Ieri sera ho rivisto in dvd, dopo tanti anni, Salvatore Giuliano.
Da quando uscì (1962) sono passati quarantasei anni eppure il film non ha una ruga nè un grammo di adipe: resta forte, agile, muscoloso, attualissimo.
La vicenda è, a grandi linee, presto detta: all'alba del 5 luglio 1950, viene ritrovato il cadavere del bandito siciliano Salvatore Giuliano, assassinato, ma la ricostruzione ufficiale non quadra per niente.
Per capire chi lo ha ammazzato e perchè, le due ore del film vanno avanti e indietro nel tempo, ricostruendo la tragica storia della banda Giuliano. Da cui emergono sempre più i torbidissimi intrecci con la mafia, la politica, il potere economico.
La parabola di Salvatore Giuliano fu emblematica dell'Italia e dei suoi misteri pubblici: un osceno viluppo di stragismo, corruzione, omicidi, omertà, interessi occulti, depistamenti, ipocrisie di regime, gelido cinismo, innocenti mandati al massacro.
Da questa materia incandescente, Francesco Rosi realizzò un film formidabile, girato nei luoghi veri (Calstelvetrano, Montelepre) con la gente del posto mescolata ad alcuni bravissimi attori (Salvo Randone, Federico Zardi, Frank Wolff).
Una sceneggiatura incalzante (che negli anni seguenti fece da modello a molte ottime inchieste televisive), una regia potente che si esalta sia nelle scene di massa (la strage del primo maggio a Portella, il rastrellamento in paese) sia negli episodi notturni (la misteriosa suspense che precede l'omicidio di Giuliano), sia nelle rapide e scattanti sequenze d'azione.
Un formicolio di personaggi e di fatti: perchè il film non ha un protagonista e lo stesso Giuliano si vede pochissimo e mai nitidamente.
Se si può usare la parola "capolavoro", la uso: Salvatore Giuliano è un capolavoro. Amato, onorato e imitato da decine di registi in tutto il mondo.
E guardandolo, io e Tatjana ci chiedevamo: "ma perchè mai all'inizio degli anni Sessanta il cinema italiano non prese questa strada? Perchè mai (fatte salve poche meritorie eccezioni...Pontecorvo, Lizzani, Petri, ovviamente Rosi
) il cinema italiano dimenticò progressivamente la realtà? Lasciandola semmai alla commedia (Risi, Monicelli)? E si buttò invece sul western amatriciano, sul comico di serie Z, sulle masturbazioni intellettuali, sui giallacci fatti in serie? Perchè mai il patrimonio di grande realismo costituito da opere come (ne cito solo quattro) LE MANI SULLA CITTA', SALVATORE GIULIANO, LA BATTAGLIA DI ALGERI, IL CASO MATTEI non è stato utilizzato?"
Ma la risposta, ovviamente, la sapevamo: perchè quel cinema civile e intelligente avrebbe educato cittadini consapevoli e non consumatori passivi.
Operazione culturale che, in Italia, non è ammissibile.
Tutto condiviso, io ci aggiungerei anche il Pasolini di Accattone.
Scritto da: Jubal | 07/10/2008 a 10:28
Il post non voleva nemmeno provarci, a essere una panoramica completa sul cinema italiano. Intendevo solo segnalare il film di Rosi e buttar là un argomento di discussione.
Scritto da: luciano / idefix | 07/10/2008 a 10:56
E, qualche anno prima, il Visconti di "Bellissima", il De Sica di "Umberto D.", ecc. ecc. ma anche, in fondo, il Fellini dei "Vitelloni".
Il realismo (anzi, il neo-realismo) il cinema italiano l'aveva coltivato con i suoi ingegni migliori fin dalla metà degli anni '40. Quando i nostri registi facevano scuola nel mondo, mentre i "benpensanti" (sommamente rappresentati dal Divo Giulio Andreotti) si scandalizzavano per l'immagine di un Paese dai "panni sporchi" che questo cinema diffondeva in giro. Perchè è noto che, tra persone dabbene, i panni sporchi si nascondono e non si mostrano in pubblico. Il "mercato" e la "gente" fecero il resto, perchè le commedie disimpegnate, i "musicarelli", gli spaghetti western, ecc. svolsero fin dagli anni '50 il ruolo che poi fu assunto dalle TV di B. (e dalla RAI).
Scritto da: Dario Predonzan | 07/10/2008 a 10:59
Io sono un appassionato del solido cinema di "serie B": mi piacciono Bava (Mario), Fulci, il primo Argento, Leone finchè (a partire da GIU' LA TESTA) non venne colpito dalla sindrome del capolavoro, Trinità, Totò, De Leo, Deodato, Barilli...Molti di essi costituirono le fondamenta dell'industria cinematografica italiana
di un tempo. E al contrario non ho nessuna simpatia per i film "intellettualoidi" (da certo Antonioni a varie opere di Bertolucci o Bellocchio o Maselli): li trovo l'opposto estremismo della robaccia fast food (i musicarelli, i Pierini, i sub/Decameroni, i Vanzina, troppi bucatini wastern, tanti polizzzziotteschi).
Credo che i vertici del cinema italiano stiano più o meno in tre filoni:
1) i film epico/civili (da "Salvatore Giuliano" a "Gomorra", da "Paisà" a "La battaglia di Algeri",
2) la grande amara commedia (dai "Vitelloni" al "Sorpasso", da "Brancaleone" ai "Soliti ignoti", da "Una vita difficile" a "Tutti a casa", da "Guardie e ladri" da "Bianca" a "Signore e signori"),
3) alcune schegge impazzite e deliranti ("La dolce vita", "Suspiria", "La grande abbuffata", "Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto", "Il buono, il brutto, il cattivo", "La strategia del ragno", "Il vangelo secondo Matteo"...)
E' ovvio che l'elenco buttato giù è solo un approssimativo cataloghetto.
Scritto da: luciano / idefix | 07/10/2008 a 11:58
Bel post, e bella domanda.
