Il mio amico Stefano Tuvo è una persona cortocircuitante: trasmette idee che altrimenti non ci verrebbero mai. Sentite questa sulla datazione degli avvenimenti.
Ma prima vi dico qualcosa di lui.
Ci siamo conosciuti all'ospedale militare di Trieste nel 1981, entrambi soldati di leva più o meno ventisettenni: l'amicizia è scattata nei primi due o tre secondi, forse perchè tutti e due tenevamo un libro in mano e malgrado la divisa avevamo un'aria incongrua e per nulla bellicosa. Poi ci siamo accorti delle comuni passioni per il rock, il cinema, Kubrick in particolare, i libri, la politica, la fantascienza, Philip Dick, lo humour gelido, la scrittura (abbiamo anche pubblicato un racconto fantasy scritto in coppia). Adesso lui fa il medico fisiatra e scrive eccellenti (anche se poche) storie di fantascienza, tradotte pure all'estero. E finalmente sta terminando il primo romanzo (ne ho lette alcune parti ed è, semplicemente, eccezionale). Ma adesso vengo all'idea di Stefano sulla datazione degli avvenimenti.
Quando pensiamo a qualcosa che è accaduto nel passato, noi (in genere senza rendercene conto) schiacciamo tutto sulla nostra esperienza personale. Così gli avvenimenti ci sembrano lontani oppure vicinissimi in base alla nostra collocazione individuale di allora. Un semplice esempio: per chi ha vissuto quel periodo, i giorni del rapimento e dell'assassinio di Aldo Moro sono ancora palpitanti, carichi di emozioni e di attualità. Eppure distano dal noi del 2007 ventinove anni.
Ed ecco che arriva l'idea di Stefano: per avere una sensazione della lontananza temporale, fate così. Il caso Moro avvenne nel 1978, cioè 29 anni fa. E dunque è tanto lontano dall'oggi quanto il 1978 era lontano dal 1949.
Altro esempio: il punk nacque nel 1977, trent'anni fa. E' tanto lontano da noi quanto era lontano dal 1947, cioè poco dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Ancora: io sono nato nel 1954. A metà strada fra il 2007 e il 1901.
Non vedo l'ora che esca il romanzo di Stefano: dai capitoli che ho letto in anteprima posso azzardare un giudizio: la fantascienza italiana non ha mai visto nulla di così maturo.
Nella foto: Stefano a una premiazione, qualche anno fa
Ma anch'io faccio sempre tutte queste considerazioni sul tempo e sugli eventi! Allora forse non sono così folle...:-)
Scritto da: offender | 02/10/2007 a 11:13
Anch'io faccio spesso ragionamenti e calcoli simili. Essendo del 64, mi sembra assurdo che alla mia nascita la guerra era finita da appena 19 anni, mi sembra così...antica.
Un altro giochino temporale è questo: Gli antichi romani sapevano di essere antichi? No, pensavano di essere moderni. Allora anche noi siamo antichi! :-)
Scritto da: Cicalone | 02/10/2007 a 13:37
Sto ascoltando QUEEN JANE APPROXIMATELY di Bob Dylan, tratto dal disco Highway 61 Revisited del 1965. Ci sono delle sonorità pazzesche e rivoluzionarie, meravigliosi impasti di organo e basso e chitarre elettriche, con l'incredibile voce del Bob ventiquattrenne che danza anarchica tra gli strumenti e sopra la batteria. Sono trascorsi più di quattro decenni e il rock non ha mai più conosciuto quella sconvolgente ed esilarante libertà che conobbe nella seconda metà dei Sessanta.
Non è nostalgia: è un dato di fatto, perchè a quel tempo la musica era convinta di poter davvero cambiare il mondo da cima a fondo.
Scritto da: luciano / il ringhio di idefix | 02/10/2007 a 18:07