Ecco quello che ho scritto sul blog di Lorenzo (vedi post precedente)
Io sono cristiano (non cattolico bensì valdese) e avrei difficoltà a pensare che Dio abbia VOLUTO creature come Hitler oppure Stalin. Ma questo discorso mi/ci porterebbe in un campo teologico/filosofico. Cerco allora di abbozzare qualche risposta che non sia troppo condizionata dalla mia fede. I veri e propri “creazionisti” americani negano in toto l’evoluzionismo e sostengono che Dio abbia fatto l’Universo così com’è adesso. Altra cosa sono i cosiddetti “sostenitori del disegno intelligente”. I cui esponenti ragionevoli domandano che se ne discuta, confrontandolo con le varie teorie di evoluzione e selezione darwiniane. Una parte della comunità scientifica vorrebbe negare questo diritto. Mi pare del tutto ovvio che, per chi è cristiano, il mondo abbia un senso e uno scopo (io non sarei cristiano se non avessi fede in ciò). Così come mi pare altrettanto ovvio che il metodo scientifico sostenga che questo senso debba restare al di fuori dell’orizzonte della scienza, essendo al di là della sperimentazione e della confutabilità. Insomma: nelle aule di religione e di filosofia si discuta parli del disegno intelligente, in quelle di scienza di altre questioni. I due ambiti dovrebbero restare distinti, proprio perché alla scienza non interessa nulla (a dire il vero nemmeno alla teologia o alla filosofia) dimostrare l’esistenza o meno di Dio. E se un credente rispetta il metodo scientifico, fondato sulla libertà di ricerca e di critica, può credere quello che vuole. Ma negli USA è accaduto che i creazionisti hanno cercato di imporre la propria visione a tutti (nella variante più “evoluta”, appunto il disegno intelligente). E il Vaticano si muove sempre più in tale direzione. Ecco allora che il problema diventa esplosivo, rischiando l’apertura di un nuovo fronte di conflitto tra religione e razionalità. La posizione cattolica è ambivalente. Da un lato è quella di alcuni scienziati che si sforzano di tenere insieme fede e scienza, nella prospettiva di Dio che ha creato un mondo in evoluzione, un universo che si caratterizza per l’emergere di nuove proprietà naturali, che si accordano con la prospettiva della Rivelazione biblica. Insomma un Dio che crede fino in fondo alla libertà degli esseri umani, fino ad accettare di venire da essi crocifisso: il Dio della storia, dell’alleanza e della redenzione. Il Dio di una creazione che, secondo il teologo gesuita Teilhard de Chardin, si muove verso il punto Omega della creazione, il suo apice finale e definitivo. In questo quadro, alcuni teologi (soprattutto protestanti, ma anche cattolici) stanno approfondendo un tema cruciale: e cioè una sorta di non-onnipotenza di Dio, che ha dato vita a una creazione non perfetta ma tarlata da alcuni difetti che l’hanno resa per certi versi inospitale e crudele, ingiusta e distorta. Concetti lontani mille miglia dalla visione arcaica e ingenua del Dio onnipotente. Ma da un altro lato il Vaticano sta anche muovendosi CONTRO l’evoluzionismo, contro il darwinismo. La Chiesa cattolica sta vivendo una fase di grande e drammatica transizione: al suo interno si confrontano in modo aspro posizioni di apertura alla comunità scientifica e alla cultura lacica contro posizioni di chiusura, di arroccamento, di ritorno al passato. Dimenticando che la Bibbia non è un testo scientifico ma teologico: riguarda il rapporto tra Dio e la Creazione, esseri umani in primo luogo, e non certo affermazioni scientifiche. Per esempio, l’importanza biblica non viene meno anche se dice la fesseria scientifica che la Terra è piatta e non tonda. Gli autori della Bibbia si esprimono con linguaggi e conoscenze del loro tempo, esponendo idee teologiche. Identificare ingenuamente i testi biblici con la Parola di Dio è un grandissimo errore di fondo: la Bibbia è la testimonianza della Parola divina, non la Parola stessa. Quando io che sono cristaino sento qualcuno affermare “Dio nella Bibbia ha scritto che…”mi scorrono i brividi giù per la schiena. Perché vorrebbe dire che anche le affermazioni più anacronistiche e più insostenibili contenute nei testi biblici arrivano direttamente da Dio. E dunque andrebbero applicate alla lettera. Compresa per esempio la lapidazione degli adulteri prevista dalla legge mosaica. Io sono dunque a favore dell’evoluzionismo non solo nella scienza ma anche nella teologia. Invece per i “creazionisti” il problema è l’evoluzione in se, che viene vista come un fattore in movimento, che contrasta con la loro visione di un Dio immobile. In realtà, la Bibbia parla di una creazione che ha origine da Dio, ma con una propria autonomia: evento aperto e non chiuso, come racconta la metafora del settimo giorno nel quale Dio si riposa, non crea più nulla direttamente, ma la creazione procede autonomamente, senza altri interventi divini. Un’evoluzione che si concluderà con la creazione di “nuovi cieli e nuove terre” (2 Pietro 3,13). Insomma, la Bibbia descrive una creazione dinamica, evolutiva e non statica. E premesso questo ribadisco che fede e ricerca scientifica appartengono a due ambiti diversi e autonomi. La scienza prova a rispondere a domande come: “cos’è il mondo? Come funziona?” La fede ad altri problemi: “chi siamo? Che senso ha la nostra vita?” Purtroppo ci sono simpatie per il “creazionismo” in chiese evangeliche recenti, che non si rifanno direttamente alla teologia della riforma protestante o che hanno posizioni molto reazionarie, malgrado un’apparenza modernista. Mentre le chiese evangeliche italiane “storiche” (valdese, metodista, battista) non vedono nell’evoluzionismo nessun contrasto con gli insegnamenti biblici.
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