Condivido la risposta di Dario Predonzan, anche se credo che se si fosse insistito troppo (ad es. negli anni settanta, ottanta) sui "panni sporchi", poi il pubblico si sarebbe assuefatto come sta succedendo oggi con le scandalose vicende attuali della politica, delle mafie, dei morti sul lavoro, dell'intolleranza razziale, dello sfascio della sanità e della scuola pubbliche, ecc. ecc.
Certo anche oggi temi scottanti per fare film inchiesta non mancano, ma non mancherebbero nemmeno i mezzi per contrastarli, anche se diversi da quelli tentati allora dai dinosauri DC (mi riferisco al commento di Dario). Già interessanti film di giovani registi italiani hanno difficoltà a trovare un distributore...
Scommetto che film "scomodi" del tipo di questo bellissimo di Rosi si cercherebbe perfino di boicottarli facendogli mancare i mezzi per arrivare al vasto pubblico.
E comunque il parallelo con il disimpegno e la diseducazione indotti oggi dalle TV trovo che sia inconfitabile.
Scritto da: Irnerio | 07/10/2008 a 11:58
Il boicottaggio più disgustoso degli ultimi tempi?
REDACTED (del mio amato Brian De Palma) sulla guerra in Iraq, presentato con grande successo a Venezia '07, acquistato dai distributori eppure mai distribuito nè al cinema nè in dvd nè in televisione.
A riprova che uno come Brian De Palma può disturbare (e dunque va punito) assai più di uno come Michael Moore.
Scritto da: luciano / idefix | 07/10/2008 a 12:15
Buongiorno Luciano;
il cinema è un'indistria, e come tale ha bisogno di far cassetta. E' un pò come una scuderia di cavalli da corsa. Si, avrai pure il campione che ti da lustro, ma chi ti campa la scuderia sono quei cavallucci che non vinceranno mai un gran premio ma tutte le settimane fanno almeno un piazzato nelle corse minori. La gente, di solito, non va al cinema per fare testimonianza di impegno civile, ma per divertirsi. Il cine che dici tu (peraltro bellissimo) tutto è meno che divertente, anzi, molti lo trovano terribilmente noioso.
Scritto da: medonzo | 07/10/2008 a 12:42
Caro Luciano, il mio voleva solo essere un modo per ricordare un film a me molto caro, non mi aspettavo certo una panoramica completa (chi si può arrischiare a farla? non siamo mica il Morandini).
Mi sa che in fatto di cinema abbiamo gli stessi gusti.
@medonzo certe volte anche il bel cinema può essere divertente, come fai a non divertirti con i soliti ignoti?
m'hanno rimasto solo!
Scritto da: Jubal | 07/10/2008 a 12:51
Mi stupisce leggere questa frase
:
"Operazione culturale che, in Italia, non è ammissibile."
scritta da te.
Così enunciata intriduce solo al pessimismo.
Non si potrebbe tentare di riformularla di modo che ispiri chi legge (e magari fa cinema) un invito a non più comportarsi in tal modo ?
Scritto da: P@ola | 07/10/2008 a 14:17
Medonzo: secondo te, film come SALVATORE GIULIANO oppure LA BATTAGLIA DI ALGERI, GOMORRA oppure IL CASO MATTEI sono noiosi? Dove sta scritto che "impegno civile" e "piacere del testo" debbano essere disgiunti?
La noia (così la penso io) non viene data al contrario dalla sciatteria stilistica, soprattutto se unita alla banalità dei temi?
Scritto da: luciano / idefix | 07/10/2008 a 15:34
P@ola, continuo a pensarlo: in un paese come l'Italia il cittadino critico e consapevole viene giudicato come un nemico. Solo in pochi momenti della nostra storia (Risorgimento, Resistenza, fase costituzionale, riforme tra fine anni Sessanta e inizio Settanta, stagione di Manipulite e della lotta serrata alla mafia), le minoranze riuscirono a sollevare il corpaccione del paese oltre il livello della mortifera palude. Per il resto, imperversa l'alleanza tra Mangiafuoco e Don Rodrigo, con la benedizione di don Abbondio, le sentenze di Azzeccagarbugli, le complicità del conte zio, la violenza dei bravi e l'acquiescenza della plebe che brama il Paese dei Balocchi.
Scritto da: luciano / idefix | 07/10/2008 a 15:41
Buonasera Luciano;
"secondo me" no... E non sta scritto da nessuna parte che "impegno civile" e "piacere del testo" debbano essere disgiunti. E Jubal ha assolutamente ragione a trovare divertente i soliti ignoti.
Non parlo dei miei gusti personali. Cerco di guardare le cose per quello che (purtroppo) sono. Un "filmone" fa guadagnare 10 mentre tanti "filmini" (o "filmacci") tutti assieme fanno guadagnare 100. Per fare un "pierino alla riscossa" ci vogliono 4 soldi e 15 giorni, film veramente belli ne escono fuori uno ogni 5 anni e (di solito) costano molto.
io sono assoluamente convinto che la buona cucina vada valorizzata e difesa, ma se la gente vuole mangiare hamburger chi fa i soldi è McDonald's.
Anche a me questo fa diventare acido lo yogurt, ma dare all'industria valori etici è un'operazione che non mi convince troppo.
Scritto da: medonzo | 07/10/2008 a 16:27
Beh, è chiaro che se abitui la "ggente" - fin da piccola - a mangiare merda (di celluloide e non solo) e quasi solo quella, alla fine la maggioranza ci fa il callo e la trova pure buona. Non è proprio questo che è successo con la TV commerciale e i vari McDonald's e anche con il cinema-spazzatura?
Dopo di che, concordo ovviamente anch'io che Totò (quando ha incontrato registi e sceneggiatori di qualità), Sordi (idem come sopra), ecc. sono stati grandi e ovviamente l'equazione: film di qualità = noia non ha alcun senso, nè ce l'ha il rovescio: noia = cinema di qualità. Tutto in fondo dipende dal gusto di chi guarda e sceglie, ma il gusto si può (si deve? si dovrebbe?) anche provare ad educare. Ben sapendo che molti continueranno a preferire il cibo ed il cinema spazzatura. Ma non saranno tutti, nè forse la maggioranza (come invece mi pare sia oggi).
