Il rapporto (che pare fosse molto affettuoso) di Adolf Hitler con i propri cani è la dimostrazione che la condizione umana è sempre complessa. E che nessuno di noi uomini e donne può essere ridotto (nel bene ma neanche nel più orribile male, come nel caso del capo del nazismo) a un rozzo schema, a un semplicistico teorema.
Siamo tutti un impasto contraddittorio di piccole o grandi nefandezze, di minuscoli oppure enormi slanci di generosità, di paure e di coraggio, di stupidità e di lampi di intelligenza, di grezzi istinti e di voglia d'amore, di fantasia e di speranze, di angosce e di sogni.
Scoprire Gesù Cristo (non certo nella versione ratzingeriana) mi ha fatto capire anche questo: che è male "giudicare". Che dovrei sforzarmi di NON giudicare, perchè non posso (nessuno di noi può) entrare per davvero nella mente e nel cuore degli altri.
A stento riusciamo a conoscere noi stessi! Figuriamoci se possiamo giudicare gli altri.
Eppure lo facciamo continuamente. Eppure, continuamente, lo faccio.
Anticipo un'obiezione:
ciò non significa affatto una specie di liberatoria generale, nella quale carnefici e vittime si confondono.
Quello che NON dovrei/dovremmo fare è dare giudizi sulle persone. Invece possiamo e dobbiamo dare giudizi (e trarne le conseguenze) sulle azioni e sulle conseguenze che tali azioni hanno avuto.
Un'autocitazione (dal libro che ho scritto con lo psichiatra Peppe Dell'Acqua, direttore del Dipartimento di salute Mentale dei Trieste, Fuori come va? - Famiglie e persone con schizofrenia. Manuale per un uso ottimistico delle cure e dei servizi, Editori Riuniti):
"Spiegare vuol dire andare alla ricerca delle possibili cause e descrivere i sintomi. E’ una premessa indispensabile, ma se ci si ferma qui si corre il rischio di cercare solo spiegazioni oggettive, togliendo significati alle esperienze individuali.
Il passo successivo è cercare di interpretare, decodificando i segnali del disturbo mentale. Per sollevare il pesante velo dell’ingannevole mancanza di senso e dare un significato agli avvenimenti, alle parole e ai gesti della persona sofferente. Ma anche se ci fermiamo qui, corriamo il rischio di ridurre l’individuo a un oggetto. Un oggetto che viene investito dai significati che qualcun altro gli attribuisce restandosene all’esterno.
E’ invece attraverso l’immedesimazione, il mettersi nei panni dell’altro incomprensibile, che possiamo arrivare infine a comprendere. Comprendere richiede un grande desiderio di conoscenza della condizione umana e delle sue ruvidezze e scabrosità"
Volutamente, non abbiamo mai usato la parola "giudicare"
Sai Luciano, non lo dico per incensarmi e farmi grande, ma su questo argomento ci ho ragionato molto da sola e pure tanto, seppur come semplice profana, ma concordo con te pienamente. Quel che dico sempre alle persone in cui mi imbatto, ma anche a quelle che ho per amiche e parenti, che conosco bene insomma, è che ognuno di noi, prima di dire o di mandare a quel paese certe persone (e qui si riapre l'annoso caso degli immigrati, verso i quali tanti italiani pronunciano il VADE RETRO SATANA!!), bisogna cercare di calarsi nei loro panni, di pensare a come sono cresciuti, coem sono stati educati, l'ambiente che li ha formati e forgiati,..insomma, se uno non si trova al posto di un'altra persona non potrà mai avere il diritto assurdo di giudicare. Mettiamoci nei panni dell'altro ogni tanto!!! E' vero che molte volte verrebbe da dire chissà quali cose contro certa gente che magari sbaglia pure, ma non facciamo di tutta un'erba un