Si chiamava Saana,
aveva diciannove anni ed era di origine marocchina.Abitava a Montereale Valcellina, vicino a Pordenone
Da qualche mese era andata a vivere col suo ragazzo (italiano e cattolico, di 31 anni).
E (temendo il padre) aveva voluto perdere i contatti con la propria famiglia d'origine.
L'uomo l'aveva più volte minacciata.
Finchè, una sera, colta Saana e il fidanzato in auto, li ha affrontati, ferito lui e sgozzata lei.
Sul Piccolo di Trieste, il giornalista Paolo Rumiz poneva alcune domande.
A cui io ho cercato di rispondere con questo pezzo che dovrebbe uscire sul Piccolo e, forse, anche sul Messaggero Veneto.
Ci terrei che lo leggeste e mi faceste sapere cosa ne pensate.
Ho letto le coraggiose e oneste domande che Paolo Rumiz fa, a se e a tutti noi, sulla tragica storia di Saana, la ragazza ammazzata dal padre a Montereale Valcellina.
Non so di preciso cosa penso di quella tragica vicenda: ci ho riflettuto a lungo. Ma, non conoscendo nemmeno alla lontana le persone concrete, so solo quel poco che ne ho letto sui giornali e che ho potuto intuire dalle foto e dalle facce viste da quelle fasulle immagini.
Sarebbe meglio (anche se dolorosissimo) scambiare almeno qualche parola con loro, guardarli negli occhi, sentire il ritmo delle loro voci e il tono delle loro frasi, vedere se ti guardano negli occhi oppure no, insomma cercare di cogliere quei mille e mille particolari che ti suggeriscono tante cose sugli uomini e sulle donne.
Ma non conosco quelle persone e dunque non posso rispondere con esattezza ma vorrei provarci.
1) Cos’avrei fatto se mia figlia se ne fosse andata di casa senza dirmi nulla? Immagino che non sarebbe accaduto all'improvviso, fulmine in un cielo assolato, ma ci sarebbero stati mille e un segnali premonitori. E allora mi chiederei dove ho, dove abbiamo sbagliato. Ma forse questi dubbi appartengono alla MIA vita, al MIO rapporto con MIA figlia, al NOSTRO modo di essere. E non a quello di Saana e suo padre.
2) Se fossi stato il ragazzo di Saana, avrei pensato che era il caso di sentire suo padre e tranquillizzarlo, fargli capire che sua figlia era al sicuro: avrei capito che stava soffrendo così come io (al suo posto) avrei sofferto. Ma se il mio Amore me lo avesse dipinto come un mostro da cui era scappata, non avrei cercato di contattarlo ma di starne alla larga. Però ripeto: sto dicendo ciò che IO avrei fatto, io con la MIA storia.
3) Avrei cercato di creare tra il mio Amore e il Lupo Mannaro (se tale me l’avessero dipinto) qualcosa che la proteggesse. Forse avrei progettato di trasferirci altrove. Forse mi sarei addirittura baloccato in sterili progetti di uccidere il Lupo. Ma non avrei permesso all'Ombra sempre più minacciosa di intossicarci la vita. Mi sarei rivolto a qualcuno (polizia, avvocati, mediatori culturali, don Di Piazza che si occupa di immigrati...).
4) Al momento dell’aggressione, sarei fuggito, io e Saana, facendo partite l’auto su cui ci aveva sorpresi. Se avessi avuto la prontezza di farlo e il panico non m’avesse paralizzato sarei scappato. Ma di sicuro non sarei uscito come un agnellino sacrificale.
5) Dopo l’assassinio del mio Amore (ma qui rispondo IO, con la MIA storia politica, culturale, affettiva e di fede) avrei evitato le derive razziste o stigmatizzanti nei confronti degli immigrati. Perché so che il disprezzo e la violenza maschilista contro le donne infestano il mondo ovunque, anche l'Italia degli "italiani".
Penso però che esista un criterio molto semplice per valutare un popolo, una chiesa, un partito, un'ideologia, una filosofia, uno stato, una famiglia, un club, un'associazione, una fede, una religione, una persona: come trattano le donne.