In fondo Luciano non si chiedeva perchè tanti vanno a vedere i Vanzina o le troiate fumettistiche iper-violente made in USA (di mone ce ne saranno sempre...), ma semplicemente perchè certo cinema italiano di qualità, e tutt'altro che noioso, non si faccia ormai più o quasi (salvo qualche eccezione, come "Gomorra"). That is the problem. Ma se per qualcuno non è un problema, meglio per lui.
Scritto da: Dario Predonzan | 07/10/2008 a 16:55
Posso dire una bestemmia?
Per me Gomorra (il film) non è bello, se uno non ha letto il libro fa fatica a capire di cosa realmente si tratta...
Naturalmente elogi all'infinito per Saviano, per il coraggio, per l'impegno e per aver reso accattivante il tutto.
Scritto da: Jubal | 07/10/2008 a 18:09
La giustificazione di molti ("diamo al pubblico ciò che il pubblico vuole"), io la trovo ipocrita e disgustosa.
Primo: nel 400 a.C il pubblico andava a vedere Sofocle, nel 1600 il teatro di Shakespeare e non vedo perchè il pubblico del 2000 debba essersi così rimbecillito da godere principalmente con "Vacanze scoreggione a Natale" o con "Lo squartatore volante 58°".
Secondo) Quando ci sono prodotti di qualità e presentati in modo accessibile, la gggente va a vederli. Basti pensare agli incassi (quest'anno) di "Gomorra". Che pure sulla carta è un film commercialmente suicida: sottotitolato, senza attori noti (a parte Servillo), senza sesso, niente da ridere, niente catarsi finale.
Terzo) Il punto è che in Occidente è in corso da alcuni decenni una sistematica diseducazione permanente a tappeto, che nasce con la culla e termine con la morte. Una diseducazione che vuole costruire consumatori: pubblicità, tv, giornali, cartelloni, internet, vetrine dei negozi, scaffali, stile di vita delle persone celebri, pseudo-esperti e pseudo-consulenti, tutti uniti per farci diventare sempre più consumatori passivi e non cittadini attivi.
Ecco allora che anche il cinema di qualità diventa un ostacolo a questo progetto, perchè fa sorgere dubbi, fa pensare, risveglia dal torpore, scuote le coscienze, mette in scena l'oscenità del modus vivendi contemporaneo e rende intollerabile la pigra abitudine alle storture della società. Non si può censurarlo o proibirlo, questo cinema, è ovvio (aa parte rarissimi casi): se ne farebbe un martire. Ma si può e si deve anestetizzare il pubblico consumatore con dosi crescenti di imbecillità e di vuotaggine. Facendo apparire in modo del tutto fuorviante che stupidità violenza volgarità banalità bambinaggini eccetera sono gli unici prodotti che piacciono. Chi dice "do al pubblico ciò che il pubblico vuole" è un bugiardo e un farabutto, perchè mente sapendo di mentire. E intossica "il pubblico" somministrandogli ciò che lui (lui autore, lui produttore) ha deciso di rifilargli. E lo scopo è allevare in batteria consumatori passivi, per succhiargli denaro evitando che si ribellino. Gli autori onesti danno al pubblico ciò che loro (loro autori) vogliono. Se poi incontrano il favore del pubblico, tanto meglio (perchè è meglio raggiungere un milione di persone invece di sole centoventisette). Ma fateci caso: chi si trincera dietro la scusa dei presunti voleri del pubblico è (quasi sempre) uno che spaccia prodotti avariati.
Scritto da: luciano / idefix | 07/10/2008 a 18:20
c'è però secondo me una cosa da aggiungere:
fare prodotti come i fratelli vanzina è molto facile. tra l'altro gli ingredienti sono arcinoti e non mancano.
fare un film bello, come scrivere un bel romanzo o comporre musica bella è molto più difficile e non è detto che ci sia in ogni stagione chi è capace di farlo.
Scritto da: marcob | 07/10/2008 a 18:46
D'accordo. Così come è difficile fare "cinema commerciale" di qualità. Quello che, un tempo, faceva ad esempio Mario Bava. O nel campo del fumetto Giancarlo Berardi con Ken Parker oppure Carl Barks con i Paperi.
Scritto da: luciano / idefix | 07/10/2008 a 19:33
Intervista con Berardi sull'ultimo numero de IL MUCCHIO, Lucià...
tic
Scritto da: Tic-talkischeap | 07/10/2008 a 23:24
Buongiorno Luciano;
Non sò se sia la giusticazione di molti. Io ho detto che dare all'industria valori etici è un'operazione che non mi convince troppo perchè penso che l'industria tenda a produrre ciò che si vende meglio fregandosene del perchè.
Primo: pesare che nel 400 a.c. "tutto" il pubblico andasse a vedere "solo" Sofocle e nel 1600 "solo" Shakespeare mi sembra la visione manichea di chi ama mentire a se stesso; cosi come nel 2000 non "tutti" vanno a vedere "solo" "Vacanze scoreggione a Natale" o "Lo squartatore volante 58°".
Secondo: non sono assolutamente convinto che Gomorra (il film) avrebbe avuto la stessa risonanza se non fosse stato preceduto dal successo editoriale e dalle minacce ricevute dall'autore con relativa sovraesposizione mediatica. Intendiamoci, ho il massimo rispetto per Saviano, per il suo coraggio di denuncia e per il prezzo che è costretto a pagare per questo, ma qui non stiamo parlando di lui. Dopo il libro, il film è stata solo un'operazione commerciale ben calcolata (tipo "il codice da Vinci"). Un prodotto di marketing a rischio zero, non la voglia di fare cinema di qualità.
