Stefano Cucchi è morto in un modo orribile, gonfio e sfigurato, solo e abbandonato, alcuni giorni dopo essere stato arrestato e incarcerato per spaccio di stupefacenti.
Adesso, la famiglia, le persone che gli hanno voluto bene, gli italiani che credono nella giustizia chiedono due cose: conoscere chi ha causato quella tragedia e sapere che le responsabilità saranno stabilite, per davvero, dalla legge.
Purtroppo il ministro della Difesa Ignazio La Russa e altri come lui non sono in grado di capire, e temo non riusciranno a comprendere mai, un fatto molto semplice: i cittadini onesti pretendono l'accertamento della verità non in odio alle forze dell'ordine ma per il motivo esattamente opposto: noi esigiamo che polizia e carabinieri rispettino la legalità e trattino ogni persona, ogni arrestato, ogni detenuto, come un essere umano. Noi cittadini dalla parte della giustizia e della libertà siamo convinti che, in uno stato democratico, gli uomini e le donne delle forze dell'ordine sono uno dei pilastri della legalità. Ma proprio per questo motivo devono rispettare la legge e ad essa venir sottoposti, come tutti gli altri cittadini, nessuno escluso.
OGGI 12 MARZO 2010 E' ARRIVATA LA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA, PRESIEDUTA DAL SENATORE DEL PD IGNAZIO MARINO
Stefano Cucchi è morto per disidratazione mentre era detenuto in ospedale, dopo aver rifiutato «almeno in parte», cure e cibo: non per capriccio, ma perché voleva parlare con un avvocato. Non c’è riuscito, e nessuno l’ha avvisato che stava rischiando la vita; fu ricoverato che pesava 52 chili, quattro giorni dopo era arrivato a 42. S’è spento nella notte fra il 21 e il 22 ottobre, e quando gli hanno praticato la rianimazione aveva smesso di vivere da quasi tre ore; medici e infermieri, insomma, tentavano di rianimare un cadavere.
Aveva anche delle lesioni, il trentunenne arrestato per 20 grammi di hashish e due di cocaina: agli occhi, alla terza vertebra lombare e all’osso sacro. Lesioni recenti «di origine traumatica», che se non hanno direttamente a che fare con la morte risultavano comunque dalle visite effettuate dopo l’arresto di Cucchi, ma nessuno le segnalò alla magistratura.
Sono le conclusioni dell’indagine sul caso del detenuto morto nel reparto carcerario dell’ospedale Sandro Pertini di Roma dalla commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del servizio sanitario nazionale, presieduta da Ignazio Marino. La relazione finale, redatta dai senatori Vincenzo Galioto del Pdl e Albertina Soliani del Pd, è pronta e sarà votata mercoledì prossimo. Il documento è stato limato in ogni passaggio, dopo che ripetuti rinvii avevano messo in dubbio la possibilità di arrivare a un risultato condiviso da tutti; per questo dovrebbe essere approvato all’unanimità, fondato com’è su audizioni, documenti e soprattutto sul lavoro dei periti incaricati di rispondere a specifici quesiti.
Sono stati proprio i due consulenti, Vincenzo Pascali e Rodolfo Proietti, a fissare il decesso di Cucchi «alle ore 3 del 22 ottobre», come si legge all’inizio della relazione, che più avanti chiarisce: «La morte è avvenuta probabilmente due o tre ore prima che il paziente fosse rianimato. Pertanto anche il medico che ha praticato le manovre rianimatorie (tra le 6.15 e le 6.45 del mattino, ndr), notando una rigidità dei muscoli del collo e dell’articolazione temporo-mandibolare, sapeva che il paziente era morto e da tempo». Gli stessi medici del Pertini, nella serata del 21 ottobre, viste le preoccupanti condizioni del detenuto, avevano preparato una relazione da inviare all’autorità giudiziaria, che non fu mai trasmessa perché poche ore dopo Cucchi ha smesso di vivere. «Ciò nonostante non è stato predisposto un monitoraggio continuo delle condizioni del paziente», accusa la relazione, che aggiunge una sconsolante considerazione: «Nessun medico, nella giornata antecedente al decesso, si è probabilmente reso conto che la situazione aveva ormai raggiunto un punto di non ritorno». Altrimenti avrebbero dovuto far capire a Cucchi quello che gli stava succedendo, e sarebbero dovute scattare le contromisure indicate dagli stessi consulenti: «Raggiunto nella giornata del 21 il punto di massimo criticità (punto di non ritorno), il paziente avrebbe dovuto essere monitorizzato con maggiore intensità, nel timore di un evento mortale, attendendo il profilarsi dell’opportunità di intervenire».
L’altra conclusione rilevante riguarda i «traumi» che Cucchi aveva al momento del ricovero, «che i consulenti tecnici ritengono essere stati probabilmente inferti». Cioè provocati da qualcuno, e in tempi ravvicinati alla morte. Le ecchimosi intorno agli occhi «sono state probabilmente prodotte da una succussione (letteralmente significa scuotimento, ndr) diretta delle due orbite; analogamente le lesioni alla colonna vertebrale sembrano potersi associare ad un trauma recente; sempre ad una lesione traumatica è collegabile la frattura al livello del sacro-coccige».