Temo che si scatenerà la solita polemica tra chi generalizzerà accusando l'Islam, e chi si affretterà a chiarire che il fatto che questa famiglia fosse di religione musulmana non c'entra nulla ma proprio di nulla con quanto accaduto.
Riporto le parole di un a ragazza marocchina, intervistata nei giorni successivi all'assassinio, che mi hanno colpito molto.
MILANO — Amal ha gli occhi di Cleopatra, labbra carnose, capelli lunghi. È marocchina. «Ma mi sento italiana, vivo qui da 16 anni». È seconda di cinque figli che non vede più. «Mio padre mi ha ripudiata. Aveva combinato per me un matrimonio che non desideravo. Mi aveva proibito di uscire di casa. È stata la goccia, sono scappata». Quella sera di novembre la ricorda come un sogno. «Neanche avevo paura. Mi sembrava impossibile di riuscire a farlo». La libertà di Amal costa. Le unghie rosa, i tacchi alti, gli abiti stretti che indossa, hanno il prezzo di una vita da sola. «La mia famiglia è ritornata in Marocco. Qui è rimasta mia sorella, sposata con due figli. Non ci possiamo sentire. Il marito è contrario, non voleva che andassi a trovarli senza il velo in testa, temeva condizionassi le figlie: perché zia sì e mamma no? E io alla fine non ho più voluto portarlo, quel velo: mi sembrava ipocrita. Non seguo il digiuno nel Ramadan. Metto le minigonne, al mare i due pezzi: che bello quando ho comprato il primo, per la Toscana. Ho visto sette volte Il diavolo veste Prada! Io penso che se decidi di venire in Italia devi accettare la nuova cultura e integrarti. E chi non ci riesce deve tornare nel suo Paese».
Scritto da: offender | 25/09/2009 a 11:50
Non è solo come trattano le donne.
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Quando arrivai a Tarbela, per lavorare, nella mia stessa stanza d'ufficio insediarono un pakistano in qualità di interprete, aiutante, tuttofare.
Io non conoscevo nessuna delle tre lingue pakistane e non riuscivo a leggere neppure la posta.
Questo uomo pakistano, di nome Kouresh, mi raccontava in Inglese che
:
- Non conosceva il giorno in cui era nato (non c'era l'anagrafe)
- Ha dovuto sposare una donna impostagli e mai vista prima. Questa donna ha sempre portato il Burqa integrale e neppure io l'ho mai vista in faccia...
- Non aveva il diritto di sedersi sul letto di suo padre, prima che suo padre morisse: non era il primogenito
- Non ha avuto diritto a nessuna eredità. Era il secondogenito e l'eredità andava solo al primogenito, per non frazionare i terreni, la/e case...
- Non aveva diritto a lasciare la comunità, il Clan, se non CON l'assenso del Capo Clan
- Non...
- Non...
I "non" erano talmente tanti che neppure li ricordo tutti.
Kouresh era un "ragazzo in gamba" e con noi imparò l'Inglese.
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Tutti quei "NON" li aveva ben stampati in testa.
Gli avevano pure insegnato che nella guerra allora in corso con l'India, se Allah "avesse voluto" ...sarebbe sceso in terra e con la mano avrebbe fermato le bombe degli aerei nemici.
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Lui mi raccontava che si riteneva MOLTO fortunato ( e per questo rideva spesso) per il fatto che suo nonno e suo padre non avessero contratto debiti sulla sua testa: così era libero di lavorare per se stesso...
Scritto da: P@ola | 25/09/2009 a 12:00
A quanto mi risulta il padre di Sanaa aveva invece contratto un debito nel suo paese ...
Scritto da: P@ola | 25/09/2009 a 12:04
@Paola, mio padre ha lavorato un sacco nei paesi arabi e mi raccontava spesso storie di questo genere.