Terzo: bella la tirata e piena di passione, ma assolutamente non convincente. A partire dalla premessa: "in Occidente è in corso da alcuni decenni una sistematica diseducazione permanente a tappeto". Perchè, nella Roma imperiale chi pensi avesse più spettatori? Decimo Giunio Giovenale o le corse del Circo Massimo? Credi che il colosseo sia stato costruito per rappresentarci l'epica di Anneo Lucano o 50.000 posti servivano ad altro? Insomma, basta guardarci alle spalle per vedere la realtà.
Vedi, chi dice "do al pubblico ciò che il pubblico vuole" non è ne un bugiardo ne un farabutto dice solo la verità e persegue senza ipocrisia i suoi interessi.
Sia lui che gli "autori onesti" danno , a tua detta, al pubblico ciò che loro ritengono opportuno. Poi stà al pubblico scegliere.
Non capisco in che modo secondo voi il pubblico dovrebbe venire "educato" se non offrendogli la scelta tra Gomorra e Vacanze scoreggione a Natale.
Personalmente voglio essere libero di poter sceglire Gomorra. Ma a soluzioni tipo MinCulPop preferisco ancora Vacanze scoreggione a Natale.
Scritto da: medonzo | 08/10/2008 a 11:39
La discussione sta diventando (a mio avviso)sempre più interessante ed è un peccato doverla fare solo a distanza, attraverso la pagina di un blog. Sarebbe assai più bello poter dibattere attorno a un tavolo, davanti a qualcun altro che potesse fare domande, obiettare, ribattere, guardarsi in faccia. Ma tant'è.
Le questioni messe sul tappeto meriterebbero un intero libro per venir affrontate con un minimo di completezza. Dato che ciò (soprattutto in questa sede) non è possibile, mi limito ad alcuni accenni.
1) e 3) Dalle epoche di Euripide, Mozart e Marlowe (Cristopher e non Philip) a oggi è accaduto qualcosa che in precedenza non era mai avvenuto nell'intera storia dell'umanità: l'arrivo della televisione, l'invasione della pubblicità, l'onnipresenza del Consumismo. La conseguenza è una specie di profonda mutazione dell'essere umano: da homo sapiens in homo videns et consumans. (Tra i tanti, Sartori e Bauman hanno scritto pagine illuminanti su questo drammatico tema).
2) Che GOMORRA sia stato sorretto anche dai media mi pare ovvio. Che però si tratti di un film a "rischio zero", non mi pare proprio. Chiedere lumi a Saviano, Garrone e altri.
ARTE E PEDAGOGIA. Proust diceva: "Scrivere un romanzo con una morale troppo esplicita è come fare un regalo e lasciare attaccato il cartellino del prezzo". Io sono d'accordissimo. Però è anche vera un'altra cosa: in OGNI opera (pittorica o musicale, letteraria o cinematografica, teatrale, televisiva o multimediale eccetera) l'autore e gli autori ci mettono la propria visione del mondo. Esse possono essere le più svariate, le più ambigue, le più complesse, le più inafferrabili o contraddittorie, ma da questo non si scappa: OGNI autore, volente o nolente, è responsabile di ciò che realizza. E chi immette sul mercato film volutamente di merda ne è responsabile.
Scritto da: luciano / idefix | 08/10/2008 a 12:35
E' vero che nella Roma imperiale (non in quella repubblicana) i circhi attiravano molti più spettatori dei teatri (ma Luciano ha citato Sofocle, cioè la Grecia classica del V secolo a.C., non Roma dal I secolo d.C. in poi...), ma è abbastanza noto che ciò corrispondeva già allora ad un preciso disegno politico: mai sentito parlare di "panem et circenses"? Del resto, non mi pare che la Roma imperiale possa essere un modello per nessuno, oggi. Oddio, magari per qualcuno che sta a Palazzo Chigi, forse sì...
Non si tratta, ovviamente, di ripristinare il MinCulPop.
Basterebbe forse - ad esempio - che la TV pubblica, pagata col canone di tutti, non facesse la concorrenza al ribasso alle peggiori volgarità di Mediaset.
E che ci fosse un vero pluralismo dell'informazione - in tutti i media - e quindi una vera possibilità di scelta, anzichè il sostanziale oligopolio-monopolio (detenuto da chi, lo sappiamo bene) attuale.
E che a scuola (almeno in quella pubblica) si insegnassero, ad esempio, materie come la musica, oggi scandalosamente assente (a differenza di quasi tutti gli altri Paesi evoluti).
E si potrebbe continuare a lungo.
Dopo di che, se preferisci le vacanze scoreggione, goditele pure. Questo è un Paese libero, che diamine!
Scritto da: Dario Predonzan | 08/10/2008 a 12:46
Dai tuoi commenti sopra deduco senza che tu me lo dica che hai letto "Il ritorno del Principe" di Scarpinato/Lodato. Giusto?
Scritto da: Artemisia | 08/10/2008 a 13:25
No, non l'ho letto. Anche se posso immaginare quale tesi vi si sostenga.
Scritto da: Dario Predonzan | 08/10/2008 a 13:46
Buonasera Luciano;
non possiamo continuare ad assolvere i nostri simili dall'ignavia e noi dal non farci piacere il mondo così com'è, ricercando ogni volta un Moloc a cui addossare le responsabilità.
Una volta è il regime, l'altra la televisione, l'altra ancora il destino cinico e baro, e via dicendo. Mai che potesse essere colpa "nostra".
Non piace neanche a me che le cose siano come sono, ma sul fatto che oggi sia accaduto qualcosa che non si era mai visto non concordo affatto. Si diceva "panem et circenses" perchè "panem et theatrum" non se lo sarebbe filato nessuno, tranne pochi intellettuali. E cambiato il mezzo, ma il sistema è lo stesso da migliaia di anni, e si basa sempre sullo stesso elementare principio: si, una conferenza di Sartori sarà pure interessante, ma non riempirà mai uno stadio. Inter / Milan si.
Ma la colpa è di Sartori? Di Galliani? O di chi preferisce una partita ad una conferenza?
