Chi sono i nemici della democrazia? Chi sono quelli che si fingono suoi sostenitori ma in realtà ne sono acerrimi nemici?
Prima di provare ad abbozzare una risposta, butto giù alcune definizioni di "democrazia". E per farlo mi ispiro ai testi del professor Gustavo Zagrebelsky, ex-presidente della Corte Costituzionale e uno dei più importanti esponenti del pensiero laico europeo di questi anni.
La democrazia non delibera in base a Ragione o Torto, Verità o Errore.
Il cuore delle democrazie non sono le maggioranze ma la tutela delle minoranze.
La democrazia deve essere sperimentale e non dogmatica.
La democrazia deve diffidare delle decisioni irrevocabili.
La democrazia deve essere aperta a chi porta identità diverse.
La democrazia è basata sull'uguaglianza ed è insidiata mortalmente dai privilegi.
La democrazia è discussione, confronto, ragionamento.
La democrazia deve combattere la passiva adesione alle mode e al conformismo.
La democrazia è basata sugli individui e non sulla massa.
La democrazia è relativistica, non assolutistica.
E veniamo ai nemici/falsi amici della democrazia.
Sono soprattutto due: i dogmatici e gli affaristi amorali.
I dogmatici accettano la democrazia solo se e solo fin quando essa serve ai loro scopi, come strumento per imporre la loro VERITA' ASSOLUTA.
Gli affaristi accettano la democrazia solo se e solo fin quando essa serve ai loro scopi, come strumento di arricchimento e/o di accrescimento del potere.
Entrambi (dogmatici e affaristi amorali), in certe circostanze, possono apparire compatibili con la democrazia o addirittura abbracciarla con enfasi fino ad apparire degli iper-democratici. Ma entrambi (dogmatici e affaristi amorali) sono prontissimi a disfarsi della democrazia se si rendono conto che essa è diventata un ostacolo al loro disegno.
Per fare un esempio, provate a sostituire i termini "dogmatici" e "affaristi amorali" con (rispettivamente) "gerarchie vaticane" e "Silvio Berlusconi".
Tutto sarà molto più chiaro.
C’è secondo me una terza categoria di nemici della democrazia, e sono quelli che fanno spallucce, che si voltano dall’altra parte facendo finta di niente, quelli che tanto queste cose sono sempre successe, quelli che a me che me ne viene, che non si indignano mai, che tanto sono tutti uguali, oppure quelli che non me ne può fregar di meno. Presi singolarmente magari sono innocui, anche simpatici e parecchi anche in buona fede, ma sono tanti, e pesano, e sono, più o meno inconsapevolmente, i più forti alleati dei nemici della democrazia. Ma non dirglielo in faccia, perché si offendono.
Scritto da: tm65 | 11/02/2009 a 08:23
L'ignoranza è la prima nemica giurata della democrazia.
Scritto da: Alessandra | 11/02/2009 a 09:47
tm65 e Alessandra,
Quelli che descrivete non sono "nemici" della Democrazia. Con i loro comportamenti sarebbero nemici del Comunismo, Totalitarismo ecc...
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A tm65 dico "bisogna imparare a come dire le cose" perchè se queste persone si offendono, allora significa che ne sono toccate. Però bisogna "toccarle" senza che si ritirino in loro stesse.
Alessandra, l'ignoranza è nemica della vita stessa, quella vita che contempla la ragione
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Forse mi direte che sono noiosa, ma io insisto perchè credo in quello che studio. Provate un po' ad informarvi, a cercar di capire cos'è la Psicologia del Profondo dell'Essere Uomo (materia che a mio parere dovrebbero insegnare nelle scuole)...e troverete alcune indicazioni di risposte...
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saluti a tutti e tutte. Ora che sono di nuovo a casa mia collaborerò con maggiore frequenza.
Scritto da: P@ola | 11/02/2009 a 10:24
Tm65 e Alessandra: in parte sono d'accordo con voi. Anch'io penso che non siano "bravi cittadini" gli ignavi e gli indifferenti, chi si volta dall'altra parte e chi dice "non mi riguarda", insomma chi si disinteressa della res publica: tutti loro sono cittadini "scadenti" per ignoranza o per pigrizia, per viltà o per cecità, per condizioni di soggettiva emergenza personale o per sfiducia.
Però nel post io intendevo accusare i nemici giurati della democrazia, i suoi nemici a priori.
Scritto da: luciano / idefix | 11/02/2009 a 10:35
Inserisco il link dell'intervista di Gustavo Zagrebelski. Lo trovo illuminante. Era interessantissimo anche il suo articolo di lunedì in cui definiva "nichilismo" l'attuale processo di ricerca del potere in quanto tale, senza nessun altro fine che l'esercizio del potere stesso.
Ecco io credo che questa forma di nichilismo sia il peggior nemico della democrazia.
http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/cronaca/eluana-englaro-4/intervista-zagrebelsky/intervista-zagrebelsky.html
Scritto da: Eeka | 11/02/2009 a 10:42
Luciano, sono d'accordo con te. Quello che volevo mettere in rilievo è che i "veri" nemici della democrazia non avrebbero tanta forza e tanto potere se non ci fossero quegli altri, quelli che appunto si girano dall'altra parte.
Scritto da: tm65 | 11/02/2009 a 11:41
Gli ignavi mi stanno sulle palle, ma concordo con chi dice che non sono nemici della democrazia, sono semplicemente apolitici. E poi esiste anche un doppio livello di ignavia. C'è il cittadino che se ne fotte di quello che succede, e ha una partecipazione blanda e poco coinvolta alla vita civile. Io credo che questo sia umano e persino un diritto. Perchè la politica è una passione, sarebbe bello che fosse un dovere, ma di fatto non lo è.
Poi ci sono quelli che se vedono uno che schiatta fanno spallucce. E' un'ignavia anteriore alla politica e li manderei ai lavori forzati.
Sul post di Luciano concordo invece a pieno ma come ho già detto altre volte, di questi tempi ho sentito anche del fanatismo aggressivo anche dalle parti della sinistra, dello stesso stampo di quello di destra e cattolico. Sembra più nobile solo perchè non ha di quegli altri il potere, che in ogni caso desidera, ma per il resto stessa pasta.
Scritto da: zauberei | 11/02/2009 a 12:21
Ci sono parole che sembrano scomparse, parole come: sensibilità, ascolto, partecipazione, compassione, solidarietà, comunità. Il vero nemico della democrazia secondo me è l'arroccamento in se. L'egoismo, la grettezza, l'ignoranza. Aldilà dello scarso valore dei politici che ci rappresentano in parlamento, è questo declino di civiltà che mi spaventa. Il fatto che non ci sia un popolo in grado di mandarli a casa...