fascio e contiamo fino a 10, ragionando. Tra l'altro il discorso degli immigrati è un discorso a me molto caro, non so perché. Forse proprio perché, seppure da agnostica o da credente ma a modo mio, anticlericale ad oltranza (a parte certi preti che davvero lavorano sul campo!!) considero Gesù Cristo e la sue parole, un esempio da portarci dentro per tutta la vita, perché lo reputo il più grande rivoluzionario della storia, che nulla ha a che vedere con il Vaticano e la Chiesa tutta o quasi tutta!! Ma chi siamo noi per giudicare? Noi non sbagliamo mai forse? E terrò sempre a mente la frase conclusiva di Fabrizio De André nell'opera LA BUONA NOVELLA, tratta dai Vangeli apocrifi: "NON VOGLIO PENSARTI FIGLIO DI DIO, MA FIGLIO DELL' UOMO, FRATELLO ANCHE MIO..." Invito chiunque (forse l'ho già fatto) oltre ad ascoltare questo bellissimo cd, soprattutto IL VANGELO DI TITO (canzone in esso contenuta) a leggere il libro edito da ANCORA "IL VANGELO SECONDO DE ANDRE'- "per chi viaggia in direzione ostinata e contraria" di PAOLO GHEZZI. Condivido tutta la filosofia di De André: lui capiva ed "amava", così come il Cristo, anche i peccatori, perché - non dimentichiamocelo - se Gesù ha predicato e parlato tanto alle genti, lo ha fatto non tanto per coloro che si comportano e comportavano bene, ma per i cosiddetti.."peccatori". Loro Gesù amava e a loro ha portato un messaggio d'amore e di speranza...!!!
Scritto da: Daniela Pinchera | 27/01/2008 a 19:18
Caro Luciano, quello hai scritto è tremendamente vero. Tremendamente, perché in quelle parole, spiegare, interpretare, comprendere contrapposte a giudicare, c’è l’essenza dei rapporti umani e delle loro conseguenze. Purtroppo, riuscire ad incanalare il proprio pensiero e soprattutto le proprie azioni in quei primi tre verbi non è facile e, temo, che la maggior parte degli uomini trovi molto più semplice scivolare nell’ultimo. Chissà quanti stupidi litigi, incomprensioni, risse e perfino guerre e tragedie si sarebbero potute evitare. Probabilmente, ciò è vero da quando è nata la storia dell’uomo ma credo che negli ultimi tempi si sia accentuata questa tendenza negativa, frutto forse di un modo distorto di voler vedere la realtà delle cose, un modo veloce ma superficiale, rozzo, da spot pubblicitario, un modo che porta ad esprimere giudizi tranchant anche su cose di cui si sa poco o nulla solo perché diversamente si teme passare per impreparati. E spesso ci si appoggia a tesi precostituite, si citano esempi che quand’anche fossero veri rappresentano l’eccezione e non sono statisticamente significativi, si arriva alle conclusioni più immediate ancorché sbagliate, si giunge ad inventare fasulle relazioni causa effetto che portano a liquidare il tutto senza dubbi o domande.
Scritto da: paolo | 27/01/2008 a 19:23
giudicare è sbagliato,ne sono convinta.tuttavia,è difficile anche rimanere sempre abbastanza freddi da arrivare a capire certi atti.io a volte non ce la faccio proprio a capire,per esempio quando si tratta di violenza gratuita.pedofilia.stupro.genocidi.la violenza,tutti i tipi di violenza,mi scandalizzano.per tutto il resto dei comportamenti umani,nn ho problemi,niente mi crea problemi.qualunque cosa una persona possa fare senza far danno agli altri,nn mi tange.ma la violenza no.posso fermarmi a cercare di capirne i motivi,ma nn ad accettarli,nè tantomeno a scusarli con la frase"poverino,chissà che infanzia ha avuto".libero arbitrio.dico solo questo.ho i miei limiti,e questo è uno.di fronte alla violenza,alzo le mani in alto,mi arrendo.
