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21/08/2009

Commenti

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cioa , Luciano....i prim i tre titoli che hai riportato sono tretitoli che stanno fra il 'li amo molto' e 'li adoro'!...
Allora, le restutuzioni che mi vengono in mente sono molte, mati riposto la mia delusione piu' recente:'La storia di un matrimonio' di Greer, libro esaltato dalla critica, eche io ho trovato pallosissimo.
Tentazione di restituzione anche per 'Il riccio'...e 'Le benevole'..non son riuscitas a finirlo.
Cioa
Buona giornata (sto leggendo 'Gormenghast', notevole.

scusami per gli errori...tastiera scadentissima!

Io restituirei:
1) "La solitudine dei numeri primi" di Giordano (di una banalità sconcertante)
2) "Lettera alla madre sulla felicità" di Bevilacqua (non mi riusciva proprio di leggerlo).
3) "Veronika decide di morire" di Coelho (dopo non ho più preso un suo libro).

Tutto quello che ho comprato di narrativa italiana negli ultimi quindici anni!!!!!!!!!!!!!

Non mi toccare La Versione di Barney, potrei morderti un polpaccio. Se è piaciuto a Ferrara non me ne importa nulla, ma il libro è bellissimo, con un finale che mi ha messo i brividi.

Ma vale anche per i libri regalati? No, perché, sapendo che mi piace leggere, i miei amici mi regalano certe cosine...

La versione di Barney mi ha annoiato talmente a morte che non sono riuscito nemmeno ad arrivare al finale da brividi di cui parla gcanc, e non me ne voglia il mio concittadino, non sto dicendo che non è un libro valido ma che a me non piace per nulla, e trovo il protagonista a dire poco odioso, mediocre, provinciale, stereotipato, insomma il classico "vecchio coglione".

Firmino e Faletti: eh no Luciano, qui te la sei cercata, io non ti rimborserei ;-)

La versione di Barney l'ho cominciato quattro o cinque volte (sempre su consiglio/pressione di persone di cui mi fido) ma non sono mai andato oltre la decima o quindicesima pagina.
Magari tra qualche anno riproverò ancora e mi piacerà. Oppure continuerà a risultarmi indigesto. Chi lo sa.

Offender: il protagonista è a dire poco odioso, mediocre, provinciale, stereotipato, insomma il classico "vecchio coglione". Ma non è che i protagonisti dei libri debbano essere tutti simpatici, brillanti, originali, educati e corretti, in pratica dei perfetti fasulli. La forza del personaggio sta proprio nei suoi enormi e umanissimi difetti. Che poi Giuliano Ferrara voglia essere come Panofsky è un problema suo, non del lettore. Comunque non voglio concentrare la discussione su un libro solo che manderebbe fuori tema rispetto al post.
Tra i libri da restituire, vado a memoria, c'è certamente la Banana Yshimoto di Il corpo sa tutto, insignificante, il secondo Faletti, ridondante nella scrittura e assurdo nel finale, La Bussola D'Oro di Pullman, perché non sono riuscito ad arrivare alla trentesima pagina e certamente molti altri.

Il bello dei gusti è che sono insindacabili: si può (ed è bellissimo farlo) discutere fin che si vuole. Ma alla fin fine ognuno è e deve essere del tutto libero.

A me La Bussola d'oro (e i successivi due volumi della trilogia delle oscure materie) sono piaciuti assai. Malgrado siano anticristiani in un modo virulento (e Pullman è scorrettissimo perchè scambia la parte più oscurantista del cattolicesimo per TUTTO il cattolicesimo e poi, a sua volta, scambia quel cattolicesimo reazionarissimo per TUTTO il cristianesimo...come se io spacciassi i gulag staliniani per tutta quanta la sinistra o i lager hitleriani per tutta quanta la destra).
Concordo invece sulla prosopopea di Faletti, davvero intollerabile nella sua scrittura gonfia e mal siliconata. E nel vuoto sub-zen della Yoshimoto, uno dei bluff più inconsistenti di questi ultimi lustri editoriali. Al suo confronto la Tamaro è una specie di sorellina (minore) delle Bronte.

Certo gcanc, ci mancherebbe! Ma deve essere presente nel personaggio una scintilla, uno spunto, qualcosa che te lo fa rendere un minimo interessante, e che io personalmente in Panofsky non trovo. Non sapevo che il libro piacesse a Ferrara e non me ne frega nulla, se mi fosse piaciuto avrebbe potuto essere il libro preferito anche di Ahmadinejad, Claudio Baglioni o Guglielmo Epifani :-). In ogni caso, dice bene Luciano: è una questione di gusti, e infatti non ho detto né sto dicendo che sia un romanzo di scarso valore, ma che non mi piace. Come del resto detesto i Beatles e Fellini ma non mi azzarderei mai a dire che erano degli incapaci.

No luciano, Banana è sì un bluff ma non è peggio della Tamaro!

ah, luciano, proprio perchè bello confrontarsi, nei gusti simile e nelle diversità, beh...concoordo con te al cento per cento su Coelho.Quanto non lo reggo!