Scritto da: Jubal | 11/02/2009 a 12:38
Quoto Zaub.
Aggiungo che il fanatismo di sinistra non avrà il potere ma in quanto a supponenza e disprezzo degli altri non è secondo a nessuno. E non ci trovo nulla di nobile purtroppo
Scritto da: Eeka | 11/02/2009 a 12:38
A non denunciare le storture si diventa complici, passivi, ma complici, come evidenzia anche l'appello Rompiamo Il Silenzio di Zagrebelsky. Non vedere significa non voler vedere e intanto la società scivola nel baratro. Poi in fondo al baratro ci daremo la colpa a vicenda sulle responsabilità. Meglio farlo prima.
Scritto da: gcanc | 11/02/2009 a 12:46
in italia, credo che la democrazia sia in serio pericolo per vari motivi.
quello principale si chiama silvio berlusconi, se non altro per il semplice fatto che non vuole governare il paese, come il voto della maggioranza lo autorizzerebbe a fare, ma vuole comandare. per questo si circonda di mezze calzette, come tremonti, gasparri, cicchitto, o di persone che gli devono tutto come bondi, la carfagna, e via di seguito. il solo che ha un po' di personalità, gianfranco fini, lo ha emarginato a fare il presidente della camera togliendogli di fatto il potere di frenare an dall'asservimento completo.
un altro motivo per cui credo che la democrazia in italia sia in serio pericolo sta nel fatto che almeno metà degli italiani la democrazia proprio non la vogliono. credo che sia sbagliato chiamarli ignavi. questi sono proprio antidemocratici, e desiderosi di essere comandati. anche perchè per instaurare un regime, oggi, non serve essere mussolini, pinochet o stalin. oggi basta accentrare sull'esecutivo tutti i poteri dello stato.
con il controllo dei mezzi di informazione, e con una schiera di valvassini nei posti chiave il gioco non è poi così complicato.
io però non metterei la chiesa vaticana nelle cause di rischio democrazia. perchè, per quanto a me di quel che dice lo stregone bianco non me ne freghi assolutamente niente, la chiesa ha il diritto di strillare su tutto.
il problema in italia è che i mezzi di informazione (leggi tv) le danno uno spazio assurdo, e che sia a destra che a sinistra ci sono un frego di idioti pronti all'obbedienza. (leggi rutelli, ma anche veltroni)
cosa che a b. fa molto comodo.
Scritto da: marcob | 11/02/2009 a 12:57
Sono stata lapidaria col mio commento, ma solo per questione di mancanza di tempo. Me ne scuso.
Provo ad ampliare il concetto che volevo esprimere.
P@ola, condivido quanto dici circa la psicologia del profondo dell'essere uomo, io stessa molte volte, anche se indirettamente, ho sostenuto l'importanza di questa. Io da persona non ignorante non possono che ritenere ovvio che l'ignoranza sia nemica della vita stessa: era proprio questo che intendevo dire. Ciò però non giustifica coloro i quali fanno spallucce di fronte ad una certa realtà e che ignoranti non sono. E in questo concordo pienamente con Luciano quando parla dei primi nemici giurati della democrazia, poiché quelli non solo fanno spallucce guardando i disastri che provocano nel perseguire i propri scopi in barba ai più elementari principi di democrazia e legalità, ma sono consapevoli a priori, sono machiavellici, calcolatori, corrotti nell'animo. Perciò se si parla della psicologia profonda dell'essere uomo, non vorrei che con questo argomento si arrivasse a "giustificare" certi comportamenti. Darne una spiegazione logica, se pure scomoda va bene, ma non giustificare. No, questo mai.
Quando parlo di ignoranza come nemica della democrazia la intendo a tutto tondo, non solo da un punto di vista culturale-scolastico, dunque non credo che certi "ignoranti" sono, o sarebbero, "solo" nemici del comunismo o del totalitarismo.
Luciano ha messo in evidenza due tipi particolari di nemici (visione che condivido pienamente) che con l'enorme concentrazione di potere nelle loro mani stanno distruggendo un paese intero. Qui c'è poco da "toccare", P@ola. Bisognerebbe solo demolire e ricostruire. Siamo arrivati al punto in cui "toccare" certi personaggi senza farli ritirare nel proprio guscio non è proprio più possibile. Scusami, ma questa la ritengo un'utopia, poiché presuppone che ci sia alla base un senso di moralità esistente, anche se in tracce, che in certe persone pare non esserci più. Non mi si venga a dire che il nano non è amorale, nel senso più ampio del termine. E non mi si venga a dire che certi comportamenti dei dogmatici che ben descrive Luciano non sono amorali.
Gli "ignoranti" di cui parliamo io e tm65 sono la linfa vitale di cui si nutrono i nemici della democrazia, quelli di cui il nano ed il Vaticano non possono fare a meno e senza i quali non esisterebbero nemmeno. Dunque, a mio avviso, se c'è qualcuno da "toccare" è proprio quel vasto gruppo di ignoranti.
Scritto da: Alessandra | 11/02/2009 a 13:00
I peggiori mascalzoni e i più turpi fanatici poco male potrebbero fare se non agissero sotto gli occhi (girati dall'altra parte) degli indifferenti.
Guai alla passività. Lo scrive anche Paolo nella LETTERA AI ROMANI: "Siate caldi o siate freddi, ma non siate tiepidi. Altrimenti vomiterò nelle vostre bocche". Ma a modo suo lo disse anche l’attore romano Ettore Petrolini durante un suo spettacolo negli anni Trenta. Da un palchetto del teatro, uno spettatore disturbava di continuo. Petrolini recitò imperturbabile, finchè si rivolse al palchetto e urlò: "Nun ce l’ho co’ tte! Ma co’ quello che tte sta vvicino e nun te bbutta giù dar parco!" Ma lo testimoniò anche il teologo protestante Dietrich Boenhoeffer che partecipò a uno dei complotti per uccidere Hitler. "Quando c’è un pazzo al volante di un auto" disse "e quell'auto sta causando incidenti e vittime, io devo fermare il pazzo al volante"
Scritto da: luciano / idefix | 11/02/2009 a 15:17
Ecco, preferisco l'ironico Petrolini al più truce Paolo di Tarso, ma il messaggio è quello. In quanto a Boenhoeffer, se fosse stato così bravo a ordire complotti come a inventarsi metafore ci avrebbe risparmiato un po' di guai.
Scritto da: gcanc | 11/02/2009 a 16:29
Era un teologo, non un uomo d'azione. (Anche se fece il possibile)
Scritto da: luciano / idefix | 11/02/2009 a 16:44
Un teorico, quindi, un pianificatore, un basista. Ottimo per ordire complotti. Non servono gli uomini d'azione se nessuno dice loro cosa fare. Girano solo su sé stessi.
