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10/06/2008

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Visto che siamo in tema dopo la sconfitta di ieri aggiungo uno sprezzante commento di Churchill; "gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio".

La cosa più triste è che leggendolo ( ne sono sicuro) non mi sorprenderà affatto nè mi divertirà ma proverò soltanto tristezza e sgomento.
Urgono libri di "idee e progetti" non soltanto di critiche più o meno serie o più o meno divertenti.

Però inquadrare bene il problema è indispensabile per progettare l'eventuale cambiamento.
Anche se (anticipo le sue conclusioni) Simone è molto molto molto pessimista sul futuro dell'Italia.

Sicuramente.
Solo che vedo troppi critici e osservatori e pochi veri creativi e idealisti con la voglia di cambiare le cose.
Alla fine è solo un esecizio sterile buono per capire i problemi ma non per risolverli.
Questo è il mio personale pensiero.

Eddy, sono d'accordo. Ma intanto il libro di Simone è del 2005 e poi non è un testo buttato là (una specie di "facciamoci del male") ma una serissima (anche se leggibilissima) analisi del nostro carattere che viene da lontano, da secoli e secoli di sedimentazione.

Apprezzo maggiormente l'idea che ha avuto il circolo collettivo/letterario chiamato Wu ming che dal nulla sta creando una vera e propria scena letteraria di genere denominata dai nostri New Italian Epic. Con questa bella idea hanno sdoganato autori quali Evengelisti, lucarelli, De Cataldo, Camilleri etc al pubblico americano intavolando alcune discussioni in diverse prestigiose unioversità. Sul sito di Carmilla on line potrai trovare un saggio di Wu ming sull'argomento.
Queste sono le idee che mi piacciono e ci fanno fare anche una figura migliore.
Basta puntare il dito contro l'italianità e i suoi difetti. Cominciamo a vedere anche le cose fatte bene e valorizziamole senza invidie e pregiudizzi...

Beh, direi che una cosa non esclude l'altra. Proprio la consapevolezza di ciò che non va (e magari fa anche schifo) in Italia, ci permette anzi di apprezzare e valorizzare ciò che invece funziona e che ci può anche rendere (perfino) orgogliosi di alcuni nostri connazionali (ma non di altri).
Cercando sempre di ricordare, naturalmente, che sta anche a ciascuno di noi fare del proprio meglio per porre rimedio ai guasti e alle porcherie, senza scaricare colpe e responsabilità soltanto sugli "altri" (che sono, di volta in volta: i politici - tutti, senza distinzione? - gli immigrati, i meridionali, ecc.). E naturalmente, senza chiudere gli occhi davanti alla realtà.
O no?

Seguo da molti anni l'evoluzione del genere (sono un appassionato di fantascienza, horror, giallo).
Evangelisti è discontinuo: a tratti formidabile (alcuni episodi con Eymerich), a volte troppo massiccio.
Di Wu Ming mi era piaciuto molto Q, mentre 54 era noiosissimo e pretenzioso così come altre cose del loro gruppo.
De Cataldo: grande Romanzo Criminale, assai deludente il seguito (di cui non ricordo nemmeno il titolo).
Lucarelli (tolti alcuni romanzi degli esordi) lo trovo insopportabile e presuntuosissimo.
Baldini (che scrive horror) è noioso oltre ogni limite.
Camilleri mi diverte abbastanza però non mi pare c'entri niente con 'sta New Italian Epic.
Casomai cose come Il Divo e soprattutto Gomorra (libro e film) rivelano grande vitalità (però vanno proprio nella direzione indicata da Simone: i guasti dell'Italia)
(E questi presuntuosi di Wu Ming non vedono al di là della propria consorteria di intimi amici e colleghi stretti e compagnucci di casa editrice. Ad esempio non si sono mai e poi mai accorti di un grandissimo romanziere come Alberto Ongaro, autore di cose eccezionali come ad esempio "La taverna del doge Loredan" fin dai primissimi anni Ottanta. Ma appunto Ongaro NON appartiene al clan e dunque NON conta un cazzo per Wu e per Ming)

Certo, Dario: nessuno se la può cavare facendo finta di essere del tutto innocente, come se fossimo totalmente "altro" rispetto alla neo-plebe che ci circonda. Però chi si impegna in attività di volontariato in associazioni, chi ogni giorno combatte per far qualcosa o almeno per evitare ulteriori disastri, chi ama il proprio paese e il proprio territorio e lotta per difenderlo dagli scempi, chi pensa ai diritti di tutti e non solo ai cazzazzi propri...beh, in fonfo in fondo ha qualche ragione per sentirsi (almeno in cuor suo, almeno quando si guarda allo specchio) un pochettino diverso dalla neo-plebe.

