Quel cazzaballe para-celtico e para-padano di Umberto Bossi (uomo di rara ignoranza e grettezza) ha attaccato Franceschini dicendo:
"Quando parla dell'immigrazione sembra il capo del partito degli immigrati. Ma se non riesci a difendere la tua gente non potrai difendere nessuno".
In realtà, le parole di Bossi sono un complimento e un augurio.
Perchè fanno venire alla memoria Bob Kennedy nel 1964.
Una bellissima storia di sinitra che va la pena di essere raccontata ancora una volta.
Lo sciopero dell’uva: la più grande e più riuscita campagna di boicottaggio sindacale e politico che sia mai stata condotta da americani in America.
Il problema era semplice, immediato e concreto: i raccoglitori di uva della California, tutti messicani e tutti clandestini, erano alloggiati in baracche disumane, senza alcun diritto e pagati una miseria. Per ottenere il salario minimo, proclamarono uno sciopero ad oltranza e chiesero un incontro con Robert Kennedy, che dopo la morte del fratello John si era appena dimesso da ministro della Giustizia.
Kennedy e il capo dei raccoglitori si incontrarono in una piccola chiesa francescana di El Centro, cittadina sul confine messicano. Da lì partì la marcia dei contadini senza diritti per portare a Sacramento, capitale dello Stato, la loro protesta e le loro richieste sindacali.
Bob si mise alla testa di quella marcia di poveracci e camminò con loro.
Furono dieci giorni che attrassero l’attenzione dei giovani americani, coinvolgendone centinaia di migliaia: in ogni città americana cominciò il boicottaggio dell’uva. E continuò in milioni di case e di locali pubblici, finchè i raccoglitori ottennero i propri diritti.
Una vicenda sindacale, una dimostrazione politica, un apologo di ciò che può accadere “se gli ultimi diventano i primi” nella attenzione di chi governa.
Ve lo immaginate in Italia un uomo politico che guida una marcia di lavorati immigrati clandestini che chiedono diritti e giustizia?
No, poveretti come Bossi e i suoi para-celtici e para-padani non possono nemmeno concepirla, una politica del genere.
Riporto lo stralcio di un mio commento sul blog di P@ola:
"... la mia sensazione è che ci sia un problema culturale nella difficoltà che una larga parte del paese mostra ... un problema culturale che non consente o rende difficile comprendere il complesso, l’articolato, lo strutturato, il variegato. Ho la sensazione che la facile presa che hanno certi provvedimenti degli ultimi tempi, di stampo chiaramente xenofobo, siano il frutto di questa difficoltà di comprensione, legata a una mancanza di abitudine alla riflessione, alla voglia di conoscere e di comprendere, di vedere al di là del proprio naso. Tutto ciò produce il terreno fertile per i pensieri e, talvolta, anche per le azioni istintive, rozze, quasi sempre inadeguate a cercare di risolvere i problemi che invece finiscono, alla distanza, per aggravare. Ho la sensazione che si cerchi sempre la strada più breve, la risposta immediata, spesso data senza neanche essersi documentati, sia pure in modo sommario; che si cerchi la soluzione ad effetto senza preoccuparsi troppo delle ricadute, degli effetti a distanza, come se la nostra società non fosse un sistema complicato, con interconnessioni e correlazioni molto intense. La non adeguatezza di tipo culturale comparata con la complessità del mondo reale è una delle cause, a mio modo di vedere, della facilità con cui certe formazioni politiche, a loro volta rozze e semplicistiche, “intercettano” il consenso. In questo clima “pseudoculturale”, il nostro ceto politico che non viene certo da Marte, si comporta coerentemente, cercando il vantaggio immediato, trascurando completamente, solo per fare qualche esempio, gli investimenti per la ricerca e per la crescita intellettuale di un paese che sembra ormai rassegnato a vivacchiare, alla furbata da quattro soldi, spesso perpetrata ai danni del vicino. Strettamente connessa con l'inadeguatezza culturale di una parte del paese è la paura e quindi la chiusura mentale. Paura e chiusura mentale verso tutto quello che esce dagli schemi banali, rozzi e semplicisti che alcune formazioni stanno cavalcando e fomentando per un cinico calcolo elettorale.
Scritto da: paolo | 31/05/2009 a 14:29
Le immagini che hai scelto per il post parlano da se'.I para-celtici, para-padani, para-culi sono nati nelle fogne e non perdono un solo attimo delle loro squallide esistenze per ricordarcelo. Che ti puoi aspettare da esseri simili?