Ma noi no! Continuiamo a dirci che magari il mondo è brutto ma siamo tutti umani quindi potenzialmente buoni e giusti e la responsabilità attiene alla televisione, ai Saggi di Sion, alle 7 sorelle, alla Spectre, insomma, a chiunque possiamo incolpare senza dover ammettere che siamo fatti così.
E anche le soluzioni sono splendide. Basterebbe forse - ad esempio - che la TV pubblica, pagata col canone di tutti, non facesse la concorrenza al ribasso alle peggiori volgarità di Mediaset.
Certo! Poco importa se la stragrande maggioranza di chi paga quel canone vuole l'isola dei famosi e la Ventura fa 10 volte gli ascolti di Report. Ci vuole più Report e meno Ventura perchè così educhiamo il popolo bue a quello che è bene per lui (naturalmente deciso da noi). Ma, per carità, non parliamo di MinCulPop. Questa si chiama operazione di rinascita culturale..!
Vedi, io sono assolutamente convinto che "OGNI autore, volente o nolente, è responsabile di ciò che realizza. E chi immette sul mercato film volutamente di merda ne è responsabile". Basta capirci sul tipo di responsabilità. Se sbaglia prodotto e la sua merda non piace, ci rimette l'investimento e sono fatti suoi. Ma se il prodotto vende, non può essere lui responsabile per chi decide di comprarlo.
Per Gomorra, non fare finta di non capirmi. L'aspetto commerciale era non solo a rischio zero ma a guadagno garantito.
Scritto da: medonzo | 08/10/2008 a 16:21
Ma chi ha mai detto o pensato che la colpa sia solo di "altri" (Moloch o Spectre che sia)?
Siamo in democrazia e quindi TUTTI gli elettori sono responsabili di ciò che poi gli eletti fanno o non fanno (oddio, magari alcuni
elettori più di altri...).
Però mi pare che il ragionamento del medonzo porti alla conclusione - fatalista quanto comoda - secondo cui, in fondo, tutto dipende dalla natura umana e che, perciò, tanto vale rassegnarsi e non fare un cazzo per cambiare le cose. Beh, io la penso diversamente.
Se poi questo per lui vuol dire rimpiangere il MinCulPop, lo pensi pure e continui a godersi la Ventura (bella donna, va detto), le vacanze scoreggione, il calcio come categoria dello spirito e quant'altro.
Scritto da: Dario Predonzan | 08/10/2008 a 17:01
Medonzo: è più che legittimo criticare le miei opinioni. Ci mancherebbe! Però almeno mettiti d'accordo con te stesso su cosa non va in ciò che io dico.
Perchè prima sostieni: "non possiamo continuare ad assolvere i nostri simili... ricercando ogni volta un Moloc a cui addossare le responsabilità...
Mai che potesse essere colpa nostra" (Cose tra l'altro che io non ho mai detto, convinto come sono della centralità della responsabilità individuale)
Ma poi mi imputi esattamente il contrario, visto che mi critichi per la mia affermazione "OGNI autore, volente o nolente, è responsabile di ciò che realizza". Dove appunto io sostenevo che NOI siamo responsabili di ciò che facciamo. Boh
ALTRA COSA: che Report sia qualitativamente superiore all'Isola dei Penosi non l'ho deciso io. E' in grado di stabilirlo qualsiasi persona raziocinante dotata di un briciolo di senso estetico e civico. Che poi la Ventura faccia dieci volte tanto gli ascolti della Gabanelli...non è così (dati alla mano). Ma anche se fosse, anche se la distanza fosse maggiore, cosa c'entra con la qualità e con l'onestà? Mc Donald è il ristorante al mondo che fa più coperti di tutti, ma non per questo è il miglior ristorante al mondo.
Scritto da: luciano / idefix | 08/10/2008 a 22:51
mc donald fa letteralmente schifo. a me. ma non a moltissimi altri.
anche b a me fa letteralmente schifo. ma non alla maggioranza degli altri italiani.
irnerio, questa volta ci sono arrivato prima io.
Scritto da: marcob | 08/10/2008 a 23:48
No Caro!
Colui cui ti riferisci, ai primi di settembre, dopo la scaramuccia con te, ha rivelato in un commento il suo nome, cognome e indirizzo (*).
Certo, tu puoi anche non credergli, ma poi, se ricordi, gli arrivò subito la solidarietà di uno, nessuno e centomila; un nostro caro "amico" pirandelliano che infatti non ha neanche il coraggio di usare sempre lo stesso nick.
No no, caro Marco! Credo proprio che, per questo modo di comportarsi, i due siano su due galassie diverse.
Noi (io e te) invece, per nostra sfortuna siamo qui sulla ridicola Terra dei Burlesquoni!
_________
(*)Spero di non fare niente di scorretto se riporto qui una mezza prova a sostegno del mio convincimento:
4-9-08: "...Marcob, si, tutto vero. Ma che c'entra tutto ciò con me? Io mi chiamo ****** ******* , abito, più o meno, 6 mesi a Prato e 6 mesi a Zagabria, la mia mail è ********** (come Luciano ti può confermare)..."
Scritto da: Irnerio | 09/10/2008 a 01:36
"il cittadino critico e consapevole viene giudicato come un nemico"
è vero Luciano.
Cosa si può fare in merito ?
Scritto da: P@ola | 09/10/2008 a 07:09
Cosa si può fare? Non abbassare mai la guardia noi stessi, non stancarci di indignarci, cercare sempre di contagiare il prossimo col pensiero critico.
Scritto da: luciano / idefix | 09/10/2008 a 11:35
Buonasera Luciano;
ma perchè un confronto deve essere scambiato per una critica? Il nostro non è un battibecco personale, siamo due che la pensano in modo sostanzialmente uguale sull'individuazione del problema; dove divergiamo è sull'interpretazione e sulle soluzioni possibili. Credo che farei un'offesa alla tua intelligenza (ed alla mia sottovalutandoti) se ti spiegassi punto per punto il senso ed il contesto delle frasi riportate nel tuo commento; ed all'ora facciamo così: non molto tempo fa su un'altro blog discutevamo del senso di un articolo nel quale Giovanni Sartori definiva l'attuale regime politico "Sultanato".