Sono particolari importanti, perché l’inchiesta giudiziaria (tre poliziotti penitenziari sono indagati per omicidio preterintenzionale per le presunte percosse, mentre sei medici del Pertini sono accusati di omicidio colposo) è ferma in attesa delle perizie; indiscrezioni delle scorse settimane riferivano che secondo i consulenti del pubblico ministero le lesioni di Cucchi sarebbero precedenti al suo arresto, una addirittura congenita. I periti della commissione Marino sembrano affermare il contrario, e le loro conclusioni saranno inviate alla Procura di Roma, insieme alla relazione. Nella quale i commissari auspicano che l’indagine penale chiarisca i punti che restano oscuri sulla morte di Stefano Cucchi. I parlamentari ne elencano quattro: «Chi ha inferto le lesioni al signor Cucchi; le ragioni di una procedura così anomala per il trasferimento presso la struttura protetta dell’ospedale Sandro Pertini; chi ha la responsabilità di non aver dato corso alle richieste di colloquio formulate dal detenuto, lasciando così quest’ultimo in una condizione psicologica che ha certamente influito sul suo rifiuto di cure; chi ha la responsabilità della mancata identificazione prima dell’exitus di una condizione clinica così grave da mettere a rischio la vita».
ADESSO VEDREMO SE IL PARLAMENTO VOTERA' QUESTA RELAZIONE
Alla memoria di Stefano, dedico una canzone di Bruce Springsteen: American skin (41 shots).
Scarica YouTube - AMERICAN SKIN (41 SHOTS) Bruce Springsteen, sottotitoli in italiano
La scrisse per una bruttissima tragedia americana causata dalla violenza di quattro poliziotti, poi coperti dalla casta e dal Potere.
A New York, il 4 febbraio 1999, verso le 0.30, il ventiduenne Ahmed Amadou Diallo, venditore ambulante immigrato dalla Guinea senza precedenti penali, disarmato, tornava a casa dopo aver venduto oggettini, sciarpette, cappelli, guanti e videocassette.
Quattro poliziotti lo incontrarono vicino al suo appartamento.
Pochi minuti dopo iniziò la sparatoria.
Ahmed finì macellato di colpi esplosi a distanza ravvicinata: 41 proiettili conficcati nel suo corpo riverso in una pozza di sangue nell'atrio illuminato del palazzo con accanto, per terra, il portafoglio.
Secondo la versione ufficiale, i poliziotti avevano scambiato il suo portafoglio per un'arma.
Quando Bruce Springsteen scrisse e suonò America skin, i dirigenti della polizia newyorkese e l'allora sindaco repubblicano Rudolph Giuliani lo accusarono di seminare odio. Senza capire niente: Bruce
si schierava contro la brutalità del Potere perchè stava con la giustizia e la libertà, dalla parte delle vittime e della verità.
La stessa parte di chi adesso, in Italia, vuole sapere come e perchè è morto Stefano Cucchi.
Più di un anno fa, raccontai la tragica morte di Riccardo Rasman. Morto a Trieste durante un arresto:
http://lucianoidefix.typepad.com/nuovo_ringhio_di_idefix_l/2008/07/a-trieste-la-br.html
Direi che, per il momento, l'unica certezza che abbiamo è che Cucchi sia morto in circostanze che si è tentato di mascherare in qualche modo, rendendo tutto già oggetto di sospetto. Per il resto, anche a giudicare dalle foto e al di là delle lesioni subite, mi sembra che una persona non possa perdere una dozzina di chili, come credo sia stato detto, nel giro di così poche ore e apparire in quelle condizioni. Spero che i medici lo chiariscano in modo trasparente e, soprattutto, in fretta, perché più tempo passa e meno la "verità" sarà credibile.
Scritto da: gcanc | 01/11/2009 a 14:18
Non mi stancherò di dirlo: bisogna pretendere la verità ANCHE per i tantissimi bravi poliziotti e carabinieri che rischiano ingiustamente di vedere schizzata di fango la propria divisa.
Scritto da: luciano / idefix | 01/11/2009 a 14:51
A parte l'evidente ed impressionante fine che qualcuno ha fatto fare a questo ragazzo, reo di essere in possesso di 20 grammi di droga (un reato, per carità, ma per il quale non credo sia giusto fare questa fine), l'atrocità peggiore è stata negare alla famiglia di vederlo e non comunicare la sua morte, ma solo la richiesta di autopsia. Insomma, genitori e sorella di Cucchi si sono ritrovati il cadavere del loro figlio e fratello senza una ragione valida, e senza aver potuto visitare Stefano nemmeno una volta.
E' inevitabile che si arrivi a certe conclusioni. La stessa fine di Stefano l'hanno fatta altre persone in passato: Aldovrandi e Bianzino. Anche in questi casi la verità stenta a venir fuori.
Inorridisco al pensiero che pezzi di forze dell'ordine si macchino di delitti del genere contro ogni legalità. La parte buona, onesta e sana delle forze dell'ordine ci rimette la faccia e la dignità. Mi auguro solo che non ci sia troppa connivenza per spirito di corpo.
Scritto da: Alessandra | 01/11/2009 a 15:27
Viste le ultime vicende ci vuole una bella faccia tosta a difendere a priori le forze dell'ordine. Se fosse stato suo figlio, non so se il nostro ministro dell'interno avrebbe usato le stesse parole.
