Sono stato tre giorni a Londra.
Col mio amico Stefano Tuvo (medico fisiatra e ottimo, anche se poco prolifico, scrittore di fantascienza...ma tra qualche mese uscirà il suo nuovo ottimo romanzo breve) siamo volati a vedere mister Ray Davies.
Dribblando con sfacciata fortuna neve, ghiaccio, aerei annullati, ritardi di treni, temperature polari e aereoporti chiusi.
Nato nel 1944, Ray è uno dei cinque rocker che amo di più: delizioso songwriter, cantante particolare e inconfondibile, uomo colto e spiritoso, bravo scrittore (X-Ray è un romanzo sorprendente), arrangiatore brillante, leader dei geniali Kinks.
Soprattutto negli anni Sessanta e inizio Settanta, nell'Inghilterra di Beatles, Who, Rolling Stones, Animals, Small Faces, Zombies, Free e Pretty Things, i Kinks
dei due fratelli Davies mantennero una qualità altissima e restano in assoluto la mia band preferita (perfino più di Ramones, Creedence, Allman Brothers, Beach Boys, Wilco, Clash).
Intanto il sessantacinquenne Ray continua a fare un'ottima carriera solista: testi colti, ironici e graffianti. Canzoni che come sempre fondono fulminanti riff, melodie strappacuore, vaudeville, folk inglese, rock'n roll, sguaiato pub, echi elisabettiani.
Dal concerto alla Hammersmith Apollo biglietti prenotati in luglio) mi attendevo molto, ma non potevo aspettarmi così tanto.
Due ore e mezza divise in tre parti.
Inizio con Ray in smagliante forma vocale e fisica
e Bill Shanley alle chitarre acustiche.
Tre quarti d'ora mozzafiato, dopo i quali io e Stefano potevamo alzarci e andar via: il viaggio era già abbondantemente ripagato.
Poi sul palco arriva la band: Ray e Bill che stavano suonando Dead end street acustica imbracciano le chitarre elettriche e cambiano marcia: il pezzo deflagra in una versione esplosiva sorretta dal tastierista e dai giovanissimi bassista e batterista che anagraficamente sembrano i nipotini di Davies.
E via avanti con l'ottima parte elettrica del concerto.
Altri tre quarti d'ora.
Io sono in visibilio: come altri rockettari ventenni e ultracinquentenni presenti al concerto canto in coro, batto le mani, applaudo, mi sgolo, in una pausa di silenzio tra un pezzo e l'altro urlo a pieni polmoni verso il palco: "We are from Italy!!!", Stefano un po' si vergogna ma pazienza, mi conosce, intanto la mia t-shirt dei Ramones sorride.
Però le due sessantenni sciurette british alla mia sinistra, vestite in lamè e guanti, sono scandalizzate e mi fanno cenno di star composto. Io rispondo: "Its rock!"
Poi arriva la terza parte del concerto:
un'ora con la band e il Crouch End Festival Chorus, quarantatre coristi.
In genere, la commistione tra rock e classica è sempre stata deludente se non nauseabonda.
Ma Ray Davies è uno che ha testa. E usa questo enorme coro con intelligenza:
basta sentire cosa combina con un pezzo come You really got me, un super classico seminale dell'hard-rock, un riff del Kinks che è stato imitato da cani e porchi. L'utilizzo del coro è sensazionale.
Oppure la delicatissima See my friends: nessuno strumento, solo la voce di Ray contrapposta al coro, da brividi.
Il finale è un tripudio, Davies si toglie la giacca e resta in camicia, gli anni gli scivolano via di dosso, le chitarre lisciano le righe a chi ha più di quarant'anni, tutti sono in piedi (meno le due sciurette) a saltare con Lola e All day and all night, Ray sprizza energia e felicità.
Rock'n roll never die.
Set list (del tutto parziale, affidata solo alla memoria):
You really got me (in doppia versione, acustica e con coro),
All day and all night
Set me free
I need you
See my friends
A well respected man
Apache (cover degli Shadows)
Till the end of the day
Where have all the good times gone?
Dedicated follower of fashion
Sunny afternoon
I'm not like everybody else
Dead end street
Village green
Autumn almanac
Big Sky
Do You Remember Walter?
Johnny Thunder
Waterloo sunset
Picture book
Days
The morphine song
The village green preservation society
Victoria
Postcard from London
Shangri-la
Lola
Apeman
20th century man
Celluloid heroes
Working man's cafè
Cowboys in Vietnam
Ecco il Set list ufficiale:
Ray Davies (chitarra acustica), Bill Shanley (chitarra acustica)
You Really Got Me/I Need You
I'm Not Like Everybody Else
Apeman
Rosy wont'you please come home
In a Moment
Hymn for a New Age
Strange Effect
Dedicated Follower of Fashion
Autumn Almanac
Sunny Afternoon
(*) Dead End Street
Durante Dead End Street arriva la band elettrica:
(Ray Davies alla chitarra acustica ed elettrica, Bill Shanley alla elettrica, Ian Gibbons alle tastiere, Dick Nolan al basso e Damon Wilson alla batteria)
After The Fall
Cowboys in Vietnam/Apache
Well Respected Man
Mister pleasant
Set me free
Morphine Song
'Till The End of The Day
Where Have All The Good Times Gone
20th Century Man
Alla band si aggiunge il Crouch End Festival Chorus:
Shangri-La
Victoria
Working Man's Cafe
See My Friends
You Really Got Me
Village Green
Picture Book
Big Sky
Do You Remember Walter
Johnny Thunder
The Village Green Preservation Society
Postcard From London
Celluloid Heroes
Waterloo Sunset
Days
All Day And All Of The Night
Lola
Grrrrrrrrrrr io per Londra sarei dovuto partire sabato ma il mio volo è stato cancellato per il maltempo
Scritto da: offender | 21/12/2009 a 11:04
Noi abbiamo avuto una fortuna sfacciata: l'areoporto di Venezia l'hanno chiuso DOPO che siamo partiti, Londra-Gatwick DOPO che siamo arrivati e riaperto PRIMA che ripartissimo, a Londra c'era sole. Il nostro volo di ritorno stava per essere cancellato e invece è partito, il treno da Mestre e Trieste aveva solo un'ora e mezza di ritardo: insomma, bene.
Scritto da: luciano / idefix | 21/12/2009 a 11:24
La settimana scorsa ho postato nel mio blog The village green preservation society interpretata da Kate Rusby, folksinger inglese. Senti se ti piace...
Buone Feste.
Giorgio
Scritto da: giorgio | 26/12/2009 a 01:15
Auguri anche a te.
Sono venuto sul tuo blog e ho lasciato un commento.
Scritto da: luciano / idefix | 26/12/2009 a 16:54