Scritto da: simona | 27/01/2008 a 20:12
Caro Luciano
questo tuo post mi regala una speranza. Vedi io non sono cristiano, ancor meno cattolico e neanche valdese, sono ateo ma comunque arrivo alle tue stesse conclusioni. Questo mio commento però non mira a rimarcare le differenze, ne a sottolineare il fatto che anche senza un Cristo sulla propria via si possa comunque seguire una retta via, quello che mi colpisce e in positivo, è che se ci si ferma a riflettere, se si pratica il buonsenso e allora nei fatti le differenze si annullano. In un momento così difficile per il nostro paese, dove guelfi e ghibellini si fanno portatori di giudizi assoluti e senza vie di scampo, dove il muro contro muro sembra la prassi, ritrovarmi nello stesso posto con te avendo seguito strade diverse mi rincuora.
Un saluto
N.
Scritto da: N. | 28/01/2008 a 00:12
Se è per quello, l'imbianchino austro-tedesco era anche non fumatore e veget-ariano.
Ci manca fosse anche astemio e avrebbe potuto stare nel PD al posto di Veltroni...
Maobao
Scritto da: maobao | 28/01/2008 a 10:15
La questione è che non bisogna sovrapporre le due categorie, senza negare il fatto che sono umane entrambe ineliminabili entrambe, e la cosa migliore è applicare con consapevolezza e prudenza.
Giudicare è politico, interpretare è psicologico. Appartengono a duen momenti diversi dell'esperienza. Se tu ammazzi un essere umano, io te devo giudicà male, e sti cazzi der sentimento, non si fa. se ti guardo psicologicamente invece devo avere desiderio di capire il tuo gesto.
Questo post chiacchiera più o meno segretamente nel mio psichico 30. Ma in quel post io parlavo di una cosa che continuo a ritenere interessante. E alludevo alla capacità di percepire gli atati mentali altrui e propri conferendogli senso. Non è una questione che riguarda i libri, e gli studi. e già il concetto di interpretazione è troppo cerebrale. E' una questione che riguarda un muscolo psichico, affettivo che tutti abbiamo e che magari non sempre apprezziamo.
detto ciò quello che hai scritto sulla schizofrenia è molto bello. Anche se per esperienza diretta ho imparato che scrivere sulla schizofrenia è difficilissimo, e allo stesso tempo facilissimo. Perchè di fatto non ci si capisce ancora niente.
Scritto da: zauberei | 28/01/2008 a 11:52
In realtà il libro sulla schizofrenia E' di Peppe Dell'Acqua (che fu amico e collaboratore di Basaglia, fa lo psichiatra e dirige il DSM di Trieste). Io l'ho solo affiancato nell'ideazione e nella scrittura, nello stile e nel montaggio, sollecitandolo a chiarire i concetti, a raccontare alcuni episodi illuminanti, a semplificare i termini, a rendere la lettura più scorrevole.
Ma tutto (TUTTO) l'impianto di fondo è suo.
Scritto da: luciano / il ringhio di Idefix | 28/01/2008 a 12:05
chissà se basaglia avesse conosciuto berlusconi...........
Scritto da: simona | 28/01/2008 a 16:03
...cara Simona, se Basaglia avesse conosciuto Berlusconi, studiandolo (sempre che un po' di materia grigia ce l'abbia!) o avrebbe sùbito capito tutto...oppure non ci avrebbe capito proprio niente e allora all'aria tutti i suoi studi....!
Scritto da: Daniela Pinchera | 28/01/2008 a 16:27
Per Basaglia la persona con disturbo mentale resta sempre (e prima di tutto) una persona. Che come tale deve venir considerata e curata.
Di conseguenza, la terapia non lo tratterà più come un essere pericoloso ma come un uomo o una donna di cui sottolineare (e non reprimere) le qualità umane. E allora il "malato" non PUO' nè DEVE stare in manicomio (fabbrica di follia), bensì in continui rapporti col mondo di fuori: lavoro, abitazione, relazioni umane.