Scritto da: offender | 25/09/2009 a 12:23
Ci vorrà tempo, molto, diverse generazioni. Nemmeno nel nostro "civilizzato" Paese è sufficientemente diffusa la pratica della separazione "indolore" tra coniugi, fidanzati, conviventi, a giudicare dall'enorme numero di donne perseguitate dagli ex e dall'eccessivo numero di delitti in famiglia, nella maggior parte dei quali la vittima è una donna. E' solo della fine degli anni 60 la riforma del diritto di famiglia che non obbliga più la moglie a obbedire al marito, eppure c'è ancora chi lo pretende. Figurarsi se lo si chiede a chi viene da certi Paesi, dove il diritto di famiglia è ancora più arretrato. Tuttavia è quasi incoraggiante che si verifichino certi attriti, perché significa che il tempo, l'abitudine, la convivenza, l'amore, lavorano.
In Italia pare che 35000 donne abbiano subito l'infibulazione e altre pratiche di mutilazione genitale. E' un'approssimazione per difetto, ma se se ne parla e si diffonde la contrarietà alla pratica, il numero di donne mutilate inevitabilmente diminuirà.
Scritto da: gcanc | 25/09/2009 a 13:03
Brutta storia quella di Saana. Brutta come tutte quelle che vedono morire donne per mano di uomini, in Italia come nel resto del mondo.
Il tuo articolo, Luciano, è un ottimo spunto per delle riflessioni non solo di carattere culturale e di integrazione, anche se la storia di Saana temo sia solo una delle tante che restano sommerse, ma che comunque esistono. Forse non è giusto porre l'accento solo sulle differenze culturali che separano le persone, ma è purtroppo un dato di fatto che per certe culture, come quella musulmana, la donna è un essere inferiore e come tale va trattato.
Detto questo, non c'è dubbio che a prescindere dalla religione e/o cultura di appartenenza, anche in Italia ci sono stati, ci sono e purtroppo ci saranno "amori criminali italiani", ossessioni di padri nei confonti delle figlie, ossessioni di mariti nei confronti delle mogli, ossessioni di uomini nei confronti delle donne. Qui la cultura di appartenenza c'entra fino a un certo punto, poi si sfocia nella patologia mentale e psichica.
Certi comportamenti sociali sono tipici di culture maschiliste, l'Italia in questo senso non è da meno, per certi versi, ad altri paesi.
E' comunque indicativo il fatto che la povera Saana, pur di liberarsi di becere tradizioni, abbia cercato, attraverso l'amore, una via di salvezza. Alla fine anche lei ha pensato che la sua libertà dovesse passare per la via di un altro uomo, diverso dal padre, ma sempre un uomo. Anche in questo la maggior parte delle donne cosiddette "occidentali", ed in particolare le italiane, non sono affatto diverse da tante altre di paesi diversi. La tristezza sta, forse, proprio in questo: la donna nasce già condizionata e la sua emancipazione deve passare per forza sulla via di un uomo.
Scritto da: Alessandra | 25/09/2009 a 13:51
Sottoscrivo l'intervento di Alessandra
Scritto da: Eeka | 25/09/2009 a 15:00
Vuoi proprio sapere cosa ne penso io?
Bene sarò sincero, penso che non serva molto cercare risposte su un argmento nel quale, per tutti i risvolti, etici, religiosi e soprattutto culturali , tu, nonostante tutte le tue buone intenzioni dettate da pietà e solidarietà per le vittime (morte, ma anche vive), secondo me non riesci ad entrare del tutto.
Lo dimostrano i numerosi dubbi che tu stesso avanzi quando dici più volte: "ma qui rispondo IO, con la MIA storia politica, culturale, affettiva e di fede".
E dunque mi sembra un semplice esrcizio per cercare di autointerrogarti/ci, autovalutarti/ci, autoregolarti/ci e autorisponderti/ci se dovesse accadere a te/noi ben sapendo che per le ragioni che prima dicevo, non succerderà mai. E se proprio dovesse succedere, non sarebbe il Luciano o i commentatori che scrivono qui adesso con lo stato d'animo che noi tutti più o meno condividiamo; no, saresti/saremmo un altro/a, una persona fuori di senno. E chi va fuori di senno purtroppo non si fa le stesse domande che ci facciamo noi, forse troppo facilmente, caro Luciano.