Scritto da: gcanc | 11/02/2009 a 17:03
Mi viene in mente "La banalità del Male" di Hannah Arendt
Quella “La banalità del male” che deriva, come sostiene Hannah Arendt, dall’assenza di giudizio.
.
C'è allora secondo Voi qualcuno che, come diceva mia nonna
:
"Chi ha giudizio lo metta" ?
Scritto da: P@ola | 11/02/2009 a 18:53
Credo che abbiate letto tuttui/e l'articolo di Gustavo Zagerbelsky stamattina.
Qualora...lo propongo
:
“Il dialogo sull’etica è impossibile se non si supera lo scontro tra dogmi”
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11.02.2009
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Zagrebelsky: il nostro appello all’Italia che non si rassegna
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L’AVVENIRE, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, ha definito Beppino Englaro «un boia». Credo che debba partire da qui, da un insulto atroce, il colloquio con Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale.BEPPINO Englaro, «un boia»? «In un caso controverso dove sono in gioco dati della vita così legati alla tragicità della condizione umana è fuori luogo usare un linguaggio violento, così impietoso, così incontrollato, così ingiusto. Non ho ascoltato, sul versante opposto, che vi sia chi ragiona dell’esistenza di un “partito della crudeltà” opposto a “un partito della pietà”. Credo che in vicende così dolorose debbano trovare espressione parole più adeguate e controllate, più cristiane ». E tuttavia, presidente, i toni accusatori, le accuse così aggressive e definitive sembrano indicare che cosa è in gioco o a contrasto nel caso di Eluana Englaro. I valori contro i principi, la verità contro il dubbio. Questioni da sempre aperte nelle riflessioni dei dotti che avevano trovato, per così dire, una sistemazione condivisa nella Costituzione italiana. Che cosa è accaduto? Perché quell’equilibrio viene oggi messo di nuovo in discussione dopo appena sessant’anni? «Le posizioni in tema di etica possono essere prese in due modi. In nome della verità e del dogma, con regole generali e astratte; oppure in nome della carità e della compassione, con atteggiamenti e comportamenti concreti. Nella Chiesa cattolica, ovviamente, ci sono entrambe queste posizioni. Nelle piccole cerchie, prevale la carità; nelle grandi, la verità. Quando le prime comunità cristiane erano costituite da esseri umani in rapporto gli uni con gli altri, la carità del Cristo informava i loro rapporti. La “verità” cristiana non è una dottrina, una filosofia, una ideologia. Lo è diventata dopo. Gesù di Nazareth dice: io sono la verità. La verità non è il dogma, è un atteggiamento vitale. Quando la Chiesa è diventata una grande organizzazione, un’organizzazione “cattolica” che governa esseri umani senza entrare in contatto con loro, con la loro particolare, individuale esperienza umana, ha avuto la necessità di parlare in generale e in astratto. È diventata, - cosa in origine del tutto impensabile - una istituzione giuridica che, per far valere la sua “verità”, ha bisogno di autorità e l’autorità si esercita in leggi: leggi che possono entrare in conflitto con quelle che si dà la società. Chi pensa e crede diversamente, può solo piegarsi o opporsi. Un terreno d’incontro non esiste. ». Che ne sarà allora dell’invito del capo dello Stato a una «riflessione comune» ora che il parlamento affronterà la discussione sulle legge di «fine vita»? « Una legge comune è possibile solo se si abbandonano i dogmi, se si affrontano i problemi non brandendo quella verità che consente a qualcuno di parlare di “omicidio” e “boia”, ma in una prospettiva di carità. La carità è una virtù umana, che trascende di gran lunga le divisioni delle ideologie e dei credi religiosi o filosofici. La carità non ha bisogno né di potere, né di dogmi, né di condanne, ma si nutre di libertà e responsabilità. Dico la stessa cosa in altro modo: un approdo comune sarà possibile soltanto se prevarrà l’amore cristiano contro la verità cattolica». Lo ritiene possibile? «Giovanni Botero nella sua Della Ragione di Stato del 1589 scriveva, a proposito dei Modi di propagandar la religione: «Tra tutte le leggi, non ve n’è alcuna più favorevole a’ Prencipi, che la Christiana: perché questa sottomette loro, non solamente i corpi e le facoltà de’sudditi, dove conviene, ma gli animi ancora; e lega non solamente le mani, ma gli affetti ancora e i pensieri». Botero era uomo della controriforma. Purtroppo, c’è chi pensa ancora così, tra i nostri moderni “prencipi”. Essi potrebbero far loro il motto di un discepolo di Botero che scriveva: “questa è la ragion di stato, fratel mio, obbedire alla Chiesa cattolica». Ora, se l’obbedienza alla Chiesa cattolica è la ragion di stato, è chiaro che i laici non troveranno mai un approdo comune con costoro. Dobbiamo allora credere che il conflitto di oggi tra mondo laico e mondo cattolico, che ha accompagnato il calvario di Eluana, segnali soprattutto la fine della riflessione del Concilio Vaticano II e, per quel che ci riguarda, la crisi di quella «disposizione costituzionale » che è consistita, per lo Stato, nel principio di laicità contenuto nella Costituzione, e per la Chiesa nella distinzione tra religione e politica? «Il Concilio Vaticano II ha rovesciato la tradizione della Chiesa come potere alleato dello Stato, ha voluto liberarla da questo legame tutt’altro che evangelico. Non si propose di proteggere o conservare i suoi privilegi, ancorché legittimamente ricevuti, e invitò i cattolici a un impegno responsabile nella società, uomini con gli altri uomini, con la fiducia riposta nel libero esercizio delle virtù cristiane e nell’incontro con gli “uomini di buona volontà”, senza distinzione di fedi. Fu “religione delle persone” e non surrogato di una religione civile. Il cattolicesimo- religione civile sembra invece, oggi, essere assai gradito per i vantaggi immediati che possono derivare sia agli uomini di Chiesa che a quelli di Stato». Ieri mentre finiva l’esistenza di Eluana Englaro e il Paese era scosso dalle emozioni, dalla pietà e, sì, anche da una rabbia cieca, dieci milioni di italiani hanno voluto vedere il Grande Fratello. E’ difficile non osservare che l’artefice della macchina spettacolare televisiva del reality e di ogni altra fantasmagorica vacuità – capace di distruggere ogni identità reale, alienare il linguaggio, espropriarci di ciò che ci è comune, di separare gli uomini da se stessi e da ciò che li unisce – è lo stesso leader politico che pretende di dire e agire in nome dell’Umanità, della Vita, addirittura della Verità e della Parola di Dio. Le