Il padrone di casa, persona di raffinata cultura e che considera Sartori uno dei 3-4 studiosi di democrazia più importanti al mondo, fece una disamina del modello politico del "Sultanismo" e concluse con questa "provocazione":
"Giovanni Sartori invece deve aver mal compreso gli scritti di Juan Linz - e questo meraviglia in un Maestro da par suo - dato che inserisce l’Italia di oggi tra i Sultanati. Come mai? dov’è il Sultano? dopotutto, siamo una delle grandi democrazie del Mondo contemporaneo. O no?"
Ti riporto qui, senza cambiare una virgola, quello che fu il mio commento:
"Non sò se siamo mai stati una democrazia in senso compiuto, o non piuttosto un paese nel quale si è instaurato un sistema parlamentare retto da elezioni a suffragio universale ma non permeato della coscienza comune e degli anticorpi che una democrazia richiede.
Il tuo post mi ha fatto ripensare al discorso del 28 aprile 1947 di Alcide De Gasperi. Ecco, l’intuizione del quarto partito e della necessità di attrare alla forma di governo i suoi rappresentanti, non semplicemente assecondandone le istanze ma rendendolo partecipe di scelte dalle quali si sentiva escluso e disinnescandone così il potenziale nocivo era una visione che certamente gettava le basi per un futuro di democrazia condivisa.
Perchè siamo ancora al 47 e quel cammino non si è compiuto? Libri interi sono stati scritti e molti ancora se ne potrebbero scrivere. Ma il fatto resta. Siamo ancora al 47.
Chi di noi, singoli o categoria, si sente "partecipe" di scelte? Le aule
parlamentari ed i tavoli di negoziato sociale non sono forse vissute come specie di stanze di compensazione del sistema nel quale avengono i "compromessi" tra i vari protagonisti effettivi del gioco politico?
Ed allora vedi, da questa disgregazione - o mai avvenuta aggregazione - del tessuto sociale nasce la voglia - forse, in qualche modo, il bisogno - di sultanismo. Perchè, infondo, è la via più facile; perchè la gente esige di capire la politica in termini ideologici ma contraddice l’ideologia nella prassi svuotandola di senso. Si cercano solo pretesti per trasformarli in argomenti.
Pavese diceva "siamo tutti borghesi quando abbiamo paura" e la paura - indotta o meno - l’incertezza di poter mantenere nell’immediato futuro quelli che ci sembrano non privilegi incongrui ma diritti acquisiti spinge ad accogliere con soddisfazione risposte coerenti ad istanze solo qualunquistiche.
Ed ecco il sultanismo. Chi poi sia il sultano non ha molta importanza in se. Se non ci fosse lui ce ne sarebbe un’altro; quando il terreno è fertile prima o poi qualcosa cresce.
No, non credo che Sartori abbia mal compreso - ma sono più che certo che non lo credi neanche tu -".
Ecco, spero di aver spiegato meglio quello stò, maldestramente, cercando di dire. Noi non siamo contrapposti; a ben guardare non siamo neppure su posizioni diverse. Solo, temo, che molti di noi facciano l'errore di cercare il nemico più che l'alleato.
Scritto da: medonzo | 09/10/2008 a 19:30
Politicamente siamo ancora nel 1947? Magari! Vorrebbe dire che:
1) i fascisti sono strasconfitti e se ne stanno in silenzio,
2) il berlusconismo non c'è nemmeno come incubo (il qualunquismo di Giannini ne fu solo una pallidissima anticipazione),
3) la disgustosa televisione commerciale non fa i danni che fa,
4) esiste il cosiddetto "arco costituzionale",
5) i leader sono De Gasperi, Nenni, Togliatti, Saragat e non Berlusconi Fini Bossi Cuffaro.
Scritto da: luciano / idefix | 09/10/2008 a 23:05
Buonasera Luciano;
vedo che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Scritto da: medonzo | 10/10/2008 a 20:51
Siamo su posizioni diverse? O no?
Bisognerebbe vedere in concreto su alcuni temi. Chi però sia questo Juan Linz...non ne ho idea. E confesso che comincia a sfuggirmi il tema della discussione. Adesso qual'era? Sartori? Il "sultanismo"? La crisi delle democrazie rappresentative?
Scritto da: luciano / idefix | 10/10/2008 a 22:48
Buongiorno Luciano;
Juan José Linz è Sterling Professor di Scienze politiche all'universita di Yale ed è considerato uno dei maggiori, probabilmente il maggior studioso vivente del fenomeno autoritario.
Ma questo atteneva al post di cui parlavo nel commento precedente.
Il tema della discussione è sempre quello dato dalle domande che hai suggerit: "ma perchè mai all'inizio degli anni Sessanta il cinema italiano non prese questa strada?" E dalla risposta che hai individuato: "Ma la risposta, ovviamente, la sapevamo: perchè quel cinema civile e intelligente avrebbe educato cittadini consapevoli e non consumatori passivi.
Operazione culturale che, in Italia, non è ammissibile." Lasciando - a parer mio - intendere che tutto fosse legato ad un'occulta cabina di regia che azionando le leve a sua disposizione mantenesse il popolo in una serena ignoranza perseguendo in tal modo i propri turpi scopi. Una sorta di Matrix per intenderci.
Ecco, non è sulla domanda; è sulla risposta che non concordiamo.
O meglio, non concordiamo su un tipo di risposta che - io ritengo - in se, univoca e manichea, ma dettata da passione civile.
A sostegno di questo, come del fatto che siamo su posizioni molto simili, voglio usare le tue stesse parole: "Però io ci tengo (forse sbaglio ma è così) a essere molto chiaro nel mio "no" alle sostanze. (Anche se a grandi linee io sono per una politica antiproibizionista, dato che le attuali normative finiscono solo per aiutare la criminalità e per affossare i tossicodipendenti)".