Detto questo in piena sincerità, devo ammettere che però, arrivano comunque delle riflessioni sempre interessanti ed utili a tutti (o quasi).
Scritto da: Irnerio | 25/09/2009 a 18:00
Forse non è chiaro, ma il mio prec. commento si riferisce soprattutto alla ipotesi n°1) di Luciano; tuttavia ritengo che anche il cercare di mettersi nei panni del ragazzo di Saana, specie quando si ha un'età circa doppia della sua, non è né semplice, né facile, per i motivi che sarebbe troppo lungo elencare, ma che possiamo immaginare.
Scritto da: Irnerio | 25/09/2009 a 18:11
Ritorno a commentare questo tuo post, Luciano, in quanto ritengo che tu non colga, in questo caso - le due visioni dei due mondi:il tuo e quello della famiglia di Sanaa.
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Tu sei cresciuto in un ambiente dove le persone sono sempre più "aiutate e stimolate" a ragionare.
La famiglia di Sanaa, e mi riferisco in particolare al padre, no.
In certi Clan, in certi paesi(ni) di questo mondo ancora non si abituano le persone a "ragionare".
Si insegna loro un "codice", il Corano. Glielo si fa imparare a memoria perchè così si ricordino ogni volta come comportarsi.
Neppure tra di loro Non c'è confronto di idee o pensieri.Tanto che gli uomini usano una certa parte della casa e le donne un'altra.
Non c'è incontro, ma c'è invece la paura dell'incontro, delle emozioni che l'incontro può procurare...
Una cosa: o è permessa e la si fa oppure non è permessa ed allora non bisogna neppure "pensarla".
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Tu parli di osservare i segnali di cambiamento da parte del padre nei confronti della figlia. Beh, mi dispiace deluderti ma in certi Clan, la figlia, la moglia, la sorella non le si "guardano-osservano". NO. Le si usano e basta.
Una moglie serve per fare il pane, essere scopata quando se ne ha voglia e partorire bambini.
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Credo, in sostanza, che tutti noi di fronte a certe famiglie immigrate dobbiamo fare un passo indietro. Noi diciamo che loro devono integraersi: giusto.
Ma noi, che in un certo senso siamo "troppo avanti", dobbiamo fare un passo indietro, metterci nei loro panni e traghettarli nel nostro mondo. Se accettiamo che vivano qui, senza pericolo per noi...
Scritto da: P@ola | 26/09/2009 a 07:25
Se a qualcuno interessa consiglio uno dei libri di Tahar Ben Jelloun "Ospitalità francese".
Ad un certo punto l'autore descrive come in certi paesi della sua patria le famiglie sotterrino vive le figlie femmine che "secondo loro" "potrebbero" far perdere l'Onore alla famiglia e di conseguenza al Clan...
Scritto da: P@ola | 26/09/2009 a 07:37
Irnerio, non ti offendere ma questa volta il tuo commento mi trova parecchio d'accordo.
Paola, anche nel mondo musulmano esiste il giusto mezzo e ti assicuro che, al di la' delle numerosissime, purtroppo, aberrazioni dovute piu' ad usi tribali che al Corano, nella gran parte delle famiglie la donna ha un ruolo centrale (anche se prevalentemente domestico) ed esercita la sua influenza su tutte le decisioni del marito.
Cio' che invece spaventa il mondo musulmano e' scivolare in una situazione come quella occidentale in cui le famiglie si disgregano con estrema facilita'ed il ruolo della moglie e del marito (che presto qui si vorrebbe poter essere dello stesso sesso) diventa sempre piu' indefinito facendo cessare anche nei figli quelli che dovrebbero essere dei riferimenti certi. Ti assicuro che la moglie viene amata e rispettata anche se non e' in carriera.
Scritto da: uno | 26/09/2009 a 08:19
Uno, concordo con te che esiste il "giusto mezzo" anche nei mondo musulmano. Ma se tutti stessero nel giusto mezzo, noi ora non saremmo qui ad affropntare questo caso.