Il peggio è che la rappresentanza democratica in parlamento non ha saputo e non sa rimandare questa sottospecie di esseri viventi nelle fogne da cui provengono.
Scritto da: Alessandra | 31/05/2009 a 14:33
Purtroppo è così. E corresponsabile di ciò (della latitanza del pensiero articolato e complesso) è la televisione. Che da 25 anni, in modo ingravescente, pretende "lo dica in una battuta", chiede grida urla interruzioni, ha messo il silenziatore ai discorsi superiori al minuto (eccezion fatta per gli sproloqui di SB). Siamo le generazioni del telecomando, strumento superficiale e disattento, dannoso come pochi altri.
Scritto da: luciano / idefix | 31/05/2009 a 14:36
La Lega è un partito xenofobo, minaccioso ("le pallottole a un tanto al chilo" di Bossi contro un magistrato, "i centomila fucili pronti", con influssi (voluti o no, consapevoli o no) neonazisti (come la cialtronata pagana con l'acqua sacra del dio Po...roba che nemmeno Goebbels, che era un bandito però sapeva leggere e scrivere)
Scritto da: luciano / idefix | 31/05/2009 a 14:58
Paolo, le tue impressioni e sensazioni sono giustissime, a mio avviso.
Sono due i fattori umani, secondo me, sui quali bossi e compagnia cavalcano allegramente: l'ignoranza e le più ataviche paure. La prima viene tenuta in vita con leggi che sfasciano il sistema scolastico intero, le seconde vengono alimentate dal tam tam dei media (di proprietà del "padrone padano"sul cui carrozzone che andava verso "roma ladrona" sono saliti i peggiori personaggi che la storia democratica di questo paese abbia mai conosciuto).
Scritto da: Alessandra | 31/05/2009 a 15:37
Sul blog di Tic (che ha scritto un altro eccellente post), ho buttato giù una riflessione. Sul fatto che, spesso, gli operai votano a destra (Lega ad esempio). Ed ecco il mio commento:
Vorrei sottolineare una cosa. Ne parlano diffusamente Bauman in più libri e alcuni altri sociologi, ad esempio Ilvo Diamanti o Aldo Bifulco, ma anche Adriano Sofri e tanti altri, su su fino a Salvemini. E cioè il problema degli "ultimi e i penultimi". Gli ultimi, cioè chi sta al fondo della scala sociale (come erano gli operai decenni e decenni fa) cerca di salire ma (per certi versi) non è angosciato, non è divorato dall'ansia dall'incertezza: la sua condizione di essere nel gradino più basso è (per certi versi) un dato di fatto tranquillizzante. Il grave fattore di instabilità di un sistema è dato invece dai penultimi, che si sentono minacciati da chi sta sotto di loro e potrebbe scalzarli. Ecco allora che, per l'affermazione del fascismo, fu decisivo l'apporto della piccola borghesia. Ed ecco che, adesso che gli operai non sono più "gli ultimi" (al loro posto ci sono i precari, gli immigrati, i disoccupati), si sentono sotto assedio, insidiati dalle categorie socialmente inferiori. E chi è insicuro, incerto, ansioso, angosciato, si rivolge con più facilità alla destra che alla sinistra. E' la destra a promettere risposte facili e semplici, decise e tranchant. Mentre la sinistra è più complessa (a volte troppo).
Scritto da: luciano / idefix | 31/05/2009 a 16:03
Esatto Luciano. Condivido pienamente.
A proposito di quanto ho scritto prima, citavo anch'io Ilvo Diamanti, anche se l'ho omesso e me ne scuso.
La sinistra che difendeva gli operai delle fabbriche, "quella" sinistra, la più estrema, è sempre stata troppo complessa e non ha mai usato un linguaggio comprensibile. Troppo spesso s'è avvitata su se stessa, col risultato di allontanare sempre più anche l'ultima roccaforte dentro la quale preparava le sue mosse politiche. Poi si e frantumata in mille pezzi e di quella originale è rimasto ben poco. Cosa curiosa, però, è che il linguaggio, a ben vedere, resta sempre lo stesso.
Quella parte di sinistra che non sa affrontare i cambiamenti, che non ascolta, che litiga con se stessa e che resta saldamente attacata a dei principi anacronistici ha consegnato il paese nelle mani dei nani e delle ballerine.
Scritto da: Alessandra | 31/05/2009 a 16:27