Riporto l’intervista che ho fatto per Konrad www.konradnews.it a Paolo Rumiz,
giornalista di Repubblica, inviato speciale, autore di vari libri (un paio anche con Altan). Parliamo di viaggi, politica, memoria storica, tv, Paperino, Trieste, i pessimi gruppi dirigenti della sinistra, ‘68, fascismo, decrescita, ebraismo, insomma tanta roba.
Konrad: Che aria felice, Rumiz!
Rumiz: Certo: gò appena becà in edicola l’ultima copia. (E ci mostra il sedicesimo volume dell’opera omnia dei fumetti con i Paperi scritti e disegnati da Carl Barks).
K: Era un genio. Ma queste storie ti piacevano anche da piccolo?
R: Altrochè! Qualcuna la so ancora a memoria, come Paperino in Valmitraglia,
dove lui cattura il cattivo Blacksnake, interpretato da un formidabile Gambadilegno.
K: E tutte le esplorazioni che i Paperi fanno in quei racconti? Cibola, il fiume d’oro, Eldorado, i pigmei, il polo nord… Comincia lì la tua passione per i viaggi?
R: Quando la incrociai nei fumetti, era già accesa.
K: Ricordi il primo viaggio?
R: Alle cinque di una mattina, papà m’ha caricato sulla vecchia giardinetta mezza di legno e siamo partiti per le Dolomiti, Forno di Zoldo. Da quella volta, il metro di misura di ogni mio viaggio è rimasto lo stesso: i dieci chilometri da Agordo a Cencenighe.
K: Di tutti i viaggi?
R: Sì.
K: Per esempio?
R: Semplice: Trieste-Monaco è quaranta volte Agordo-Cencenighe. Ma il vero godimento cominciava in settimana. Quando con papà e mamma aprivamo le tavole del Touring Club e quei posti uscivano dalla carta per entrare direttamente in cucina. E intanto, sempre più, ero curioso dell’Oriente.
K: Come mai?
R: Anche se non ci capivo niente, ascoltavo le radio d’oltrecortina: la sigla di Radio Praga, l’inno ceco… Come cultura cominciavo a sentirmi mitteleuropeo.
K: Il primo viaggio da solo?
R: A undici anni, un trasferimento in corriera verso Sappada. Con mia mamma che me zigava “lavite le man!”, tuto el pullman che rideva. La gò odiada. Invece un vero viaggio solitario, di piacere, l’ho fatto tardi. In questo senso non sono un figlio on the road del ’68. Ho imparato a star solo negli ultimi cinque, sei anni. È una grande conquista, la goduta solitudine.
K: Nel Sessantotto andavi all’Università?
R: E dato che ero contrario al diciotto politico per tutti, mi consideravano di destra. Su un manifesto avevo letto perfino “Rumiz fascista”… E adesso sto più a sinistra de tutti.
K: Una decina d’anni fa, hai scritto un bellissimo libro sulla guerra civile in Jugoslavia, Maschere per un massacro, purtroppo introvabile.
R: Per inciso: ne ho una sola copia, mezza scassata.
K: E allora facciamo un appello: se qualcuno ha una copia in più, Rumiz gliene sarà grato. Ma la domanda è questa: perché alcuni paesi affrontano terribili tragedie e poi maturano… pensiamo a Francia o Germania… e altri no?
R: Dipende dalla politica. Se viene usata per il bene comune, allora si ottengono grandi risultati, pensiamo ai rapporti franco-tedeschi. Ma se la politica viene usata per scopi osceni, le ferite non guariscono mai.
K: Ad esempio…
R: …tutta la questione istriana.
K: Entriamo nel dettaglio?
R: Ci vorrebbe molto tempo, ma stringendo il punto sta qui: i fascisti hanno fottuto gli istriani con una politica sciagurata e una guerra criminale, poi i veri responsabili sono scappati quasi tutti lasciando gli altri al massacro. Nel dopoguerra gli esuli sono stati munti come fossero vacche per ottenere voti e la ferita è stata tenuta volutamente aperta. Anche per nascondere i delitti dei propri padri. E intanto la sinistra se ne stava zitta perché doveva tener celati i propri crimini. Fu in questo clima di reciproca omertà che nacque il patto Violante-Fini, quando proprio a Trieste parlarono dei “ragazzi di Salò”.