Sì, Ferrara è andato avanti mesi a menarla con barney qualche anno fa. Forse è per quello che l'ho letto solo il mese scorso :-)

No, i miei due tentativi di leggerlo sono meno recenti :-) La prima vota ho retto 10 pagine, mentre la seconda, anche su pressione di autorevoli amici, sono arrivato oltre la metà prima di crollare :-)

Luciano, ho riletto nil post con più attenzione e vedo che parli anche di Fred Vargas. Alla mia consorte piace molto, io trovo che scriva bene ma che sia anche parecchio, parecchio supponente e noiosetta.

Una nota di gossip: lo sapevi che è tra le maggiori sostenitrici di Cesare Battisti?

Altri libri da restituire (in realtà non li ho comprati, ma avuti in regalo): vari di Patricia Cornwell e la sua patologa Scarpetta, sopravvalutata e prevedibile.

ma a proposito di gossip:mi pare che di Battisti sia stata proprio fidanzata.
Ragazzi, su Barney...o lo si ama o lo si odia, questo è indubbio.
Perchè , se te ne innamori, ciò avviene già alle prime due pagine, all'istante.Altrimenti, niente(credo)

Miiiii la Cornwell è *assolutamente* sopravvalutata, quasi più dei Guns n'Roses. La Vargas e Battisti fidanzati? Brrrrr

Su Barney: io non lo odio ma lo trovo incredibilmente noioso.

Coelho, Tamaro, Faletti..tutti un bluff.

Sorriderete, ma l'ultimo libro che sono riuscita a leggere (rileggere)integralmente è stato Il ritratto di Dorian Gray!
Ormai rimesto quasi esclusivamente tra i classici (e anche lì con molti "distinguo").

Anzi no. Ho letto "On writhing" di Stephen king.
Meno male che raccomanda la sintesi! Io le stesse cose le avrei dette in un terzo delle pagine...forse meno.

On writing non è così male, io l'ho trovato abbastanza interessante.

Vedi, Offender, ame sewmbra incredibile che Brney possa sembrare noioso...ma l'effetto lo conosco..me lo procurano buon aparte degli scrittori italiani, ad esempio

Anzi no. Ho letto a piccole dosi Rabal.
E "on writing"di Stephen King (forse consigliatomi da Luciano).Commento: meno male che raccomanda la sintesi! -:)
Poi è tutto opinabile.

Dipende dai motivi per cui si legge. Io ultimamente lo faccio per vedere come scrivono gli altri. e delle mezze calzette non so che farmene...

@Zelda: su molti scrittori italiani sono d'accordo, in ogni caso non mi ritengo un esperto di letteratura e i miei pareri sono solo quelli che derivano dal mio gusto personale.

scusate i doppioni

Vorrei restituire la rabbia e l'orgoglio di Oriana Fallaci. me l'hanno regalato qualche natale fa, non l'ho aperto e non voglio aprirlo.
E pure primi capitoli, quelli dei critici letterari, di 2666 di Bolano: in gergo tecnico pippe mentali.

Uno dei motivi per cui la Vargas non la reggo? La sua campagna a favore del terrorista-assassino-condannato Cesare Battisti. Ma spesso i francesi incappano, in queste spocchie da intellettualini da Oltralpe con incorporata puzzetta sotto il naso, come se a Parigi e dintorni tutto andasse bene e l'Algeria (per dirne una) non ci fosse stata. Cos'è? Forse non ci perdonano d'averli fatto noi, film come LA BATTAGLIA D'ALGERI?

ce n'e' uno che mi viene subito in mente: la profezia di celestino...scritto (forse tradotto) malissimo, noioso, un minestrone di luoghi comuni...m'era stato consigliato.

concordo con chi ha scritto che preferisce i classici, io sto leggendo the Pickwick Papers (in lingua originale) e devo fare un gran lavoro di autodisciplina per non leggermelo tutto d'un fiato!

Un applauso a Luciano per il suo ultimo intervento

Dunque, a parte che la campagna francese la trovo idiota. Esistono beni che sono tali anche quando non li gradiamo. E che costano grandi quantità di quatrini, devo informarmi meglio su sta campagna francese. La carta. Li traduttori. La stampa. La distribuzione... Non sopporterei comunque, che per questioni di stile convinzioni o persino fallimento dello scopo un paziente mi dicesse che rivole i soldi delle sedute.
Barney è bellissimo secondo me. Ed è curioso che piaccia Roth e non piaccia Barney. Non me lo spiego facilmente. Provocazione: se Ferrara avesse fatto a tempo a parlare bene di Roth capace che Luciano cestinava anche quello - PPPP
Buttafuoco per me ha una signora prosa, peccato che al di la della fascistitudo si perda in rivoli, e le trame dei suoi romanzi sono troppo sgranate. Si gusta la lingua ma dopo un po' ci si rompe li cojoni.
Fred Vargas mi sta sulle palle per la campagna pro terrorista, ma la qualcosa non ha per me influenza alcuna sui suoi romanzi, che trovo autonomamente leziosi e noiosi fino alla morte.
Non riesco a contemplare anche volendo l'idea di richieder eil rimborso per delle robe di letteratura. Invece mi è capitato per delle cose con delle ambizioni scientifiche, che non rispettavano le ambizioni e che trovavo pericolose. Per esempio tutte le cose di psicologia evoluzionistica.
Tuttavia c'è sempre la soluzione caminetto.
Ecco. Io con il sidamerica sono davanti a una forbice: o li santifico: Vargass llosa, il mitico Mutis, Borges che ve lo dico a fa, o li brucio: Coelho, marò!, Amado e qell'altra sciagurata li Serano se chiama me pare.

