In questo periodo sono stanco e mi deconcentro con irrisoria facilità, però di sera, a letto, prima di dormire, leggo sempre qualcosa. E da un paio di giorni (dopo aver provato e riprovato con vari libri che iniziavo e ben presto abbandonavo...non per colpa loro ma della mia sfinitezza) mi lascio andare alle tumultuose avventure di Conan. L'autore era un tipo bizzarro: Robert Ervin Howard (nato il 22 gennaio 1906 a Peaser in Texas) visse tutta la breve vita a Cross Plains, piccola cittadina texana. Adolescente alto e mingherlino, sbeffeggiato dai coetanei, cominciò a praticare forsennatamente vari sport, boxe, equitazione, culturismo. Intimamente rimase fragile, ma fisicamente divenne un altro: con la forza di volontà trasformò i propri due metri di goffa magrezza in cento chili di muscoli. Nel frattempo, accanito lettore, divorava tutti i libri che gli capitavano tra le mani, Poe, Stevenson, Edgar Rice Burroughs, Conan Doyle, Bierce. A quindici anni cominciò a scrivere e non si fermò mai fino alla morte. Il primo racconto lo pubblicò nel 1925 sulla rivista pulp Weird Tales.
Viveva con la madre, gravemente malata e quando lei entrò in agonia, la mattina dell'undici giugno del 1936, Robert salì in auto, guidò fino al deserto e si sparò un colpo di rivoltella alla tempia. Aveva trent'anni e sei mesi.
Ecco, questo è l'uomo strano che inventò il personaggio di Conan il barbaro. Ma la sua narrativa non si limitò a questo, perchè scrisse altre centinaia di racconti fantasy, horror, western, polizieschi, umoristici, grotteschi, fantascientifici, storici, di pirati, di cappa e spada.
Le opere di Howard mettono in scena un universo torrido e primordiale, coloratissimo e avvincente, pieno di avventure e di misteri, di selvaggia violenza e di cupo erotismo, che va da Atlantide all'Impero Romano, dall'America Puritana a quella del Proibizionismo.
Uno stile potente e popolare che a settant'anni di distanza non è invecchiato per nulla ma conserva tutta la sua efficacia, agganciando il lettore con pagine che non danno respiro, sature di immagini e di fatti.
Da questo punto di vista, nel campo del fantastico, Howard è alla pari con gente come Edgar Rice Burroughs, Philip Josè Farmer e Leigh Brackett, che sapevano scrivere inarrivabili storie d'avventura, in cui tuffarsi con sensuale avidità.
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