Scritto da: Lucien | 01/11/2009 a 16:02
Più di un anno fa, raccontai sul blog la tragica storia di Riccardo Rasman, morto a Trieste durante un arresto. http://lucianoidefix.typepad.com/nuovo_ringhio_di_idefix_l/2008/07/a-trieste-la-br.html
Scritto da: luciano / idefix | 01/11/2009 a 16:36
Il corpo d'un nostro fratello, il nostro stesso corpo.
Scritto da: Subhaga Gaetano Failla | 01/11/2009 a 17:03
Una piccola coincidenza, o forse telepatia: anch'io ho pensato subito alla canzone di Springsteen quando ho letto della notizia della morte di Cucchi. Non l'ho scritto prima perché mi sembrava banale.
In realtà, quando ascolto quella canzone, mi sento una morsa al cuore.
Scritto da: Alessandra | 01/11/2009 a 17:10
Secondo me si evita di infangare la reputazione delle forze dell'ordine facendo della buona informazione senza cedere alla retorica in ogni senso: sappiamo di Genova 2001, sappianmo di Diaz e Bolzaneto, sappiamo di Aldrovandi, ma ci sono tante storie di normale amministrazione che non emergono, proprio perché normali. Io stesso sono stato testimone di una violentissima provocazione da parte di un tizio ubriaco che minacciava e sfidava un pattuglia di polizia, fin quasi ad arrivare all'aggressione fisica e i poliziotti si limitarono a controllargli i documenti e lo lasciarono andare. Mi sarei aspettato di vederlo caricare in macchina e "sistemarlo" lontano da occhi indiscreti, come invece capitò ad un mio amico, cui alcuni carabinieri in borghese diedero una "lezioncina", perché si era permesso di mettere in discussione i loro metodi di controllo e perquisizione.
Scritto da: gcanc | 01/11/2009 a 17:14
Anch'io ho visto più volte eccellenti (o forse solo "normali") poliziotti e carabinieri intervenire con competenza e umanità, sedare con fermezza e senza violenza situazioni difficili e pericolose, disinnescare con professionale sensibilità momenti che potevano degenerare.
Mi capita di incontrare poliziotti, poliziotte e carabinieri bravi e umani, rispettosi e civili, che fanno il proprio dovere al servizio della Repubblica e del cittadino. E anche per questo mi offende vedere che esistono zone oscure e tenebrose.
Scritto da: luciano / idefix | 01/11/2009 a 17:33
Gcanc:
per andare nella notte dei tempi aggiungerei al tuo elenco anche la morte dell'anarchico Pinelli. Ma qui ci inoltriamo in un'altra di quelle zone oscure e tenebrose di cui parla Luciano, che credo si addensino (sebbene per fortuna molto di rado), quando si cerca un colpevole a tutti i costi e il più in fretta possibile.
Il caso di Cucchi è gravato da più di un interrogativo.
Scritto da: ilva | 01/11/2009 a 17:53
Purtroppo l'abuso di potere è dietro ogni angolo, persino in un ufficio. È ovviamente più pericoloso, anche dal punto di vista morale e politico, quando a commetterlo è un uomo in divisa e "servo" dello Stato. Tuttavia, all'impressione provocata da quelle immagini si è aggiunta un bel po' di retorica in questi giorni, vuoi perché l'abuso in divisa è frequente da noi, vuoi perché i carabinieri di Marrazzo non hanno fatto una buona pubblicità all'Arma, vuoi perché il ministro Larussa ha pisciato fuori dal vaso, ma credo che si debba mantenere il sangue freddo e giudicare alla luce dei atti. I familiari di Cucchi possono e devono urlare tutto il dolore possibile, ma gli altri abbiano comprensione e distacco. Aggiungo, comunque, che per venti grammi di hashish non si dovrebbe passare un minuto in cella.
Scritto da: gcanc | 01/11/2009 a 18:31
@ gnac: proprio di sangue freddo, comprensione e distacco spesso il potere approfitta, e ne abusa.
Ci sono casi in cui la pubblica indignazione serve. Se non altro a farci sentire vivi, e non automi in grado anche di scavalcare con nonchalance un cadavere davanti alla porta di un negozio.
Scritto da: carloesse | 01/11/2009 a 18:44
Scusa Carloesse, ma sangue freddo, distacco e comprensione sono cosa diversa dall'indifferenza. E l'indignazione è indispensabile, quella sì, spesso è carente.
Tuttavia, in un periodo in cui le istituzioni sono "scassate" da dentro, in un momento in cui mi pare che la vecchia strategia della tensione si stia riaffacciando con altre tattiche più subdole, senza bombe, ma con la consunzione continua e quotidiana delle basi della democrazia e delle regole della civile convivenza, non mi sento di far parte di quel gioco che ha un unico scopo: la svolta autoritaria. I segni si vedono, ogni giorno, a livello di istituzioni e a livello cittadino. Io non ci sto.
Scritto da: gcanc | 01/11/2009 a 19:03
So che TU non intendevi "indifferenza". Ma volevo solo sottolineare che quel distacco RISCHIA di portare all'assuefazione. Che i toni urlati (per quanto neanche a me piacciano, mi considero una persona molto pacata), anche con tutto il bagaglio di retorica che inevitabilmente possono evocare, talvolta mi paiono necessari.