Roberta: già il titolo dice che la traduzione faceva schifo:

"The celestine prophecy"="La profezia celestiale" e non "di celestino"

:-)

Zaub non so per che motivo ma avrei giurato che Barney non ti piacesse.
La Vargas invece avrei pensato che ti piacesse.
Ti conosco molto bene, non c'è che dire :-)

So che molti la considereranno una bestemmia, ma non ho mai digerito "La mia Africa" che peraltro non sono riuscito neanche a finire!
Un salutone...

Ciao Luciano.
Come stai?
Quando si parla di letteratura ci sono anch'io. ^__^
Allora, di recente restituirei
Jeffery Deaver - La Bambola che dorme ( stavolta ha toppato alla grande).
Harry Turtledove - La legione perduta ( mi aspettavo tanto ma è un onesto libro fantasy).
Fritz Lieber - Il grande tempo ( ha vinto il premo Hugo ma è troppo pretenzioso e intellettualoide per essere un romanzo di fantascienza)
Kim Newman _ Dracula cha cha cha ( orribile fin dal titolo)
E tutti i libri della Fallaci e di Elsa Morante che ho in libreria.
Non ho seguito le ultime uscite quindi sono a digiuno di giudizi.
Mi dicono che Firmino non sia male.
Degli altri sono all'oscuro.
Invece ( e potrai non crederci...) sono d'accordo con te per il secondo di Faletti.
Il più debole della suoi romanzi.
La trama ha molti buchi, i personaggi sono stereotipati, gli omicidi ridicoli, lo stile grossolano.
Si vede che l'editor non ha lavorato stavole.
Molto meglio "Fuori da un evidente destino" costruito meglio e a tratti inquietante.
Visto che si parlava di autori italiani recenti ne segnalo due bravissimi:
Danilo Arona - L'Estate di Montebuio
Claudio Vergnani - il 18° Vampiro.
Li consiglio caldamente.
Due romanzi veramente coinvolgenti e scritti moooolto bene.

Luciano, Zaub ha centrato il punto:per me, Barney è come l'avesse scritto Roth.

Diciamo che c'è una certa relazione tra Barney e Patrimonio e Everyman di Roth.
Poi, tra i libri che mi hanno fortemente deluso American Psycho, modaiolo e manieristico, Ninna nanna e Cavie di Palaniuk, il primo nato da una bella idea e perso per strada, il secondo volutamente eccessivo. E poi, La cognizione del Dolore di Gadda, inaccessibile.

gcanc: Easton Ellis io pure non lo tollero è er Palaniuk dei puaretti!
Io pure ho trovato Cavie esaurito ma altre cose di Palaniuk bellissime - tipo Soffocare e tipo Invisible Monsters. Ci feci un post su Easton Ellis e Palaniuk (ma forse ci ha una h da quarche parte ner cognome)
Gadda mi piace un sacco, ma è un altro di quelli che leggo per la pasta della lingua più che per la logica del discorso che mi sfugge allegramente.

Giù le mani da Ellis, eh!anche se il mio scrittore preferito in assoluto è il suo dioscuro Mc'Inerney, Ellis è il GENIO.
Disturbante, certo che si'.
American Psycho è il capolavoro,anche se il mio libro del cuore è LUnar Park, di una bellezza quasi imbarazzante

Mah, per me Ellis è un genio.
E ,se da American Psycho aGlamourama ,l'ho ammirato come genio, con 'Lunar Park' mi ha commossa.E' un libro di una bellezza quasi imbarazzante.

vabbeh..è chiaro il concetto, Ellis mi piace.

Zau, non ti piace Amado? A me piace tanto... Mutis lo adoro!

Le botteche color cannella, di Schultz. Forse accuso scarsa cultura e/o intelligenza, ma dopo 20 pagine di sofferenza e altre 20 di doloroso stupore ho mollato. noioso/incomprensibile, ma più la seconda. E letture un po' forzate mi hanno consentito di fare mio Doctor Faustus di Mann che alla fine è entusiasmante (ma per me difficilissimo).... e dire che quando il libro di Schultz mi arrivò in libreria ero eccitatissimo, forse non avrei il coraggio di portarlo indietro !

