Attentato a Kabul: nove civili afgani, tra i quali sei bambini, sono morti e molti feriti oggi in Afghanistan a causa di un attacco suicida, avvenuto durante la cerimonia d'inagurazione di un ponte. Ma le vittime potevano essere molte di più: il tempestivo intervento dei militari italiani, che hanno notato l'arrivo del kamikaze, e l'hanno bloccato prima che arrivasse in mezzo alla folla, ha evitato conseguenze di gran lunga peggiori dell'esplosione.
Il maresciallo capo Daniele Paladini è morto.
E qui, da Trieste, mi ricorda terribilmente il 28 gennaio 1994. Quando tre inviati di una troupe della RAI di Trieste – il giornalista Marco Luchetta, l’operatore Alessandro Ota e il tecnico di ripresa Dario D’Angelo – erano a Mostar, Bosnia Erzegovina, per girare uno speciale del Tg1 sui “Bambini senza nome”, nati da stupri etnici o con genitori dispersi in guerra. Il conflitto balcanico al suo tragico culmine, due mesi prima il ponte vecchio di Mostar era crollato sotto i colpi dell’artiglieria croato-bosniaca, diventando il simbolo della disgregazione della Jugoslavia. A Mostar i rimescolamenti della popolazione avevano portato a una drastica separazione: la parte ovest croata, la parte est un ghetto musulmano sottoposto a continui bombardamenti. Luchetta, Ota e D’Angelo riuscirono a entrarci, attraversando vari check-points con un blindato ONU e scoprirono un rifugio dove da mesi abitavano in condizioni abominevoli decine di persone, tra cui molti bambini. La cantina era buia e le batterie del faro di D’Angelo si stavano esaurendo. I tre chiesero a uno dei bambini, Zlatko, di uscire. Appena arrivarono in strada una granata proveniente da Mostar ovest scoppiò un metro dietro la troupe: i tre morirono sul colpo, ma Zlatko, protetto dai loro corpi dei tre inviati, si salvò.
Da anni esiste a Trieste la Fondazione onlus Luchetta Ota D'Angelo Hrovatin (anche lui triestino, ucciso in Somalia assieme alla giornalista RAI Ilaria Alpi) che si occupa di assistere i bambini vittime delle guerre:
http://www.fondazioneluchetta.org/welcome.asp
Marco lo conoscevo bene ed era una bella persona.
Non ci sono parole....il silenzio, forse, in simili momenti, dice molto di più.....Ma queste cose non dovrebbero più succedere, ne sono stufa, ne siamo arcistufi e maledettamente incazzati (permettetemi il termine!) perché non se ne può più di assistere alla morte di gente innocente, di bambini innocenti! Quando avrà fine questa cosa assurda che genera morte e soltanto morte? (The answer my friend, is blowing in the wind......)!!
Scritto da: Daniela Pinchera | 24/11/2007 a 15:37
io marco lo conoscevo solo di fama. quand'ero ragazzino, e soffrivo al burlo, mi ricordo di come l'ospedale, la sofferenza, e fuori tutta la citta' si fermasse come davanti una scatola magica per guardare "Il Pinguino". I primi anni delle tv private, una Tele 4 che univa, informava e soprattutto faceva divertire, non si reggeva solo il microfono a politici paganti; la speranza nel Melone, il boom del commercio , Trieste sembrava una comunita' di persone. Poi me lo ricordo , Marco, perche' per coincidenza, sempre agli stessi giorni e alle stesse ore del sottoscritto chiedeva al Bar Maggio i gelati alle creme che , come li faceva Aldo Gava, non li fa piu' nessuno cosi' . Ho degli amici volontari nella Fondazione Lucchetta, persone sulle quali metto le mani sul fuoco su quanto di danno per gli altri. Moira, Arianna, Elisea... Aiuterei volentieri quell'associazione ma dentro c'e' Cristiano Degano. Quand'era assessore reg. alla sanita' si era rifiutato di ricevermi. Mia madre, gravissima, non veniva accolta negli ospedali pubblici "perche' un ricovero lungo sconmiberenne il nostro budget". Dovevo metterla in una clinica privata convenzionata con la regione, non attrezzata per tale male, a pagamento. Quando ho fatto una piccola critica civile, costruttiva ad una manchevolezza di quella clinica che guarda caso di li' a pochi giorni rischio' di causare una strage,l'amministrat delegato mi rispose che a giorni si inventeranno un'emorragia di mia madre, per buttarla fuori, visto che non accettano critiche. Cosi' poi avvenne. Avvisai delle minacce e delle gravi violazioni della legge nella clinica Degano prima che mia madre si trovasse nuda in strada senza preavviso all'una di notte. Lui mando' una sua segretaria, questa mi disse che non e' compito di un assessore controllare a chi vanno i soldi, gli appalti. Come far del bene nella vita adesso che sono solo? Ho raccontato questo al responsabile della Lucchetta. Aiuterei volentieri quei bambini, ma non do soldi a chi non e' tenuto a controllare come vengono spesi.