L'indignazione se non la si urla, che indignazione è?
Scritto da: carloesse | 01/11/2009 a 19:55
D'accordo.
Scritto da: gcanc | 01/11/2009 a 20:18
secondo me non si tratta di infangare o no la reputazione delle forze dell'ordine.
ci pensano loro.
gli episodi di aldrovandi, cucchi, e tutti quelli citati sopra incluso il nero picchiato a sangue dai vigili urbani di parma dimostrano che è assurdo parlare della parte buona e onesta delle forze dell'ordine e di schegge impazzite.
evidentemente la parte buona non esiste più, o esiste finchè non si presenta l'occasione di diventare scheggia impazzita.
il fatto che proprio dall'interno delle forze dell'ordine si impedisca di arrivare alla verità sulla morte di aldrovandi, così come per bolzaneto e, staremo a vedere, ma sono sicuro per cucchi, è una palese dimostrazione che il sistema ammette questi eccessi. spero solo di non avere a che fare con queste forze dell'ordine, perchè chi mi garantirà che sarò nelle mani della parte buona e non della scheggia impazzita?
la cosa più colpevole poi è che i ministri competenti assumano atteggiamenti omertosi su queste problematiche, che non sono solo italiane, ma che sono una contraddizione in democrazia.
sulla polizia americana c'è una letteratura infinita che ci racconta di tutto.
qui cadere nelle mani dei mossos d'esquadra (catalano) o mozos de escuadra in spagnolo è un problema altrettanto grosso.
Scritto da: marcob | 01/11/2009 a 21:24
Io ho letto che il Cucchi pesava 43 chili (e che ne pesava 37 alla sua morte perché rifiutava di mangiare) e che si faceva di metadone. Questo spiegherebbe il suo aspetto emaciato, perché di sicuro non era come nella foto a sinistra, dove si vede un ragazzo ancora sano.
Secondo me quello che succede in questi casi è semplice: qualche esaltato o frustrato decide di dare una lezione all'arrestato che si trova tra le mani. Che lo faccia perché gli piace picchiare o perché si vuole sfogare per la frustrazione di un mestiere con poche soddisfazioni, non cambia il risultato. Queste cose non dovrebbero succedere ed è il sistema che le permette.
Poi, quello che a me fa molta rabbia, è che le opposte fazioni santifichino i carabinieri/poliziotti/carcerieri difendendoli ad oltranza oppure santifichino il detenuto facendone una vittima innocente. Nessuna delle due parti è senza colpe, secondo me. Può anche essere che un detenuto assuma atteggiamenti provocatori e violenti e che si trovi di fronte a una persona che, in quel momento, non reagisce a sangue freddo. Così succede il peggio.
Purtroppo si leggono frasi assurde come quelle di La Russa o come quelle di chi definisce il Cucchi "un bravo ragazzo". Sarà, ma a me i bravi ragazzi paiono un po' diversi. Dicendo frasi così, ognuna delle due fazioni rimane ferma nelle proprie convinzioni, senza nessuna obiettività.
Scritto da: la.stefi | 01/11/2009 a 21:28
qui non ci sono due fazioni.
ci sono persone che hanno infranto la legge e persone che debbono tutelare la legge.
chi ha infranto la legge (forse, perchè prima di un processo non c'è nulla di certo) ed è in arresto si trova certamente in uno stato tutt'altro che sereno e può darsi che abbia comportamenti anche provocatori.
dall'altra parte c'è chi la legge deve tutelare. è il suo mestiere. è stato addestrato per quello e se è stato addestrato in modo corretto non può assolutamente commettere abusi.
se gli abusi sono così frequenti c'è una sola spiegazione. sono consentiti.
Scritto da: marcob | 01/11/2009 a 22:28
Impeccabile il commento delle 22.28 di Marcob.
Sulle carceri: in Italia ci sono circa ventimila (20.000!!!) detenuti di troppo, molti dei quali stanno in carcere per un paio di giorni soltanto (il che è una follia che crea solo dolore e sofferenza). Il problema non si risolve con estemporanee fesserie tipo l'indulto del 2006, ma con provvedimenti più seri e strutturali. Ad esempio: accelerare i tempi dei processi, depenalizzare alcuni piccoli reati, trovare (sempre per reati minori) misure alternative alla detenzione.
Scritto da: luciano / idefix | 02/11/2009 a 09:21
d'accordo con gcanc
Scritto da: offender | 02/11/2009 a 11:41
Tra i cittadini, l'indignazione, la rabbia, il dolore l'angoscia, l'orrore e gli altri forti sentimenti suscitati dalle foto non devono restare "sentimenti". Nè tantomeno autoalimentarsi in una spirale che porta a un tumulto emotivo. Devono piuttosto, superata la fase della denuncia, (e qui ha ragionissima Gcanc) cristallizzarsi in sangue freddo e ragionamento. Non per dimenticare o per insabbiare ma per cercar di tradurre l'emotività in maturazione delle coscienze e in atti politici. Se no, indignazione rabbia dolore angoscia orrore finiranno per tramutarsi in frustrante senso di impotenza.