Confesso che lo Schultz lo trovai indigesto anche io con la medesima vergogna del Tedeschi. So cose che non se ponno di nei salotti.
Invece Ellis mi disturba non nel senso che spera lui. Non mi svela niente, non mi tocca niente, ammicca a una profondita che immagina ma che non vede poraccio. Niente mi toglie dall'idea che piaccia perchè fa sentire profondi in maniera facile e poltronesca. Uh anvedi comme siamo tutti cattivelli! Ah il conzumismo! Ah li tempora li mores e le giacchette di Armani.
Zelda rispetto la tua opinione, ma sei in gamba e ecco: ma non ti pare un po' facile? Non ti pare l'archetipo della profondità da prima serata?
C'è chi ha fatto ben di meglio dai.

Zelda, è chiaro che stiamo esprimendo dei pareri personalissimi, ma per me Ellis voleva essere disgustoso, solo che ha messo sangue e frattaglie in vetrina nella Boutique della Fettina in Montenapoleone. Almeno il primo Palaniuk (con l'h da qualche parte) spalma la macelleria come si fa nella Plaka di Atene: un ceppo sulla strada, un colpo di mannaia e nugoli di mosche sulla bistecca sanguinolenta pronta per essere inacartata e consegnata alla massaia in fila.
Zau: su Gadda hai perfettamente ragione, il suono più che la partitura.

Quel che mi piace di Ellis, prima di Lunar Park, è il modo in cui rappresenta il Male ,in quella maniera stolida(i suoi protagonisti sono sempre dei completi deficienti) riesce a essere assolutamente senza sentimento.Poi in Lunar Park ha fatto un passo avanti, mettendo in campo la sua autobiografia, e appare bene la sua disperazione e la volontà di analizzare il Male.Un grande.
Però un pò di tempo fa, sull'autobus, c'era un ragazzo seduto vicino a me, che leggeva avidamente Lunar park; e aveva un aspetto spaventevole, sembrava preso di peso dai suoi libri;aria da fighetto che dopo il lavoro in finanza corre a strafarsi.Li' m'è èpreso un pò male:Ellis secondo me è stato inteso nella maniera sbagliata per certi versi è stato un cattivo maestro.
Invece ammetto che Palaniuk proprio non lo comprendo.

Joubal lo trovo un po lezioso ecco

PALAHNIUK mi aveva colpito molto all'inizio quando aveva cose da dire. Poi via via è diventato la manieristica parodia di se stesso ("aho, famme er palaniukke!" scrivevo in un post di un annetto fa).
AMADO non mi ha mai interessato.
MUTIS tenti e ritento ma non riesco a farmelo entrare nè nella mente nè nel cuore.
Confesso che (da triestino) non ho mai finito nulla di SVEVO e nemmeno La coscienza di Zeno (il mio amico Walter inorridisce sempre).
LA PROFEZIA DI CELESTINO era una boiata al di là di ogni decenza.
IL CODICE DA VINCI sopravvalutatissimo e banale: copiato da
1) il saggio storico ("storico"????!!!! "ah ah ah ah ah ah ah!" di Baigent/Leigh/Lincoln intitolato "Il santo Graal"...almeno era divertente...bastava non prenderlo sul serio)
2) il bel romanzo di Theodore Roszack "La congiura delle ombre" sul potere demoniaco del cinema.
CHIUSO COL CODICE DA VINCI, in attesa del nuovo libro di Dan Brown, che sarà un'altra porcheria. Avete dato un'occhiata alle altre robe da lui scritte? Angeli e demoni? E quel'altro attentato agli alberi della foresta amazzonica di cui nemmeno ricordo il titolo? Brown è un mestierante di scarsissimo livello e, nel campo del thrilling, ci sono centinaia e centinaia di scrittori di gran lunga più bravi d lui. Il suo successo planetario grida vendetta al cielo.
MORANTE: Menzogna e sortilegio mi piace, La storia lo trovo orribilmente retorico.
MORAVIA: viva i Racconti romani, qualche altro racconto, Gli indifferenti, il resto mi irrita.
Tra i tanto strombazzati/ osannati Moravia Pasolini Calvino Morante da una parte e dall'altra Flaiano Bianciardi Fenoglio De Feo D'Arrigo o Piero Chiara io non ho la minima ombra di dubbio a stare con i secondi.
Ancora la VARGAS: chi ha scritto che è "leziosa"? Zau? Condivido totalmente: è una delle penne (la Vargas) che mi danno più sui nervi, una delle più fasulle che mi siano capitate sotto gli occhi in questi ultimi anni. Capisco perchè piaccia la facile banalità di Dan Brown ma come facciano a piacere i gialli strampalati e balordi della Vargas, stento a comprenderlo.

