Quando faccio incontri con gli adolescenti nelle scuole o nelle biblioteche, cerco sempre di raccontargli una cosa per me fondamentale.
Bisogna imparare a difendere con le unghie e con i denti le nostre scelte estetiche (anche, e soprattutto SE, di minoranza e di nicchia).
Dobbiamo essere fieri di ciò che ci piace (e di ciò che ci schifa).
Pronti (certamente) a modificare, evolvere, raffinare, ampliare, arricchire, le nostre preferenze (e le nostre idiosincrasie).
Ma guai a farci imporre le nostre scelte musicali letterarie cinematografiche teatrali pittoriche o di vestiario dalle mode o dalle tendenze. Guai a seguire la corrente per pigrizia o per conformismo. Non limitiamoci mai a guardare nelle vetrine supercolorate e iper-illuminate del consumismo: sempre meglio cercare nei cortiletti, nei vicoli, nel sottobosco e nelle grotte, dal rigattiere, nelle soffite, dai robivecchi, nei cassonetti, nelle librerie dell’usato. Sarà là che troveremo ciò che per davvero ci entrerà nell’anima e nelle viscere per arricchirci la vita.
molto giusto quel che dici. condivisibile e condiviso. spero però che gli adolescenti non seguano il tuo consiglio e facciano come abbiamo fatto noi, o almeno gran parte di noi me incluso.
giocavo a basket e usavo le scarpe meno "in" in commercio. ma per arrivare lì, attraverso le nike o le reebok ci sono passato. potevo non provare le scarpe di michael jordan? dovevo fidarmi di un luciano cinquantenne che l'esperienza già l'aveva fatta o dovevo provare per conto mio?
Scritto da: marcob | 05/08/2009 a 12:10
Interessante anche il punto di vista di marcob. Spesso pretendiamo che gli adolescenti ragionino con la testa e l'esperienza di noi adulti e, quando c'è, con il nostro spirito critico. Ciò non toglie che la massificazione e la globalizzazione ormai abbiano ormai invaso tristemente ogni angolo e ogni "vetrina". Speriamo che i nostri figli trovino anche strade laterali.
Scritto da: Lucien | 05/08/2009 a 12:30
Mai come oggi ci sarebbe bisogno di una costante vicinanza e dialogo con i figli per far si' che possano sviluppare un senso critico nei confronti di tutta la spazzatura materiale ed ideologica mascherata dietro le allettanti esposizioni ''pacco regalo'' proposte da un sistema che dispone di una capacita' di condizionamento e spesso di inebetimento impressionante.
Purtroppo la lotta e' alquanto impari per il fatto che i genitori sono, da un lato, pure loro condizionati, dall'altro spesso non hanno il tempo, la voglia, la pazienza o le capacita' di contrastare lo strapotere dei sistemi di comunicazione di massa.
Scritto da: uno | 05/08/2009 a 12:43
Giustissima osservazione, Marcob. E infatti io cerco non di predicare astratti princìpi ai ragazzini ma di raccontargli le cose, attraverso storie che mettano in scena ciò che voglio dire. Se no vi è, evidente e molestossimo, il rischio dell'adulto che sale in cattedra per pontificare. Ciò lo si elimina (o almeno lo si riduce) mediante la narrazione.
Scritto da: luciano / idefix | 05/08/2009 a 12:46
Uno ha ragione, la persuasione è potentissima, ma se si organizza un "comitato di resistenza" spontaneo, cioè, più famiglie che operano con i loro figli questa condotta educativa, i ragazzi si sentiranno meno isolati, perché l'industria della persuasione gioca proprio sul senso di solitudine e scoramento che coglie i giovani quando non si sentono parte del gruppo. Se nascesse un contro-gruppo contro il raggruppamento indotto, sarebbe già un passo avanti. Questo non esclude che si possa sbagliare e imparare dagli errori, come afferma marcob, ma spesso certi errori fanno male e se si riesce ad evitare qualche bastonata...
Scritto da: gcanc | 05/08/2009 a 12:52
grande, non posso che condividere!!
sarà che sono sempre stata la pecora nera , ma non ho mai voluto omologarmi, non per partito preso (l'essere diverso per essere diverso a me pare farsi governare comunque dal confromsmo)ma per poter scegliere e segurieciò che mi piace e mi permette di pensare.
dovrebbero esserci più voci come la tua, a parlare ai ragazzi
Scritto da: cinzia | 05/08/2009 a 12:54
Mio padre mi diceva sempre: Ogni volta che non scegli tu, c'è qualcuno che lo fa per te... e stai tranquillo che non lo fa per il tuo bene...