appare più tragico o grottesco, questo paradoss o ? C ome spiegarsi la dissoluzione di ogni senso c r i t i c o d i - nanzi a questo falso indiscutibile? «Non è questo il solo paradosso. Non è la sola contraddizione che si può cogliere in questa vicenda. Il mondo cattolico enfatizza spesso il valore della dimensione comunitaria della vita, soprattutto nella famiglia. E’ la convinzione che induce la Chiesa a invocare a gran voce la cosiddetta sussidiarietà: lo Stato intervenga soltanto quando non esistono strutture sociali che possono svolgere beneficamente la loro funzione. Mi chiedo perché, quando la responsabilità, la presenza calda e diretta della famiglia, nelle tragiche circostanze vissute dalla famiglia Englaro, dovrebbero ricevere il più grande riconoscimento, la Chiesa – con una contraddizione patente – chiude alla famiglia e invoca l’intervento dello Stato; alla com-passione di chi è direttamente coinvolto in quella tragedia, preferisce i diktat della legge, dei tribunali, dei carabinieri. Sia chiaro: lo Stato deve vigilare contro gli abusi – proprio per evitare il rischio espresso dal presidente del consiglio con l’espressione, in concreto priva di compassione, “togliersi un fastidio” – ma osservo come la legge che la Chiesa chiede assorbe nella dimensione statale tutte le decisioni etiche coinvolte: questo è il contrario della sussidiarietà e assomiglia molto allo Stato etico, allo Stato totalitario». Lei è il primo firmatario di un appello che ha per titolo Rompiamo il silenzio. Vi si legge che «la democrazia è in bilico». Le chiedo: può una democrazia fragile, in bilico appunto, reggere l’urto coordinato di un potere politico invasivo e senza contrappesi e di un potere religioso che agita come una spada la verità? «Oggi la politica è succuba della Chiesa, ma domani potrebbe accadere l’opposto. Se la politica è diventata – come mi pare – mezzo al solo fine del potere, potere per il potere, attenzione per la Chiesa! Essa, la Chiesa del dogma e della verità, può essere un alleato di un potere che oggi ha bisogno, strumentalmente, di legittimazione morale. Il compromesso convince i due poteri a cooperare. Ma domani? Il potere dell’uno, rafforzato e soddisfatto, potrebbe fare a meno dell’altra. ». Qual è l’obiettivo del suo appello? «‘Rompiamo il silenzio’ è già stato sottoscritto da centosessantamila cittadini. È la dimostrazione che, per fortuna, la nostra società non è un corpo informe, conserva capacità di reazione. L’appello ha tre ragioni. E’ uno sfogo liberatorio, innanzitutto: devo dire a qualcuno che non sono d’accordo. E’ poi un autorappresentarsi non come singoli, ma come comunità di persone. Il terzo obiettivo è rendersi consapevoli, voler guardare le cose non in dettagli separati, è un volersi raffigurare un quadro. A volte abbiamo la tendenza a evitare di guardare le cose nel loro insieme. E’ quasi un istinto di sopravvivenza distogliere lo sguardo dalla disgrazia che ci può capitare. L’appello prende posizione. Si accontenta di questo. Se mi chiede come e dove diventerà concreta questa presa di coscienza, le rispondo che ognuno ha i suoi spazi, il lavoro, la scuola, il partito, il voto. Faccia quel che deve, quel che crede debba essere fatto per sconfiggere la rassegnazione».
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Zagrebelsky
Scritto da: P@ola | 11/02/2009 a 19:51
L'Avvenire (giornale dei vescovi) ha usato delle espressioni abominevoli, indegne di un cristiano. Tra quattro anni, Zagrebelsky sarebbe un ottimo presidente della Repubblica.
Scritto da: luciano / idefix | 11/02/2009 a 22:59
Luciano è inutile andare a scomodare il buon Gustavo Zagrebelsky, che citi, per la definizione di democrazia,anche se lo fai nell'intento di attribuire al concetto di una ideale democrazia una serie di incontestabilmente nobililissime caratteristiche. Democrazia deriva dal greco δήμος (démos): popolo e κράτος (cràtos): potere; quindi etimologicamente significa governo del popolo. E chi del popolo non lo vorrebbe.
Invece sistematicamente qualsiasi democrazia diventa dittatura (anche se non di uno solo) di un gruppetto o manipolo di governanti che vogliono governare, unicamente, per gestire il potere, gli affari e il denaro che ne driva privato o pubblico che sia non importa.
E' questo il problema. A destra o a sinistra che guardi troverai gente che vuole andare al governo per gestire il potere e il danaro,o per gestire e salvaguardare i propri affari o, con la scusa di gestire e sfruttare fondi della Comunità Europea, vendite e privatizzazioni, investimenti per tecnologie all'avanguardia, fino all'ultimo spicciolo da dare in beneficenza, faranno sempre e solo man-bassa di tutto ciò che sarà alla propria portata,a propria disposizione, provvedendo a se stessi, e agli amici, parenti,che li sostengono e del popolo se ne fotteranno.
Medita Luciano, non destra e sinistra, non io, te, marcob, Alessandra, tick,P@ola, gcanc e gli altri che a destra o sinistra che stiamo,amiamo la democrazia e ne vorremmo una esemplare. Questa è una storia vecchia,che ci appartiene in eredità genetica. E' una storia vecchia, antica come il mondo. Lasciamo stare il fascismo, il comunismo, i regimi totalitaristici ecc. non fa differenza. I detti, gli aneddoti antichi, quelli che avrai sentito anche tu dai tuoi nonni, difficilmente sbagliano.
Un Esempio?
il classicissimo:
"Piove..., governo ladro!"
Scritto da: Giuseppe | 12/02/2009 a 07:30
Giuseppe, non condivido affatto la tua analisi. In essa (che tu lo abbia voluto oppure, come penso, tu NON lo abbia voluto), serpeggiano tutti i veleni antidemocratici e illiberali, qualunquisti e nichilisti che intossicano le democrazie parlamentari, rappresentative e liberali.
Scritto da: luciano / idefix | 12/02/2009 a 07:54
Concordo pienamente che Zagrebelsky sarebbe un ottimo presidente della Repubblica.
Scritto da: P@ola | 12/02/2009 a 08:05
Lucino che non condivida la mia analisi mi sta bene,me lo spettavo. Che cominciassi ad offenfere come un qualsiasi comunista intollerante ignorante ed antidemocratico un po' meno. Non accetto che tu mi dia dell' illiberale, qualunquista e nichilista per aver descritto realtà pluridecennali che si sono susseguite (altrimenti in Italia e soprattutto al sud non staremmo in questa situazione disastrosa) e non la mia società ideale, quella che desidero e che vorrei. Cosa sai tu di me?
Che tu abbia voluto offendere in povertà di articolate argomentazioni e risposte coerenti, solo per dare il "la", come tuo solito, agli altri che poi tenteranno di linciarmi,...ormai ci sono abituato. Che dirti!