Zauberei si riferiva alla scrittura di Jorge Amado quando diceva "leziosa"... io penso che essere lezioso sia giusto per un brasiliano :)

A me, dà ai nervi pure la musica brasiliana.
Tanto mi piace il tango (non Piazzolla) quanto mi spiace la samba. Tanto me gustano Cortazar, Borges, Vargas Llosa, Onetti, Bolano, Trillo (autore di fumetti).
I brasiliani non mi "entrano": Amado non mi è simpatico, Guimaraes Rosa l'ho provato e riprovato ma nel Grande Sertao mi perdo ogni volta che mi ci inoltro, della Lispector avevo cominciato non ricordo cosa...

Giorgio: d'accordo sul Doctor Faustus di Mann, scrittore per il quale Pavese, pur essendo un grande estimatore dei romanzieri americani, ha esternato ammirazione incondizionata.

Di Mann io ho amato molto anche Morte a Venezia e gli altri romanzi brevi.
Un po' meno La montagna incantata, cui credo si sia "ispirato" (per usare un eufemismo) Bufalino.

A proposito, perchè nessuno ha nominato Bufalino?

Luciano: il tuo giudizio su Svevo mi sembra poco meditato, se mi permetti . Piaccia o no, ha avuto un ruolo fondamentale nella nostra letteratura.
Sottoscrivo il giudizio su
Moravia, Dan Brown e gli altri. Condivido, invece, solo in parte quello sulla Morante.

Infine RIMANDO AL MITTENTE la valutazione che hai espresso su CALVINO: anche lui può piacere o meno, resta comunque il più grande scrittore italiano dal secondo dopoguerra in poi. E non credo di essere la sola a dirlo.

sisi pure lei leziosa! E soporifera.

Borges: eccelso, anche se più freddo di un ghiacciolo

Amado: divertente, ma un bel gioco dura poco.

Per restare in Sudamerica,in alcuni libri di Marques (fa eccezione Cronaca di una morte annunciata, per es.) trovo una "circolarità" che non mi convince. Il lettore è ammaliato dalle prime pagine, poi ha l'impressione che non ci sia un vero progresso, uno sviluppo. Gli sembra, come si dice dalle mie parti, di essere sempre 'n mira a Nuvel (in faccia al paese Novello)...di non aver effettuato uno "spostamento", emozionale o intellettivo, che vada oltre lo spazio di qualche collina.
Se sbaglio, corriggetemi
:-)

Ilva, una volta mi piacerebbe parlarne a voce, con te.
Calvino: a me non piace e sempre di meno a ogni anno che passa. Lo trovo di un gelo e di una artificiosità terribili. Pochi giorni fa ho letto una sua dichiarazione: "ogni traduzione è cattiva". Una frase che mi ha mandato in bestia, spocchiosa e intellettualistica. Nel secondo Novecento italiano, gli anteporrei senza alcuna esitazione (e faccio solo i nomi di autori defunti) Sciascia, D'Arrigo, Pratt, Fenoglio, Bertolucci, Meneghello, Tomizza, Levi, Caproni. Su altri (come ad esempio Quarantotti Gambini, Chiara o Pazienza...morì giovanissimo e l'aspetto letterario era ancora minoritario rispetto a quello grafico) sono disposto a trattare.
Svevo: non discuto sulla sua grandezza. Dico solo che io (ripeto: IO, il soggettivo e insindacabile IO) non riesco a leggerlo perchè mi risulta pesantissimo.

Palahniuk è abbastanza ostico, se non ti piace lo stile: o si ama o si odia, fine.

I libri che restituirei: tutti quelli che mi ha regalato Tic. A parte Zazie nel metro, il solo che ho tenuto.

E a proposito di Coehlo: il suo 11 minuti pare sia stato scopiazzato bello e buono da un manoscritto che gli era stato fornito dalla ragazza che ha ispirato la storia, e che, dopo averglielo gentilmente fatto notare, ha ottenuto di avere la sua prefazione al libro che poi ha pubblicato lei ("Il manoscritto di Sonia", mi pare si chiami).

Restituirei non solo alla libreria, ma alla storia della letteratura, Ulysse di Joyce. Lo so, solleverò un coro di protesta, ma proprio non lo digerisco. Sarà perché era il fulcro di uno degli esami di letteratura inglese all'università, quindi studiato e rivoltato come un calzino, ma Ulysse è pallosissimo. Ce ne sono altri di testi che restituirei, ma al momento non mi vengono in mente, forse proprio perché non mi sono piaciuti; dovrei dare uno sguardo alle mie librerie.

Svevo l'ho amato moltissimo.

Uh un'altra delusione e' stata l'opera struggente di un formidabile genio di Dave Eggers. Non mi e' piaciuto e Eggers mi e' sembrato un po' arrogante e boh poi e' personale ma io non avrei scritto cosi' apertamente della sua tragedia...

L'Ulisse di Joyce è uno di quei (numerosi) testi che ho tentato più volte di scalare, sempre scivolando giù dalle pareti come Gatto Silvestro sullo specchio.
Ne cito alcuni: Quer pasticiaccio (Gadda), Coscienza (Svevo), Montagna incantata (Mann), Grande sertao (Guimaraes Rosa)...