K: Un paio di giorni fa, sul Piccolo, hai accennato a un regime che si starebbe affermando in Italia.
R: Confermo, ma non servirà mica il manganello come negli anni Venti! La televisione è molto meglio. E se il fascismo è dominio delle menti, distruzione delle diversità e subalternità a chi detiene i mezzi di propaganda… anche a sinistra c’è una gran dose di fascismo. Perché il vero dramma non è mica il nuovo fascismo: il disastro è la mancanza di reazione, di Resistenza… me raccomando: scrivelo con la erre maiuscola.
K: I giovani…
R: Mi appaiono catatonici, i degni figli di una generazione tirata su con valori solo materiali. Gli italiani stanno diventando sempre peggio: incolti, meno attenti al bene comune, meno ricchi, perfino più brutti. Anni fa vedevo personaggi illustri… se fa per dir… della sinistra passare a Berlusconi. Mi chiedevo perché.
K: S’è dato una risposta?
R: Non era solo per interesse pecuniario. Loro pensavano così: se questa sinistra è sempre più cinica, ladra, ignorante e burocratica, io che sono furbo se mi metto con Berlusconi almeno guadagno. Lo facevano per soldi? Anche, ma la prima crepa era di ordine morale.
K: E’ messa tanto male, la sinistra italiana?
R: Malissimo. Gli italiani sono delusi da questa, e sottolineo questa, sinistra: arrogante, spocchiosa, piena di sufficienza. Cerco d’esser chiaro: io non voterò mai per Tondo (Nota: il neopresidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, di Forza Italia), nemmeno sotto tortura. Ma con lui avrò un rapporto umano. Invece di là, nella sinistra regionale, lo zero. Aggravato dall’appiattimento opportunistico dietro Illy.
K: Per inciso, com’è stata, la presidenza Illy?
R: Lui era un imprenditore e tale è rimasto, ma ha creato un’immagine internazionale alla Regione. Anche se la legge sul friulano era delirante e renderà la destra ancora più di destra. Così come la storia della Ferriera è stata inqualificabile, gli esperti minacciati e i dati scientifici secretati. Ma il problema della sinistra locale non era e non è Illy.
K: E qual è?
R: Il gruppo dirigente che vilipende sistematicamente ogni esercizio democratico. Basta vedere adesso: come hanno lasciato allo sbando gli elettori del centrosinistra dopo la batosta elettorale. Eppure la forza di un uomo o di un capo si vede quando perde. Se Tondo ne approfittasse e avesse l’intelligenza di chiamare qualche bravo collaboratore di sinistra… alle prossime elezioni stravince.
K: Facciamo un gioco?
R: Femolo.
K: Se tu diventassi il capo della sinistra italiana, quali sarebbero le cose urgentissime che faresti?
R: Approfitterei della sconfitta per cambiar tutto. Primo: a casa le cariatidi. Uno come Rutelli? Via. Al suo posto persone come Laura Puppato, sindaco di Montebelluna: bravi amministratori locali, facce nuove e belle. Non scelte con criteri telegenici belusconiani, ma per le loro competenze.
K: Secondo?
R: Ignorare la tivù.
K: Quanto male ha fatto agli italiani?
R: Sei anni fa a casa mia abbiamo fatto una festa, chiusa la televisione in un sacco riempito di materiale ignifugo, buttata nel cortile dalla finestra del quarto piano e rottamata una volta per tutte.
K: Ma se la sinistra di cui tu sei il leader non va in televisione, come comunicate?
R: Copiamo la Lega. Facciamo feste popolari, apriamo sedi, parliamo con le persone, andiamo nei paesi, rioccupiamo il territorio. Riappropriamoci dell’Italia vera, delle sue strade, osterie, piazze, panchine.
K: E poi? Come capo della sinistra, cosa fai?
R: Nel condominio democratico, grande spazio alle diverse anime che devono potersi esprimere tutte quante. Se no, il partito è una pappa senza sapore, nessuno si sente a casa propria e tutti sono scontenti.
K: E i temi su cui puntare?
R: Intanto tre. La cultura: all’Italia serve un nuovo senso della res publica, responsabilità verso questa terra che la sorte ci ha affidato. E solo con la cultura si può ricostruire un tessuto sociale, morale, anche estetico. Poi la decrescita: bisogna spiegare ben chiaro alla gente che così non si può andare avanti. E allora i casi sono due: o l’aereo su cui stiamo volando precipiterà a vite con un botto alla Willy Coyote. Oppure riusciamo a programmare un atterraggio morbido che si chiama decrescita. E infine la convivialità: ormai siamo sempre più soli, serai come mone in casa davanti al televisore o al computer.