Da bambino e da giovane, non sono mai stato ricco o benestante, per crearmi una certa credibilità non ho potuto puntare su vestiti firmati ecc... ho dovuto investire sul mio carattere e sulle mie scelte...
Allora non ero proprio felice, anzi, ma oggi reputo tutto questo una fortuna.
Scritto da: Jubal | 05/08/2009 a 14:52
a me, quei ragazzi che (per "conquistare" le ragazze) puntano tutto su abiti firmati alla penultima moda, moto o auto de grannissima possenza ammazza aho!, ventidue frasi fatte, gusti massificati, gomma merekana in bocca, bronzatura stile Isole Lampados, euri (tanti o pochi) di papi o mami, camminata da bullotto de noantri, fanno una gran pena.
Oltre che spaventarmi per il futuro dell'Italia.
Scritto da: luciano / idefix | 05/08/2009 a 15:08
Credo che ci sia bisogno di tutte e due le posizioni quella di Marcob e quella di Luciano. Una specie di dialettica degli opposti, che se stanno insieme produce salute e intelligenza, ma se c'è uno solo degli opposti so sempre cazzi amari.
Da adolescente io ero il desiderio di Luciano: leggevo cose fichissime, vedevo film fichissimi, e giù vicoletti e sottoboschi. Ed ero terribilmente infelice: il gruppo dei pari è importante, e secondo me è importante non negare il pop la moda, ma come dire offrirlo con senso critico.
Ci ho un amico cresciuto co tutti cartoni animati e la musichetta trash etc, ma ecco ora è PhD e scrive libri molto belli. E' bastata una mamma intelligente che non gli ha chiuso gli occhi, ma glieli ha tenuti aperti - su tutto.
Scritto da: zauberei | 05/08/2009 a 15:09
Io non dico mica di disdegnare a priori, sempre e comunque, i gusti (o i disgusti) della massa. Può capitare che le nostre preferenze o le nostre antipatie (e così pure quelle degli adolescenti) coincidano con quelle dei più. E non c'è nulla di nulla di nulla di male: l'errore (chiamiamolo così) avviene quando questa inclinazione è motivata dal conformismo. Esempio: a milioni e milioni di persone piacciono le patate fritte, ma non perchè si segue una moda: bensì perchè ci garbano per davvero. Altro esempio contrario: quest'estate migliaia di maschi italioti hanno messo i pantalozzi alla pinocchietto perchè vanno di moda e SOLO perchè vanno di moda.
Scritto da: luciano / idefix | 05/08/2009 a 15:32
Io mi interrogo su quando una parola, un consiglio, un avvertimento di un genitore-parente è TROPPO e quando è troppo POCO ?
.
Attualmente sto facendo consulenza ad una persona su problermi di posizionamento delle aziende italiane in Cina ...ma ciò che sto - veramente - facendo è stimolare la sua capacità di ragionare senza darle l'impressione che le sto addosso. Lei sino ad ora non ha fatto che "dover" scappare dai suoi e dai loro consigli compresi ...
Scritto da: P@ola | 05/08/2009 a 16:51
Luciano: è la stessa cosa che ho cercato di insegnare a mia figlia.
Ci sono riuscita solo in parte, perchè, come dice gcanc, è dura non sentirsi inseriti in un gruppo.
Beati quelli (e mi includo purtroppo anch'io; "purtroppo" non per altro ma per l'età) che hanno vissuto la loro adolescenza in un'epoca in cui più stracciato eri e più ti sentivi integrato...
Scritto da: Ilva | 05/08/2009 a 17:30
Ho visto su Sky un filmetto non del tutto idiota sul tema: "Come tu mi vuoi".
Mi ha colpito il fatto che le giovanissime attrici sono conciate in modo da sembrare delle trentenni.
E' la stessa cosa che constato vedendo alcune amiche di mia figlia: palestrate, lampadate, piastrate. Tutte uguali, come tanti cloni... ma, io dico: ci vuole troppo coraggio a trovarsi un look personale?
Scritto da: Ilva | 05/08/2009 a 17:50
La moda è per i cretini, quelli che non sanno scegliere.
Gli altri scelgono con la capa loro (se ce l'hanno).