E' quando NON ci si trova di fronte al "giusto mezzo" che "chi ha più buon senso lo metta" (come diceva mia nonna) e che ritengo che sia nostro dovere di Occidentali chinarci a dare una mano a queste persone...
Che poi, se vuoi, è il senso della Leadership attuale, anche quella che pratica Obama.
Scritto da: P@ola | 26/09/2009 a 09:02
Vedi Paola, se lasciamo da parte le aberrazioni, rimane sempre una visione del mondo, del sacro, della famiglia e dell'etica che e' profondamente diversa in una cultura tradizionale come quella musulmana (basata sul concetto di rivelazione) rispetto a quella moderna occidentale (basata su evoluzione, progresso, individualismo etc.). La prima ha sempre come referente ultimo Dio la seconda l'uomo.
Ora, il famoso giusto mezzo va riferito al contesto islamico e non a quello occidentale o meglio universale altrimenti faremmo violenza a tutto cio' che esula la cultura occidentale decidendo appunto dove sta il mezzo. Questo chinarci a dare una mano (se non e' inteso come pura pieta' per chi soffre, senza sfondi ideologici) suona molto come una autoproclamazione di superiorita' cosi' come l'esportazione della democrazia presuppone l'insindacabile giudizio che essa costituisca il sistema migliore per tutti.
Scritto da: uno | 26/09/2009 a 09:29
""Questo chinarci a dare una mano (se non e' inteso come pura pieta' per chi soffre, senza sfondi ideologici) suona molto come una autoproclamazione di superiorita'"
:
NO
Io NoN lo intendo così.
Lo intendo come lo Psicologo fa un passo indietro e si china (dalla sua ormai raggiunta competenza) a capire la persona che ha davanti: il come la pensa, da cosa derivano certi comportamenti-abitudini, ecc... e poi aiuta questa persona a automodificarsi.
NoN è pietà
Non è violenza
Non è autoproclamazione di superiorità
.
E' maggiore competenza, se proprio vuoi...
Scritto da: P@ola | 26/09/2009 a 11:29
Va bene "uno", colgo la battuta, ma avrei preferito non risponderti.
Non per mancanza di rispetto (anzi, proprio per questo lo sto facendo), ma perché non si creda che mi offendo sempre quando qualcuno non la pensa come me.
Scritto da: Irnerio | 26/09/2009 a 12:21
Grazie Luciano.
Dopo aver letto il tuo posto, sono andato a leggere l'articolo di Rumiz, che ho trovato in rete solo leggendo un blog di un giornale del Friuli (non è incredibile quanto siano locali i riferimenti di Internet, come trovi solo le cose che conosci già?).
Solo leggendo le premesse di Rumiz, si possono capire le tue cinque risposte, cinque su dieci.
Sono domande che lasciano basati sulla complessità dei nostri tempi, dove qualsiasi azione lascia tante ombre. Tante. Io adesso ho le domande di rumiz e le tue risposte, mi saranno utili. Poi ci sarà un momento in cui sarò chiamato a elaborarle e a metterle in pratica. Non so cosa succederà in quel momento. Non lo so ora e spero di non saperlo mai.
Scritto da: Guido Affini | 26/09/2009 a 13:25
A me è piaciuto questo post, e sinceramente spero non si offenda, tanto lo sa che ni ci voglio bene:) non ho apprezzato quello di Irnerio.
A Irnè te posso di na' cosa?
Nun te se po' nasconde gniente eh?
Voglio dire. Grazie ar cazz che non ci si riesce a travalicare la propria dimensione storica. Tuttavia meno ci si industria e più alligna forza italia. Meno ci si spreca e più si affonda nell'ombelico centrismo. Oh no questi tentativi sono necessari e non credo neanche del tutto vani. In quanto esseri umani abbiamo l'umana e letteraria capacità di trascenderci. Come è vero che Madame Bovary è un gran romanzo assai credibile e l'ha scritto un uomo. E parla de na donna te guarda.
Insomma si deve si deve tentare.