Scritto da: luciano / idefix | 02/11/2009 a 12:50
Da quel che sta emergendo, anche dalla denuncia della stessa famiglia Cucchi, pare che le maggiori responsabilità siano da addebitare all'ospedale a alla sottovalutazione dei medici.
Scritto da: gcanc | 02/11/2009 a 14:41
Par di capire che, più si va avanti, e più saltano fuori lati oscuri, responsabilità che si rimpallano, inadempienze, radiografie di incerta datazione, referti medici contrastanti, scaricabarile, sanitari che si giustificano (come se bastasse) "il paziente non collaborava". Fatto sta che Stefano Cucchi è morto e non si capisce bene nè perchè nè il percome.
Scritto da: luciano / idefix | 02/11/2009 a 15:02
Quando ho fatto il tirocinio a psicopatologia della adolescenza assistevo alle terapie di gruppo di giovani, terapie prescritte a volte da un giudice o garantite dai servizi sociali.
Ho saputo cose sconvolgenti in merito ai metodi usati per far parlare i ragazzi. I ragazzi che ascoltavano avevano anche loro storie di droga. Per fare un esempio, un modo di far parlare per sapere nomi e luoghi era di colpirli con degli stracci imbevuti di alcool.
Ora. Io consco molte persone oneste in polizia. Tra cui anche qualche blogger coltissimo e insostettabile. Mio padre per dire - perchè è pazzo - legge le lodevoli pubblicazioni dei poliziotti di sinistra. Credo che si vada per distretti, per gruppi per luoghi, e credo che ve ne siano di diverso tipo. Ma indubbiamente, ci sono delle zone grige, piuttosto estese, in cui vige una cultura arcaica e animale, che prospera e fa danni.
E' chiarissimo infatti che quel ragazzo è stato percosso fortemente - non ci si scassa la mandibola così e manco gli occhi neri ci si fanno.
Noi come cittadini, dobbiamo appoggiare la famiglia
Scritto da: zauberei | 02/11/2009 a 15:20
D'accordo soprattutto con il penultimo commento di Luciano (del 2/11 alle ore 12:50).
*
Circa ventimila persone in più detenute nelle carceri italiane corrispondono a una eccedenza di un terzo della capienza massima consentita (ci sono oltre sessantamila detenuti, ma dovrebbero essercene non più di quarantamila).
*
La Legge Gozzini di Riforma Carceraria, del 1975, attualmente in vigore, quando fu varata era criticata da più parti perchè troppo restrittiva: oggi è criticata spesso perchè troppo permissiva. Tale legge ha già in sé molte norme (se applicate) che prevedono il ricorso attenuato o alternativo al carcere: semilibertà, permessi, affidamento al servizio sociale.
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La situazione sociosanitaria nel carcere è gravissima: il sovraffollamento moltiplica inoltre i problemi legati alla presenza di molti sieropositivi, per esempio. Le sindromi influenzali (di qualsiasi tipo) diventano "comunitarie" e i detenuti più debilitati hanno ulteriori problemi fisici e di assistenza.
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Sono aumentati negli ultimi anni i casi di suicidio tra i detenuti, e anche tra gli agenti di custodia: i più professionali e sensibili tra questi ultimi si trovano spesso tra l'incudine e il martello: soprusi da parte di alcuni detenuti più "potenti" e difficoltà anche gravi nella gestione dei rapporti con le gerarchie carcerarie e con gli stessi colleghi.
*
Moltissime sono state negli ultimi decenni le denunce di pestaggi in carcere - nella stragrande maggioranza dei casi inascoltate - e moltissime verosimilmente sono le denunce non avvenute per paura. Forse negli ultimi anni (e i fatti del G8 di Genova potrebbero esserne una testimonianza eclatante) si è diffusa la sensazione d'una ulteriore e maggiore "tolleranza" verso tali violenze.
*
Moltissimi detenuti sono in carcere per reati di droga o ad essa connessi. Una legislazione adeguata e razionale riguardante le droghe illegali (di droghe legali e anche "pesanti" c'è un altissimo consumo socialmente accettato se non altamente incentivato dalle pubblicità: per esempio, psicofarmaci e superalcolici), potrebbe evitare la carcerazione di molte persone, specialmente tra i giovani e gli extracomunitari. Una legge giusta in tal senso però trova tre ostacoli: Vaticano, mafia, neofascismo.
*
Depenalizzare i reati minori sarebbe utilissimo, purtroppo però bisogna lottare contro una tendenza opposta: pochi mesi fa, ad esempio, all'interno del cosiddetto "decreto sicurezza" tacciato da molti osservatori di razzismo, è stato reintrodotto il reato di oltraggio a pubblico ufficiale.
*
Il carcere è una istituzione totale - e per tale motivo quasi del tutto dimenticata (anche dalla sinistra); è ricordato solo come spauracchio e aspirazione alla vendetta.
*
Negli anni Settanta si richiedeva anche il "diritto all'affettività" per i detenuti, in quanto essi possono attualmente avere solo relazioni omosessuali.
*
Oggi - con tanta buona volontà, gentilezza e speranza, in sintonia con la visione di Luciano - c'è da risalire una china davvero aspra.