Diceva mio padre:"E' questine di cervello".
Scritto da: Giuseppe | 12/02/2009 a 08:14
Chiarissimo.
Scritto da: Artemisia | 12/02/2009 a 09:01
Giuseppe: se tu avessi la pazienza di leggere ciò che io ho scritto per davvero nel mio commento, vedresti alcune cose:
1) "illiberale, qualunquista, antidemocratico e nichilista" era rivolto alle argomentazioni e non certo a te. Tanto più che avevo scritto chiaramente
2) "penso tu NON abbia voluto".
Dunque non ritiro nessuna offesa, visto che non l'ho fatta nè intendevo farla nè risulta essere stata fatta.
VENENDO NEL MERITO: tu hai scritto "sistematicamente qualsiasi democrazia diventa dittatura". Questa non è una tipicissima argomentazione antidemocratica?
Scritto da: luciano / idefix | 12/02/2009 a 09:28
io non prendo il là per linciarti, giuseppe. solamente, su quello che dici vorrei fare qualche puntualizzazione.
corretta è la interpretazione etimologica della parola democrazia e quindi il significato. però già qui una cosa c'è da dire:
quando calderoli ha firmato la legge elettorale fatta in fretta e furia dal governo berlusconi con l'eliminazione delle preferenze e le liste bloccate ha di fatto teoricamente trasformato la democrazia in partitocrazia.
quando berlusconi delegittima la magistratura, o emana un decreto contro una sentenza, di fatto compie un atto antidemocratico andando a intaccare il bilanciamento dei poteri, che è uno degli strumenti che garantisce il demos.
dove non sono per niente d'accordo con te è quando dici: tanto sono tutti uguali. non sono tutti uguali, giuseppe. c'è qualcuno che è più uguale degli altri. c'è qualcuno (molti) che sono stati eletti nonostante condanne passate in giudicato (pregiudicati) e che il demos, informato, non li avrebbe mandati al parlamento. un potere giudiziario perfettamente autonomo che non dovesse fare i conti con immunità di tutti i tipi, con deleggittimazioni, trasferimenti, limitazione dei mezzi di indagine ecc potrebbe arginare la disonestà latente e garantire il demos.
poi c'è anche molta gente che preferisce essere comandata da un uomo forte e che dice "quando c'era lui", ma non è detto che la democrazia debba piacere a tutti.
io sinceramente sarei per una democrazia di fatto e non solo di nome come quella italiana.
Scritto da: marcob | 12/02/2009 a 09:41
Sul fatto che "democrazia" significhi (etimologicamente) "governodel popolo", nessuno discute. Il punto è un altro: che la concezione del "governo del popolo" è (in se e per se) pericolosissima. Faccio un piccolo, semplice e banale esempio. Se il popolo del paese Ailati decide a stragrande maggioranza (il 99,99%) che la libertà di stampa è soppressa, lo stato di Ailati resta una democrazia?
Secondo gli ultras della democrazia come "governo del popolo", sì.
Secondo chi sostiene che la democrazia è altro, no.
Scritto da: luciano / idefix | 12/02/2009 a 10:01
Giuseppe, non vengo a linciarti, anzi dico che comprendo le tue argomentazioni, pur non condividendole. Le comprendo perché comprendo soprattutto il sentimento di delusione e rassegnazione di un cittadino onesto che vorrebbe vedere funzionare la "democrazia" in cui vive. Comprendo perché talvolta anch'io ho provato lo stesso sentimento, con la differenza, però, che poi non mi sono arresa. Non so se tu l'hai fatto, non conoscendoti non posso dirlo, né presupporlo, ma dalle tue parole (e sottolineo dalle tue parole) si evince una certa rassegnazione e forse anche il desiderio di non combattere più per i propri diritti e per la democrazia.
Mi sono accorta, leggendo i tuoi commenti ai vari post, che c'è sempre una certa impulsività da parte tua, il che è un bene e un male, secondo me e ti spiego perché. E' un bene perché nonostante tutto l'impulsività mostra anche entusiasmo, voglia di essere coinvolto,spirito combattente e genuinità; è un male perché grazie all'impulsività possono nascere spiacevoli equivoci che poi richiedono grandi sforzi e dispendio di energie per chiarirli. Fermo restando che ognuno ha il sacrosanto diritto di esprimere le proprie opinioni.
Sono sicura che hai notato che il tono dei miei interventi in risposta ai tuoi è cambiato; credo anche quelli di Marco e Zauberei e altri, ma mi correggano se sbaglio. Questo è accaduto, secondo me, per una ragione molto semplice che ti ho appena spiegato: la tua fretta, la tua impulsività nel leggere ed interpretare che spesso ti fa vedere offese dove non ce ne sono. Dunque, per quanto mi riguarda, faccio attenzione a scegliere le parole quando commento i tuoi post o ti rispondo, perché temo che tu possa reagire male. Questa non è una bella cosa per me, Giuseppe, permettimi di dirtelo, poiché non si può stare sempre lì a pesare ogni parola sapendo che un normale e civile confronto può offendere qualcuno. Il timore di dire la parola sbagliata inficia il dialogo, lo rende falso, a mio avviso. Allora mi chiedo e ti chiedo: perché non usi più spesso la tua genuinità e la tua spontaneità (aspetti positivi dell'impulsività) nell'accogliere le opinioni altrui (pur non condividendole), piuttosto che lasciarti prendere sempre dal timore che qualcuno possa avercela con te solo perché esprimi opinioni diverse?
Confrontiamo le nostre idee, dialoghiamo anche in maniera accesa, ma non sentiamoci offesi, altrimenti tutto questo non avrebbe senso.
Per quanto mi riguarda, a me piace confrontarmi con te, ma vorrei che non ci fosse più disagio nel dialogare.
Fatta questa ampia premessa (mi scuso per la lungaggine), dico che certe tue affermazioni sanno di nichilismo e visto che ci hai giustamente ricordato l'etimologia della parola "democrazia", riporto anch'io l'etimologia di "nichilimo", parola che deriva dal latino nihil, cioè "nulla". Dire che nulla cambierà nel nostro paese perché "tanto sono tutti uguali" equivale, a mio avviso, a dire in maniera nichilista che la realtà è destinata a declinare nel nulla, appunto, e che non ha alcun fine e alcun senso il vivere stesso (in questo caso, vivere in una società, che sia essa democratica o assolutista). Mi suonano un po' strane le tue parole solo per il fatto che essendo tu un medico che combatte tutti i giorni con certe realtà dure, hai più volte espresso concetti e opinioni che vanno nel senso opposto al nichilismo. Mi pare di aver capito che non sei uno che si arrende all'evidenza e lascia scorrere tutto visto che tanto poi non c'è soluzione.