Luciano, la montagna incantata ha momenti 'incontevoli', ma molti dialoghi sui massimi sistemi non sono molto chiari. Mann usava dire che i suoi romanzi vanno letti due volte per apprezzarli fin in fondo, ma scalare la montagna incantata una seconda volta e' impresa in effetti ardua e per ora non mi ci metto!
La coscienza di Zeno e' uno dei miei preferiti. vero e' che il mondo e' bello perche' vario. Uh ultima grande delusione: amabili resti, di alice sebold: quando lo terminai, uscii di casa e lo portai a mano a chi me lo aveva consigliato (un amico che viveva a due isolati da casa mia !)

Uh Giorgio Tedeschi
Anche io rimasi delusa dallo strombazzato Eggers. Ma non per l'uso della vicenda privata, che c'è pieno la letteratura: so tutte vicende private ruminante magari un po' meglio. Ma perchè è l'ennesimo parto dei corsi di scrittura creativa ammerigheni. Si legge: ne trovi n'antri 72 in libreria uguali uguali.

Ho sempre considerato i corsi di scrittura creativa un'idea alquanto strampalata...

ehm...esprimo dissenso. Io amo alla follia quel libro di Eggers;per il tema, per la storia,
per le cosiddette 'trovate, tipo i titoli dei paragrafi, eccetera:e non mi pare frutto di scuola di scrittura.
Sicuramente invece è stato copiato dai corsi di scrittura, e lui stesso adesso ha il suo potentato, una specie di Fandango di San Francisco.
Il problema di Eggers è che, dopo quell'esordio straordinario, non è più stato all'altezza.Altri suoi coetanei, come Moody e Lethem, hanno mantenuto uno standard più continuo
Eggers mi sembra uno di quei casi nei quali si parte forse , paradosalmente da troppo in alto.
Forse, la 'sua' storia era solo quella li'.

Luciano:

a mio modesto avviso per Calvino vale, pressapoco, quello che ho scritto a proposito di Borges. Sono due scrittori crebrali, freddi e, sotto molti aspetti, affini. Tra i due, Calvino ha un di più di fantasia e ironia. Se cerchi un coinvolgimento emotivo, nessuno dei due può dartelo.

Ciò non toglie:
1) che la scrittura di Calvino sia di un nitore cristallino oserei dire insuperabile;
2) che abbia portato avanti discorsi riguardanti la metanarrativa e i pilastri basilari del post-modernismo (parlo soprattutto della fase "combinatoria"), che hanno una portata tale da oltrepassare il comune concetto di romanzo ( a mio avviso ormai superato: l'animo umano è stato rivoltato come un calzino e se ne sono messe in luce tutte le puzze e le smagliature, motivo per cui non ha senso proseguire su questa linea)
3) Invita a riflettere sull'essenza e il ruolo che attualmente assume la letteratura, senza far perdere il piacere della lettura.
Insomma richiede un approfondimento non da poco, per essere capito.
Persino la trilogia "I nostri antenati" necessita da parte del lettore lo sforzo di cercare di interpretarne i significati "allegorici", al di là dell'aspetto favolistico.

Sciascia, Fenoglio e Caproni piacciono anche a me.
TRa le scalate impervie e perigliose, se non impossibili, aggiungerei al tuo elenco: PROUST e Virginia Woolf (Gita al faro l'avrò aperto decina di volte e non l'ho mai finito!)

correggo. Terza riga: cerebrali

sottoscrivo tutto ciò che disse Ilva - a parte che ame Marcovaldo che raccoglieva i funghi alla fermata dell'autobus mi pareva commovente.

Sì,Zau. Marcovaldo non l'ho citato, perchè viene ritenuto un libro per ragazzi.

A me piace molto Il barone rampante, specie da quando ho capito (meglio tardi che mai!)che è la metafora dell'intellettuale, così come Calvino lo concepiva.

Alla ricerca: mi piace pazzamente quando Proust fa l'umorista e quando analizza con sottigliezza acutissima i sentimenti (spesso le due cose vanno di pari passo). Mentre lo trovo pallosissimo quando per paginate e paginate straparla della natura, dei biancospini, dei gigli, di scrittori insulsi come Bergotte (autore vacuo come pochi). Allora vien voglia di buttar il proustismo fuori dalla finestra. Poi però tornano i momenti in cui la tagliente ironia ci apre mondi di intelligenza e (perchè no?)divertimento.
BORGES e CALVINO: anche da appassionato di letteratura fantastica e fantascientifica, l'argentino torno a leggerlo e rileggerlo (Clavino no). E soprattutto nelle poesie di Borges, incontro squarci di grandissimo calore umano.

La ricerca: quando uno scrittore (anche se fosse il migliore in assoluto)impiega cinquanta pagine per descrivere il salore dei Guermantes, io non reggo: non posso farci niente.
Un eccesso di analisi mi distrugge.
Il mio cuore palpita per la concisione lapidaria di certe terzine di Dante.