Anche Gomorra è stato inserito in questa nuova corrente( libro e film) come anche il film "Il Divo" di sorrentino. Di Camilleri un libro particolare ( non della serie del commisario montalbano) che ora mi sfugge. Benissimo potrebbe rientrare anche Ongaro ( che mi piace parecchio) con alcuni suoi grandi romanzi molto epici. Luciano, non è una questione di chi è degno e chi no. Di chi è bravo e chi no.Quello che volevo affermare al di là dei gusti personali e delle posizioni chiare o meno dei singoli autori è che se ci sono idee e voglia di fare e cooperare dal niente si può creare un qualcosa di creativo e di affascinante.
L'epica italina che delineano loro anche se un pò di parte potrebbe essere una buona idea per far capire che anche in Italia qualcosa di buono si sa fare.
Liberissimo di non essere d'accordo poi sulla struttura di base e sulle varie e sotteranee implicazioni.

Io non sono per il "disfattismo" (altro malvezzo nazionale, tipico delle plebi e della neo-plebe).
Dico solo che, complessivamente, quest'idea della New Italian Epic (di cui avevo già letto le teorizzazioni wuminghiane sull'Unità e da altre parti) non mi convince molto. Però mi piacerebbe discuterne a fondo, magari partecipando a un convegno, a un dibbbbbattitto.

Ah ah il "disfattismo" non mi piace molto ma capisco cosa vuoi dire...
L'idea di Wu ming la reputo valida tranne caso contrario.
Vedremo come si evolverà e a cosa porterà.
Ciao Luciano

Penso che il libro che ci consigli ne varrebbe anche 18 di euro!
E' vero che le analisi impietose spesso possono confinare nel disfattismo per il noto meccanismo "Se tutto è così disastroso, è al di là delle ie forze cercare di porvi un rimedio", ma penso che sia fondamentale partire dalla realtà dei fatti. E la realtà italiana è proprio così.
Di Wu Ming non saprei che dire, a parte che concordo con Luciano: 54 è illeggibile. Un po' meglio il nuovo libro Stella del mattino, ma nel complesso pesante anche lui.
Devo dire che però mi sembra - come nello stile del gruppo - un'operazione un po'intellettualistica e molto, molto autoreferenziale. Non mi pare che rispecchi lo zeitgeist (oops, scusate) dell'Italia attuale.

però, entri in libreria e ti trovi una montagna di roba, quella più venduta, di "casta", "deriva", "l'altra casta", "gomorra", tutta la serie di travaglio ecc...
non so se sia solo vaglia di disfattismo, o semplicemente il fatto che di materiale per fare del disfattismo ce n'è tanto, ma tanto che scriverci su risulta molto facile.
d'altra parte, non posso attaccarmi solo al fatto che in italia siano nati giorgio armani e valentino, per essere orgoglioso dell'italianità mentre tutto il resto va in malora. eravamo capaci di fare i computer e non li facciamo più eravamo bravi nella chimica e ci siamo ridotti a quella di base. eravamo campioni nella tecnologia più sofisticata e siamo diventati poco più che carpentieri. basta vedere che a presidente di confindustria viene eletta una signora la cui famiglia non produce innovazione e ricerca, ma tubi. tanti tubi, ma solo tubi.
devo andare indietro due o trecento anni per ritrovare gli italiani di cui potermi vantare?
perfino la lotta di liberazione dal fascismo mi viene regolarmente sputtanata da pansa, al punto che la maggior parte della gente non sa più se si sia trattato di resistenza o di una sporca guerra civile.

Marcob: sono pronto a scommettere (o a rimborsarti) che il libro di Simone ti interesserebbe molto.
Lui poi non è mica un arruffato istigapopolo, ma uno studioso di fama internazionale, apprezzato linguista, serissimo accademico anche se delizioso scrittore.

ma io lo leggerò, come ho letto quelli che ho citato sopra.

ma io lo leggerò, come ho letto quelli che ho citato sopra.

Poi mi stuzzicherà molto (anche perchè stimo da tempo ciò che dici) discuterne con te.
...e con chi altro/a vorrà partecipare.

Mi fa piacere vedere che dedichi attenzione al mio mitico linguista!
Io lo amo proprio in quanto linguista e poi come pamphlettista.
marina

Confesso che (prima di leggere IL MOSTRO MITE e IL PAESE DEL PRESSAPPOCO) non lo conoscevo. Ma adesso cercherò di non perdermi niente delle sue cose future.

Se me lo consigli tu, lo leggero' senz'altro. Sei sicuro pero' che sara' divertente e non deprimente? A quanto dici le conclusioni sono pessimistiche. Lucia', non mi voglio fare ulteriormente del male!

E' scritto bene, fa ridere, è acuto e colto. Però il ritratto che ne esce è desolante.

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