Come dice Marco, ci sono persone e persone, qualcuno è più uguale a qualcun'altro, ma guai a perdere la speranza che le cose possano cambiare e che ci sia un qualcuno che possa davvero cambiarle, perché se la pensassimo tutti così diventeremmo automaticamente altra linfa vitale per personaggi alla berlusconi e compagnia, o alla ratzinger.
Scritto da: Alessandra | 12/02/2009 a 11:28
Dalla pag. 3 de l'Unità di oggi: A. GRAMSCI CI "SPIEGA"... BERLUSCONI!
"Si osserva da alcuni con compiacimento, da altri con sfiducia e pessimismo, che il popolo italiano è «individualista»: alcuni dicono «dannosamente», altri «fortunatamente». Questo «individualismo», per essere valutato esattamente, dovrebbe essere analizzato, poiché esistono forme diverse di «individualismo», più progressive, meno progressive, corrispondenti a diversi tipi di civiltà e di vita culturale. Individualismo arretrato, corrispondente a una forma di «apoliticismo» che corrisponde oggi all’antico «anazionalismo»: si diceva una volta «Venga Francia, venga Spagna, purché se magna», come oggi si è indifferenti alla vita statale, alla vita politica dei partiti.
Ma questo «individualismo» è proprio tale? Non partecipare attivamente alla vita collettiva, cioè alla vita statale (e ciò significa solo non partecipare a questa vita attraverso l’adesione ai partiti politici «regolari») significa forse non essere «partigiani», non appartenere a nessun gruppo costituito? Significa lo «splendido isolamento» del singolo individuo, che conta solo su se stesso per creare la sua vita economica e morale? Niente affatto. Significa che al partito politico e al sindacato economico «moderni», come cioè sono stati elaborati dallo sviluppo delle forze produttive più progressive, si «preferiscono» forme organizzative di altro tipo, e precisamente del tipo «malavita», quindi le cricche, le camorre, le mafie, sia popolari, sia legate alle classi alte."
Scritto da: Irnerio | 12/02/2009 a 11:51
A. GRAMSCI CI "SPIEGA"... BERLUSCONI!
e' un titolo mio.
Il titolo dell'articolo, scritto in occasione dell'85° anniversario de l'Unità, è:
"L'individualista è un partigiano della malavita".
Scritto da: Irnerio | 12/02/2009 a 12:01
Certi posts, come questo, con i suoi commenti
vanno copiati e riletti
-
dopo
-
ogni tanto...
....
saluti
Scritto da: P@ola | 12/02/2009 a 12:29
Alessandra,
ho riflettuto su queste tue parole
:
"Qui c'è poco da "toccare", P@ola. Bisognerebbe solo demolire e ricostruire."
Puoi demolire una casa, un ponte ma Non puoi demolire una persona, (se non uccidendola fisicamente)
Una persona ha un vissuto e questo vissuto non lo puoi demolire.
Puoi formattare un PC ma non la mente di una persona...
Scritto da: P@ola | 12/02/2009 a 15:33
D'accordo, P@ola: io rabbrividisco quando sento parlare di "riprogrammare le persone, rieducare Tizio, creare l'Uomo nuovo eccetera".
Tanto sono importanti l'educazione permanente, il ruolo della politica e della cultura anche come pedagogia, tanto mi sgomenta la TOTALE RIFONDAZIONE DELL'UOMO. (Mi ricorda molto Stalin, Hitler, Mussolini, Mao, Torquemada & C)
Scritto da: luciano / idefix | 12/02/2009 a 15:46
Risollevarsi dal degrado morale è un'impresa. L'impressione che si avverte, anche dalla relazione della corte dei conti sullo stato della corruzione in Italia, è di un disfacimento orizzontale che attraversa il paese ad ogni livello sociale. Se la classe politica è allo sbando e appiattita sugli interessi personali propri e del boss, i cittadini senza più una guida morale e un etica diffusa, sostituita da una paura irragionevole, si arrangiano come possono sino ad innescare una guerra tra poveri che rende solo più facile, in apparenza, governare. Ma, come ho scritto ieri, un popolo impaurito è come un cane rabbioso, diventa incontrollabile. È questo che temo. Se poi aggiungiamo il misticismo di stampo medioevale di un capo religioso, che rievoca l'inferno e la dannazione eterna ed auspica il primato del diritto divino su quello terreno, torna a chiedere la conversione degli ebrei, ma non quella dei musulmani, che, anzi, meritano comprensione, il caos è decisamente totale.
Scritto da: gcanc | 12/02/2009 a 16:57
Chiedo scusa, solo ora posso rispondere.
"Stranamente", tra qualche più e qualche meno, sono comunque abbastanza daccordo con marcob, anche se devo chiarire sia a lui che ad Alessandra(di una dolcezza e gentilezza quasi disarmanti)che la mia analisi non è quella di un cittadino rassegnato,di uno che deluso si arrende pensando che tanto nulla può cambiare, e nulla cambierà mai e che tanto sono tutti uguali....
No, la mia analisi era rivolta al passato, ai governi che si sono succeduti nel tempo e che, tranne che per alcuni pochi personaggi di raro spessore morale, ma che poca fortuna hanno avuto, non si sono discostati più di tanto dal modello da me descritto, che, ripeto,non è il mio modello di società, di governo, di democrazia nel quale aspiro a vivere e al quale sono rassegnato.
Alessandra, mi dispiace che tu abbia addirittura inteso che io pretenderei che gli altri pesassero col bilancino le parole prima di rivolgersi a me. Non le peso certo io che spesso, come hai giustamente ricordato, ho in passato contribbuito a creare incomprensioni ed equivoci.
Amo la spontaneità, la schiettezza ed il linguaggio fuori etichetta, tra amici che dialogano senza troppi formalismi.
Cosa diversa è quando
Luciano, invece di chiedermi scusa per avermi dato gratuitamente dell' antidemocratico, illiberale, qualunquista e nichilista, mi dice pure che non ho pazienza di leggerlo attentamente.
E no, caro Luciano, se tu dici che nella mia analisi serpeggiano le cose che dici tu,....e che serpeggiano senza neppure che io lo voglia, dici (senza accorgertene?) una cosa ancora peggiore, dici proprio che io sono fatto così e basta, che ho quei principi e che essi saltano fuori che io lo voglia o no, che sono appunto qualunquista, nichilista ecc, aggiungendo che lo sono senza neppure accorgermene, senza volerlo; dici, di fatto che nichilismo ecc. fanno parte di me,al punto che le menifesto senza volerlo, quindi, ripeto per la ennesima volta, senza neppure accorgermene....