Borges e Calvino sono molto simili, concordo con Ilva. Pensa che mia sorella ci ha fatto degli articoli letterari, nonché un breve corso per i suoi studenti universitari. "Il barone rampante" a me piace moltissimo e trovo Borges a tratti struggente.

Con Tic (che abita a Monfalcone, vicino a Trieste) mi piacerebbe organizzare un convegno/dibattito polemico su Pasolini?
Il Pasolini contro l'aborto e contro la scolarità di massa, il Pasolini che amava la plebe presunta portatrice di valori che conosceva solo lui, il Pasolini antiborghese e antimoderno, il Pasolini che incrementava la prostituzione del sottoproletariato, il Pasolini...
Insomma, insomma ce n'è a bizzeffe per tirar su un bel dibattitone trasversale.
E da questo partire con altri "intoccabili": Gaber, De Andrè, Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II, Calvino, Boccelli, John Kennedy, Arafat...

Il convegno/dibattito polemico su Calvino potresti farlo con me. Non ho concluso i miei argomenti. :-)

Nemmeno io.
E sarebbe una bella occasione per rivedersi.

Evviva Evviva er dibattito della demistifcatio Pasolinae! Io ce sto!
Eppure er dibattitto demistificatio Gaber, Dio teatrino. Faceva sentì tutti tanto ntelligenti per due cazzate di volgare buon senso (li pazzi semo noi, bella hosa ir comunismo ma a parole... nun je se poteva nasconne gniente, come si dice a Roma) Per non parlà der dibattitto demistificatio Arafattae, che poi se invita la sora Arafatta che ora mi pare se la spassi in quel di Parigi non sarebbe malaccio.
Però se fate quello de Calvino io sto dalla parte de Ilva.

Luciano, butti la pietra e nascondi la mano... (Ohibò! C'è scappata persino la rima)
:-)
Adesso mi hai incuriosita sul serio: perchè questa tua idiosincrasia per Calvino?

Zau: grazie dell'appoggio.

Con Luciano come interlocutore in materia di letteratura, avrei bisogno di una "spalla", oltre che di du palle così..

Quello che mi colpisce è che Pasolini non l'ho mai amato un granche'; per contro , due miei libri italiani de cuore, 'Gli sfiorati'
di Sandro Veronesi, e 'Vita precaria amore eterno', di Mario Desiati, sono due libri di chiara e dichiarata ispirazione pasoliniana.
Il che, pur non amando Pasolini, mi porta a interrogarmi sulla sua eredità e influenza.

Sono d'accordo sulla demistificatio, ma non dimentichiamo che la mistificatio promanava, spesso loro malgrado, da quel mondo culturale sempre un po' in posa, come per una bella foto di gruppo, che uno come Gaber, ad esempio, sbertucciava alla rande. Sembravano presi da attacchi di masochismo galoppante, andavano ai suoi spettacoli proprio per essere randellati, per poi dire: "oh, come ha ragione, che castigatore di costumi" e ricominciare ad essere stronzi esattamente come prima. Lo spettacolo più deprimente, comunque, è quello di oggi, lui morto, con la moglie, su cui riusciva a dire imbarazzato solo che è una brava persona, che è riuscita a fargli intitolare un auditorium in cima al Pirellone, nel castello di quel Formigoni su cui Gaber non poteva non avere una idea precisa, come su CL, del resto. Ora tutti si sono impossessati delle sue canzoni. Persino per aprire gli stati generali dell'expo 2015, Moratti e Formigoni hanno usato una sua canzone. Come sulla Nave: mi vien da vomitare.

Viva la desacralizzazione di persone umane, che ho amato come tali e che istituzioni, acriticità e pressappochismo mi fanno odiare come simulacri immobili. Ad esempio a me piace Pasolini, per alcune cose, ma non posso che convenire con Luciano sulle cose elencate...
De André ormai sembra la madonna, facendo così allo stesso un torto che non merita.

CALVINO: do la mia personalissima opinione. Mi annoia. La trilogia degli antenati non sono mai riuscito a finirla, "Se una notte d'inverno" mi pare un bluff" (su un tema analogo...qualcuno che legge un libro e vi entra...il mio amico Alberto Ongaro ha scritto nel 1980 un capolavoro muscoloso, "La taverna del doge Loredan"). La pagina calviniana (con qualche rarissima eccezione) mi tedia perchè la trovo sempre fredda e mai calda. Di lui mi accendono solo alcuni giudizi critici (ad esempio le lodi alla QUESTIONE PRIVATA di Fenoglio, l'amore per Ariosto). Mentre la sua narrativa mi raggela e il suo stile ha un che di scolastico e di studiato. Non vedo la carne, nelle sue opere.
Dirai, Ilva: "nemmeno in uno come Borges, c'è carne". Quasi mai. Ma spesso le trame di Borges mi appassionano e il suo stile geometrico ha una "necessità" (ma solo in lui). E infatti negli epigoni di Borges lo trovo insopportabile, perchè di lui prendono solo l'involucro e il simulacro.
GLI INTOCCABILI: nell'ipotizzato ciclo di incontri/dibbbbattiti demitizzanti, sarei tentato di metterci anche il mio amato Bruce Springsteen (di cui ora parlano bene cani e porchi, con il rischio della beatificazione. Rischio per me atroce, per me che sono protestante).