Scritto da: carloesse | 05/08/2009 a 18:32
Ilva, sulla questione dello "stracciato": ho capito quello che intendi, ma quando andavo a scuola avevo compagni e amici un po' di tutti i generi, sia quelli che mettevano jeans e maglietta girocollo (la mia "divisa" preferita), sia quelli che mettevano jeans scoloriti e Lacoste con colletto alzato, sia quelli che mettevano jeans non scoloriti, Lacoste nera con colletto alzato e scarpe a punta. Diciamo che questi ultimi erano da prendere più con le pinze, ma si usciva ugualmente assieme. L'abbigliamento e la moda servono anche a riconoscersi per quello che si è o si vorrebbe essere. Ci si capisce anche senza parlare e serve a partire col piede giusto o non partire affatto. Mi sa che farai una bella faticaccia con tua figlia, trent'anni fa era meno complicato.
Scritto da: gcanc | 05/08/2009 a 18:47
gcanc: la "moda" l'abbiamo seguita un po' tutti.
Oggi, però, sembra aver assunto un ruolo prioritario: conta di gran lunga più l'apparire che l'essere.
Mia figlia, comunque, fortunatamente è un po' diversa dalla maggior parte dei coetanei. Si adegua al conformismo generalizzato il minimo indispensabile per "sopravvivere".
Comunque nel gergo giovanile chi non ha un look ritenuto accettabile
viene definito "sfigato".
Scritto da: Ilva | 05/08/2009 a 20:19
Mah.
C'è un libro di Horbny che secondo è molto salutare sul tema "un ragazzo" e anche il film con Grant era altrettanto salutare. Nè l'uno nè l'altro sono questi capolavori daa cultura internazionale, ma illustrano bene questa questione dell'identità della sua ricerca passando per i modelli del mercato.
Scritto da: zauberei | 05/08/2009 a 22:27
Il libro non era male, anche il film, a parte le faccette da divetto di Grant. Impagabile la scena dell'anatra ammazzata a colpi di pane. Mi viene in mente ogni volta che vedo qualcuno che da da mangiare agli uccelli in riva al lago.
Scritto da: gcanc | 06/08/2009 a 08:04
PER INCISO: Hugh Grant è uno degli attori che evito come la peste, assieme a Julia Roberts, Johnny Depp, Cameron Diaz, la Diane Keaton degli ultimi trent'anni, Tom Cruise, Nicholas Cage, Monica Bellucci e vari altri.
La loro presenza (a meno che non siano diretti da registi per cui stravedo o stravedevo...Kubrick, Michael Mann, Brian De Palma, John Woo fino a Face-Off) mi fa dire: "quel film? No, grazie"
FINE DELL'INCISO
Certamente i ragazzini crescono guardando dei modelli e ispirandosi a delle mode. Ma possono esserci modelli e modelli: i dementi che passano le notti a imbriacarsi da un baretto all'altro nella movida de noantri oppure chi mette su una garage-band o una sqadretta di basket o fa il boy-scout o un gruppo teatrale o va in mountain-bike o fa volontariato e intanto occhia le ragazze (o i ragazzi...a seconda delle preferenze) oppure mille altre cose intelligenti e divertenti.
E le mode possono essere far i bullotti alla ricerca di quattro euri o di qualche testa di immigrato da spaccare ma moda può essere anche tutt'altro.
Il tanto mitizzato GRUPPO (di cui sicuramente i giovanissimi in formazione hanno bisogno) non un modello unico e monolitico, ce ne sono dei più svariati. E allora il "sostegno" di altri amici e amiche si può ottenere trovando ragazzini e ragazzine "positivi".
Scritto da: luciano / idefix | 06/08/2009 a 08:41
Spero vivamente che gli studenti ti ascoltino quando vai a parlare nelle scuole, Luciano. Perché da quel che vedo io oggi - e saranno minimo dieci anni che osservo - mi rendo conto che un buon 80% dei ragazzi assume i propri gusti (o almeno, li spacciano per loro) da mode e tendenze. Il conformismo è una gran brutta bestia, che poi secondo me è alla base della morte della società.
Scritto da: Lorenzo | 08/08/2009 a 04:50
Che bello ritrovarti, Lorenzo.
Cosa poi facciano i bambini e gli adolescenti che incontro nelle classi non lo so. Però gli incontri vanno bene perchè cerco di non far predicozzi ma di raccontare, di far ridere, di presentare i "messaggi" (che brutta parola!!) vestiti da storie e da personaggi.
Tu e i tuoi non passate mai da Trieste e dintorni?
Scritto da: luciano / idefix | 08/08/2009 a 12:22
Un applauso a marcob.
Scritto da: offender | 08/08/2009 a 22:07