Oltretutto hai mantenuto anche scortesemente la tua posizione tutta d'un pezzo, reiterando l'offesa di darmi dell'antidemocratico, dopo che avevo chiarito nel commento successivo scrivendo testualmente di aver
"...descritto realtà pluridecennali che si sono susseguite (altrimenti in Italia e soprattutto al sud non staremmo in questa situazione disastrosa)".
Luciano, "cà nisciuno è fesso!" A me non piace creare l'equivoco, ma a te sicuramente piace mantenerlo.Buona serata.
Scritto da: Giuseppe | 12/02/2009 a 21:37
P@ola, evidentemente non ci capiamo. Mi dispiace, ma non so come far passare il mio pensiero senza lasciare che tu mi "interpreti" o mi metta in bocca cose che non penso nemmeno lontanamente.
Vediamo se riesco a spiegarmi:
"demolire e ricostruire" è riferito alla società attuale ed è in senso figurato,in senso lato. La nostra società è certamente fatta di donne e uomini , ma è evidentemente, palesemente disgregata in molti aspetti. Bisogna, a mio avviso, demolire ciò che il nano col suo potere ha costruito,prima creando un vuoto culturale e poi riempiendo quel vuoto con le sue falsità, coi suoi sogni a poco prezzo, con la sua bulimia di potere, con la sua spocchia,la sua volgarità, la sua violenza. Per demolire servono mezzi culturali forti e persone che sappiano mediare e riportare un minimo di equilibrio. Nel fare questa operazione, si può automaticamente ricostruire nel senso di riportare al ragionamento, al confronto civile, al rispetto dell'altro, cercando di evitare di innescare meccanismi assolutamente pericolosi come la sfiducia. Non è passato questo nel mio post precedente? Me ne scuso, ma chiedo per favore di non interpretarmi. Se qualcuno non capisce cosa voglio dire, mi chieda dei chiarimenti e sarò felice di darne. Se c'è una cosa che davvero non sopporto è quando si danno per scontate certe cose. Grazie.
Scritto da: Alessandra | 12/02/2009 a 22:31
Non voglio inserirmi nel discorso tra Alessandra e P@ola, e ancor meno dire chi delle due secondo me abbia maggiormente ragione. Ma il loro discorso mi induce, piuttosto ad alcune riflessioni.
Analizzare i veri motivi per i quali la società moderna va a rotoli, la perdita di alti valori culturali,etici, morali,di educazione, di sensibilità e apertura verso gli altri, è davvero difficile.
Se si vuole affermare, a tutti i costi che una sola persona, nella fattispecie Berlusconi,(sia pure con alle spalle una architettura o meglio una impalcatura strumentale abbastanza complessa e articolata abbia potuto svuotare le menti e gli animi per "inzepparci" quanto di più infimo gli facesse comodo,beh, secondo me significa voler banalizzare il discorso e finire col dire qualcosa di poco esatto.
Se nel mio animo sono radicati (per impostazione genetica,educazione dai genitori,educazione scolastica,fortuna nelle amicizie) alti principi e valori morali e comportamentali, difficilissimamente qualcuno o qualche sistema riuscirà a creare dentro di me uno squilibrio, una "seconda natura", fatta immoralità,comportamenti scorretti e maleducazione.
A me Berlusconi non piace; trovo solo che si sia impossessato dell'ala antagonista al centro sinistra (che a me non piace) trascinando,soprattutto inizialmente, con sé alcuni moderati e questo a me non fa affatto piacere. Ci fosse qualcun altro al suo posto....non potrebbe che essere migliore.(Su questo possiamo essere daccordo una volta per tutte?)Insomma di Berlusconi ne farei anche io volentieri a meno e di corsa.
Ma, per quanto mi riguarda, non perdo di vista la mia idea, e cioè che Berlusconi è figlio della società che già si andava formando e che poi ha avuto il sopravvento negli anni settanta e ottanta ed ha trovato il suo terreno fertile (MOLTE TESTE GIA' VUOTE, O PIENE DI MERDA) negli anni novanta.
Oggi la società è attanagliata da episodi di bullismo, di pedofilia, di violenza sulle donne, di egoismo, di arrivismo ecc.,ma non dobbiamo dimenticare il fatto che fino agli anni cinquanta gli italiani mediamente non sapevano ancora né leggere né scrivere,che la televisione e la radio censuravano molto, che certe notizie non venivano neppure pubblicate e se erano pubblicate lo erano senza troppi particolari.(STO SOLO PRESENTANDO UNA MIA ANALISI DI CERTI FENOMENI, NON STO DICENDO SE QUESTI FOSSERO POSITIVI O NEGATIVI)
Le famiglie erano mediamente più compatte e impegnate in merito alla educazione dei figli.
Mi domando: "quando era possibile che un giovane, di qualche generazione passata, che avesse avuto un rimprovero da un insegnante, poteva sognarsi di tornare a casa e trovare l'appoggio dei genitori??" Semmai questo giovane rischiava di "...avere il resto appresso"dai genitori una volta tornato a casa.
Inoltre, secondo me, oggi i ragazzi passano troppe ore per strada, da soli, facendo gruppo, a volte,(fatto positivo), e branco altre volte(fatto negativo); mediamente passano fino alla adolescenza, ed anche molto oltre, moltissime, troppe ore della giornata a "bruciarsi il cervello" vicino a playstation, computer, gingillandosi coi cellulari, tra genitori distratti e troppo impegnati altrove, che non ci tengono a manifestare compattezza e unità di intenti, che facilmente entrano in lite tra loro, e si separano spesso prendendosi anche "a pesci in faccia";
Non irrilevante, certo, il ruolo della televisione, ma pur non essendo favorevole alla censura,(assolutamente no), discuterei un po' dippiù intorno alla opportunità di passare con dovizia di particolari, notizie di violenza, episodi di BULLISMO, di aggressività, di vandalismo, di "maniacalità" e bravate varie, che poi si ripetono per emulazione per un discreto lasso di tempo.
Trovo aberrante che giornalisti responsabili sentano per dovere di cronaca il diritto di raccontare, per filo e per segno, le modalità di una aggressione(proprio ieri, ad esempio, sentivo un servizio giornalistico nel quale si descriveva esattamente come con una bomboletta spray e un accendino qualcuno abbia creato un piccolo lanciafiamme e tentato di bruciare qualcun altro).E non è la prima volta che noto che servizi giornalistici, invece di informare e basta, si trasformano in vere eproprie lezioni di delinquenza per dementi.
Insomma tra messaggi, messaggini,filmati e foto coi telefonini che poi si fa a gara sul web a chi le pubblica più sconce, sì che si stanno riempiendo le teste dei più giovani di sola merda.