Scritto da: Subhaga Gaetano Failla | 02/11/2009 a 15:50
"Rifiutava cibo e acqua" dice il dottor Aldo Fierro, responsabile dell'assistenza nel reparto di detenzione del Sandro Pertini. "Noi medici non possiamo obbligare i pazienti a mangiare e a bere" Così vorrebbe giustificare la mancata nutrizione e idratazione di Stefano.
Insomma, siamo il paese che costringe Eluana Englaro all'alimentazione forzata, in coma vegetativo da anni e anni. E poi un poveraccio come Stefano lo si lascia agonizzare perchè "rifiutava cibo e acqua". In quel reparto hanno mai sentito parlare delle flebo?
Mi domando: ma medici così dormono bene, la notte?
Scritto da: luciano / idefix | 02/11/2009 a 18:01
D'accordo con Zau. Ha detto, con dovizia di particolari e cognizione di causa, quello che io non ho avuto il coraggio di dire.
Ci sono senza dubbio tante persone oneste nella polizia;io in ogni caso prego di non averci a che fare, neppure per un interrogatorio sulla morte del gatto del mio vicino di casa...
Scritto da: ilva | 02/11/2009 a 18:43
Com'è 'sta storia che nessuno ribatte? Non mi piace aver sempre l'ultima parola su tutto! :-)
Scritto da: ilva | 02/11/2009 a 20:26
Forse perchè, essendo persone complessivamente serie, aspettiamo di vedere cosa dirà l'inchiesta della magistratura.
E intanto abbiamo detto le nostre opinione che (a grandi linee) coincidono.
Scritto da: luciano / idefix | 02/11/2009 a 22:17
ilva,
forse ti manca qualcuno che ti dica:
avete detto un cumulo di stupidaggini, infarciti come siete di ideologia.
non è nella mia natura, ma se è per farti contenta, bella biondina, posso farlo io.
Scritto da: marcob | 02/11/2009 a 22:33
marcob: mi sembra di aver detto la stessa cosa che mi hai risposto tu. Queste cose non devono succedere, ma perché non succedano bisogna controllare il sistema intero. Controllare che non ci siano pazzi violenti in posizioni di potere e di impunità. Controllare che non ci sia gente che dà fuori di matto per la frustrazione di fare un lavoro non proprio leggero.
Quando parlavo di fazioni mi riferivo a chi (come nei commenti agli articoli del Corriere e di Repubblica) si schiera da una parte o dall'altra, dando addosso ai poliziotti come se fossero tutti violenti o al contrario difendendoli come se fossero tutti santi. Stessa cosa per chi dà addosso alla vittima facendo intendere che se lo meritava o al contrario la santifica come se fosse un innocente caduto in trappola. Secondo me un po' di obiettività ci vuole, altrimenti non si riesce a risolvere il problema. Io credo che manchi la volontà, a monte, di cambiare queste cose. Tanto se sei un figlio di papà sta pur sicuro che in galera ti trattano coi guanti :-(
Scritto da: la.stefi | 03/11/2009 a 01:38
stefania,
in verità ho solo preso spunto dalla tua ultima frase per esprimere un'opinione.
anche a me le strumentalizzazioni giornalistiche interessano poco. il giovanotto che uccide la nonna e l'intervista ai vicini di casa che dichiarano che era un bravo ragazzo, o cose del genere mi sembrano banalità inutili.
non sono però d'accordo con te quando interpreti questi fatti dicendo che qualche esaltato o frustrato decide di dare una lezione all'arrestato che si trova tra le mani.
io credo che se in una struttura pubblica o privata si verificano episodi negativi come quelli di cui si è parlato sopra, non si tratta di qualche esaltato o frustrato, ma di una cosa ben più grave e preoccupante.
secondo me la struttura intera è marcia.
ti faccio un esempio: supponi che la coca cola, tra i milioni di bibite che immette sul mercato, per un disguido, ne distribuisca anche un solo pallet di avariate e pericolose per il consumatore. non si può definire un caso che può succedere. è il sistema di controllo che non ha funzionato. la coca cola blocca l'intera produzione, riverifica il sistema di controllo e quando è sicura di aver ristabilito i canoni di sicurezza, riprende a produrre e a vendere.
anche dove il sistema di controllo deve occuparsi di risorse umane, come nella polizia o nella guardia carceraria, si possono impostare procedure da seguire perchè gli abusi siano impossibili. è molto facile. se abusi succedono, significa che o queste procedure prevedono anche l'abuso, o il sistema di controllo, in modo compiacente viene allentato dall'alto.
Scritto da: marcob | 03/11/2009 a 10:31
Una delle grandi lezioni di Franco Basaglia e della sua rivoluzione psichiatrica (che portò alla legge 180) fu questa: certe istituzioni, per il modo in cui sono concepite e gestite, spingono verso l'autoritarismo, la sopraffazione e la sofferenza di chi ci capita dentro. Lui parlava del manicomio. Ma il discorso va esteso alla caserma, al cercere, ai collegi e a tanti altri luoghi chiusi. Bisogna allora cambiarli radicalmente, spezzando i principi e le pratiche di violenza, di "fabbrica della follia", di nonnismo, di privilegio, di abuso eccetera eccetera. Senza illudersi che ciò si possa fare da un giorno all'altro nè che qusta lotta riesca mai aver fine con la vittoria definitiva del rispetto, della giustizia, della libertà, dell'uguaglianza. Ma agendo sempre verso quella direzione.
