del rapporto tra lo Stato e il mondo della cultura. Il governo di cui faccio parte intende intervenire con proposte riformatrici anche in questo settore emblematico della visione della società e dei valori che devono orientare l’azione di una maggioranza politica liberale. Innanzitutto una premessa necessaria: dal Dopoguerra esiste una legge, varata da Giulio Andreotti, per la quale si riconosce automaticamente ad ogni film italiano un contributo sui biglietti staccati. Grazie a questa normativa in quegli anni, il nostro cinema è cresciuto, come fenomeno culturale, fino a diventare uno dei più acclamati al mondo, e di conseguenza è cresciuta l’industria cinematografica ad esso collegata. In un momento felice, la cultura senza cedimenti alla volgarità (pensiamo alla grande commedia italiana) ha incontrato il gusto del pubblico.
Certo, da liberale come Galli della Loggia ritengo che sia possibile e doveroso che lo Stato o le élites si occupino anche dell’elevazione culturale della nazione, senza tuttavia imporre un gusto o una propria ideologia. Ed è per questa ragione, per liberare progressivamente il cinema dalla politica, che ho introdotto un sistema di finanziamenti indiretti attraverso la defiscalizzazione dell’investimento (il tax credit e il tax shelter) e limiterò d’ora in avanti il finanziamento diretto, in conseguenza del riconosciuto valore culturale di un’opera cinematografica, solo alle opere prime, cioè solo ai giovani registi che hanno davvero bisogno di essere sostenuti all’inizio della loro carriera in ingresso al mercato.
Per quanto riguarda il caso del cinepanettone, bisogna innanzitutto ricordare che solitamente i proventi sostanziosi dei film commerciali vengono poi utilizzati, dai migliori produttori, per finanziare i film di qualità. Il film in questione, inoltre, non ha chiesto nessun contributo diretto allo Stato ma, si ribadisce, il mero riconoscimento per i requisiti di spettacolarità al fine di ottenere la possibilità di ottenere il credito di imposta così da poter reinvestire l’anno prossimo. Una commissione inoltre valuterà, dopo la visione della copia campione, se concedere o meno la qualifica di film d’essai (e questa è la sottolineatura di Mereghetti), qualifica che non porterebbe benefici all’impresa che lo ha prodotto, bensì agli esercenti che lo hanno programmato, sempre che gli esercenti siano tra le sale riconosciute d’essai. Quando venne varata la riforma della legge cinema (c.d. legge Urbani) fu proprio la Federazione Italiana del Cinema d’essai a chiedere che venissero introdotti degli automatismi per diminuire la discrezionalità di riconoscimento dell’amministrazione e consentire a loro stessi di programmare in anticipo l’attività delle sale.
Questo fu un passo avanti, ma ora occorre rivedere con maggiore precisione, sulla base di parametri inconfutabili, come per esempio la partecipazione ai festival internazionali, e non solo dietro la certificazione degli incassi effettuati o addirittura la composizione del cast, la ripartizione dei finanziamenti. Possiamo in conclusione trarre qualche insegnamento da questa vicenda e dalle giuste preoccupazioni sollevate da Galli della Loggia? Io penso di sì.
Innanzitutto, che sia necessario rivedere tutto il sistema del finanziamento statale al mondo della cultura e del cinema in particolare. Ho già anticipato alcune misure già assunte che garantiscono una maggiore autonomia della cultura dal predominio dello Stato e della politica (incentivi fiscali e finanziamenti solo alle opere prime). In questo quadro, un’ulteriore applicazione di nuovi criteri per accedere ai contributi automatici limiterà il contributo dello Stato alle sole opere di chiaro e riconosciuto valore culturale.
Con viva cordialità
Sandro Bondi
Ministro della Cultura
Che Natale a Beverly Hills abbia ottenuto la qualifica di «film d’interesse culturale» lo si legge sul sito ufficiale della Direzione generale per il cinema (sotto il link Attività/Produzione/Istanze presentate entro il 30/9/2009). Che la qualifica sarà quasi sicuramente confermata «dopo visione copia campione» lo si capisce dalla legge, che dà alla commissione la discrezionalità di attribuirla per meriti «artistici, culturali o spettacolari». Come verranno utilizzati «i proventi sostanziosi dei film commerciali» lo lasciamo dire ai loro produttori, ma che la qualifica di film d’interesse culturale comporti automaticamente anche quella di film d’essai lo dice sempre la legge. E un cinema d’essai, per legge, si definisce tale solo in base al numero di proiezioni che fa di film con la qualifica d’essai: se cinepanettoni e «simili» entrano in quel novero, anche la definizione di «cinema d’essai» cambia ovviamente significato.
(p.me.)
E questa è la prova della perfetta interscambiabilità tra Bondi e Boldi.
Forse, addirittura, sono la stessa persona.
Scritto da: carloesse | 28/12/2009 a 16:13
questa volta salto! mi rifiuto di leggere una lettera di un ministro che non sa nemmeno di cosa e che somiglia a boldi...
Scritto da: Giordano | 28/12/2009 a 16:17
Vi dirò di più: Sandro Bondi, Massimo Boldi e il Mago Otelma sono la stessa persona:
http://tinyurl.com/knezlk
Scritto da: offender | 28/12/2009 a 16:46
Grazie per la segnalazione: già postata.
Scritto da: luciano / idefix | 28/12/2009 a 17:31
Una curiosità: qual è l'originale e quali i cloni?
Scritto da: ilva | 28/12/2009 a 21:08
Mio Dio, inquietante. Adesso che ci penso, nessuno li ha mai visti insieme, e questa è la prova schiacciante.
Scritto da: yodosky | 29/12/2009 a 10:33