Si,è vero,oggi troppi spettacoli orripilanti sulle televisioni (ma non solo Mediaset) alimentano una grave forma di idiozia (tra veline, grande fratello,l'isola dei famosi e altre vomitevoli trasmissioni), ma io mi domando, come mai ci sono comunque persone alle quali comunque fa schifo guardarle? Non è forse che ci sono persone che, nonostante tutto, hanno raggiunto un livello culturale che li mette al sicuro da certi attacchi e distorsioni?
Perchè ci sono tante ragazze alle quali non interessa minimamente di fare le veline, nonostante tutto?
Insomma è il gossip che crea le teste vuote? oppure sono le già esistenti teste vuote che danno senso alla esistenza del gossip? oltretutto riempiendo a dismisura le tasche di quelli che di gossip vivono?
INSOMMA:"E' NATO PRIMA L'UOVO O LA GALLINA?".
Secondo me la verità,(la mia verità) è che tanti anni fa, per un ragazzino che diceva:"da grande voglio fare il calciatore", c'era almeno uno dei due genitori che gli dicevano:"pensa a studiare che se non fai i compiti rimani in punizione e non vai neppure in cortile a giocare al pallone con gli altri bambini.
Buona giornata a tutti.
Scritto da: Giuseppe | 13/02/2009 a 05:54
Giuseppe, io continuo a ribadirlo: NON ho nè detto nè scritto che tu sei "antidemocratico, illiberale, qualunquista e nichilista". Ho scritto una cosa molto diversa, che nel tuo commento serpeggiano i veleni antidemocratici illiberali eccetera. E' evidente che qualcuno, anche lontanissimo da certe idee, può essere (in certe occasioni) "portatore sano" e inconsapevole di quelle idee. Senza per questo essere nè stupido nè in malafede. Come te, che non sei nè stupido nè in malafede. Ma (da quel che ti conosco) una brava persona.
Scritto da: luciano / idefix | 13/02/2009 a 13:41
Qualcuno lontanissimo da certe idee....però è portatore sano....ma che dici? Ti ho già spiegato quello che intendevo dire. Ma tu pretendi di sapere meglio di me quello che mi passa per la mente?!?
Va beh, Luciano,a questo punto, mio malgrado non so quale dei complimenti che mi hai fatto posso ricambiare, se la buona fede? Il non essere stupido? Comunque anche tu sei una brava persona, ma è inutile continuare questo stupido ping pong. Devo ammettere però che, nella mia vita, per me sarebbe stata la prima volta in assoluto se avessi trovato un comunista capace di riconoscere umilmente un suo errore e capace di chiedere scusa. Non ci sono eccezioni, siete tutti d'un pezzo...
Scritto da: Giuseppe | 13/02/2009 a 21:30
giuseppe,
poi, alla fine, ci caschi a chiamare comunista chi ha delle obiezioni da farti.
spiegami: che senso ha? cosa significa comunista in questa particolare discussione? potevi chiamare luciano socialista, o ametista o rimbalzista o anche giambattista, ma dicendo comunista ti qualifichi e ti qualifichi molto male perchè rientri perfettamente in quelle persone che "O LA PENSI COME ME O SEI UN COMUNISTA".
ma non sei il primo a seguire questo ragionamento, sempre che ragionamento sia. c'è qualcuno più illustre di te che lo dice tutti i giorni.
allora mi va di entrare in argomento sul tuo lungo intervento: che non condivido nemmeno un po' nelle parti fondamentali, anche se posso concordare che berlusconi non è il responsabile unico del degrado sociale italiano. vedi, berlusconi ha mezza televisione italiana e ne controlla due terzi dell'altra metà e fino a qui non ci piove. le sue televisioni fanno programmi vergognosi, ma anche la rai fa programmi vergognosi e anche questo è inconfutabile. in spagna gran bretagna francia o germania ci sono altrettanti programmi orribili, come i reality o i giochi a premio, le televendite e le tribune sportive, con una semplice differenza che il signor murdoch non vuole fare anche il presidente del consiglio, il capo de un partito, il capo di una coalizione e perchè no anche il capo spirituale.
murdoch e tutti i murdochini sparsi per l'europa fanno solo gli imprenditori e sono sottoposti alle leggi, alle regole e sopratutto alle critiche, senza poter contare sui gasparri la russa cicchitto e via dicendo che mai si permetterebbero di aver qualcosa da obiettare. tutto qui, e non mi pare poco.
ma il mio disaccordo con te è quando dici che la tua educazione è stata esemplare, che la punizione che tu hai dovuto subire quando ti hanno trovato con le mani nella marmellata ti ha formato per cui oggi tu sei serio onesto bravo e invece i giovani cui non si è negato un telefonino o un motorino sono con la testa piena di merda.
allora perchè le peggiori persone che i mezzi di informazione mi descrivono sono tutte della tua generazione? perchè tutto va a rotoli se i giovani non possono nemmeno accedere ai posti di responsabilità? perchè all'hospital del mar di barcelona, dove è nato il mio piccolino, il primario del reparto aveva trentatre anni mentre in italia alla stessa età si è al massimo specializzandi?
guarda che le generazioni giovani non le conosci per niente. gli episodi di bullismo che citi esistevano anche quando andavi a scuola tu. solo che quando si vuol dare una stretta sulla scuola fa molto comodo parlarne tutti i giorni. stessa cosa per le violenze sulle donne o le rapine. preferibilmente se ci sono di mezzo dei rumeni.
il fatto è che sparare giudizi è diventato lo sport preferito, magari senza conoscere come stanno le cose.
ti faccio solo un esempio: la maggior parte dei giovani, non solo in italia, non crede più nell'istituto del matrimonio. io sono sposato, ma molti miei amici non lo sono e le loro unioni funzionano esattamente come la mia, cioè muy bien. eppure c'è chi vuole giudicare questa situazione in modo negativo, travisandola con la voglia di fare i propri comodi. non è vero? allora perchè sulle unioni di fatto non si riesce nemmeno più a parlare in italia? è forse responsabilità dei giovani che questo discorso muoia prima di cominciare o non della tua generazione che non ne vuol sapere?
sveglia giuseppe. il mondo va avanti e non è detto che tutto ciò che è nuovo faccia schifo.
Scritto da: marcob | 14/02/2009 a 13:37
Sottoscrivo moltissime delle cose dette da Marcob.
E ne sottolineo una. Giuseppe: ma perchè ricorri al "comunista"? A parte che (in Italia) questo non è un insulto, ma io comunista non lo sono nè lo sono mai stato: negli anni Settanta ero dirigente della Federazione giovanile socialista (ed ero vicino alla sinistra di Riccardo Lombardi), poi nel 1993 sono stato (a Trieste)tra i soci fondatori di Alleanza Democratica (una specie di semenza dell'Ulivo), quindi mi iscritto al PDS, all'Ulivo e ai DS.
Scritto da: luciano / idefix | 14/02/2009 a 17:02