Scritto da: luciano / idefix | 03/11/2009 a 13:41
Ebbene sì...quel qualcuno un po' mi manca, Marcob.:-)
A proposito, com'è che mi chiami "biondina"? Guarda che io sono:
"Nera che non si vedeva
da una vita intera
così Dolcenera" ( anche se non ammazzo e passo oltre come quella di De Andrè)
Per passare dal faceto al serio, sono d'accordo con l'ultimo commento di Luciano: credo (ma non ditelo a nessuno) che davvero "certe istituzioni spingano versospingono verso l'autoritarismo, la sopraffazione e la sofferenza di chi ci capita dentro".
Qui non si tratta solo di qualche mela marcia!!
Scritto da: ilva | 03/11/2009 a 18:28
Sorry per gli errori.
Scritto da: ilva | 03/11/2009 a 18:29
marcob: hai scritto molto meglio di me le cose che avrei voluto dire io. Anche secondo me va rivisto tutto. L'esempio della Coca-Cola è calzante.
Quello che intendevo dire con "un esaltato o un frustrato" è che, per fortuna, sono tanti anche i poliziotti per bene.
Però il problema è che pare nessuno faccia nulla per togliere dalla circolazione quelli "per male".
Vedi casi italiani, vedi casi USA, vedi torture di Abu Ghraib ecc...
Scritto da: la.stefi | 03/11/2009 a 18:56
ok stefania,
delle volte, anche per le cose che ha scritto luciano poco sopra, sembra che "quelli per bene" in certe strutture ci siano per caso.
ilva,
sono certo che almeno una delle due l'ho indovinata quando ti ho chiamato bella biondina.
per cui vado sul sicuro a corregermi in bella morettina.
Scritto da: marcob | 03/11/2009 a 22:51
ma perchè fabrizio de andrè per me non è quello che è per molti di voi?
Scritto da: marcob | 03/11/2009 a 22:53
Copio-incollo il titolo, in cronaca, di Repubblica.it di due giorni fa:
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Sull'onda del clamore si torna a parlare di altre due vicende analoghe
Marcello Lonzi, 29 anni, morto in cella nel 2003, e Aldo Bianzino, 44, morto nel 2007
Morti in carcere, dopo Stefano Cucchi
riaffiorano i casi ancora impuniti
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Copio-incollo anche un articolo di ieri dal sito "droghe.aduc.it":
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Le Iene indagano sulle morti in carcere
Notizia
3 novembre 2009 8:40
E' il segno dei tempi. Chi vuole giustizia per le decine di 'misteriose' morti in carcere deve sperare in una trasmissione televisiva (una delle migliori, quanto a giornalismo investigativo), piuttosto che nelle Istituzioni, ormai poco credibili.
Tutti i media hanno parlato in questi giorni della terribile vicenda di Stefano Cucchi, arrestato dai carabinieri il 15 ottobre scorso perche' trovato in possesso di una modica quantità di sostanze stupefacenti e deceduto dopo una settimana in circostanze non ancora chiarite. Altrettanto scalpore hanno destato le immagini - diffuse dai mezzi d`informazione - del suo corpo e del suo volto, in cui erano ben visibili lesioni e traumi di grave entità. Le 'Iene' in onda martedí 3 novembre su Italia 1 si occuperanno di un un caso di cronaca analogo, quello di Aldo Bianzino, un falegname di 44 anni morto il 14 ottobre 2007 in circostanze ancora sconosciute. Due giorni prima del decesso, Aldo e la compagna Roberta, residenti a Capanne - nell`Appennino umbro marchigiano - vengono arrestati e portati presso il carcere di Capanne perche', in seguito ad una perquisizione, vengono trovate nella loro tenuta alcune piante di marijuana.
La mattina del 14 ottobre Roberta viene scarcerata e solo in quel momento apprende della morte del marito. Tuttora non si sa niente sulle cause del decesso, quel che è certo è che al momento dell`ingresso in carcere il certificato medico dimostra che entrambi godevano di perfette condizioni di salute. Il medico legale nominato dalla famiglia assiste alla prima autopsia dichiarando che il corpo dell`uomo presentava lesioni al fegato, alla milza, al cervello e due costole rotte.
Dell`argomento si era già interessato Michele Pietrelli, un collaboratore attivo sul blog di Beppe Grillo il quale aveva raccolto la testimonianza della moglie della vittima, scomparsa quest`anno, di cui le Iene mostrano il filmato. Un servizio di denuncia ma non solo; la coppia aveva un figlio che ora ha 16 anni e che, dopo la morte della madre, vive con lo zio, tornato dalla Germania apposta per accudire il nipote e che, per questo, ha perso il suo posto di lavoro.
Scritto da: Subhaga Gaetano Failla | 04/11/2009 a 08:04
Marcob: se a te De Andrè non piace, sappi che sono al tuo fianco.