Vedi? Allora gratta, gratta, neanche tu sei così giacobino come può sembrare. Affronti un fatto specifico e, pur ribadendo l'impostazione di fondo delle tue convinzioni, non resti aggrappato a meschine coerenze ma cerchi di armonizzarle e farle interagire con la realtà che ti si pone difronte.
Tornando a noi, lo stesso vale per cinema e televisione. Esistono i tossicodipendenti (e devo tenerne conto), ed esistono i Venturadipendenti o i Vanzinadipendenti (e devo altrettanto tenerne conto).
Io credo che le soluzioni d'imperio (lo spinello è reato e guardatevi solo Report) non funzionino mai, ed ho il fondato sospetto che anche tu la pensi così.
Scritto da: medonzo | 11/10/2008 a 17:02
Medonzo: io non sono per nulla "giacobino".
Tossicodipendenza e stronzatedipendenza: stimolante il tuo paragone. E allora, stando al tuo gioco e ribadendo il mio NO al proibizionismo, dico che lo Stato non deve mica spacciare droga nè favorirne il consumo! Si tratta di sconfiggere la grande criminalità che diffonde le "sostanze" con l'obiettivo di ridurre il più possibile anche il numero dei tossici. E analogamente, non la "stronzatedipendenza", lo Stato non deve certo spacciare veleni televisivi e deve anzi combattere le grandi organizzazioni che diffondono queste porcherie. Poi, se uno vuol consumare monnezza mediatica, lo faccia ma non con la connivenza pubblica. Che dovrebbe, nelle proprie televisioni, produrre e trasmettere programmi intelligenti e civili, la qual cosa non esclude affatto il divertimento. Anzi. Il gusto delle persone è e deve rimanere appunto personale e insindacabile, però va anche educato e raffinato. Da un sistema scolastico e mediatico che sia attento a ciò.
Scritto da: luciano / idefix | 11/10/2008 a 17:24
Buongiorno Luciano;
sono convinto anch'io che tu non sia "giacobino". Ma a volte può sembrarlo (ed è il motivo per cui ti sto ammorbando con questa discussione).
Però vedo che, piano, piano, riusciamo a trovare una sintesi.
Per restare al paragone, io considero Fede droga pesante e Ventura uno spinello.
Se non passo Ventura sulle reti pubbliche, faccio solo l'interesse di chi spaccia droga pesante, perchè non tengo conto della platea dei consumatori e delle loro esigenze lasciandogli come unico fornitore Mediaset che avrà buon gioco a vendergli ciò che più gli fa comodo.
Così come il NO alle sostanze (che condivido appieno) va necessariamente coniugato con il NO al proibizionismo (che condivido altrettanto) in nome di politiche realistiche di progressiva riduzione del danno; analogamente devo cercare di far passare più Ventura per avere meno Fede. Puntando che il passo successivo che possa essere molto meno Ventura e molto più Report.
Non vedo altro modo relistico di combattere le organizzazioni che diffondono porcherie, perchè gli utenti di tali porcherie per poter essere attratti da un'alternativa (secondo me / noi) migliore, prima devono essere raggiunti.
Ci sono un'infinità di cose che a me stanno cordialmente sulle palle. La cattiva televisione, il cattivo cinema, la cattiva letteratura, il calcio (nei termini attuali), la cattiva cucina, la cattiva politica, e potrei continuare.
Tuttavia, gli estimatori di ciascuna di queste non sono popolo bue ma tante realtà che concorrono a formare il tessuto collettivo della società nella quale ci è dato vivere. Se vogliamo cercare di "rieducarle" dobbiamo sporcarci le mani, e sporcarci le mani non significa gridare Berlusconi boia (e cazzo se lo è! Ma questo al massimo ci maniene linda la coscienza) ma significa - ad sempio - anche un'intervista come quella di Morando.
(Ecco! Ora, già lo so, ti incazzerai come un' ape).
Scritto da: medonzo | 12/10/2008 a 12:12
Tralasciando Morando (su cui ho aperto un altro post), esiste una televisione, una stampa, un cinema, una letteratura "divertente" e intelligente. Perchè non è affatto stabilito che la cosiddetta "evasione" debba camminare disgiunta dal buongusto e dalla raffinatezza. Penso (ma sono solo alcuni esempi) a nomi o titoli come le trasmissioni di Renzo Arbore, l'horror di John Carpenter, i gialli di Michael Connelly, Carl Barks e i Paperi, le bustine di Minerva di Umberto Eco, la Pimpa di Altan, la satira di Corrado Guzzanti, i polizieschi con Montalbano, il rock di Bruce Springsteen, i fumetti di Neil Gaiman, la saga di Corto Maltese, i fumetti di Rat-Man, i film di Indiana Jones, i corti di Mr Bean, i cartoni animati della Pixar, alcune cose di Aldo Giovanni Giacomo. Perchè mai (per "divertirsi") bisognerebbe portare il cervello all'ammasso oppure incanaglirsi?
Scritto da: luciano / idefix | 12/10/2008 a 14:24
Buonasera Luciano;
oddio! Ad infilarmi nel post di Morando non ci penso neanche.... Verrei preso a morsi; ed anch'io ho i miei limiti di sopportazione per le offese gratuite.
E poi penso che, infondo, un'ampolla d'acqua del Po ogni, tanto, possa anche tornare utile.
Qui è diverso. Ormai è diventata una chiaccherata privata (e, devo dire, anche piacevole). Ma stò divagando.
Non è questione di incanaglirsi. E' che quello che hai elencato è del tutto vero. Ma, purtroppo non basta. Perchè chi apprezza quello - ammesso che siano tutti dalla nostra parte; e non lo credo - non sono sufficenti a formare la "massa critica" che ci serve per poter portare avanti politiche alternative.
La distanza non è incolmabile, ma ci servono almeno parte degli altri. Di quelli col cervello all'ammasso. Non dico di chi si fa di Fede, ma, almeno, di chi fuma Ventura.
Se comettiamo l'errore di puntare su politiche proibizioniste, adranno a comprare comprare la loro Ventura dai pusher in grado di dargliela, e saranno pusher che avranno come fine quello di portarli a farsi di Fede.