Capisco anche che certi contesti culturali sono patologizzanti. E in questo senso la testimonianza di Paola è preziosa. Tuttavia per me in questa faccenda ci sono delle cose che scavalcano la cultura. A noi del mediooriente arrivano solo i fenomeni scandalosi, e li scambiamo per la sua normalità. Ma sono gli estremismi, e questo ci porta a vederlo in modo distorto. Come se venisse da noi uno famo conto cinese ha studiato la storia, te gli dici, si sono italiano. E quelli li: ma allora sei anche nazista! Perchè quello sa lui dell'Europa.
Cioè capisco che sto scrivendo in maniera confusa. Quello che voglio dire è che, no non è tutta sta normalità per gli arabi scannare una figlia perchè va con un occidentale. Esattamente come non era normale cinquant'anni fa he un siculo ammazzasse la figlia perchè l'aveva data via. Io vedo del patologico che forse trova nella cultura un canale di espressione, ma sempre di follia si tratta.
Scritto da: zauberei | 26/09/2009 a 15:37
Quando potete, leggete Rumiz: è uno dei più bravi giornalisti che circolino in Italia.
E se lo trovate (cercatelo nelle biblioteche pubbliche, nell'usato, su Ebay) studiatevi MASCHERE PER UN MASSACRO, il suo libro sulla guerra civile jugoslava: ci aiuterà a prevenire il separatismo leghista. O almeno a provarci.
Scritto da: luciano / idefix | 26/09/2009 a 15:38
Beh, io avevo interpretato la domanda di Luciano come la richiesta di un consiglio spassionato se, secondo noi, ha fatto (o farebbe) ben o male a inviare le sue risposte a due giornali locali.
Quindi, visto che Zaub mi costringe, dirò chiaro e tondo che, almeno così come sono formulate, io al suo posto non le avrei inviate (o invierei).
Troppi dubbi, troppi se e ma che non so quanto possano essere utili ai lettori.
Altra cosa è discuterne qui, tra noi; ho già detto che lo trovo interessante in quanto ci si può confrontare.
Più chiaro di così!?
Ma tu gua', ma tu gua', per una volta che dissento con Lucianino nostro...
Scritto da: Irnerio | 26/09/2009 a 16:48
No no, il mio invito era alla discussione: il pezzo l'ho già mandato al Piccolo.
Scritto da: luciano / idefix | 26/09/2009 a 19:08
Domande e ipotesi di risposta su saana sgozzata dal padre .. Great idea :)
Scritto da: lucianoidefix.typepad.com | 25/03/2011 a 15:34
Sono sempre, ancora e di nuovo io,Pa@ola, la persona ora 61enne che nel 1974 visse e lavorò a Tarbela, in Pakistan, per conto dell'Impregilo. Mi feci pure un "fidanzatino" akistano, Asif Mehmood, che mi hanno detto in questi giorni si trova a Kabul come civile.
A settembre sono stata contattata da uno dei suoi due migliori amici, Farrukh. Stessa mia ètà.Erano entrambi ingegneri e per questo erano stati assunti al Tarbela Dam.
Farrukh al momento è emigrato in Canada, lavora per una grossa società Canadese e lui dice di essersi perfettamente integrato insieme alla famiglia. Farrukh si definisce anche un "long life learner".
Ma ora xche abbiamo entrambi 61 anni, ora che è passato tanto tempo, ora che ci raccontiamo le Nostre emozioni di allora,ora che ci rendiamo reciprocamente conto di alcuni nostri comportamenti di allora... beh ORA Vi dico che nessuno di Noi due (io e Farrukh) aveva capito UN TUBO uno dell'altro !
Sì, abbiamo convissuto bene per un anno, ma io non potevo immaginare cosa rappresentassi per un ragazzo Pakistano, libera e single in quel di Tarbela, e lui non poteva conoscere le "regole" di noi occidentali, anche se ci incontrava tutti i giorni e tutte le sere andavamo a ballare tutti assieme all'Hill Club.
Le differenze sono così tante che Non saprei da dove cominciare, per descriverVele...
Se volete pormi delle domande in merito, fate pure: vi risponderò con piacere e CON CALMA.
-
PS Saluti, Luciano
Scritto da: P@ola | 26/03/2011 a 11:32