K: Ma tu hai speranze per il futuro del nostro paese? R: La speranza è un obbligo. Specialmente qua a Trieste.
K: Perché questo “specialmente”?
R: Dentro l’inutile gioiello costituito da questa città e dal suo territorio, a Trieste abbiamo la peggior destra e forse la peggior sinistra d’Italia. Guardate Udine: bombardata di cultura, vota in controtendenza, sa eleggere un sindaco di qualità come il rettore Furio Honsell e sta diventando la capitale culturale della regione. Mentre noi facciamo la sagra del sardòn. Col più grande rispetto per el sardòn. Specie se impanà.
K: Saltiamo di palo in frasca.
R: Come un Tarzan de osmiza (Nota: l'osmiza è una specie di osteria stagionale a carattere casalingo).
K: Come sono i tuoi rapporti con gli sloveni italiani?
R: Intanto, ho il complesso di non conoscere la lingua. E sento disagio nell’obbligarli a parlare in italiano, una lingua che no è la loro: me scatta come una specie de sindrome de sopraffazion. E dunque finisso per aver solo contatti sporadici.
K: Come ti sembrano, gli sloveni?
R: Come tutti i popoli numericamente piccoli… non dimentichiamo che la Slovenia è grande come un condominio di Pechino… il tasso nazionalistico è mediamente alto, superiore a quello italiano, e li induce a gonfiare il pelo come agli animali piccoli. Ho l’impressione che temano una doppia assimilazione, di conseguenza si sentano molto vulnerabili e siano forse più chiusi di qualche anno fa.
Sui tavolini vicini saltella un colombo. Rumiz agita il braccio per cacciarlo, poi ci guarda: Ve par che gò dito monade?
Passa una donna sulla quarantina.Trieste xe una benediziòn. Aria, profumi, luce, colori, putele… In primavera, con quella pioggia e tutti che si lamentavano…io godevo. L’acqua che cadeva a catinelle, i fiumi che si gonfiava e davano de bere alla terra assetata, avvelenata e corrosa dalle fabbriche e dagli scarichi… io ringraziavo.
Ci alziamo per incamminarci verso via Carducci.
R: Il rabbino Goldstein mi raccontava una storiella. Un triestino siede sul molo a contemplare il tramonto sul mare,
un fiasco di vino accanto. Da lassù Dio lo guarda e grattandosi la barba gli fa: “ancora una volta te me gà ciavà” Ecco, Dio che invidia le sue creature che godono per ciò che Lui stesso ha creato… lo trovo bellissimo. Ed è la filosofia del grande ebraismo: benedire quotidianamente Dio in ogni cosa. Come ghe manca, a Trieste, una filosofia così!
K: Arrivederci, Rumiz.
R: ‘dio, fioi.
Per Konrad: Luciano Comida e Walter Chiereghin
:-)
Maobao
Scritto da: maobao | 05/06/2008 a 11:30
Fra l'altro dato che sei dickiano, su Blogging Stones, ho messo su oggi un mio viaggio per immagini nel Mondo Ucronico, della "Svastica sul Sole"...
Maobao
Scritto da: maobao | 05/06/2008 a 11:49
Bellissima.
Ma te l'ho già scritto...
Ciao, Lucià.
tic
Scritto da: Tic-talkischeap | 05/06/2008 a 12:23
Adoro quest'uomo.
Ma lui lo sa perchè ho avuto l'ardore di dirglielo.
Scritto da: lapsuscalami | 05/06/2008 a 13:11
ma com'è interessante, braviiiiiiiiiiii
Scritto da: P@ola | 05/06/2008 a 13:40
D."Ve par che gò dito monade?"
R. "Eeeh, nsomaaaa..."
Però questa è stupenda:
"Il rabbino Goldstein mi raccontava una storiella. Un triestino siede sul molo a contemplare il tramonto sul mare, Bora, Trieste, un fiasco di vino accanto. Da lassù Dio lo guarda e grattandosi la barba gli fa: “ancora una volta te me gà ciavà” Ecco, Dio che invidia le sue creature che godono per ciò che Lui stesso ha creato…"
Scritto da: Fortikaĵulo (alias Irnerio) | 05/06/2008 a 19:41
Ricostruiamo la sinistra partendo da queste basi e con queste persone?