Un'altro appunto alla fondazione che ricorda tutti i nostri concittadini uccisi mentre facevano informazione : in quella tabella manca un nome. Almerigo Grilz, pace all'anima sua, non era decisamente una persona come Marco, Hrovatin e gli altri, pero' per me la morte non e' di destra o di sinistra, il rispetto e il dolore che dovrebbe causare e' al di la' del pedigree di una persona. Sbaglio?
Scritto da: lello | 24/11/2007 a 19:52
Caro Lello, della Fondazione so poco. E nulla delle circostanze che racconti nel tuo commento.
Posso dirti solo che mi dispiace molto: perdere le persone care è sempre terribile.
Su Grilz: non voglio entrare nel merito della sua vita politica a Trieste. Avrei molto da dire sulla sua militanza nell'estrema destra, ma evito quest'argomento.
C'è però una differenza tra Luchetta, Ota, D'Angelo, Hrovatin da un lato e Grilz dall'altra: iI primi tre morirono mentre svolegvano un servizio pubblico per conto della televisione pubblica italiana. In più hanno dato la propria vita per salvare un bambino dall'eslosione di una bomba. (Hrovatin fu ucciso in circostanze mai chiarite in un agguato nel quale morì anche la sua collega Ilaria Alpi: stavano svolgendo una delicata inchiesta giornalistica. Anche loro per conto della televisione pubblica).
Scritto da: luciano / Idefix | 24/11/2007 a 21:36
io non avevo ancora postato niente sull'argomento perchè non ho più parole x descrivere la mia pena.e il mio rispetto.così l'ho fatto con una poesia-canzone di jim morrison"the unknown soldier".jim era un ribelle,ma aveva molta considerzione per i militari mandati allo sbaraglio dai governi.e compassione.le sue parole sono molto toccanti.non avrei saputo dire di più e di meglio.
Scritto da: simona | 25/11/2007 a 15:58
Quando negli anni 72/73 ( in piena guerra fredda) fecevo il paracadutista di leva, spesso subivo strani sermoni dagli ufficiali comandanti.
Ci si preparava psicologicamente all'inevitabile conflitto con i Paesi del Patto di Varsavia.
Ciò mi mandava in bestia, non solo per la paura della guerra, ma perchè avrei impugnato il fucile contro un Ivan russo che, prima di temere me, aveva temuto le angherie del regime comunista di cui era vittima.
Che assurdità se l'avessi ucciso: avrei ucciso un uomo morto.
Tutte le guerre sono assurde, putroppo.
Scritto da: ANCHISE | 27/11/2007 a 18:24
Anchise: ti consiglio (se non lo conosci) un romanzo sulla guerra che a me piace tantissimo. Pazzamente comico e terribilmente tragico nello stesso momento, COMMA 22 di Joseph Heller, una spietata denuncia della follia umana, della demente burocrazia bellica, della nostra stupidità.
Io lo lessi che avevo sedici anni e mi segnò in modo indelebile.
Scritto da: luciano / il ringhio di Idefix | 27/11/2007 a 18:46