Luciano : che Calvino sia freddo lo penso anch'io. E'uno scrittore di testa e non di cuore.

Quanto allo stile, se vuoi qualcosa di esplosivo come i fuochi d'artificio, un consiglio: Rabal (che certamente già conosci).
Ciao.

Il ceco? L'ho solo assaggiato e non mi entusiasmava.
In realtà, non è questione di stile o di contenuti.
Io sono totalmente d'accordo con un'osservazione fatta da Mario vargas Llosa: "gli stili falliscono quando non li sentiamo necessari.......Quella convinzione che fa sentire ai lettori che soltanto in quel modo, con quelle parole, con quelle frasi e con quei ritmi, potrebbe essere raccontata quella storia........la perfetta integrazione tra materia e forma quando parlo della necessità che ha una scrittura creativa"
Ecco allora che uno stile lento complesso avvolgente come D'Arrigo in "Horcynus Orca" o rapidissimo e spezzato come James Ellroy in "American Tabloid" mi sembrano necessari a QUEI libri, che potrebbero essere scritti SOLO così.
E allora stili così estremi (che in mano ad altri autori) potrebbero irritarmi, usati da D'Arrigo o Ellroy mi entusiasmano.
Sono riuscito a spiegarmi?

Luciano: ti sei spiegato a meraviglia.
Rabal credo costuisca un caso a sè stante: non sempre nei suoi libri c'è un legame tra materia e forma. Spesso la materia (in quanto storia da narrare)è sfuggente e il tutto si riduce a un caotico ammasso di impressioni... Il bello di Rabal è che ti lascia stupefatto a ogni voltar di pagina, perchè è completamente out.

In sintesi , direi che Hrabal (non Rabal come ho prima scritto) raggiunge livelli di surreale alogicità. I suoi romanzi si leggono come un flusso continuo di invenzioni e di "parlato". Non a caso ha iniziato la sua carriera letteraria (credo) come poeta, subendo l'influenza del surrealismo.

A parte rarissime eccezioni (e a dosi moderatissime), i surrealisti mi fanno male alla salute.

Sì, in effetti Hrabal va preso a piccole dosi (e a stomaco pieno, altrimenti può essere letale :-)

Un po' di cose le vorrei dire anch'io.
Al di là del mio personalissimo giudizio sui libri della Vargas e sulle sue sciocchissime convinzioni politiche (vedi il sostegno a quel demente di Cesare Battisti), non bisognerebbe giudicare i libri della Vragas pensando alla pena che suscitano le sue convinzioni politiche.
Mi spiego: io, come Luciano, amo molto i libri di Borges.
Mica faccio finta di non sapere, però, che il caro Jorge Luis appoggiò il golpe dei generali argentini, nel 1976. Eh. La cosa mi pare un bel po' infame,(con 30.000 desaparecidos da ricordare)... Forse un po' più infame della convinzione della Vargas (e di molti altri intellettuali francesi, peraltro) secondo la quale l'Italia degli anni Settanta era uno stato fascista e i terroristi che si sollevarono in armi contro quello stato fascista dei partigiani senza macchia e senza paura.

Poi, il mondo è bello perché è vario. Io amo Mutis come poche cose al mondo. E pure Gadda, Fenoglio, Bruno Schulz (che ho pure inseguito in un sacco di storie scritte da altri, dalla Ozick al grandissimo Enrique Vila-Matas), Italo Calvino (Il barone rampante è un prodigio dell'intelligenza) e Svevo.
E pure Mordechai Richler, scrittore divertentissimo.

Un libro che mi son venduto è IL PENDOLO DI FOUCAULT di Umberto Eco. Osceno davvero (conoscete la recensione che ne fece Salman Rushdie? Immensa. Eco se la legò al dito).
Parla più o meno delle stesse cazzate di cui ha parlato Dan Brown, ma ha venduto molto di meno.
Rispetto a Dan Brown, però, Eco sembra Melville.

Faletti non lo considero letteratura, manco per sbaglio. La Tamaro è un ottimo lassativo. Preferisco prendermi a martellate il sacco scrotale piuttosto che leggere Moravia.
Coelho non l'ho mai letto, mai lo leggerò e ne dico male lo stesso.
Vi amo.

Tic se ti prendi a martellate il sacco con Moravia nun t'azzardà a toccà Coelho che te casca direttamente. E poi come ffai?

Io il pendolo non so.
Cioè so' arivata a pagina 5.

Ah, sì: Pynchon.
Io ho amato molto V.
Un libro davvero incredibile.

In genere diffido degli scrittori iper-abbronzati col pizzetto bianco (Coelho, Faletti...)

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