Sarebbe molto più semplice
Scritto da: Eeka | 06/06/2008 a 09:37
bella intervista, complimenti.
e complimenti a rumiz che con poche parole riesce a fare una fotografia della politica e della situazione italiana che non lascia per la verità molte speranze.
Scritto da: marcob | 06/06/2008 a 09:50
Quando lo sento, glielo dirò, che lo stimate.
Scritto da: luciano / idefix | 06/06/2008 a 10:12
Musica per le mie orecchie:
- a casa le cariatidi
- ripartire dalla cultura
- disertare la TV
- abbracciare la decrescita.
Fantastico! Ma è cos'ì difficile capirlo?
Bravo, Luciano!
Non sapevo che Honsell fosse diventato sindaco di Udine. Che bella notizia!
Scritto da: Artemisia | 07/06/2008 a 16:00
Su molte cose sono d'accordissimo tranne una:
ma siete sicuri che le nuove generazioni siano soggettivamente responsabili del loro vuoto esistenziale oppure questo vuoto è stato creato in maniera costante dalle generazioni precedenti? Siete sicuri di non avere anche voi delle colpe di quanto succede al giorno d'oggi?
Scritto da: eddyrovonero | 07/06/2008 a 16:25
Eddy: Rumiz dice (e io sono d'accordo con lui) "i giovani mi appaiono catatonici, i degni figli di una generazione tirata su con valori solo materiali"
Cioè distribuisce le responsabilità in modo trasversale alle generazioni, partendo in primis da quelle precedenti.
Scritto da: luciano / idefix | 07/06/2008 a 16:56
vi adoro entrambi e mi è sembrato di leggervi-ascoltarvi guardando un filmato: merito della tua formula di scrittura dell'intervista,Lucianello,e merito dell'umanità del tuo intervistato.
Vi vorrei proporre come beni da tutelare per l'interesse nazionale, se solo ne avessi la disponibilità.
Vi abbraccio da qui e mi porto via la foto di Trieste che amo troppo.
Tereza
Scritto da: Tereza | 08/06/2008 a 09:16
Esatto.
E' quello che penso anch'io. Di generazione in generazione si sono creati i presupposti di un vuoto esistenziale e di un disincanto verso le persone e le istituzioni che poi è sfociato in una generazione violenta, nichilista, menefreghista, sbandata.
La colpa è soprattutto della mia, quelle dei trentenni di oggi, tutti votati al narcisismo esasperato e alla logica del consumo.
Io mi sento colpevole.
Scritto da: eddyrovonero | 08/06/2008 a 17:38
Si può dirlo? Quest'Italia mi fa sempre più senso.
Scritto da: luciano / il ringhio di idefix | 09/06/2008 a 13:08
A Luciano Comida da Marcello Goldstein
Cosa vol dir:
"Certo che l’intervista di Rumiz è roba da Cempion Lig."
perche' anche a mi me pareva una roba cusi' ma no son agiorna' sul linguaggio.
Felice di fare la conoscenza
Scritto da: Marcello Goldstein | 17/03/2009 a 19:17
"Cempion Lig" è un termine che usa il mio personaggio letterario Michele Crismani, tredicenne dall'inglese (anzi "inglisc") alquanto zoppicante.
Felice anch'io di far la sua conoscenza: da anni sono un sostenitore del "buon umore come impegno etico".
Scritto da: luciano / idefix | 18/03/2009 a 09:01
Come ho potuto vivere fino a oggi senza conoscere Michele Crismani? Anch'io insegnavo inglisc quando ero studente, ovviamente senza saperlo, ma la fame era autentica!!
Se lei e' quello della foto in alto a sinistra, penso di conoscerlo di vista. Facile no? Mi dica come si chiama il contesto letterario di Michele Crismani. Cosi' sapro' anche cosa e' Cempion.Lig!
Scritto da: Marcello Goldstein | 18/03/2009 a 11:43
Caro Narcello: femo una roba semplice. Sentimose per telefono e dopo vedemose per un bicier. Magari anca col Rumiz. E mi porto pure Michelecrismani.
Intanto, il mio indirizzo xe:
[email protected]
Scritto da: luciano / idefix | 18/03/2009 a 14:23