(Però sarebbe stato molto interessante sentire l'opinione di Basaglia su Berlusconi e sul suo rapporto con gli altri)
Scritto da: luciano / il ringhio di Idefix | 28/01/2008 a 17:18
dai,luciano,manco una piccola eccezione x il silvio?(sai,è un xicolo sia x sè che gli altri!).almeno un tso di un paio d'anni!daniela,ho paura che se l'avesse conosciuto,avrebbe preferito cambiar lavoro!
Scritto da: simona | 28/01/2008 a 18:00
Caro Luciano, l'ho detto scherzando è chiaro, come Pulcinella, ma mi rimetto sempre al pensiero di Busaglia, non mi permetterei mai di contraddirlo. La mia voleva essere una battuta. E allora rispondo a Simona: la penso come te!!!!
Scritto da: Daniela Pinchera | 28/01/2008 a 21:16
Errata corrige: BASAGLIA, non Busaglia. Pardon!!
Scritto da: Daniela Pinchera | 28/01/2008 a 21:17
benvenuta nel club,daniela,siamo in tanti,ma nn so se saremo abbastanza da impedire che il nano commetta altri scempi!
Scritto da: simona | 28/01/2008 a 22:49
Sarebbe bello scrivere una storia psichiatrica della politica italiana.
Scritto da: luciano / il ringhio di Idefix | 29/01/2008 a 09:16
Io penso (e qui sono più ottimista del solito, proprio come te Paola!)che bisognerebbe davvero cercare di coinvolgere la gente che espatrierebbe (come me!!) piuttosto che vedere di nuovo la "bella" faccia di Berlusconi di nuovo in cima a tutte le altre!! Forse se avessimo più coraggio, forse con più mezzi potremmo cercare di sensibilizare e dare una smossa alle persone che la pensano come noi !!..Ma..sembra facile!! Certi coinvolgimenti di massa possono riuscire a farli giusto Grillo o Nanni Moretti coi suoi girotondi. Ma noi, noi che possiamo fare oltre che cambiare e guardare dentro noi stesse, come dici sempre tu? Ad avercela un'idea e che servisse a qualcosa davvero!!! Io non sono una politicante e non mi sentirei all'altezza..Ma ogni consiglio è ben gradito, qui dentro il blog pensi si potrebbe fare qualcosa? Non so ..davvero vorrei ma mi sento impotente..
P.S./ Grazie del benvenuto Paola. E' già un annetto buono che scrivo qui sopra, anche se ho scritto più spesso in questi ultimi giorni..grazie ancora!
Scritto da: Daniela Pinchera | 29/01/2008 a 11:49
Ciao Luciano, forse arrivo tardi per partecipare ad un confronto su questo argomento ma, leggendo il tuo post mi è stato impossibile non girarvi la frase di un Guerriero Apache. Credo che sia molto esplicativa della loro saggezza.
" Grande Spirito, preservami dal giudicare un uomo, non prima di aver percorso un miglio nei suoi mocassini."
Cerco, come posso di applicarla al mio pensiero, nei limiti della mia fallibilità umana.
Scritto da: M. Cristina | 30/01/2008 a 09:37
Assai bella, la frase dell'Apache.
(Anche se l'idea di camminare nei mocassini di Giuliano Ferrara mi fa un po' schifo)
Scritto da: luciano / il ringhio di Idefix | 30/01/2008 a 09:47
Bellissima a frase citata da M.Cristina e grazie Luciano!! Mi hai strappata una sana risata con la battuta dei mocassini. Troppo forte, direbbe Verdone!!
Scritto da: Daniela Pinchera | 30/01/2008 a 11:53
vado controcorrente, secondo mè giudicare nel senso di commentare con spirito costruttivo l'operato di una persona fà parte della vita, è il condannare che è sbagliato. secondo mè associamo il giudicare al condannare
Scritto da: Fulvio | 30/01/2008 a 14:15
Sì: dando un significato negativo alla parola "giudicare", intendevo usarla come sinonimo di "presumere di porsi su un piano di superiorità e da lì ergersi a supremi e assoluti giudici dei pensieri e dell'operato altrui"
Scritto da: luciano / il ringhio di Idefix | 30/01/2008 a 15:16