Così come per i tossici, se voglio combattere le organizzazioni criminali, devo dar modo a chi usa spinelli di comprarli dal tabaccaio per sottrarre ai criminali la maggior quantità possibile di risorse (umane e finanziarie); se voglio combattere Mediaset (non inquanto tale, ma per ciò che ad essa sottostà) non posso pensare di lasciargli la rappresentanza esclusiva di quella parte di società ne le risorse da essa derivanti (in pubblicità e quant'altro). Faremmo solo il loro gioco.
Scritto da: medonzo | 12/10/2008 a 18:22
Io sono profondamente convinto che una politica seria e di sinistra debba avere anche una funzione pedagogica. Se no, essa è solo tecnicismo istituzionale. Oppure (peggio ancora) demagogia populista che prende per i fondelli i cittadini. In questo senso, una televisione decente (e piacevole) sarebbe possibile. Bisognerebbe però buttare immediatamente nel cassonetto l'immondo Auditel e analoghi sistemi di (fasulla) rilevazione dell'odiens. Così come la politica dovrebbe piantarla con il sondaggismo, che la porta a correr dietro agli umori (fasulli) del (presunto) popolo.
Ma a sinistra andrebbe capita una cosa: la televisione cambia le persone e le plasma, perchè crea un sistema di miti e di dis/valori completamente distorto. Da tutti gli studi fatti ciò risulta con chiarezza: i consumatori di televisione vedono il mondo in modo nettamente diverso da chi non consuma televisione. Basti pensare al tema della sicurezza in Italia: i ciucciatori di tv sovrastimano il problema e ne sono assai più turbati da chi non la guarda. Anni e anni di televisione (di QUESTA televisione) hanno arato e seminato un terreno in/civile su cui il populismo miete allegramente.
Scritto da: luciano / idefix | 12/10/2008 a 18:51
Buonasera Luciano;
tutto ciò lo trovo, non solo condivisibile, ma assolutamente inoppugnabile.
Continuo a sbattere la testa sul come riuscire ad attuarle quelle politiche. E continuo a ripetermi che, in democrazia, l'unica strada percorribile
è quella di trovare i voti che possano sostenerle.
Da qui la considerazione sulla necessità di "sporcarsi le mani".
Per cercare di spiegarmi, ti riporto un passo di una lettera del 13/7/2003 di
Giuliano Amato a conclusione dei lavori della Convenzione per la stesura del testo costituzionale europeo:
"Nell'ultima fase dei lavori della Convenzione è successa una cosa che era
impossibile non notare: uno dopo l'altro hanno parlato i rappresentanti di diversi governi, tutti hanno esordito con una vigorosa esortazione ad allargare i casi dei voti a maggioranza e quasi tutti hanno concluso chiedendo che su una certa
questone (e ciascuno aveva la sua) si mantenesse tuttavia l'unanimità. Gli
inglesi e gli irlandesi avevano le tasse, i francesi i servizi culturali, i tedeschi le
migrazioni e i servizi sociali, tutti le pensioni, le misure contro la discriminazione, la cooperazione giudiziaria in materia di diritto di famiglia, le nuove iniziative in politica estera ed altro ancora. Che cosa vuol dire questo?
Vuol dire che, nonostante l'accettata premessa della decisione di livello europeo, vi sono aspetti delle diversità nazionali che incidono su quella stessa decisione e sono tanto irrinunciabili da prevalere sull'identità comune e sulla ricerca di una soluzione comune. Non è forse contraddittorio? Si, lo è, e alcuni di noi aevano addirittura proposto che, dove davvero l'unanimità è ritenuta irrinunciabile, sarebbe meglio lasciare la competenza al livello nazionale. Ma è meglio invece accettare la contradizione. Chi davvero la vive come tale avrà modo e occasioni per far valere le sue ragioni, e nel tempo la forza dell'identità comune potrà
prevalere.
Pochi giorni fa, a Roma, una straordinaria assise di studenti di tutta Europa ha presentato i suoi emendamenti al testo della Convenzione. Erano gli emendamenti di chi incarnerà l'Europa fra dieci anni, e in essi quella contradizione non c'era più. Non c'era più perchè i giovani sono già molto più europei non solo di chi guida oggi i nostri governi, ma di molti di noi delle vecchie generazioni. La Convenzione ha messo nel suo testo delle "passerelle" per consentire in futuro, con una semplice decisione del Consiglio europeo, il
passaggio dall'unanimità al voto a maggioranza. Quei ragazzi - mi sono detto - di sicuro le attraverseranno. E allora davvero la Convenzione avrà raggiunto il suo
scopo."
Per "sporcarsi le mani" intendo proprio quel "Ma è meglio invece accettare la
contradizione". Non è quello che vorresti ne quello che ritieni sarebbe
necessario e giusto. Ma se credi in un'idea e riesci a vederla proiettata nel futuro sai che il tuo compito oggi, nella condizione data, è quello di costruire ponti sui
quali a noi forse non sarà dato passare.
Scritto da: medonzo | 17/10/2008 a 21:47
Io sono un nemico del "tutto o niente" e del "tutto e subito". So benissimo che le riforme si fanno con pazienza, convinzione, tenacia, coraggio, e anche accettando compromessi. Così come so benissimo che in democrazia contano i voti. E che dunque le trasformazioni si possono fare se si hanno i voti per effettuarle. Sono però convinto pure di un'altra cosa: a volte, certi compromessi NON si possono nè si devono fare. Perchè solo la coerenza e la cristallina decenza delle tue posizioni di oggi (anche se sconfitte) potrà tener viva la possibilità di vincere domani.
Scritto da: luciano / idefix | 17/10/2008 a 22:12
Grande post importante ricordare e rivitalizzare il cinema italiano oggi fra l'altro sta rivivendo una sorta di second avita grazie all streaming..ma simao ancora indietro oggi in francia esce una nuov aserie siel CSI in anteprima mondiale..siamo indietro!
Scritto da: Film streaming | 25/06/2009 a 11:57