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03/10/2007

Commenti

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Fa piacere il cauto ottimismo di Oz nei confronti della questione israeliano palestinese.Auguriamoci che lo ascoltino.
Cercherò fra i blog se c'è quello di Calderoli per inviargli le parole di Oz riguardo l'intolleranza verso le sinagoghe e le moschee.

Buonagiornata

Cristiaa

molto interessante, grazie di averlo postato per noi

ciaomarina

Purtropo Amos Oz è una rara avis.
Nel conflitto tra israeliani e palestinesi si confrontano due opposti integralismi e in mezzo ci sono centinaia di migliaia di persone comuni (sia israeliane che palestinesi) che, vivendo quotidianamente nel terrore e nel conflitto, hanno paura per la loro stessa sopravvivenza e quando è in gioco un sentimento così primario, come la paura di essere uccisi, la necessità di sopravvivere, ragionare in maniera razionale, mantenere la capacità di vedere le cose anche dal punto di vista dell'altro diventa quasi impossibile.
E quindi, il compromesso, che forse non soddisfa completamente nessuno dei due contendenti, ma è l'unica soluzione possibile, diventa impraticabile proprio perché implica il riconoscimento delle ragioni dell'altro. Chi ha paura non riesce a fare questo.
Ma si diventa incapaci di riconoscere e comprendere l'altro anche in situazione meno tragiche di una guerra.
Ma nessuno di noi è esente dal rischio di perdere la capacità di riconoscere e comprendere l'altro, anche in situazioni meno drammatiche di una guerra.
Purtroppo il massimalismo, soprattutto di chi si ritiene virtuoso - come giustamente fa notare OZ, è esso stesso una forma di integralismo, magari non religioso, ma sempre integralismo.
Questo, ahimé, vale per tutti e anche da noi vedo tante persone che tendono a dimenticare questo concetto.

Amo amos Oz a cui ho dedicato uno o più post. Bellal'intervista. Ciao Giulia

Ho appena iniziato "una storia di amore e di tenebra", che viste le dimensioni e considerato il tempo che il pargolo mi concede per la lettura, durerá almeno un mese. Intanto mi sono gustato quest'intervista.

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