Da due anni, Massimo Maugeri dà vita a un ottimo blog: Letteratitudine. Dove (lo dice la parola, esclamerebbe Totò) si parla soprattutto, ma non solo, di libri e di scrittura, con garbo e competenza, passione e spregiudicatezza. Moltissimi sono i visitatori e celebri i co-autori di post speciali o di rubriche fisse, tra cui Ferdinando Camon, Andrea Di Consoli, Valerio Evangelisti, Dacia Maraini, Paolo Di Stefano...
Adesso, la casa editrice Azimut raccoglie (in un'antologia fitta fitta e divertentissima intitolata Letteratitudine - il libro) 
alcuni dibattiti (dal post iniziale ai commenti dei lettori e lettrici): alternative ai Promessi sposi, perchè le donne leggono più dei maschi, perchè leggere, il potere del Web, i classici, il Sud, l'autoironia come antidoto...
Quest'ultimo tema parte da un mio testo (presente nel volume assieme ai successivi commenti). Vi trascrivo l'inizio:
" Anni fa un mio collega un po’ sfigato, che la sera sarebbe uscito per la prima volta con una ragazza che aveva appena conosciuta, mi chiese cosa, secondo me, avrebbe dovuto fare per conquistarla. Io gli suggerii di farla ridere.
Allora lui mi domandò qualche storiella, qualche barzelletta. Cercai di spiegargli che l’umorismo non è una serie di battute o di frasi fatte. Lo humour è un’altra cosa: è un modo di guardare alla vita ed alle persone. E’ uno sguardo sul mondo e su noi stessi.
Per inciso, non so come andò a finire quella serata del mio collega. So però che adesso è felicemente sposato. Non so però se con quella ragazza o con un’altra.
Io ho la barba lunga e arruffata.
Qualcuno penserà che questo non c’entra con il tema. Forse non c’entra, però c’entra.
Io ho la barba lunga e arruffata per molti motivi. Vi racconto quali: ho cominciato a farmela crescere appena mi sono spuntati sulla faccia i primi provvidenziali peli post-adolescenziali. Diventavo rosso in viso con imbarazzante facilità e la mia barbuzza mimetizzava la mia vergogna. Avevo (ed ho tuttora) il viso grassottello e la barbuzza ingannava un po’. E poi c’era un’altra ragione: guadagnavo qualche mese in età e così, con la barbetta, aumentavano le mie possibilità di entrare al cinema dove si proiettava un film vietato ai minori di diciotto anni.
Ma adesso questi problemi li ho superati o perlomeno non costituiscono più un motivo di imbarazzo. E allora perché continuo ad avere la barba? Perché fa parte di me e perché la mattina, quando mi sveglio, vado in bagno, mi guardo allo specchio, mi vedo con la barba tutta storta e spettinata e allora accade un miracolo: mi faccio ridere da solo. E cominciare la giornata ridendo di sé stessi, mi sembra sempre un buon inizio.
Freud scrisse: "L’umorismo non è rassegnato ma ribelle, rappresenta il trionfo non solo dell’io, ma anche del principio di piacere, che qui sa affermarsi contro le avversità delle circostanze reali".
Credo perciò che il primo punto sia questo: per essere legittimati a ridere degli altri e dell’intero mondo, dobbiamo prima di tutto essere capaci di guardarci allo specchio, per sorridere oppure per sghignazzare di noi stessi, dei nostri difetti, del nostro modo di essere.
E’ decisivo, per le nostre singole vita, imparare a farlo"
Tutti i proventi di tutti gli autori (Massimo per primo) del libro andranno in beneficienza a un orfanotrofio in Bosnia.
E' possibile richiedere le copie (15 euro senza spese di spedizione) direttamente alla Azimut ai seguenti indirizzi: guido.farneti@azimutlibri.com oppure guido@azimutlibri.com
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