Scritto da: luciano / idefix | 04/11/2009 a 09:45
OGGI 12 MARZO 2010 E' ARRIVATA LA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA, PRESIEDUTA DAL SENATORE DEL PD IGNAZIO MARINO
Stefano Cucchi è morto per disidratazione mentre era detenuto in ospedale, dopo aver rifiutato «almeno in parte», cure e cibo: non per capriccio, ma perché voleva parlare con un avvocato. Non c’è riuscito, e nessuno l’ha avvisato che stava rischiando la vita; fu ricoverato che pesava 52 chili, quattro giorni dopo era arrivato a 42. S’è spento nella notte fra il 21 e il 22 ottobre, e quando gli hanno praticato la rianimazione aveva smesso di vivere da quasi tre ore; medici e infermieri, insomma, tentavano di rianimare un cadavere.
Aveva anche delle lesioni, il trentunenne arrestato per 20 grammi di hashish e due di cocaina: agli occhi, alla terza vertebra lombare e all’osso sacro. Lesioni recenti «di origine traumatica», che se non hanno direttamente a che fare con la morte risultavano comunque dalle visite effettuate dopo l’arresto di Cucchi, ma nessuno le segnalò alla magistratura.
Sono le conclusioni dell’indagine sul caso del detenuto morto nel reparto carcerario dell’ospedale Sandro Pertini di Roma dalla commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del servizio sanitario nazionale, presieduta da Ignazio Marino. La relazione finale, redatta dai senatori Vincenzo Galioto del Pdl e Albertina Soliani del Pd, è pronta e sarà votata mercoledì prossimo. Il documento è stato limato in ogni passaggio, dopo che ripetuti rinvii avevano messo in dubbio la possibilità di arrivare a un risultato condiviso da tutti; per questo dovrebbe essere approvato all’unanimità, fondato com’è su audizioni, documenti e soprattutto sul lavoro dei periti incaricati di rispondere a specifici quesiti.
Sono stati proprio i due consulenti, Vincenzo Pascali e Rodolfo Proietti, a fissare il decesso di Cucchi «alle ore 3 del 22 ottobre», come si legge all’inizio della relazione, che più avanti chiarisce: «La morte è avvenuta probabilmente due o tre ore prima che il paziente fosse rianimato. Pertanto anche il medico che ha praticato le manovre rianimatorie (tra le 6.15 e le 6.45 del mattino, ndr), notando una rigidità dei muscoli del collo e dell’articolazione temporo-mandibolare, sapeva che il paziente era morto e da tempo». Gli stessi medici del Pertini, nella serata del 21 ottobre, viste le preoccupanti condizioni del detenuto, avevano preparato una relazione da inviare all’autorità giudiziaria, che non fu mai trasmessa perché poche ore dopo Cucchi ha smesso di vivere. «Ciò nonostante non è stato predisposto un monitoraggio continuo delle condizioni del paziente», accusa la relazione, che aggiunge una sconsolante considerazione: «Nessun medico, nella giornata antecedente al decesso, si è probabilmente reso conto che la situazione aveva ormai raggiunto un punto di non ritorno». Altrimenti avrebbero dovuto far capire a Cucchi quello che gli stava succedendo, e sarebbero dovute scattare le contromisure indicate dagli stessi consulenti: «Raggiunto nella giornata del 21 il punto di massimo criticità (punto di non ritorno), il paziente avrebbe dovuto essere monitorizzato con maggiore intensità, nel timore di un evento mortale, attendendo il profilarsi dell’opportunità di intervenire».
L’altra conclusione rilevante riguarda i «traumi» che Cucchi aveva al momento del ricovero, «che i consulenti tecnici ritengono essere stati probabilmente inferti». Cioè provocati da qualcuno, e in tempi ravvicinati alla morte. Le ecchimosi intorno agli occhi «sono state probabilmente prodotte da una succussione (letteralmente significa scuotimento, ndr) diretta delle due orbite; analogamente le lesioni alla colonna vertebrale sembrano potersi associare ad un trauma recente; sempre ad una lesione traumatica è collegabile la frattura al livello del sacro-coccige».
Sono particolari importanti, perché l’inchiesta giudiziaria (tre poliziotti penitenziari sono indagati per omicidio preterintenzionale per le presunte percosse, mentre sei medici del Pertini sono accusati di omicidio colposo) è ferma in attesa delle perizie; indiscrezioni delle scorse settimane riferivano che secondo i consulenti del pubblico ministero le lesioni di Cucchi sarebbero precedenti al suo arresto, una addirittura congenita. I periti della commissione Marino sembrano affermare il contrario, e le loro conclusioni saranno inviate alla Procura di Roma, insieme alla relazione. Nella quale i commissari auspicano che l’indagine penale chiarisca i punti che restano oscuri sulla morte di Stefano Cucchi. I parlamentari ne elencano quattro: «Chi ha inferto le lesioni al signor Cucchi; le ragioni di una procedura così anomala per il trasferimento presso la struttura protetta dell’ospedale Sandro Pertini; chi ha la responsabilità di non aver dato corso alle richieste di colloquio formulate dal detenuto, lasciando così quest’ultimo in una condizione psicologica che ha certamente influito sul suo rifiuto di cure; chi ha la responsabilità della mancata identificazione prima dell’exitus di una condizione clinica così grave da mettere a rischio la vita».
ADESSO VEDREMO SE IL PARLAMENTO VOTERA' QUESTA RELAZIONE
Scritto da: luciano / idefix | 12/03/2010 a 20:48